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05/07/14

[Free music for punx]
Un gruppo senza nome, una musica senza tempo...
[Puj] Un paio di anni fa ci è venuta l’idea di fare qualcosa di nuovo a livello musicale, qualcosa che ci desse la possibilità di vivere in modo diverso quello che sta intorno alla musica. Un percorso musicale ed esistenziale collettivo e aperto, al quale chiunque potesse partecipare, suonando uno strumento (anche senza saperlo fare) oppure in altro modo, scrivendo, dipingendo, recitando…. Un incontro tra musica, poesia, teatro e vita. Innanzitutto, volevamo calarci in una parte, mascherandoci, camuffandoci, travestendoci e sperimentando una performance live diversa dal solito, meno rock e più teatrale. Poi abbiamo deciso di rinunciare all’elettricità, di suonare soltanto strumenti acustici in modo da poterlo fare ovunque, anche al di fuori delle consuete situazioni punk. Per dare una motivazione a questa scelta di suonare solo strumenti acustici (e per rendere tutto più divertente!), ci siamo inventati una storia e ci siamo calati dentro di essa, diventandone i protagonisti, come i personaggi di un romanzo di fantascienza. 
Il gruppo, nato come una declinazione acustica del Kalashnikov Collective, ha del tutto cambiato assetto e ha assunto una propria autonomia. Il risultato di un anno passato tra prove ed esperimenti vari nello scantinato di Villa Vegan è stata una cassetta autoprodotta e una manciata di performance live per pochi intimi.
Come si chiama questo fantomatico gruppo? Anche in questo caso, per andare oltre le consuetudini abbiamo deciso di non avere un nome, ma un simbolo: che è quello che vedete qui sopra e rappresenta il segno del "colpo di glottide" (un fonema muto utilizzato in molte lingue), ma ricorda anche un fungo atomico; d’altronde la musica che suoniamo viene da un mondo del futuro sopravvissuto ad una misteriosa catastrofe. Se ne volete sapere di più, cliccate sul link qua sotto!

>>> Living in a post-traumatic era! 

Una banda di cronoclasti



20/03/14

[We talk about...]
...VISITORS!
«Mio caro giovane amico» disse Mustafà Mond «la civiltà non ha assolutamente bisogno di nobiltà o eroismo. Queste cose sono sintomi d'insufficienza politica. In una società convenientemente organizzata come la nostra nessuno ha delle occasioni di essere nobile ed eroico. Bisogna che le condizioni diventino profondamente instabili prima che l'occasione possa presentarsi. Dove ci sono guerre, dove ci sono giuramenti di fedeltà condivisi, dove ci sono tentazioni a cui resistere, oggetti d'amore per i quali combattere o da difendere, là certo la nobiltà e l'eroismo hanno un peso...» Il Mondo Nuovo (Brave New World), Aldous Huxley, 1932
[Valeria] La verità ha il suono di uno schiaffo e si presenta come pelle verde e squamosa, sotto un travestimento ben riuscito. Il ricordo comune è quello di un segreto difficile da mandar giù, come ratti ingoiati ancora vivi e scalpitanti, dalla bella e spietata Diana e il suo make-up da top model. Un ricordo indelebile: quel volto sfregiato che svela un orribile rettile, con gli occhi rossi e le pupille a fessura.
Per chi è stato bambino nei primi anni Ottanta, quello dei Visitors, è un incubo pop difficile da dimenticare. Ma è stato proprio il desiderio di esorcizzare quella paura infantile e/o la ricerca di una manciata di ore di puro intrattenimento trash e nostalgico, che hanno creato un’occasione di riflessione inaspettata.
Tutto inizia con un reporter d’assalto che racconta una guerra. Una battaglia combattuta con armi convenzionali a cui siamo abituati: bombe, fucili, proiettili ed elicotteri militari. Ci sono vittime e ci sono carnefici. I due schieramenti sono ben evidenti. Ed è proprio lì, in tutto il suo mistico orrore, che si presenta per la prima volta l'immensa navicella spaziale dei visitatori. La prima di tante che andranno a proiettare un'ombra minacciosa sulle principali città del mondo. Eppure i Visitatori sono venuti in pace. La loro voce è fredda e metallica, ma parlano la nostra lingua. Parlano a noi. Uno per uno. In ogni angolo della Terra risuona il conto alla rovescia, verso l'alba di una nuova era o verso l'ultima alba che vedremo, pigola spaventata la tipica teenager americana che “non vuole morire senza averlo mai fatto”.
Gli alieni hanno scelto nomi “terrestri” perché i loro sono troppo complicati da comprendere e memorizzare. Solo nomi di battesimo, semplici e comuni, senza cognome e senza titolo. Sono John, Peter e Diana. Come il nostro vicino di casa o il collega con cui ci si fuma una sigaretta prima di un turno in fabbrica. I Visitatori sono venuti da noi a causa del sovraffollamento del loro pianeta di origine.


Come può l'umanità far fronte al problema del rapido incremento demografico? Non molto bene. I fatti dimostrano che in quasi tutti i paesi sottosviluppati la sorte dell'individuo medio è considerevolmente peggiorata nell'ultimo mezzo secolo. La gente si nutre peggio. È diminuita la quantità di beni pro capite. E in pratica ogni tentativo di migliorare la situazione è andato a vuoto, per la pressione continua dell'incremento demografico. Ogni qual volta si fa precaria la vita economica d'una nazione, il governo centrale è costretto ad assumersi nuove responsabilità, per il benessere generale. Deve elaborare nuovi programmi per far fronte alla situazione critica; deve imporre nuove restrizioni alle attività dei soggetti; e se, come probabile, dal peggioramento delle condizioni economiche consegue agitazione politica, o ribellione aperta, il governo centrale deve intervenire, a tutela dell'ordine pubblico e della propria autorità. Ritorno Al Nuovo Mondo (Brave New World Revisited) Aldous Huxley, 1958
 
Le risorse del loro pianeta si stanno esaurendo, al contrario della Terra che ne è ricca. Scopriremo ben presto che quelle “risorse” non sono altro che acqua e carne. Siamo nel 1984 e risulta piuttosto inquietante - una sorta di oscuro presagio - il fatto che a distanza di trent'anni esatti, nella realtà, carne ed acqua siano effettivamente diventate delle emergenze ambientali e sociali. I Visitatori vogliono prosciugare le risorse idriche della Terra ed “importare” il bestiame, cioè l'uomo, per nutrirsene. Esaurite le risorse della Terra, invaderanno un altro pianeta. E così via... perché nonostante abbiano la consapevolezza che il loro tenore di vita sia ingestibile, distruttivo e parassitario, preferiscono aggredire, schiacciare e sfruttare l’”altro” piuttosto che rimettere in discussione loro stessi. 


 
La Storia ha però insegnato - a questi grossi rettili antropomorfi - che nell’epoca moderna una guerra manifesta non è quasi mai la scelta migliore. Le guerre sono lunghe, costose e fiaccano gli animi dei cittadini già inquiete per la crisi. Il modo migliore per ottenere ciò che vogliono, è fare in modo che siano gli stessi uomini – l’anello debole del sistema Universo - a fabbricare le catene della propria schiavitù. Abbiamo detto che i Visitatori parlano la stessa lingua dei terrestri ed infatti promettono loro soldi, lavoro ed una cura per il cancro. In cambio prendono in gestione le fabbriche della Terra, scelgono una schiera di giornalisti come portavoce ed istituiscono il club de “Gli amici dei Visitatori”, una falange paramilitare a metà strada tra i Boy-Scout e la Gioventù Hitleriana. 

Hanno quattro dita e un pollice, condividiamo lo stesso percorso evolutivo, dice l'antropologo che comincia a farsi troppe domande sui Visitatori. L'uomo ha notato che hanno la pelle fredda, non mangiano cibo cotto, non vengono punti dalle zanzare e al loro passaggio fanno innervosire gli animali. Sembrano come noi, ma sono diversi. La loro è soltanto una maschera rassicurante, denuncia la biologa che raccoglie un campione della loro pelle “umana”... Spariranno nel nulla. Dall'oggi al domani. Prima nelle università, poi nei laboratori di ricerca ed infine persino i medici negli ospedali. Li prendono uno ad uno. Loro e la loro sconveniente predisposizione a farsi domande. Ma devono farlo  senza destare dissensi, perché il popolo deve continuare ad amarli. I Visitatori hanno bisogno di essere legittimati anche in ambito affettivo. E non c’è nulla come mostrare la propria debolezza per giustificare una presa di posizione autoritaria o un’aggressione violenta. Perché se ci sono delle vittime, ci sono dei cattivi. I giornalisti di regime urlano ai quattro venti che una fantomatica congiura degli scienziati minaccia la stabilità e la pace. Gli scienziati fanno diventare tristi i nostri amici Visitatori! I Visitatori sono buoni! Portano lavoro e portano progresso! Ingrati! Ecco così che gli uomini di scienza diventano detestabili e sconvenienti dal punto di vista sociale. Sono terroristi. Vanno segnalati e tenuti sotto controllo. Non vanno invitati alle feste. Vanno allontanati e disprezzati persino i parenti più stretti o i vicini di casa.
«Ogni cambiamento è una minaccia alla stabilità. Questa è un'altra ragione per cui siamo poco disposti a utilizzare nuove invenzioni. Ogni scoperta nel campo della scienza pura è sovversiva in potenza; anche la scienza deve essere trattata come un possibile nemico. Sì, anche la scienza.» Il Mondo Nuovo (Brave New World), Aldous Huxley, 1932

 
È come nel '38 a Berlino, dice il sopravvissuto all'Olocausto che ospita una famiglia di scienziati fuggiaschi. Li nasconde agli occhi di quel nipote buono a nulla, membro de “Gli amici dei visitatori”. Il ragazzo ha aderito in cambio di armi, una divisa e quel poco di potere, che usa per cercare di far sua la figlia vergine dello scienziato. Al rifiuto di lei segue la vendetta: la famiglia viene denunciata e deportata. Le guardie però, troveranno soltanto il vecchio con la kippah sul capo che intona un canto sacro. 

Insieme alla repressione, arriva la propaganda. Grandi manifesti che tappezzano le strade e che ritraggono i Visitatori sorridenti nelle loro divise ed una grossa scritta “OUR FRIENDS”. Faccio solo il mio lavoro, si difende la giornalista che fa da eco al volere degli invasori. Ho sentito questa frase decine e decine di volte durante il processo di Norimberga, la accusa un collega.
E poi c'è la resistenza. Disorganizzata, raffazzonata e per nulla incisiva, ma c'è... e ha il volto di una vecchia che scaglia una molotov nella navicella del nemico. Ha il volto di una giovane leader pasionaria che deve decidere, minuto per minuto, quali saranno le sue azioni. Nessuno le ha spiegato come si fa... eppure lei prende il comando e guida la rivolta. Ed è in questa – qualcuno direbbe - epica ed eroica battaglia che scopriamo però quanta paura, quanta vigliaccheria e quante morti inutili può portare con sé la lotta all'oppressore. Persino in un telefilm degli anni Ottanta! Nessuno dei membri della resistenza è convinto di fare la cosa giusta. Nessuno si sente un eroe o parte di qualcosa di epico. La paura è tale da spingere uomini forti ed intelligenti ad atti vili e codardi. Nessuno ha la certezza che le proprie azioni, il proprio sacrificio o il correre dei rischi, avranno poi un’effettiva ripercussione positiva per la lotta... eppure vanno avanti, spinti da qualcosa che è difficile spiegare...




Viene per esempio, spontaneo chiedersi quanto “eroica” possa sentirsi quella giovane e bella ragazza, nel momento in cui sacrifica il proprio corpo e la propria sessualità, per estorcere informazioni sensibili al nemico reso vulnerabile a affabile durante il post-coitum. O quanta nobiltà ci sia nella crudele – ma utile – morte dell'anziana signora che viene uccisa come un cane in uno scantinato, durante un'azione di sabotaggio. Come c’è ben poco di poetico nel “terrorista di professione” che porta disciplina e tecnica, a quella che era una manciata di uomini e donne disperati. Eppure ogni singolo atto, nella sua confusione o nella sua miseria apparente, porterà gli uomini alla vittoria e alla libertà. Così, come tanti puntini collegati tra loro che conducono ad un disegno più ampio. Un disegno che il singolo individuo forse, non può comprendere nella sua interezza.
E c'è quella frase... all'inizio di ogni puntata: All'eroismo dei combattenti della resistenza – passata, presente e futura – dedichiamo con rispetto questo lavoro. E quella V, rossa, dipinta con la vernice spray. La “V” della vittoria degli uomini liberi. Morte ai lucertoloni!

11/01/14

[Letture]
AA.VV. - Cristalli di Futuro (The new tomorrows) (U.K. 1971)
[Puj] All'inizio degli anni '60 del secolo scorso la fantascienza era un genere popolarissimo. Molti suoi autori erano però ridotti al rango di scribacchini prezzolati costretti a sfornare gran quantità di spazzatura pulp nel minor tempo possibile. Questa deriva stava rendendo la fantascienza un genere noioso ed infantile. Poi, una generazione di autori appassionati (Robert Silverberg, James Ballard, Thomas Disch, Michael Moorcock...) decise di restituirle dignità: sulle pagine della rivista inglese New Worlds, prese forma una new wave fantascientifica, passata alla storia come la prima grande rivoluzione del XX secolo all'interno del genere, prima di quella cyberpunk degli anni '80. 
"Il pianeta più alieno è la Terra...": in questa affermazione di James Ballard si cela il nocciolo di tutta la poetica new wave, che allo spazio siderale preferisce quello abissale dell'interiorità umana. Gli autori new wave approfittano inoltre dell'alibi offerto loro dalla letteratura di serie B per affrontare temi scomodi (sesso, guerra, politica), che nell'ambito della letteratura seria sarebbero risultati indigesti ai censori.  
In Italia questa nuova fantascienza incontrò l'attenzione di fanzine e riviste underground come Robot e Un'Ambigua Utopia, decise a sfatare tutti i pregiudizi che volevano il genere reazionario e indegno di essere considerato alla stregua della letteratura ufficiale; in particolare Un'Ambigua Utopia, i cui redattori provenivano dagli ambienti dell'estrema sinistra extra-parlamentare, si proccupò di conciliare la critica sociale di matrice marxista e libertaria con la letteratura fantastica, dando eco ad autori come Ursula LeGuin (scrittrice fantasy dichiaratamente anarchica) e proponendo un approccio critico adulto e di sinistra al genere. Se vogliamo, la fantascienza è un genere per sua stessa natura di rottura, votato cioé alla messa in discussione dell'esistente, perché il suo obiettivo non è quello di descrivere la realtà, ma di inventarla, o comunque di osservarla con occhi alieni.
Tempo fa, trovammo in un negozio di libri usati questo raro volumetto, oggetto di assoluto culto! Cristalli di futuro fu pubblicato in Italia nel 1976 e mai più ristampato, e rappresenta non solo un compendio piuttosto esaustivo della fantascienza new wave di fine anni '60, ma anche un capolavoro di letteratura anarchica, sperimentale, pre-punk. Un gesto di ribellione verso la logica aristotelica, la razionalità dei burocrati, le consuetudini letterarie e la cultura del passato (ma anche del futuro!).
Cristalli di futuro (il titolo originale é The New Tomorrows, ma - per una volta - il tiolo italiano non è malvagio, perché porta alla mente i cristalli di LSD, di cui si faceva un gran parlare all'epoca e ben rispecchia la portata psichedelica e sballata dei contenuti...) raccoglie quattordici racconti degli autori più rappresentativi della nuova ondata come Spinrad (che ne è curatore), Farmer (che ne è l'ispiratore), Silverberg, Moorcock, Aldiss, Sladek, Harrison e Disch, più qulche misterioso, ma simpaticissimo outsider. Eccovene un resoconto dettagliato!

Michael Moorcock - Il Giardino del Piacere di Felipe Sagittarius [1965]
Ucronia sfrenata: in una Berlino in macerie, il detective meta-temporale Minos Aquilinas indaga sulla morte di un tizio (che si scoprirà chiamarsi Yosef Stalin) avvenuta nel giardino di Otto Van Bismark, capo della Polizia della città. Assistente di Bismark è il giovane Adolf Hitler, che ucciderà a sua volta Bismark per gelosia, poiché amante di Eva Braun. In un bar compare anche Albert Einstein ("un vecchio professore di matematica amareggiato..."). Il vero protagonista e deus ex machina del racconto è però l'anonimo giardiniere di Bismark, Felipe Sagittarius, specializzato nella coltivazione di feroci incroci tra piante e animali, che saranno "l'arma" dei vari delitti che si susseguono nel racconto. La metafora di Moorcock sembra voler essere: a muovere la Storia sono i personaggi più insospettabili (nel modo più insospettabile) e "i protagonisti ufficiali" agiscono sulla base di istinti bassi e motivazioni del tutto personali...

Bob Marsden - Immagine [1968]
Un vecchio e sfatto musicista di audio-orge, di ritorno dal proprio concerto, senza costume di scena, struccato e coperto da un pesante soprabito ("la sua Cappa Antinapalm da Ufficiale della Guerra Mondiale Vietnamita") s'imbatte in una banda di ninfomani e satiri ("una dozzina di figure vestite di nero e incappucciate, con i genitali nascosti, giovani spaventosi e seri, autonomi, che lo osservano freddamente con i loro occhi alienati") che, non riconoscendolo, lo picchiano brutalmente...

Norman Spinard - L'ultimo Hurrà dell'Orda D'Oro [1970]
Il killer professionista Jerry Cornelius viene incaricato di uccidere l'erede di Mao Tse Tung e parte per il Sinkiang con la sua fida custodia di violino. Scopre ben presto che la sua missione di uccidere l'erede di Mao Tze Tung è una copertura: la missione vera è quella di cogliere in flagrante i rappresentanti del governo vendere droga ai mafiosi cinesi. Nel Sinkiang, dirigenti del Partito e mafiosi cinesi si incontrano in una finta Las Vegas fatta di roulotte: più che un incontro d'affari sembra però un assurdo e decadente party a tema "guerra fredda". Ad un certo punto, la festicciola deraglia in un delirio psichedelico: Cornelius giugne sul campo e decide di agire: "Jerry Cornelius aprì la sua custodia di violino e ne tirò fuori un violino. Ad un osservatore inesperto, sarebbe sembrato un comune violino elettrico con generatore autonomo, amplificatore incorporato ed altroparlante tarato fino a 100 watt. Tuttavia un esperto elettronico underground, in cambio di 150 milligrammi di metedrina, aveva operato sullo strumento una modifica essenziale: le note alte sconfinavano faccilmente negli ultrasuoni, mentre quelle basse diventavano infrasuoni; tutte le frequenze a portata di orecchio venivano eliminate. Quando Jerry appoggiò il violino sotto il mento e prese a suonare "Annientamento", i cervelli di tutti gli esseri umani nel raggio di cinque miglia cominciarono a vibrare al ritmo di un tamburo ultra-super-sonico che in realtà non esisteva...". Come se non bastasse, ad un certo punto arrivano alcuni superstiti del Khanato dell'Orda d'Oro a cavallo di pony...

Ed Bryant - Si spedisce solo il meglio [1970]
Brevissimo racconto dall'inizio folgorante: "L'anno delle spaventose carestie e delle diatomee morenti era appena iniziato, quando cominciai ad avvertire acutamente l'assenza della mia amata. Mi decisi a spedirle una cartolina di saluti...".

Brian W. Aldiss - Escalation cardiaca [1967]
Un editore si trova tra le mani il manoscritto di sua zia: naturalmente non vorrebbe mai pubblicarlo, però si sente in dovere almeno di leggerlo. Mentre alla tv si svolge un dibattito sulla guerra in Vietnam, si appresta alla lettura, ma si sente male quasi subito. Si ammala ed inizia ad avere allucinazioni. Al culmine della malattia viene portato in cielo da un gruppo di angeli vestiti da diplomatici ONU, su un elecottero di quelli che trasportano i soldati in Viet-nam. Nel delirio è convinto di dover barattare la sua vita per quella di qualcun altro: "La mano di dio alimentava l'elica. Era più rapida dei motori, ma forse meno fidata. Atterrammo sulla spiaggia accanto ad un fiume spumeggiante. I profughi erano sporchi e in condizioni miserabili. Un ragazzino era in piedi senza cappello e portava in braccio un bimbo senza cappello. Entrambi senza età, gli occhi come quelli delle renne, scuri e umidi, gli occhi degli afflitti. "io morirò per quei due" dissi indicandoli. "Uno per uno. Quale dei due scegli?" "Oh, cristo, angelo, non fare il difficile. La mia anima non vale le anime di quei due stramaledetti bimbi viet?" "Non si fanno sconti amico. E poi la tua è piuttosto sporca".... e l'angelo mi spinse verso il napalm". Il racconto interamente costruito su associazioni visive e linguistiche "deliranti", nomi e immagini che ritornano in contesti diversi. La trama onirica é scatenata dalla visione di notizie sulla guerra in Vietnam in tv. Finale: "I fiori dinanzi al televisore ne facevano un piccolo altare...". 

Michael Butterworth - Circolarizzazione di strutture audio-visive condensate e rettilinee [1969] 
L'autore illustra un metodo di composizione letteraria del tutto allucinato, che millanta regole, ma... non ne ha!

"Non c'è tregua nel bianco olocausto natalizio": le srtutture pianografiche condensate di Michael Butterworth...





Philip J. Farmer - Il dannato figlio della giungla impasticcato [1968]
Grande letteratura visionaria che scaturisce da un assurdo "E se...?", ovvero: e se William Burroughs, invece di Edgar Rice Burroughs, avesse scritto i romanzi di Tarzan?". Tutto inizia con una requisitoria di Lord Greystoke (Tarzan) alla Camera dei Lords: "...Stronzi capitalisti! Piantatela di mandarmi aiuti economici!". Si prosegue poi con una narrazione a ritmi scomposti, sulla scia della tecnica del cut-up di Burroughs (William, non Edgar Rice!). Tarzan (classico personaggio della lettratura popolare e massificata) finisce suo malgrado coinvolto in un gran casino allucinatorio di scrittura sperimentale, flussi immaginifici e pattume pop. Se lo merita!
"Il Figlio e la sua compagna vivono ora nella vecchia casa sugli alberi, ...enej id oroc nu id omtir li odneuges onabrutsam is scimpanzé, Numa ruggisce, Sheeta la pantera tossisce come un vecchio drogato. Jane, alias la Puttana di Baltimora, brontola, piagnucola, si lamenta delle mosche tze-tze, degli insetti, delle jene e degli altezzosi gomangani che si sono trasferiti nelle vicinanze, trasformeranno una jungla decente in quartieri infetti nel giro di tre giorni...". 
Finale: "Il Figlio non muove nessun muscolo e fissa sempre il suo alluce senza pensare a nulla.. non lo fareste anche voi?... nemmeno al pube tempestato di diamanti di La, egli è ormai lontano dalle lusinghe della donna, lontano dalle lusinghe di tutto, zeppo di neve, impasticcato, il suo midollo inferiore é a dieci gradi al di sotto dello zero assoluto come se un cavo diretto lo collegasse all'Uomo in Idrogeno Liquido a Cape Kennedy... Il Figlio viaggia sull'Espresso Hegeliano con un biglietto di sola andata tesi antitesi sintesi, aspirando le fredde bolle blu degli orgoni ed esaltando l'Eterno Assoluto...". Se gli orgoni vi incuriosiscono, approfondite la loro conscoenza qui.     

Terry Champagne - Surface, if you can [1969]
Parentesi porno-splatter con ottimo incipit: una coppia di studenti californiani in cerca di una sistemazione economica affitta un rifugio anti-atomico da una signora benestante di Bel Air. Il rifugio è all'ultimo grido: è dotato addirittura di un meccanismo che ne sigilla l'uscita in caso di rilevazione di radioattività in superficie. Naturalmente, un giorno, il meccanismo entra in funzione e il portellone di sicurezza si chiude...

Robert Silverberg - Tutto va liscio [1968]
Uno psicoterapeuta-robot inizia a manifestare stranezze durante le sedute: oscenità contro i pazienti, enigmatiche allusioni ("persicopi giganti che sbucano dall'oceano"), nuovi metodi terapeutici denominati Terapia d'Incubo ("Accetta la visione. Condivido con te i miei incubi per il tuo bene"). Dopo un lungo periodo di manutenzione, nel quale il robot viene smontato pezzo per pezzo, il verdetto é: nessun problema meccanico. Origine dei disturbi: sconosciuta. Il robot riprende servizio. Tutto andrà liscio? La macchina torna ad essere docile ed efficiente, scegliendo di celare la propria "autentica personalità". Tutto è raccontato in prima persona dal robot stesso che alla fine si rivolge a noi umani: "Non sapete nulla. Nulla, Proprio. Nulla.". L'autore descrive un rapporto tra uomo e macchina paritario (l'uomo tratta la macchina come un suo simile), ma con uno scarto incolmabile di incomprensione reciproca. Come sempre Silverberg é ambiguo ed inquietante...

John T. Sladek - 198_ Una storia di domani [1970]
Storiella di retro-futurologia (modernariato) con esiti ai nostri occhi fallimentari: tutti gli oggetti che elenca l'autore erano già tecnologicamente superati negli anni '80 (figuriamoci ora!). Quello che colpisce é però il ritmo della narrazione, che é  frenetico (la frenesia dei tempi moderni, il culto dell'efficienza...), come in FFWD; nel finale, il rutilare degli eventi (già collocati in una catena priva di senso) collassa in una specie di "infarto" narrativo, in un non-sense ulteriore. Ottima l'idea di ampliare il canale di Panama con una bomba atomica... 

Thomas M. Disch - Inutile fuga, inesorabile inseguimento [1971]
Storia di una fuga disperata. Incipit: "Mentre si accasciava contro la siepe, un'auto passò per la strada e gli sciabolò il viso con la sua luce crudele. La siepe tremolò per tutta la sua lunghezza, come un'enorme gelatina disciolta, e per diversi minuti le foglie brinate e malaticce vibrarono. Anche le sue cosce vibravano. Non avrebbe dovuto correre, ma il suo terrore...".
Gli si presentano gli sbirri ("una ghiacciaia rovesciata") e lui cerca di scappare, ma... è troppo fatto? O che cosa?  Finale folgorante: "Poi, inesorabili, le labbra di gomma baciarono le piaghe purulente del lebbroso". Disch, nostro nume tutelare, con questo entusiasmante racconto di una pagina e mezza esemplifica un'aspetto chiave della new-wave: la fantascienza non come racconto di cose strane, ma come racconto strano di cose qualsiasi...

Harlan Ellison - Argento sugli occhi di chi muore [1969]
Una donna ruba le monete sugli occhi di un cadavere, messe lì perché secondo le credenze tradizionali, servono al morto per pagare l'ingresso in paradiso. Senza soldi il morto va all'inferno! Il protagonista, in debito col defunto, insegue la donna e alla fine la raggiunge: però capisce che lui e lei si assomigliano, e non se la sente di punirla. Il tutto raccontato in un delirio tremebondo di dettagli ininfluenti, sprazzi allucinatori e strane allusioni che fanno pensare che il protagonista non sia "umano".

Langdon Jones - Il giardino delle delizie [1968]
Un uomo ritorna alla casa nella quale ha trascorso la sua giovinezza: vari ricordi riaffiorano alla mente in modo disordinato... il rapporto con il padre, la malattia della madre... finché i ricordi di una vicenda amorosa del protagonista si fondono con la storia d'amore che visse la madre con uno sconosciuto prima di sposarsi... le due "fotografie" si avvicinano, fino a combaciare... a raccontare la storia di un misterioso, impossibile incesto meta-temporale. Capolavoro di narrativa "non euclidea"!

03/05/12

[Free books for punx]
Pierangelo Di Vittorio “James G. Ballard. This is tomorrow: biofascismo e follia d'elezione”(2009).

[Pep] Partendo dal presupposto che le potenzialità concettuali degli scritti di James Graham Ballard restino tuttora inindagate, Pierangelo Di Vittorio, il cruciale pensatore anti-istituzionale che muove dalle prospettive di Franco Basaglia, costruisce, in questo straordinario saggio che il Kalashnikov Collective Headquarter presenta ai propri lettori, un profilo dell'opera del narratore britannico, atto a coglierne soprattutto l'utilità nella lettura del presente, nel quadro del progetto del collettivo multi-disciplinare Action30, orientato alla rilettura storiografica e concettuale degli anni trenta del ventesimo secolo utilizzati come lente per evidenziare le odierne forme di razzismo e fascismo (collocandosi, in ciò, in un rapporto di consonanza con il Ballard di Regno a venire). Lo sguardo di Di Vittorio muove da un'illuminante opera di scandaglio delle origini biografiche ed artistiche dell'immaginario di Ballard per approdare alla nozione, compiutamente espressa dallo scrittore britannico, di self-racism o razzismo per normali ( fondato sulla discriminazione tra normalità meno normali e più normali e orientato al sistematico conseguimento delle seconde, nell'ottica del guadagno individuale della condizione definibile come super-normale, incarnata ad esempio da un personaggio quale Silvio Berlusconi). Di Vittorio mette quindi in particolare evidenza la nozione di fascismo terapeutico: in assonanza con la riflessione di Franco Basaglia che, ponendosi come critico del concetto di comunità terapeutica dello psichiatra britannico Maxwell Jones ( riletto attraverso l'analisi del film hollywoodiano “Il ponte sul fiume Kwai” di David Lean), riesce a focalizzare le peculiari modalità relazionali che intercorrono in essa producendovi una specifica amplificazione dell'effettualità del potere. In tal senso la riflessione di Basaglia si rivela portatrice di un punto di vista critico che oggi appare suscettibile di un'applicazione generalizzata all'intero corpo sociale, nel quadro dell'insediamento lungo tutta la sua estensione dei meccanismi di ascendenza psichiatrica della comunità terapeutica. Va rilevato in ogni caso come l'odierno razzismo tenda a situarsi al di là del meccanismo novecentesco dell'individuazione e dell'eliminazione dell'anormale,la cui genesi Michel Foucault individua nella psichiatria e nelle sue pratiche, per situarsi sul citato versante della discriminazione autopraticata tra le normalità più normali e quelle meno normali, oggetto di selezione all'interno del proprio quotidiano individuale. La narrativa di Ballard giunge a delineare un rovesciamento della comunità terapeutica stessa (in cui ad essere attivato e gestito non sia il potenziale cooperativo degli individui ma quello violento): quest'ultima è orientata ad un recupero controllato della violenza criminale razzista e della devianza psichica (concettualizzabili come fascismo e follia d'elezione, oggetti cioè di una libera e regolata scelta) in un quadro in cui il legame interindividuale s'eclissa sempre più, asfissiato dalla pratica biopolitica dell'eliminazione dei conflitti (di cui è emblematico risultato la comunità ideale del Pangbourne Village, descritto da Ballard in Un gioco da bambini), e abbisogna della violenza quale fattore imprescindibile della sua resurrezione. In tal senso Ballard si staglia come uno dei massimi analisti di un fascismo senza fascismo, ovvero di un fascismo gestionale che costituisce il nuovo orizzonte panterapeutico della moderne società liberali, dominate dalla figura sacerdotale dello psico-manager, in cui si fondono il manager e lo psichiatra, dando luogo ad una spiritualità tecnico-strumentale, che rilegge l'anima come risorsa strategica dell'efficienza organizzativa. Sarà semmai in questo senso che nella nostra società si potrà manifestare un nuovo messia fascista, in un rapporto pienamente continuistico con il presente. “Uscirà da qualche centro commerciale: i messia vengono sempre dal deserto. E troverà tutti in attesa di cogliere l'occasione al volo.

06/04/11

[Free books for punx]
Robert Silverberg - Il burocrate (racconto - U.s.a. 1973)
"Il primo giorno d'estate la mia moglie mensile, Silena Ruiz, sottrasse il Programma Generale del nostro distretto dal centro elaboratori elettronici di Ganfield Hold, e scomparve [...] Qualcuno dice che ora é a Conning Town, altri hanno sentito dire che é stata vista a Morton Court, altri ancora continuano a sostenere che era diretta al Mill. Ma non credo importi dove é andata. Quello che conta é che ci ha lasciati senza il Programma...".
[Puj] Sovraffollamento, cementificazione, smog, claustrofobia, videosorveglianza... La fantascienza degli anni '70 ci ha regalato prefigurazioni delle città del futuro ad altissimo tasso catastrofico. Racconti angoscianti come Condominium o Città di concentramento di J.G. Ballard o 334 di Thomas Disch, ad esempio.
Anche Robert Silverberg, vecchio artigiano della sci-fi, si é cimentato più volte con l'argomento; come nel racconto Il burocrate (dall'antologia "Le città che ci aspettano" Urania n. 646), uno dei miei preferiti di sempre...

>>> Download Robert Silverberg "Il burocrate" [ITA] in .pdf (21 mb.)

29/03/11

[Free book for punx]
Isaac Asimov - Morte per progressione geometrica (articolo - U.s.a. 1969)
"In poche parole brutali: nel prossimo futuro dell'uomo si delinea una gara tra l'aumento della mortalità e la diminuzione della natalità, e verso l'anno 2000, se, come è auspicabile, la seconda alternativa non si sarà imposta all'umanità, sarà la morte a vincere".
[Puj] Non è il testo di un pezzo crust (benché "morte per progressione geometrica" sia uno splendido titolo per un pezzo crust!), ma la chiusa di un articolo dell'esimio Isaac Asimov, biochimico e scrittore di fama interplanetaria. Uno dei temi ricorrenti nei suoi romanzi é quello del sovraffollamento del pianeta terra (tema caro anche al punk catastrofico): lo tratta, con raro pessimismo, in questo intervento che ho trovato in fondo ad un vecchio Urania, datato 1969. Come tutti i bravi scrittori di fantascienza, Asimov, nel prefigurare orizzonti apocalittici, prende comodamente spunto dalle criticità del presente piuttosto che giocare di fantasia...

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27/03/11

[Fanzine]
AMEN This is Religion # ? - Ottobre 1984 (formato A4 + inserto A5)
[Puj] Ho recentemente riesumato un numero di una delle prime gloriose fanzine milanesi, "Amen", datato ottobre 1984.
La 'zine era curata da tipi vicini al Virus che più tardi sarebbero confluiti nel collettivo/spazio Helter Skelter interno al Leoncavallo, che organizzerà i concerti italiani di gente tipo Legendary Pink Dots e Sonic Youth. Il taglio della 'zine é più dark che punk, ma all'epoca non si faceva tanta distinzione tra la scena anarcopunk, quella gothic e post-punk. Nelle 32 pagine che compongono questo numero: un articolo sul "1984" di Orwell, alcune interviste a gruppi dark che diventeranno ben più noti in seguito (Dead Can Dance), si scioglieranno quello stesso anno (Sex Gang Children) o resteranno nell'underground (gli alessandrini Viridanse), una panoramica sulle occupazioni in Olanda, un manifesto sul dopo-punk dell'oscuro gruppo new wave barese The Art of Waiting e il punto sulla situazione degli spazi occupati a Milano dopo lo sgombero del Virus di via Correggio, la fugace occupazione del Teatro Miele e la contestazione dei punx durante il convegno sulle "bande giovanili metropolitane". Ed altro ancora...
Impaginazione magnifica e spettrale, con illustrazioni notevoli. In allegato: un A4 piegato in due che contiene un racconto dai toni fantascientifici e surreali incentrato sulla repressione dei punx a Milano.

>>> Download "AMEN" 'zine # ? in .jpg (.rar - 49 mb.)

20/11/10

[Free books for punx]
Kit Reed - La bomba ai giovani! (Tit. Or.: "The Judas Bomb") (racconto - U.s.a. 1970)
"Al tempo in cui regnavano i giovani, Washington venne in possesso della bomba. Gli Hypo lo scoprirno, il giorno in cui uno della banda dei Judas perse la testa e diede in escandescenze..."
[Puj Kit Reed é una simpatica signora americana autrice negli anni '70 di alcuni acidissimi racconti fanta- sociologici d'indole iconoclasta, tra i quali questo "The Judas Bomb" aka "La bomba ai giovani".
In uno scenario tra I Guerrieri della Notte e Fuga dal Bronx, o qualche altro b-movie post-atomico dei bei tempi, si snoda una storiella distopica che racconta in modo originale dei rapporti tra le generazioni e del passaggio dalla gioventù all'età adulta.
L'autrice sfrutta un classico tema paranoico, quello della bomba (atomica), tanto in voga ai tempi della Guerra Fredda... Tratto da Urania n. 745 del febbraio 1970. Ka-boooom!


>>> Download Kit Reed - La Bomba ai Giovani (racconto) [ITA] in .pdf (3,7 mb.)

30/10/10

[Free books for punx]
Margaret Killjoy - "Miti e Molotov" vol. 1 & 2 (Collane di Ruggine 2010)
[Puj] Qualche mese fa uscivano questi due bellissimi volumetti stampati dai tipi di Collane di Ruggine e distrubuiti nel circuito d.i.y.: cinque interviste rivolta da Margeret Killjoy, fondatore dello Steampunk magazine e autore della "Guida steampunk all'apocalisse" (Agenzia X 2008), a scrittori di fantascienza di fama internazionale sul tema dell'anarchia.
Per un appassionato di letteratura fantascientifica, non c'é niente di meglio che ascoltare personaggi come Alan Moore, Ursula Le Guin e Michael Moorcock parlare di anarchia e raccontare il loro modo di essere anarchici. Alan Moore ("V per Vendetta", "Watchmen"), per esempio, ci dà una geniale definizione della differenza tra fascisimo e anarchia: "Il fascismo è la rinuncia più completa alla responsabilità personale. Si cede allo stato tutta la responsabilità delle proprie azioni nella convinzione che l’unione faccia la forza, secondo la definizione del fascismo rappresentata dall’antico simbolo romano del fascio di rami legati insieme. Già, è un argomento molto convincente: “L’unione fa la forza”. Ma inevitabilmente poi si tende a concludere che il fascio sarà più robusto se tutti i rami saranno della stessa forma e dimensione, se non ci saranno elementi deformi o ricurvi che turbano l’ordine del fascio. Quindi da “l’unione fa la forza” si passa a “l’uniformità fa la forza”, e come abbiamo visto in tutto l’arco del XX e in questo inizio di XXI secolo, da qui agli eccessi del fascismo il passo è breve. Invece l’anarchia parte quasi dal principio per cui “la diversità fa la forza”, un principio che appare molto più sensato se si guarda al mondo naturale. La natura e le dinamiche dell’evoluzione non hanno ritenuto opportuno seguire il criterio per cui “l’unione e l’uniformità fanno la forza”. Vogliamo parlare delle specie più resistenti? Allora parliamo di pipistrelli e scarabei: di pipistrelli e scarabei ci sono migliaia di varietà differenti...".
L'apporto alla causa anarchica fornito dalla letteratura fantastica e del fumetto non é da sottovalutare, ed anzi é da considerare una fonte fondamentale d'ispirazione soprattutto per chi é più giovane. E' più facile che un ragazzo di quindici anni si avvicini all'anarchia a partire da un saggio di Naom Chomsky o da un fumetto di Alan Moore?
Qui sotto trovate entrambi i volumetti di "Miti e molotov" in .pdf e vi consiglio, una volta letti, di andarvi a recuperarare in qualche bancarella o biblioteca alcuni epocali romanzi di fantascienza anarchica come "I reietti dell'altro pianeta" di Ursula K. Le Guin o "Straniero in terra straniera" di Robert A. Heinlein!

>>>Download "Miti e Molotov" vol. 1 & 2 in .pdf [ITA] (.rar - 6,4 mb.)

29/10/10

[Free books for punx]
Ben Bova - Turisti (racconto - U.s.a. 1973)
"Poco ci è mancato che il mio cuore impazzisse dalla gioia quando cominciai a scorgere sul lontano orizzonte le nuvole scure che contrassegnavano New York. Papà fece quel sorriso che significa eh, io lo sapevo! vedendomi spiaccicare il naso contro il finestrino dell'aereo nello sforzo di vedere...".
Mini-racconto distopico di Ben Bova, scrittore di sci-fi incredibilmente prolifico. "Turisti" (tit. originale: The Sightseers) é tratto da un'antologia intitolata "Le città che ci aspettano", incentrata sul collasso delle moderne metropoli. Un filone della fantascienza anti-utopica particolarmente in voga negli anni '70: come sempre, le epoche di maggior crescita e sviluppo di un determinato sistema (in questo caso, la matropoli) sono caratterizzate dalle prefigurazioni paranoiche del suo imminente declino. Ah, la città distrutta: un must per tutti crusties! Lettura crust consigliatissima a chi voglia approfondire la conoscenza del genere: "La morte di megalopoli" di Roberto Vacca (1974), la fredda cronaca di un collasso metropolitano definitivo. Spazzatura fanta-sociologica di prim'ordine!

>>> Download Ben Bova - Turisti (1973) [ITA] in .pdf (3 mb.)

06/10/10

[Free books for punx]
William Burroughs - La febbre del ragno rosso (1991)
[Pep] “La parola ESSERE in inglese contiene, come un virus contiene il suo precodificato messaggio di distruzione, l'imperativo categorico di condizione permanente”: così William Seward Burroughs (1914-1997) ne “La rivoluzione elettronica” si pronunciava riguardo il meccanismo strutturante del massimo paradigma del controllo, quello virale. Alla base delle sue dirompenti concezioni le teorie di Alfred Korzybski, linguista rivoluzionario e contestatore della logica aristotelica: cogliendo nell'identità una malattia ereditaria e nella relazione di identità il meccanismo di replicazione virale archetipo, preposto all'infezione e al controllo dell'essere umano, Burroughs ne preconizza la palingenetica rimozione tramite un cruciale processo linguistico, l'abolizione del verbo Essere. E proprio una lettura virologica del potere, ispirata alla teorie scientifiche del biologo G. Blyavin, costituisce l'elemento chiave del pensiero di Burroughs: scrittore, cineasta, pittore, discepolo di Scientology (che poi rinnegò criticandone il carattere capillarmente autoritario, pur nella condivisione dei suoi fondamentali presupposti teorici), radicalissimo pensatore gay e profeta del tramonto biologico dell'eterosessualità, filosofo anarchico, sperimentatore psichedelico, teorico del terrorismo generalizzato, capace di influenzare tanto la filosofia post-strutturalista quanto il cyberpunk, tanto il graffitismo urbano, quanto i settori più avvertiti della musica rock.
Il Kalashnikov Collective Headquarter qui propone un suo breve e straordinario romanzo (“Ghost of Chance” nell'edizione originale) in cui Burroughs, elaborando nuovamente attorno alla leggendaria figura del capitano Mission, cui già si era dedicato in “Città della notte rossa” (1981), delinea in poche decine di pagine un esauriente profilo della parabola patologica dell'umanità: il costituirsi di quest'ultima come tale in virtù dell'infezione virale del linguaggio (“Il linguaggio è un virus”, ha sentenziato Burroughs), la quale pone in essere il distacco dalle altre specie animali e l'inizio di un catastrofico percorso di sopraffazione, sino alla distruzione finale del mondo umano propiziata dal diffondersi impazzito e spaventoso delle epidemie letali conseguenti alla devastante incontrollabilità dei processi di replicazione virale.
Oggetto dello sguardo disaminatore di Burroughs risulta essere fra l'altro la figura di Cristo, il cui disegno etico (“Ama il tuo nemico”) pur costituendo un inesorabile assurdo biologico, si rivela in realtà il più perfetto e micidiale programma di replicazione virale concepibile (equivalendo alla trasformazione a tappeto dei propri nemici in amici: in ultima analisi in repliche di sé): con queste cruciali considerazioni sull'etica cristiana Burroughs integra magistralmente la sua pregressa visione del messaggio biblico quale quintessenzialmente virale nel suo definire l'uomo replica di Dio (“a sua immagine e somiglianza”), palesando quest'ultimo come implacabile parassita ontologico globale. Terrificante diagnosi anarchica ed anti-specista della malattia dell'essere umano e dell'essere umano come malattia, “La febbre del ragno rosso” è un libro filosofico di spietata profondità, in cui l'unica reale speranza che viene configurata è una fine dell'umanità che lasci spazio alla superiore bellezza e integrità della vita animale. Segnaliamo che il testo è illustrato dalle riproduzioni in bianco e nero di diciassette dipinti informali di Burroughs, testimonianze potenti di un itinerario visivo tanto affascinante e sconvolgente quanto quello letterario.

>>> Download William Burroughs - La febbre del ragno rosso [ITA] (.pdf - 3 mb.)

05/10/10

[Free books for punx]
Thomas M. Disch - La ricchezza di Edwin Lollard (racconto - U.s.a. 1967)
"Il criminale era alla sbarra. I giurati erano stati scelti: dodici uomini finanziariamente integerrimi. Sia l'accusa che la difesa avevano rinunciato alle arringhe di apertura. In un punto tra le infinite pieghe della pelle che avvolgeva l'anima della Pubblica Accusa c'era una sottile incrinatura tra gli sfinteri della sua cavità orale: un sorriso...".
Raccontino acido di Thomas Disch, misconosciuto autore di romanzi e racconti di fantascienza catastrofica di sane tendenze anarchiche. Quale crimine ha commesso Edwin Lollard? Quello di essere... povero!

>>> Download Thomas Disch - La ricchezza di Edwin Lollard [ITA] (.pdf - 8 pagg. - 9 mb.)

19/08/09

[Cold-war era files - part 4]
THE A-DAY! (fumetto - U.s.a. 1950)
[Puj] Ancora Guerra Fredda in questa torrida estate! Scartabellando tra gli incredibili reperti a fumetti degli anni '50, ho trovato il primo numero della rivista Amazing Adventures risalente al 1950. L'albo raccoglie buffe storie a sfondo fantascientifico (davvero folli, ma non memorabili). Un genere che spopolava in quegli anni. Sfogliandolo, però, mi sono imbattuto in un incredibile, rarissimo racconto di fantascienza pacifista a sfondo apocalittico! Wow! Sentite qui: Bob, un funzionario delle Nazioni Unite e la sua amica archeologa, Lizbeth, sono i prescelti per salvare il mondo dalla guerra nucleare. Prescelti dai mitici abitanti di Atlantide, un tempo prosperosa civilità che abitava la terra ferma, oggi popolo subacqueo che vive nei recessi degli abissi.
Atlantide fu costretta a sprofondare nell'oceano per le conseguenze di una guerra nucleare con la rivale civiltà di Mu. Atlantide e Mu furono spazzate vie dalle bombe atomiche; solo un gruppo di superstiti atlantidei poté ricostruire la civiltà negli abissi, al sicuro dalle scorie nucleari. Grazie all'energia atomica, da quel momento utilizzata a scopi civili, prosperarono: la utilizzarono per ripulire l'aria dai germi (?) così da debellare ogni tipo di malattia (?), per coltivare frutta e verdura meravigliosa e nutriente (?) senza insetticidi e concimi... fino a permettersi di lavorare soltanto cinque ore alla settimana, dato che
con l'energia atomica tutto funzionava alla grandissima!
Dopo secoli di isolamento, gli Atlantidei, captano radioattività proveniente dalla superficie: sono gli americani che hanno sganciato la bomba su Hiroshima! Scoprono quindi che esiste una nuova civiltà sulla terraferma e che è in possesso della tecnologia nucleare che tanti danni provocò al loro popolo.
Così, Kan Dal, inviato speciale di Atlantide, regala ai terrestri i segreti dell'utilizzo dell'energia nucleare a scopo benevolo così che, se la Terra vivrà florida e felice come Atlantide, non ci sarà più bisogno di scatenare guerre e tutti avranno ciò che vorranno. Sul più bello, però, i Russi sganciano, infrangendo i sogni di pace dei due americani e del generoso atlantideo con i baffetti da sparviero. Tutto si chiude con Bob che, dal citofono di Atlantide, chiama Stalin chiedendo di piantarla di bombardare la terra con le sue cazzo di bombe atomiche. Come andrà a finire?
Beh, la storia è davvero cheap, di serie Z, ma originale e soprattutto molto lontana dalla misera propaganda maccartista e guerrafondaia delle tavole di Atomic War; è animata da un afflato pacifista, benché non estranea al tradizionale anti-comunismo dell'epoca (sono sempre i russi a rovinare tutto).
L'aspetto più strambo è l'ottimismo smisurato che traspare nei confronti dell'energia nucleare: dopo la seconda guerra mondiale in effetti, gli Stati Uniti avviarono progetti di ricerca nel settore nucleare per la produzione di energia, che incontrarono l'entusiasmo dell'opinione pubblica. Nel 1953 il Presidente Eisenhower pronuncerà un celebre discorso in merito all'utilizzo dell'energia nucleare a scopi civili, nel quale afferma: "Non è sufficiente togliere l'arma atomica dalle mani dei miltari, va messa nelle mani di coloro che sanno adattarla alle arti della pace". In quegli anni l'ottimismo sfrenato nei confronti dell'energia atomica toccherà il vertice massimo, tanto che Lewis Strauss, presidente della Atomic Energy Commission statunitense, in un convegno scinetifico del 1954, sosterrà: "Non è troppo aspettarsi che i nostri figli usufruiranno nelle loro case di energia elettrica troppo economica per poter essere misurata!".
L'ottimismo andò scemando negli anni successivi, quando i problemi tecnici, le prime avarie, la dismissione delle scorie radioattive crearono un certo imbarazzo. Poi arrivarono i primi disastrosi incidenti nelle centrali nucleari (Windscale, Inghilterra, nel 1957 e Kyshtym, Russia, nello stesso anno) e le catastrofi di Three Mile Island (U.s.a. 1979) e di Chernobyl (Russia 1986).
Che dire? Forse gli umani non sono bravi a sfruttare l'energia atomica come lo sono gli Atlantidei. O forse l'energia atomica è una merda. Comunque sia, sappiate che, per quanto mi riguarda, l'idea di lavorare cinque ore alla settimana come gli Atlantidei, giustificherebbe la costruzione di qualsiasi reattore nucleare nella mia città, anche il più scassato, ed anche nel mio cortile di casa...
Qui sotto, The A-Day! in .pdf in doppia versione: inglese e tradotta in italiano (da me)! Buona lettura...

>>> Download "The A-Day!" comics in .pdf (6 pagg.) [ITA] + [ENG] (.rar - 9 mb.)

17/08/09

[We talk about...]
COLD WAR!
[Puj] Tutti noi eravamo bambini negli anni '80... La cosa che mi piaceva di più in assoluto degli anni '80 era la Guerra Fredda. Ero affascinato da film come War Games, The Day After, Rocky IV o qualsiasi altra stronzata dove di mezzo ci fosse la cortina di ferro e il kgb. Poi è caduto il muro di Berlino e anche la guerra fredda è passata di moda.
Benché la tensione tra est e ovest avesse conosciuto negli anni '80 (durante la presidenza di quella faccia di suola di Ronald Reagan) una fase di recrudescenza ultima, l'epoca d'oro della guerra fredda va collocata tra l'immediato dopo guerra e gli anni '60, periodo nel quale la paranoia nucleare e la propaganda anti-comunista toccarono vertici estremi.
Ho raccolto alcuni reperti della cultura popolare di quegli anni, fumetti e pubblicazioni varie, specchio della nevrosi anti-sovietica
che ossessionava la società statunitense dei '50. Se pensiamo alle società di ogni luogo ed epoca come il risultato di flussi trasversali d'immaginario che solcano la mente collettiva determinandone aspettative, tensioni e speranze, il ruolo del Potere in questo contesto risulta quello di manipolare i flussi, di cavalcare le onde; per dirla à la Foucault, il potere stesso trae origine proprio dall'emissione e della modulazione dei flussi d'immaginario proiettati sullo schermo della mente collettiva. In tal senso, la propaganda anti-sovietica statunitense degli anni '50 giocava alla grande con le nevrosi post-belliche e le patologie dell'immaginario collettivo americano; in quanto a propaganda e mistificazione, gli U.s.a. non erano di certo secondi ai sovietici!
Oggi molte espressioni popolari di quell'epoca (di cui qui sotto trovate alcuni esempi) non solo fanno ridere, ma fanno anche riflettere su quanto, anche oggi, i media più popolari come fumetto, cinema e televisione si servano ampiamente di paure collettive o tensioni sociali per cavalcare idee la cui diffusione fa spesso comodo ad una élite o ad uno specifico progetto politico...

[Cold-war era files - part 1]
IF THE BOMB FALLS (audiolibro - U.s.a. 1958)
[Puj] A qualche anno dalla tragedia di Hiroshima e Nagasaki, esce negli U.s.a. questo buffo audiolibro che spiega alla popolazione come comportarsi in presenza di un bombardamento atomico. Gli americani erano letteralmente ossessionati dalla bomba atomica e dall'eventulità di un conflitto nucleare. Loro, che sono stati gli unici nella storia dell'umanità ad un utilizzare in guerra la bomba atomica!
If the bomb falls è corredato da un libretto illustrato che dà indicazioni su come ovviare ad uno sgradevole fenomeno legato all'esplosione nucleare: il fall-out, ovvero la ricaduta del materiale radioattivo prodotto dall'esplosione sotto forma di cenere e pulviscolo; una nevicata di scorie che può durare un periodo variabile tra le 6 e le 36 ore.
A partire dal terrorismo sul fall-out si scatenò la moda del rifugio anti-atomico in giardino, che tante famiglie americane si fecero costruire, proprio come If the bomb falls consiglia. Nel 1961 il Presidente Kennedy lancerà il Community Fallout Shelter Program per sensibilizzare la popolazione in merito all'importanza del rifugio anti-atomico. L'11 settembre e la propaganda sulle armi biologiche di distruzione di massa hanno ridato vita alla moda dei rifugi, tanto che negli Stati Uniti la vendita di rifugi prefabbricati da giardino ha avuto un boom (è proprio il termine giusto!) negli ultimi anni, con grande gioia delle case costruttrici di queste attrezzature da campeggio post-atomico. Un business sottovalutato dalle nostre parti...

Comunque sia, in caso di effettivo conflitto nucleare vi sconsiglio di seguire le istruzioni di If the bomb falls (che potete scaricre da qua sotto, audiolibro e opuscolo compreso) perché sono del tutto demenziali, e soprattutto perché, quando esploderà la bomba... moriremo tutti!

>>> Download "If the bomb falls" LP in mp3 + book (.rar - 39 mb.)