22/09/09

[Kalashnikov collective live!]
12/9/09: KTS squat @ Freiburg (Germania) + Cwill + NeinNeinNein + Sending All Processes the Kill Signal
Non sapevamo che le ferrovie tedesche permettessero ai loro treni di transitare attraverso i dormitori degli squat! E’ questo il primo pensiero che percorre il nostro sistema neuronale allorché, all’alba, veniamo svegliati di soprassalto dallo sferragliare di una transiberiana impazzita. Solo dopo ci accorgiamo che la fonte di tutto ciò è uno (s)conosciuto compagno di stanza che russa come un camion.
Ma che cosa ci fa il collettivo Kalashnikov in uno squat di Friburgo alle sei del mattino di una limpida domenica settembrina? Naturalmente ci ha suonato il giorno prima, che domande del cazzo! L’occasione della data al KTS, storica scuola occupata nella periferia di Friburgo, è un benefit per i ragazzi imprigionati a Strasburgo a seguito della recente manifestazione anti-Nato.
Tutto il collettivo, Sarta in testa, è molto eccitato all’idea, dal momento che il KTS ha rappresentato nell’ormai lontano 2005 dopo cristo la nostra prima esperienza in terra straniera. Dato che quella volta, anche a causa di una formazione rimaneggiata, il concerto non andò benissimo, avvampava nell’animo di tutti, Sarta in testa, un sano desiderio di rivalsa.
Come la più fredda delle docce fredde sulla testa di Sarta, qualche giorno prima giunge la ferale notizia: alcuni nazi hanno compiuto un attentato incendiario mandando a fuoco la facciata dello squat e danneggiando il sistema elettrico. Il concerto è quindi a rischio. Fortunatamente i tedeschi non sono italiani e nel giro di 24 ore il centro è di nuovo agibile, ridipinto e pronto per ospitare il benefit! La migliore azione dimostrativa, in questi casi, è proprio quella di infischiarsene delle meschine intimidazioni dei topi nazifascismi e tirare dritto senza tanto clamore. Sucàte!
Il furgone a 9 posti non basta più e dobbiamo aggiungere la storica Renault Clio rossa di Sarta, appena tornata da un raduno di auto d’epoca. Ha un motore potente come un minipimer guasto. La carovana Kalashnikov parte dunque per il (non tanto) lungo viaggio, che scorre (davvero poco) tra code interminabili, gallerie con nomi di cane (San Bernardo), insalatone svizzere all’autogrill (da 15 euro alla scodella) e semafori posti in maniera alquanto audace nel mezzo delle carreggiate autostradali. Questa volta il beverone per il viaggio è un banale gin-lemon svizzero, che però Dino ha cucinato con grande sapienza: è tutto gin.
Giunti a destinazione veniamo accolti dalla consueta ed inestimabile cortesia tedesca: una stanza comoda, birra locale a volontà ed un’ottima cena vegana a base di cous-cous alle verdure e budino alla soia. Dal momento che suoniamo per ultimi ed i gruppi sono quattro abbiamo dinanzi a noi una lunga serata per annoiare gli avventori del centro con le nostre stronzate e suicidarci con la birra.
Ad aprire il concerto ci pensano i grandi Sending All Processes the Kill Signal, il cui cantante abbiamo avuto modo di conoscere a Milano in Villa Vegan, alla festa di halloween dello scorso anno. Electrocrust con drum machine, sampler, chitarra e voce, sound originale e adatto a far ballare (sarebbe stato forse più indicato a chiudere la serata piuttosto che ad aprirla). A seguire un gruppo di giovani della zona con un nome simpatico, i “Nein Nein Nein”, ai loro esordi, ma con più merchandise dei Metallica (magliette, cappellini, vinili, adesivi, spille, apri-bottiglie, mancava solo lo sturalavandini e lo zerbino). Suonano punk-rock melodico un po' stereotipato e vacuo come gli occhi di Claudio, nostro driver, a fine serata.
Tocca quindi ai Cwill, descritti nel volantino della serata come leggende crust svizzere, in effetti l’età dei componenti è quella che si confà alle leggende; per quanto concerne il versante musicale propongono crust scolastico con l’inserzione di un violino che dà originalità al tutto. Il pubblico apprezza e balla impazzito. Il cantante dei Cwill è un elegante signore barbuto e nero vestito, che sembra venire da un matrimonio. Ma è solo apparenza: ha grande carisma, e sul palco da il meglio di sé sciorinando pose una più crust dell’altra. I Cwill hanno spaccato e la gente è esausta.
Con la velocità con cui si svuota un bus quando sale un controllore così si svuota la sala concerti quando imbracciamo gli strumenti, all’alba delle due e un quarto. Fortunatamente, dopo qualche pezzo, tutti tornano in sala e dimostrano inatteso entusiasmo, ballando in modo furibondo, regalandoci da bere e da fumare. Tutta questa generosità rischia di avere un temibile effetto boomerang dal momento che a pochi pezzi dalla fine siamo sull’orlo dello svenimento. Ridotti ormai allo stato di zombie riusciamo a portare a termine la scaletta ed a dedicarci a quello che ci viene prospettato come un aftershow electroparty, e che in sostanza si rivela poi essere niente altro che: birra, e ancora birra. Per i più fortunati di noi la serata prosegue a base di Jagermaister, celebre amaro crucco molto amato dai giovani. Capiamo che la serata rischia di prendere una brutta piega quando notiamo Claudio impersonare un commerciante turco e scambiare due spillette arrugginite ed un tappo di bottiglia per una maglietta super-fica dei Nein Nein Nein.
Quando ormai, come automi con la batteria scarica, iniziamo a sproloquiare sulle giuste metodologie che ci porteranno alla conquista del mondo, sospettiamo che forse è ora di andarsi a coricare. Resuscitiamo come novelli Lazzaro in tarda mattinata, all'annuncio che la colazione è pronta (?). Nota di merito ad una delle migliori colazioni dei nostri risvegli girovaghi, a base di pane nero, patè e nutella vegan, caffè e frutta fresca!
Così rifocillati siamo pronti a rimetterci in viaggio verso casa, con la convinzione sempre più salda che la Germania è come quegli amici che, seppur hai modo di vedere una volta ogni tanto, ti riservano sempre nel cuore un posto caldo e sgasato come una lattina di birra aperta da tre giorni. Dank Freunde!
[We talk about...]
CLAUDIO! Un driver, un perché...
[Puj] Ormai da qualche tempo, vantiamo un prestigioso driver del furgone che ci guida nelle trasferte più impegnative: Claudio. E' molto bravo, ci ha portati ovunque, sulle alpi svizzere, nel traffico infernale di Marsiglia, sulle autostrade greche... E' apprezzato per il suo bagaglio spartano (ovvero nullo) e il fatto di dormire nudo con qualsiasi temperatura e in qualsiasi condizione ambientale. Purtroppo, però, Claudio ha un problema. Perde tutto. E' come se al supermercato ti dessero dei sacchetti bucati. Fortunatamente è autolesionista e perde solo cose sue. Alcune grandi semine sono passate alla leggenda. Ne elenchiamo alcune:
- Una sera, a Dijon, ricevette in dono da Dino la felpa autoprodotta dei Kalashnikov; ne fu commosso. Il mattino dopo denunciò il furto della medesima, ad opera di ignoti. Verremo a sapere, grazie ad una mail rivelatrice, che lui stesso l'aveva regalata ad una passante pochi minuti dopo averla ricevuta. Ancora oggi nega tutto.
- A Thassaloniki, Grecia, abbandonò la sua felpa nuova sul palco, nel bel mezzo del concerto, nella speranza di trovarla il giorno successivo. Ne trovò due. Girò per la Grecia in t-shirt con temperature glaciali.
- Alcuni minuti dopo la partenza per l'ultima trasferta francese, accostò lungo la strada perché non trovava più la carta d'identità e la patente. Un dettaglio.
Partendo da Friburgo per fare ritorno a Milano abbiamo sorprendentemente appurato che non aveva lasciato in giro nessuna felpa, pensando: che bravo, ha imparato dall'esperienza. A pochi chilometri da Friburgo confesserà di aver dimenticato in bagno la trusse della fidanzata con spazzolino, sapone e tutto il resto. Lei, al suo ritorno, gli farà il culo, ma, dopo, lui scoprirà di averla infilata dentro il saccoapelo senza ricordarsene. Un poveraccio. Stavolta non aveva dimenticato niente! Ma... sarà vero? E' imprevedibile. Un pericolo pubblico. La prossima volta ci sorprenderà, ne sono certo...

17/09/09

[Free music for punx]
CHRON GEN (punk, U.k.) - Puppets of War (d.i.y. 7" - 1981) + Nowhere to Run (12" - 1984) + bonus!
[Puj] Dopo gli Anti-Nowhere League mi va di disotterrarae dal cimitero un altro nome minore del punk ingl
ese che amavo quando ero un bambino con i capelli in piedi. E ancora una volta, roba che suona, malgrado tutto, molto più originale di qualsiasi band di oggi.
Nessuno conosce in Italia i Chron Gen, ne sono sicuro. Benché siano stati uno dei guppi più noti di quella che in maniera un po' imbarazzante viene definita la "terza ondata" delle punk bands inglesi dei tempi d'oro, nessuno qui da noi ha mai ascoltato seriamente i loro dischi. Perché sono poco identificabili, e si fa fatica a metterli a fuoco.
Nati nel '77 a Letchworth, Hertfordshire, i Chron Gen (che sta per Chronic Generation, e che non vuol dire niente) pubblicano il loro primo singolo autoprodotto soltanto nel 1981. Nello stesso anno, grazie al successo che il vinile ottiene, vengono caricati sul carrozzone dell'Apocalypse Tour U.k. a fianco di Anti-Nowhere League, Anti-Pasti, Exlploited e Discharge. Conoscono poi un fugace successo commerciale con il loro primo (ed unico) LP, entrato nelle classifiche inglesi, trainato dal singolo "Jet Boy Jet Girl", cover di una conzonetta gay-protopunk del '77 che racconta una storia d'amore bisessuale. Un'altra stramba cover i Chron Gen proponevano sempre dal vivo: quella di "Living next door to Alice", un brano country portato al successo dagli inglesi Smokie, band di rock giurassico dimenticata dall'umanità. Si scioglieranno nel 1984.
I Chron Gen, come testimoniano le suddette scelte musicali, sono stati apertamente e coscientemente lontani dall'omologazione punk del periodo, e hanno avuto qualche timida velleità artistoide, rara tra i gruppi della medesima estrazione. Il loro percorso musicale, in bilico tra pulcioso punk di strada e power-pop da classifica, li ha portati a produrre dischi davvero interessanti; qui ne propongo due: l'esordio, il 7" "Puppets of War", divertente punk sottoproletario con testi paranoici, e il commiato, ovvero "Nowhere to Run", mini-album di 6 pezzi orientato verso un inquieto dub-punk battagliero, dall'ambientazione metropolitana tipo "Guerrieri della Notte", ma dai suoni morbidini più adatti ad un party di compleanno molto anni '80.
Per contorno, due bonus tracks, ovvero le due cover sopracitate: Jet Boy, Jet Girl e una versione live di Living next door to Alice. Prego...

* Puppets of War (7" - Gargoyle 1981): 1. Mindless few / 2. Lies / 3. Chronic generation / 4. Puppets of war.
* Nowhere to Run (12" - Picasso 1984): 1. To much talk / 2. Misadventure / 3. Breakdown / 4. Pretend / 5. Fiasco / 6. Pictures Paint Minds.
* Bonus: 1. Jet Boy, Jet Girl (orig. by Elton Motello) / 2. Living Next Door to Alice (orig. by New World/Smokie) [live].

>>> Chron Gen - Puppets of War (7") + Nowhere to Run (12") + bonus in mp3 (.rar - 51 mb.)

15/09/09

[Free music for punx]
ANTI-NOWHERE LEAGUE (punk, U.k.) -
Out on the wasteland (7" single - 1984) + bonus
[Puj] Tutti i punx che (non) si rispettino conoscono gli Anti-Nowhere League per il loro famigerato album "We are the league", condensato di luoghi comuni del punk '77, davvero tamarro e fuori tempo massimo, essendo uscito nel 1982. Quando ero ragazzino mi piaceva, forse perché non avevo di meglio, oggi mi fa cadere le orecchie dalla testa.
Nessuno però sa che i nostri burini inglesi hanno pubblicato, alcuni anni dopo "We're the league", e precisamente nel 1984, un singolo davvero molto lontano dal sound che li ha resi celebri, contenente materiale che sembra composto, suonato e concepito da un'altra band, sicuramente più raffinata e riflessiva di quella che sta dietro a inni idioti come "Donna", "Odio la gente", "Dai, infrangiamo la legge".
Eccolo qui: "Out on the wasteland"!
Con una buffa copertina, in bilico tra Mad Max e un raduno di bikers della domenica, ed una bonus track registrata nelle stesse sessioni dei due lati del singolo, ma non inclusa. Out on the wasteland, We will survive e On the waterfront: tre pezzi che ho ascoltato per anni senza spiegarmi come potessero essere così belli! Soprattutto il primo e il terzo hanno atmosfere brumose, invernali, evocano terre di confine innevate. Strani incroci tra lo street-rock tipico del gruppo e certa new-wave europea (mi vengono in mente gli Ultravox di "Vienna" o il John Foxx di "The Garden"). In particolare "On the Waterfront" è un vero capolavoro: il sax notturno, la melodia epica ed al contempo malinconica, la registrazione nebbiosa e lontana che sa davvero di spazi aperti... Anche il testo è molto più intelligente del solito e, incredibile, ha qualche timida pretesa socio-politica! Credo che, anni fa, quando abbiamo formato i Kalashnikov, questo pezzo abbia avuto una notevole influenza sulla codifica del nostro sound.
Negli anni '90 gli A.N.L., purtroppo, sono tornati a terrorizzare gli amanti della buona musica pubblicando raccolte e dischi di inediti nello stile che li ha consacrati tra i più triviali rocker del secolo. Ultimamente sono anche sbarcati in Italia per un paio di concerti, dove hanno proposto i loro vecchi classici, tralasciando accuratamente il periodo di "Out on the Wasteland" e del successivo album "Perfect Crime", uscito nel 1987 e che, benché malamente registrato ed arrangiato, è ben meglio della loro produzione successiva. Ecco quindi a voi il nostro personalissimo best of degli Anti-Nowhere League: solo tre pezzi, per giunta rinnegati dalla band...

>>> Download ANTI-NOWHERE LEAGUE "Out on the Wasteland" e.p. + bonus in .mp3 (.rar - 17mb.)

13/09/09

[Kalashnikov collective live!]
5/9/09: sulle montagne @ Morignole (Francia) + Ourouboros + Ze Revengers + altri…
Ah, la bucolica pratica del campeggio! Da collettivo anarcopunk a giovani marmotte il passo è breve. Ecco quindi i Kalashnikov alle prese con picchetti, martelli e tiranti in
quel di Morignole, amena località montana della Francia meridionale, a 1.100 metri sopra il livello del mare.
Lì risiede una folta comunità primitivista che ama organizzare festicciole impervie in luoghi dimenticati da dio. Altro che crusties chic con le toppe delle bands à la page, qui si parla di donne e uomini primitivi che vivono a piedi nudi, senza acqua corrente ed elettricità, in furgonati della seconda guerra mondiale! Siamo dei veterani della valle, avendo suonato in situazioni molto simili in altre località come Saorge e La Brigue, ma ogni volta la sfida si fa più dura, le condizioni climatiche/logistiche più ardue e le salite più ripide! Questa volta si festeggia la fine dell’estate, o meglio la dipartita dei turisti rompicazzo dalla valle. La mente dietro a tutto è sempre lui: il sommo esperto di concerti alpini, temibile ed infaticabile Cristo sul Golgotha, vero appassionato di via Crucis ed eroico fautore della tesi secondo la quale il futuro del punk risiederebbe sulle montagne… il nostro vecchio amico Richard!
Avendoci Richard prospettato quale sistemazione notturna una “big african tend” ed avendo noi avuto visioni premonitrici di tende magrebine dilaniate dalle tempeste di sabbia, crivellate dai proiettili dei banditi del deserto, abbiamo preferito organizzarci con tradizionali tende canadesi portate da casa.
Partenza da boy scout sabato mattina, furgone stipato, solite cianfrusaglie, tende, sacchi a pelo, bottiglia di Fissu autoprodotto (liquore finlandese dalle note virtù balsamiche) per affrontare le basse temperature montane. Attraversiamo il Piemonte in direzione di Cuneo e là proseguiamo verso il passo
di Colle Tenda (già presagio di campeggio funesto). Lungo una galleria nella montagna, con l’aiuto di una sporgenza della parete, abbiamo immolato lo specchietto retrovisore laterale destro al crudele Dio dei Trafori.
A Morignole, un’autoctona in scooter ci guida al luogo della festa. Finché la strada è asfaltata tutti fanno gli spiritosi anche di fronte al peggior tornante o alla salita più spietata, ma quando la carreggiata si trasforma in un sentiero sterrato che costeggia senza protezione uno strapiombo mortale, allora tutti si chiudono in un poco religioso silenzio costellato di bestemmie; il furgone arranca su per la montagna tra le buche, frustato dai rovi, con il lato sinistro pericolosamente prossimo al vuoto. Sfiorata la tragedia, giungiamo psicologicamente provati in una zona leggermente più ampia dove parcheggiamo in bilico sul crepaccio e scarichiamo. Dovremo proseguire a piedi lungo un sentiero appena accennato nella foresta. Con l’ausilio di una cariola cingolata (una cosa mai vista), trasportiamo gli ampli e le cose più pesanti. Alcuni montanari ci danno una mano con delle portantine a spalla. Noi, carichi di tu
tto, ci avviamo in processione funebre. Il sentiero è costellato di teschi di animali morti. Quando ormai la vista ci si sta annebbiando e ci appropinquiamo a scrivere le nostre ultime volontà con un legnetto nella polvere, giungiamo nello spiazzo dove si terrà il concerto.
Il luogo è una radura con un piccolo palco, il bancone di un bar fatto di assi e un bruco gigante di cellofan nel quale riconosciamo la temibile tenda africana: aperta da entrambi i lati, più che una tenda sembra una galleria del vento per le prove di aerodinamicità, ben congeniata per garantire il peggior confort possibile ai suoi inquilini. Ci attiviamo quindi per montare le nostre tende. L’insieme è fantozziano, ma alla fine è tutto in piedi. Possiamo quindi dedicarci alla socialità: in realtà conosciamo tutti già abbastanza bene, dato che è la terza volta che suoniamo in questa
valle ed essendo il luogo della festa, per dirla con un eufemismo, un po’ impervio, la partecipazione è d’élite, circoscritta agli abitanti della zona. Il pomeriggio trascorre tra sproloqui in lingue inesistenti, birrette rustiche e sigarette farcite. Intanto la temperatura continua a scendere vorticosamente, e l’unico conforto è il falò acceso nello spiazzo.
Ad un orario ormai indefinito, inizia il concerto. Il cartellone è quanto mai bizzarro e prevede nell’ordine: un vichingo che al posto di un’ascia bipenne imbraccia una chitarra acustica e sfodera una serie di ballate rurali; un contadino in calze di spugna autore di pregevoli pezzi punk-rock per sole chitarra distorta e voce (Puj sostiene che questo sia un genere largamente praticato nel sud della Francia, ma non gli crediamo); il mitico trio techno-rap-folk-metal Ouroboros (chitarra elettrica, drum-machine e flauto), le grandissime Ze Revengers di Grenoble, con il loro spettacolare art-punk montanaro. E noi naturalmente. Con le Zè Revengers abbiamo già condiviso una serata, lo scorso anno, a St. Claude; sono tre splendide fanciulle naif autrici di una musica davvero originale; qui potete scaricare il loro disco autoprodotto.

Il nostro concerto inizia bello rovinoso, pieno di errori e sgangherato. Dopo le cover di “Veniamo giù dai monti, dai monti del Tirolo” e “Dove sei stato mio bell’alpino” il pubblico si scalda. L’atmosfera è molto bella, coinvolgente e passiamo una bellissima serata.
Dopo aver scacciato un orso bianco che si riparava dal freddo nei nostri sacchi a pelo proviamo a svenire, ma l’impresa si rivela più ardua del previsto, a causa della rigida temperatura e della musica a palla. Non si sa perché, ma qualcuno ha lasciato la musica accesa ad un volume disumano per tutta la notte, così ci siamo sparati, per sette ore senza chiudere occhio, grandi classici come “La musica è un fucile caricato di futuro” dei sottoscritti e “la ballata del Pinelli” cantata in italiano da un francese con tutti gli accenti sbagliati.
Alle 8 e trenta del mattino qualcuno spegne la musica, così possiamo finalmente dormire. Ma ecco il sole, e le tende da frigoriferi diventano forni. Ci alziamo dalla tomba e, dopo aver trasportato ampli e strumenti con l’ausilio di una cariola dalla ruota sgonfia (quella cingolata del giorno prima è fuori uso), facciamo ritorno nella nostra amata e inquinata pianura.
Questa esperienza ci ha insegnato che prelevare dal proprio habitat naturale un collettivo metropolitano a sangue caldo abituato ad un clima temperato e a massicce dosi di smog, per porlo in un contesto climatico/geografico ad esso inusuale, può sicuramente creare qualche problema. Tuttavia, sappiamo che il corpo umano è una macchina perfetta, con una rapida capacità di adattamento, soprattutto se coadiuvato da abbondanti assunzioni di bevande alcoliche. In sostanza: chi vuol intendere inTenda…

04/09/09

[Free music for punx]
EXIT-STANCE (U.k. Anarco-punk 1983-1984) - Discography
[Puj] Il vecchio anarco-punk inglese, dal punto di vista stilistico, non ha insegnato granché alle nuove generazioni. Quasi tutti i gruppi del giro anarchico di oggi sono devoti alla velocità dell'h.c. degli '80 e del brutalismo crust/grind di Extreme Noise Terror, Uncurbed e Sore Throat. Sì, beh, non c'è niente di male; quello che voglio dire però è che i dischi anarcopunk anni '80 sono pieni di idee musicali che sono lasciate lì ad ammuffire, ed è un peccato che vadano buttate (direbbe mia nonna).
Gli Exit-stance, per esempio, sono una misconosciuta band della scena anarchica inglese degli anni '80 con un suono molto originale.
Punk crudo e minimale, caratterizzato dall'uso frequente dei tom della batteria, che conferisce alla musica un senso di attesa paranoica. Le canzoni sembrano non decollare mai: marcette ubriache fitte di tamburi e chitarre sferraglianti, sulle quali si staglia la voce degenerata del cantante Sean. Mi ricordano certi pezzi scrausi del punk inglese con un mood che mi faceva impazzire quando ero bambino, tipo Exploited Barmy Army degli Exploited o Chronic Generation dei ChronGen. Gli Exit-Stance sono molto meglio, comunque...

Scarsissime sono le informazioni biografiche circa il gruppo. Si sa che hanno girato l'europa con Crass e Conflict e pubblicato un paio di 7" e un 12" (proprio sotto l'etichetta dei Conflict, la Mortarhate), nell'arco di soli due anni di attività discografica, tra l'83 e l'84. Sulla loro pagina di tributo su myspace una laconica nota recita: "La band attaccava ogni forma oppressiva di governo e aveva un particolare interesse per la situazione irlandese e i diritti degli animali. E' stata accusata di avere sompatie per l'IRA". (Per ulteriori info si veda il commento a questo post, gentilemente offerto da www.kamikaze-conniptions.blogspot.com!).
L'album While backs are turned e il sette pollici Crime against humanity sono stilisticamente molto simili, se non che il secondo è più riuscito e vanta dei suoni davvero spettacolari; il 7" Esthetics, ultima testimonianza da studio, è invece il classico tentativo, operato da tantissime punk band dell'epoca, di smussare gli angoli con limature pop. Tentativo fallito per fortuna, così il vinile resta un piccolo capolavoro di post-punk anarchico.
Nel file .rar qui sotto trovate l'intera discografia degli Exit-Stance in mp3. Ricapitolando:

* While backs are turned (12" - Mortarhate 1983): 1. The Voiceless Now Have A Voice Part 1 / 2. Slaughterhouse / 3. They kill dogs / 4. The Voiceless Now Have A Voice Part 2 / 5. Christian Militia / 6. I Have No Gun (But I Can Spit) / 7. The Shit Still Stinks.
* Crime against humanity (7" - Fight Back 1983)
: 1. Ballykelly Disco / 2. Mankind's Hand / 3. Blinded by Fear.

* Esthetics (7" - Autoprodotto 1984)
: 1. Esthetics / 2. Conspiracy Of Silence.


>>> Download EXIT-STANCE Discography in .mp3 (.rar - 44 mb.)