27/12/08

[Live report]
27/12/08 @ Villa Vegan Occupata, Milano. Kalashnikov + Anxtv + Vivere Merda + Ansia
[Ale] Un gelo artico cala su Milano. La Villa Vegan Occupata sorge nell'estrema periferia nord, in una terra di nessuno tra un ciclopico centro commerciale, un quartiere dormitorio e un distributore di benzina abbandonato. Addentrandosi nella selva oscura che la circonda, sembra di cambiare dimensione e in fondo al viale di fango ghiacciato c'è la casa delle favole anarco-punk, che è lo squat che amiamo di più. E' un luogo ben al riparo da sguardi indiscreti, invisibile dalla strada: solo superando un cancello arrugginito ed inoltrandosi tra gli alberi la si intravede. Ciò la rende un posto segreto (cantava Derby Crash, what we do is secret, secret...), unico, come estraneo al mondo grigio e alienante che le sta attorno.
Solitamente, il periodo natalizio rappresenta per me (e per molti altri credo) un orrendo carosello di parenti (ai quali sono affezionato quanto a quella dignitosa materia che si crea tra le dita dei piedi), di pranzi "luculliani" (a base di animali dei quali non conoscevo nemmeno l’esistenza) e regali sgraditi: insomma, una tristezza assoluta ed infinita... Ma quest’anno c’era qualcosa a confortare le mie giornate: il grande meeting anarco-punk del 27 dicembre alla Villa!
La sala concerti si trova in un’area seminterrata, piccola e sudata come piace a noi; a fianco un baretto natalizio che serve cocktail potenti come bombe a mano (ma economici come caramelle!). Per la serata, ogni drink ha il nome di uno dei gruppi che suoneranno: il cocktail Ansia, il cocktail Kalashnikov, il cocktail VivereMerda e il cocktail Anxtv. Tutti ottimi!
Puj e tutto il collettivo hanno seguito con entusiasmo l'organizzazione di questo concerto che per noi ha un valore, per tanti motivi, simbolico: corona idealmente un periodo intenso, nel quale abbiamo vissuto con pienezza la nostra vita di anti-gruppo. Uno dei motivi di cui sopra è che oggi finalmente vede la luce il nostro nuovo disco, un e.p. 7", che oltre ad essere un disco è un libro: una fanta-storia natalizia per tutti i punk romantici, scritta da noi!
Presi dalla foga organizzativa, alle sette di sera abbiamo già montato tutto, fatto il soundcheck e quindi ci possiamo rilassare, gustando un ottimo spuntino vegan preparato da Tiziana, Annalisa e Memy. L'atmosfera è resa lieta dalle cazzate di Ago e Arca, nostri immortali amici e metà dei glam-rockers varesini Miseria. Un altro dei motivi che rende speciale la serata è la presenza di alcuni gruppi di amici, tra cui sicuramente gli Anxtv: un paio d'anni fa, suonammo spesso con loro e lasciarono in tutti noi un bel ricordo. Condividemmo un tour con i Lost Cherries, vecchi punx inglesi dai quali rischiai di essere picchiato (ma questa è un’altra storia).
Accogliamo Marco (basso), Veruschka (batteria), Daniela (voce) e Andrea, chitarrista e compagno di bevute di Puj in terra finlandese (Andrea vive attualmente a Tampere, Finlandia, con la sua compagna, stasera presente, Katri, cantante dei Rakkaus). Poi arrivano gli Ansia: Fabio, Andy, Buzz e Rob, giovani punx milanesi a cui vogliamo bene, che purtroppo sono al loro probabile ultimo concerto, perché il bassista si trasferirà presto in Australia (un po' fuori mano...). E i VivereMerda, i veterani punx del Friuli? Giunge la notizia che non suoneranno perché.... non si trova la cantante! E' scomparsa. Fortunatamente pare che il resto del gruppo sia partito ugualmente alla volta di Milano.
E' pronto da mangiare! La cena è ottima e innaffiata di vino natalizio. E' l'occasione per ringraziare Marta, Alex, Benna, Alessia, Minni e tutte le ragazze e i ragazzi che vivono alla Villa per la bella ospitalità. Col passare dei minuti, aumentano a dismisura le facce amiche e diminuisce esponenzialmente lo spazio a disposizione: alla fine la Villa straborda, non ci si muove più, e il problema è che fuori fa un freddo siberiano! Compaiono all'orizzonte alcune facce da galera come Yunior e RikiPanc, il famigerato the King of Cocktails...
Ad aprire la serata, ecco gli Ansia ed è subito caos: lo scantinato dei concerti è pieno all'inverosimile e naturalmente la rovina è completa!
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Un'ora dopo, se possibile, la sala è ancora più gremita perché suonano gli Anxtv, ottimi testi e buona musica per il gruppo di punta dell’anarco-punk italiano. Unica pecca della serata, l’acustica! Benna ha fatto il massimo, come sempre, per far rombare l'impianto della Villa, ma c'é talmente tanta gente che alcuni ragazzi sono praticamente attaccati alle casse, otturando il suono! La voce esce così bassa che sembra che qualcuno urli da un altro pianeta. Il pubblico tuttavia sembra non accorgersene e accompagna tutte le canzoni con una partecipazione che di rado mi era capitato di vedere!


Nel frattempo sono arrivati i Vivere Merda senza la cantante Nichole. C'è anche manager Sebi e un inglese che scopro essere un componente dei mitologici Disorder! Infatti, i Vivere Merda andranno in tour con loro nel Regno Unito il prossimo gennaio. Wow! Comunque sia, Gigi, il batterista, ci racconta delle sue peripezie odierne alla ricerca di Nichole, tra bar e negozi dove ha chiesto se qualcuno l'avesse vista e cose del genere. Risultato? Non si è trovata! Boh! Siamo comunue felici che loro siano venuti a Milano ugualmente.
Verso le due del mattino, suoniamo noi: rischio di perdere un paio di denti per via dei colpi del microfono in bocca e devo stare attento ai punx che ci franano addosso mentre pogano. Rovina! La cosa che però mi ha colpito di più è stato l'aver suonato tutto il tempo con il cadavere di Sebi ai miei piedi. Dal momento che tale scelta credo non sia stata determinata da un moto di adorazione nei nostri confronti, presumo che Sebi fosse semplicemente troppo ubriacato per sopravvivere nel disastro umano che si consumava di fronte, ed abbia preferito farsi una sana dormita ai bordi del palco! ah, ah, ah! Mentre suoniamo sbuca dal pubblico Claudio, nostro fidato driver e compagno di mille avventure, nonché esulo berlinese. Che sorpresa! Atterrato in giornata a Milano è riuscito ad esserci. Lo intontiamo con una gollata di Fisu (drink finlandese a base di vodka e caramelle Fisherman tritate), in segno di monito, perché non dimentichi l'antica tradizione del beverone-per-il-driver che lo accompagnò in giro per l'europa.


Chiusosi il nostro live, ci accingiamo a smontare tutto, ma a sorpresa imbracciano gli strumenti i Vivere Merda: sprovvisti di voce, improvviseranno un concerto strumentale veramente indimenticabile. Tutti i punx cantano i pezzi e la rovina è definitiva. Già avevamo avuto un’ottima impressione di questi punx quando li abbiamo conosciuti a Udine, ma dopo questa serata li amiamo alla follia.


Il lasso di tempo che separa il buio dalla luce è trascorso rapido e nebuloso... Mi allontano dalla Villa quando ormai albeggia; fonti certe mi hanno rifeito di balli vorticosi protrattisi per ore. L'aria che si è respirata in quella notte cristallina è stata pura, rarefatta come in un sogno. Siamo statì ancora una volta contenti e soddisfatti di far parte di qualcosa che è ben più grande di noi, e che pur sforzandomi, non saprei definire, ma che di certo ha a che fare solo marginalmente con la musica. Un intreccio di sguardi e sentimenti che disegnano spazi nei quali il fatto di condividere parole, messaggi e ideali (e pure cibo e alcool!) non è un obbligo o un'ovvietà, ma una scelta naturale, libera e gioiosa. Mille di Queste Ville!
[Free music for punx]
ANSIA (Anarco-punk, Milano) - Incubo o realtà? (cd-r 2007)
[Puj] Gli Ansia sono giovani punx dell'estrema periferia nord di Milano e la loro musica trasuda tutta l'alienazione e il grigiore di quei panorami spenti, fatti di case popolari, cartelloni pubblicitari e ipermercati. I Figli del Nulla suonano musica punk suburbana, rabbiosa e imprecisa, solcata da una vena di sangue scuro e infetto. Il loro cd-r d'esordio, caotico ed approssimativo nella registrazione, non rende giustizia ad un sound interessante, che potrebbe essere accostato a quello dei grandi gruppi anarcopunk italiani degli anni '80 come Contropotere, Contrazione e Bed Boys. Le cose migliori gli Ansia le fanno quando rallentano e si assestano su coordinate darkeggianti, come nel finale di "Massacro di innocenti". Hanno recentemente inserito in formazione un synth micro-korg come quello dei Kalashnikov: wow! Qui sotto: "Incubo o realtà?", con artwork, testi e qualche traccia aggiunta: alcune registrazioni live fatte da Sarta durante un concerto alla Villa Occupata lo scorso maggio.
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Tracklist: 1. No white power / 2. Mangiauomini / 3. Soldato kamikaze / 4. Pitbull / 5. False realtà / 6. Massacro d'innocenti / 7. Giungla di cemento / 8. Virus / 9. Ma che bella società. Bonus tracks (live in villa occupata 17-05-2008): 1. Figli del nulla / 2. Morte bianca / 3. No white power / 4. Grande fratello.
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[Free music for punx]
ANXTV (Anarco-punk, LaSpezia) - Neve Rosso Sangue (d.i.y. 7" - 2007)
[Puj] Nel 2007 usciva questo viniluccio degli Anxtv. Tre pezzi (oltre ad intro ed outro): "Work/Alienazione", "Ore Rubate" (cover dei Biocidio, precedente band della batterista Verushcka) e la suite anarcopunk "Neve rosso sangue". Copertina naif e bellissimo artwork interno nel classico stile b/n del gruppo.
Il primo lato del disco è un concept no-work. "Ore rubate" condanna una "società di fame e di guerre, di poveri e di ricchi, una società di menzogne" nella quale "le persone diventano macchine" e si svegliano al mattino solo per vivere "giornate frustranti, frenetiche e alienanti". In "Work/alienazione" Daniela canta di un sistema che in nome del profitto e facendo leva sul miraggio del benessere, "usa i nostri corpi, i nostri occhi, le nostre mani, le nostre gambe, le nostre bocche, i nostri cuori, i nostri cervelli, i nostri organi genitali"; un sistema nel quale "chi esce dalle righe lo fa per vivere o morire", e chi resta dentro, per sopravvivere, si abitua "a rendere al massimo e a chiedere poco", "ad essere umiliato ogni giorno che passa".
Nelle note all'interno del disco Andrea dice: "In nome del lavoro e della sopravvivenza ogni genere di violenza viene commessa. Il punto non è essere contro il lavoro: perché senza il lavoro in comune e per se stessi ed un senso profondo di responsabilità non esisterebbe nessun contesto autogestito che non necessita né di servi né di padroni". Il vero problema è la distribuzione del profitto, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo alimentato dalle gerarchie di potere, l'uso ideologico del feticcio-lavoro e le nevrosi ad esso sottese. L'ossessione-lavoro finisce per risucchiare le energie creative delle persone, svuotandole da ogni vitalità; prosegue infatti Andrea: "Ancor più preoccupante è quando lo stesso essere umano, la persona, vittima di una perversa meccanizzazione mentale, si autoimmola per questo flagello chiamato lavoro. Ed ecco che si hanno le crisi del periodo corrispondente alla pensione in cui, chi non ha mai coltivato nessun interesse personale o il semplice amor proprio si trova vuoto ed improvvisamente inutile... chi fuori dalle fatidiche otto ore non ha nient'altro che la tv imposta da chi del lavoro/sfruttamento e della produzione/consumo ha fatto il proprio obiettivo di esistenza". La pensione come "macabro avviso di chiamata per il mondo dei morti, alla fine di un'esistenza regalata alla fatica per conto di terzi e alle malattie delle quali nessuno risarcirà mai nulla".
Nel seguito del discorso Andrea introduce il tema del secondo lato del disco, interamente occupato da "Neve rosso sangue" scritta dal bassista Marco; parla con sgomento della mattanza delle foche bianche da parte dei bracconieri dell'industria della pelliccia. Nella società della futilità e dello sfruttamento, dove tutto è lecito in nome del mercato, la violenza sull'uomo esercitata attraverso il lavoro, una violenza perpetrata su soggetti senzienti e comunque sempre in grado di ribellarsi, non è nulla di meschino se confrontata alla violenza rivolta nei confronti di chi è incosciente e indifeso: gli animali. "Esseri avidi e crudeli colpiscono le pacifiche creature, il sangue sprizza copioso nella neve, il vento si mischia alle urla di dolore...".
Spero sempre che ogni gruppo che per qualsiasi motivo si autoproclami "punk" si impegni quanto gli Anxtv a fare dei propri dischi una fonte così densa e vitale di messaggi, pensieri e sensazioni. Spesso, tra un pezzo e l'altro, tra la preoccupazione di accordare la chitarra e quella di pettinarsi il ciuffo, si riduce la musica ad una vacua sequela di riff. Gli Anxtv mi piacciono davvero perché hanno ben altre aspirazioni: la loro musica trasuda pensiero sulle cose e volontà di comunicare, nota per nota. Convengo pienamente con Andrea quando chiede all'ascoltatore di "non lasciare che tutto questo insieme di parole, suoni e immagini esista come sterile prodotto da usare un paio di volte per poi essere accantonato in una pila di altri dischi impolverati". "Prova a soffermarti qualche istante in più domandandoti non una ma più volte il perché di tutto ciò...". Sono preoccupazioni come queste a fare la vera differenza tra la nostra musica e tutta quell'altra musica di merda che sta là fuori.
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Tracklist: 1.Intro+Work/Alienazione / 2. Ore rubate+outro / 3. Neve rosso sangue.

[Free music for punx]
VIVERE MERDA (chaos-punk, Udine/Trieste) - Pace violenta (cd-r - 2008)
[Puj] Per tanti la musica dei VivereMerda potrà essere assimilata ad una cascata di piscio e chiodi arrugginiti sulla testa, ma per le mie orecchie è estasi. Gigi e gli altri suonano da più di dieci anni la stessa cosa: chaos-punk veloce, sporco, inesorabile. Dolce come una passata di carta vetrata sulla lingua. Hanno iniziato negli anni '90 come Piscia Korsakov cantando "Vivere la merda", che ha battezzato la successiva incarnazione della band, i Vivere Merda, appunto. Il testo di quella canzone è alta (o bassa) poesia nichilista: "Non ho bisogno della vostra poesia, non ho bisogno della vostra melodia, Io vivo nella merda, realtà di vomito, realtà di piscia! Nessuno che mi comprenda, che mi capisca... Vivere merda, vivere merda! Niente illusioni, solo merda".
La voce di Nichole in questi nuovi pezzi è ancora più rabbiosa, una versione degenerata della prestazione nel precedente omonimo cd-r uscito nel 2006. "Pace violenta" parte con una sventagliata di mitragliatrice mixata a Whitney Huston, per proseguire con un classico assalto anarco-punk a base di basso distorto e impietoso d-beat. In "Berlusconi Vaffanculo" il vero insulto al premier non sono le parole del testo, ma le mega-cazzate che dice Berlusconi stesso all'inizio e alla fine del pezzo. "Sono vuoto" è quasi inquietante per minimalismo e rabbia: Nichole canta a ripetizione: "sono vuota! sono vuota! mi hanno costretta ad essere vuota!" e ogni strofa è inframezzata da sinistri frammenti di stronzate televisive e spot pubblicitari che emergono dal fragore degli strumenti abbandonati a se stessi. E per chiudere, la versione semi-lounge di un classico dei Piscia Korsakov/VivereMerda: "Tutti i punx" manifesto nichilista per una generazione di punx alcolizzati: "All'attacco, fanterie, distruggiamo le birrerie, occupiamo le enoteche! Pochi amici, tanta sete! A tutti i punx birra e vino gratis! A tutti i punx birra e vino gratis!".
Ultima nota, la copertina: raffigura il mitico lancio della scarpa a George Bush da parte del giornalista iracheno Muntazer al-Zaidi!
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Tracklist: 1. Pace violenta / 2. Nazi Merde / 3. Oppressione violenza galere / 4. Berlusconi vaffanculo / 5. Odio / 6. Sono vuoto / 7. Tutti i punx (alt. version).

New Kalashnikov e.p. is out!

*ANGOSCIA-ROCK is a d.i.y. worldwide production (Italy, Canada, U.s.a., Germany, Russia, Greece).

Three tks on red vinyl 7":
1. Angoscia-rock [3:38]
2. Ai ferri corti con tutto l'esistente [2:22]
3. Monorotaia [4:57]

+ 36 pag. booklet, a novel about squatting, love & future!

Contacts/Order:
www.myspace.com/kalashnikovcollective
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[Puj] Siamo finlamente venuti a capo di questo vinile sette pollici che contiene tre pezzi registrati tra l'estate e l'autunno del 2008.
E' un disco, ma anche un libro di 36 pagine con dentro un fanta-racconto punk che parla di futuro, pieno di amore e angoscia fino all'orlo...

26/12/08

[We talk about...]
GREECE!
"Atene. Il tredicesimo giorno (19 dicembre) di scontri fra i movimenti anarchici/studenteschi e la polizia è stato uno dei più drammatici. Di fronte al Parlamento, centinaia di dimostranti hanno lanciato vernice contro la polizia, mentre gli agenti facevano uso di gas lacrimogeni. I pompieri sono riusciti a fermare un gruppo di manifestanti che tentava d’incendiare l’albero di Natale sulla piazza, che sostituisce quello dato alle fiamme durante le proteste della settimana scorsa. La ripresa della violenza ha provocato il panico fra le centinaia di persone che affollavano l’area per lo shopping natalizio. La protesta si è infiammata con la morte di un quindicenne, Alexis Grigoropoulos, ucciso dalla polizia il 6 dicembre. Da quando è iniziata, oltre 100 persone sono rimaste ferite e 400 arrestate. Centinaia di negozi e banche sono stati vandalizzati. Ieri sono state date alle fiamme tre auto e un furgone della sicurezza. Il sindaco di Atene Nikitas Kaklamanis ha esortato a sospendere la protesta durante il periodo natalizio per permettere ai negozianti di rifarsi delle ingenti perdite economiche finora subite, calcolate attorno ai 500 milioni di euro, secondo le stime più ottimiste, 1 miliardo secondo quelle più pessimiste...".
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[Puj] Quest'anno in Grecia si è festeggiato un Natale insolitamente caldo: al posto dello spumante si sono stappate le molotov e panettoni al tritolo sono stati lanciati nelle finestre della questura.
Abbiamo avuto contatti abbastanza ravvicinati con la Grecia, essendoci stati a suonare due volte negli ultimi due anni e avendo qualche amico da quelle parti; si tratta di una realtà da molto tempo solcata da tensioni profonde che oggi, dopo l'assassinio di Alexis, sono esplose in conflitto aperto.
Anche senza impegnarsi troppo, durante le nostre brevi permanenze, una certa tensione nell'aria era stata percepita: poco prima del nostro primo arrivo ad Atene, qualcuno aveva scagliato una molotov in una caserma della polizia e gli sbirri erano in subbuglio. L'anno dopo, ad Atene volevamo visitare il quartiere anarchico di Exarchia, ma ci è stato ampiamente sconsigliato, perché in quei giorni la situazione era (tanto per cambiare!) critica, e si poteva rischiare duro; per altro, pochi mesi prima, un attentato incendiaro aveva reso inagibile un'ala di Villa Amalias (un intero isolato occupato nel pieno centro di Atene, dove suonammo nel 2007); e per finire, un nostro dopo-concerto, lo scorso settembre, fu funestato dal pestaggio di un ragazzo anarchico ad opera di una ronda skinhead, poco lontano dalla Fabrica Yfanet, l'enorme squat dove suonammo a Thassaloniki...

[Free music for punx]
VALPOURGHIA NYKTA (d.i.y. punk - Athens, Greece) - s/t (cd autoprodotto 2004)
[Puj] Nel ricordare gli amici greci, ho tirato fuori il primo album di una delle nostre anarco-band d.i.y. preferite: i Valpourghia Nykta di Atene, con cui suonammo l'anno scorso a Patrasso. Ci pensano loro stessi a presentarsi:
"Valpourgia Nyxta è una band che si è formata nel settembre 2002, ed ancora suona musica dopo 6 anni, dopo aver aggiunto un violino nella line-up e dopo aver cambiato due componenti. Immagino che non sia così importante per noi il fatto di perdere troppo tempo a presentarci su internet, perché i Valpourgia Nyxta vogliono avere un carattere sociale e preferiscono un contatto diretto con la gente. Solitamente cerchiamo di ottenere questo suonando in luoghi aperti come squat, università, free festival e in edifici occupati, e al contempo diffondendo e alimentando la cultura dell’autogestione e dell’auto-organizzazione. I nostri testi sono in gran parte sul rispetto della convivenza umana senza discriminazione razziale, geografica o sessuale. Ci disgusta ogni comportamento razzista, così come la crudeltà verso gli animali, qualsiasi forma essa abbia. La distruzione delle foreste e degli oceani, e di tutto il nostro pianeta è un dato di fatto, ma spetta a noi fermarla.
Valpourgia Nyxta è una band che ama la musica, ma la sua prima preoccupazione è il rapporto delle persone coinvolte in essa e il rapporto della band con il resto della gente. Si tratta di un gruppo di amici che cresce insieme. Questo è un rapporto che ci mette alla prova, che ci permette di cambiare noi stessi e cambiare la situazione intorno a noi. Potrai conoscerci grazie alla nostra musica e ai nostri testi; noi però preferiamo sempre incontrarti di persona; ci piacciono le persone che danno senza chiedere e le persone che conservano la loro mente e il proprio cuore aperti. Ora basta, abbiamo già detto che non vogliamo dire tutto qui. Speriamo piuttosto di incontrarvi in futuro. La comunicazione è un'arma. A presto ...".
Qua sotto, il loro album di esordio, stampato nel 2004: punk/h.c. autarchico, rabbioso, epico. Eccezionale l'accostamento tra i testi fortemente politicizzati e l'immaginario gotico/decadente, tangibile anche in alcuni frangenti musicali: nella drammatica "Allaze mesa sou" e nella conclusiva "Dikos croma", autentico capolavoro di musica-da-camera punk, colonna sonora ideale di una anti-favola di Natale un po’ alla Tim Burton. D'altronde, il nome "Valpourghia Nykta" è la traduzione greca di Walpurgisnacht, la notte delle streghe della tradizione Germanica, che cade tra il 30 aprile e il primo maggio.
Quello dei Valpourghia è un sound originale, paradigmatico della vitalità e del carattere della scena d.i.y. ellenica...

Tracklist: 1. Molunse tes skepses, molunse tes fuses / 2. Catarghese / 3. Eisbolé / 4. Kosmiché pragmaticoteta / 5. Bammeno pani / 6. Elpidofores skepseis / 7. Allaze mesa sou / 8. Dikos croma.
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11/12/08

[Live report]
31/10/08 @ Villa Vegan Occupata, Milano. Logica di Morte + Weltuntergangsmaschine + Death Before Work
[Puj] Spassosissima festa di halloween in Villa, con rovina multipla e pogo acrobatico. Annalisa ha rispreso tutto con un certo sprezzo per il pericolo costituito da uomini volanti, circle pit furiosi e rovina generalizzata. Numerosi i cocktail con la cannuccia (che fanno davvero festa), frequenti le croci rovesciate e tanta la gente ben vestita. C'erano il Barone Rosso, uno sceicco del Qatar, il ragazzo-leopardo e soprattutto molti giovanotti black-metal in latex sadomaso. Tre band si sono esibite sull'anti-palco nello scantinato: i Logica di Morte (mitologica h.c. band milanese), i Weltuntergangsmaschine (mostruosa banda crust-grind di Offenburg, Germania) e i Death Before Work (i principini del thrash-metal lumbàrd). E per chiudere in bellezza dj Ex-pornostar nonché Borys, chitarrista dei Giuda (e stimato maestro di tour-report), ha messo i dischi per ballare. Evviva!

[Free music for punx]
DEATH BEFORE WORK (Thrash! - Milano, Italia) - Bomb the Vatican (cd-r autoprodotto - 2008)
[Puj] Recentissimo cd-r con copertina minimal fotocopiata dei Morte prima del Lavoro, bandana-thrash core ultra-rovina dai bassifondi milanesi. In questa release un po' spartana il sound è davvero travolgente, complice una registrazione non particolarmente raffinata che restituisce bene la foga tipica dei live della band. Ma passiamo ad analizzare i temi trattati in queste nuove hits dei D.B.W (8 pezzi per un totale di 10 minuti!) ...
Beh, "Bombarda il Vaticano" parla da sè, non necessita approfondimenti. "Warriors of death" e "Hail to Finland" (titoli d'evidente ascendenza manowariana) sono canzoni concettualmente gemelle: la prima parla di un'orda di "guerrieri metallari in purefazione" che uccidono maiali fascisti, rubano la birra ai nazi e vomitano sulle tombe; la seconda prefigura l'invasione dell'Italia da parte di un'armata di punx finlandesi ("migliaia di punx, grasse ragazze bionde e gente ubriaca") guidata da Andrea degli Anxtv e dall'amica Veera. Il contingente farà piazza pulita e importerà, tra i pochi sopravvissuti, hamburgher vegani e ottime punk bands ("ma anche metal"!). Chi come me considera la Finlandia un vero paradiso, non può che commuoversi di fronte a tale prospettiva e concordare con Pulce quando canta: "Non ce la faccio ad aspettare questo momento sublime!".
Non mancano le canzoni che parlano di musica: il thrash che riflette sul thrash. L'approccio è meta-musicale. Altro che luridi thrasher, i D.B.W. sono filosofi! "I wanna go to Brazil" è dedicata alla gloriosa scena thrash-core brasilera, nel testo vengono citati i furiosi thrasher D.F.C. di Brasilia e il protagonista della canzone confessa il desiderio cocente di suonare al Verdurada Fest di Sao Paulo, noto appuntamento thrash-punk carioca.
"You don't want me to play power-fuckin-violence" è una dichiarazione di estraneità alle moderne tendenze dell'h.c., e il protagonista chiede "per favore, non aspettatevi da me che suoni del fottuto powerviolence", d'altronde "neo-melodic it's not my way!". E infine "Tavi è dio", brano dedicato ad un personaggio che invitò i D.B.W. al Timisoara Thrash Fest in Romania. Il testo racconta le esperienze vissute dalla band durante la trasferta ("le strade erano piene di buche e la Serbia non era divertente....").
Sottovalutare i grandi D.B.W. liquidandoli come una banale banda di metallari vintage, significa essere dei superficiali punx ubriachi. Sono serio, ma purtroppo anche pazzo, per cui non so quanto credito possiate dare alle mie parole. Ad ogni modo, Bomb the Vatican e.p. è un capolavoro! Yu-uh!
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Tracklist: 1. intro / 2. Bomb the Vatican / 3. Hail to Finland / 4. Tavi is god / 5. Warriors of death / 6. I wanna go to Brazil / 7. You don't want to me to play Power-fuckin-violence / 8. (no name).

[Free music for punx]
WELTUNTERGANGSMASCHINE (Crust - Offenburg, Germania) - Reconstruct / Deconstruct (3,5" cd-r autoprodotto - 2008)
[Puj] Weltuntergangsmaschine! Nome impronunciabile, ma dal significato suggestivo: La macchina della Fine del Mondo. Vengono dal sud-ovest della Germania e suonano un crust virato grind, piuttosto vario e a tratti pure melodico. Il loro album è in un formato bizzarro, che ho trovato molto comodo perché lo si può infilare nel taschino oppure tenere dietro l'orecchio: è un cd da 3 pollici e mezzo confezionato in una custodia piegata a fisarmonica di 9 x 9 cm.! Il disco è registrato discretamente, anche se la band tiene a precisare, storpiando gli Amebix: "NO GODS, NO MASTERing, it's just a demo!".
Come spesso accade in contesto crust/anarco-punk, anche nella musica dei W. c'è una sottile ambiguità di fondo, che comunica una duplice tensione di attrazione/ripulsa per un certo immaginario. Per esempio: tutti i crusties sono pacificsti, ma hanno un aspetto para-militare. Molte bands crust condannano gli orrori della guerra, ma lo fanno esibendoli massicciamente e si nutrono abbondantemente di un immaginario bellico (il paradigma di tutto ciò è l'immortale pezzo dei Wretched: "Spero venga la guerra, perché solo allora capirai che potevi far qualcosa!"). Trovo questi contrasti davvero affascinanti: un aspetto decisivo della poetica crust! Nel caso dei Weltuntergangsmaschine, il contrasto è legato alla massiccia presenza di simboli/elementi meccanico-industriali e all'approccio chiaramente luddista e anti-capitalista. L'album è attraversato dall'ostilità nei confronti dei macchinari ("destroy the machinery!"), ma anche ossessionato da accostamenti tra uomo e macchina, tra carne e metallo (il titolo del primo pezzo "Schweissnaehte" mette insieme due parole che significano cicatrice e saldatura, mentre "Tankerkoerper" può essere tradotto come "corpo-petroliera"!) e da immagini industriali e militari: ruote dentate, macchine da guerra, chiavi inglesi, tralicci dell'elettricità, mitragliatrici... aprendo il meraviglioso artwork del mini-cd, in rigoroso b/n, sembra realmente di entrare nell'officina che assembla la Macchina della Fine del Mondo! Incisivo il testo di "100 m lauf " (Centro metri piani): "Soddisfazione tramite la proprietà, felicità tramite il potere: il nostro è un sistema che si basa sull'esercizio della violenza". C'è spazio, poi, anche per una digressione anti-cristiana in "Dateci Barabba!".
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Tracklist: 1. intro / 2. Schweissnaehte / 3. (Give us) Barabbas! / 4. Anti-hero / 5. Cattle / 6. Homo sapiens transludicus / 7. Omega war / 8. Tankerkoerper / 9. 100 m. lauf.
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02/12/08

[Live report]
29/11/08 @ C.S.A. Capolinea, Faenza (Kalashnikov + Headed nowhere + 1/4 Morto + A Fora de Arrastu)
[Ale] Nonostante ci sia capitato diverse volte di girare lo stivale per suonare la nostra romanti-musica scassata, raramente ci è capitato di sbarcare in Romagna. Forse per il fatto che, pregiudizio vuole, questa regione evochi scenari estivi a base di ombrelloni e piadine, mentre noi evochiamo la steppa siberiana e la zuppa di cavoli. Per dimostrare però che i pregiudizi spesso sbagliano, abbiamo deciso di ricorrere ad un compromesso: si va in Romagna il 29 Novembre, con un tempo di merda, la neve e un freddo che ti gela il culo. Sembrava di stare in Russia.
Tutti fin dall’inizio eravamo contenti di questa data al c.s.a Capolinea, prima di tutto perché avevamo sentito parlare bene del luogo, poi perché nell’occasione si sarebbero incontrate vecchie conoscenze, come Max dei Contrasto, Bruno degli A Fora de Arrastu e il carissimo Casa, organizzatore della data e autore delle splendide t-shirt che da un po’ vendiamo ai concerti spacciandole per nostre; a questo proposito, va detto che Casa è un grande Kalashni-fan: non a caso le sue creazioni si inseriscono alla perfezione nell’immaginario che cerchiamo di evocare e nello spirito della nostra musica! E delle sue magliette la qualità non si discute: non si sono mai sciolte a contatto con il nostro sudore prodotto al termine dei concerti, cosa che talune volte accade.
Dopo aver lautamente pranzato nella nostra bettola di fiducia, partiamo. Il viaggio per Faenza scorre agevole nella bassa innevata, dall’aspetto quasi alieno, purtroppo intristito dall’assenza di Puj e Lisa che per impegni di lavoro arriveranno in treno ad un orario indefinito. Giunti a destinazione, irrorati dall’aria insalubre delle molteplici raffinerie e distillerie che ci circondano (fabbriche di spumante all’urina), il prode Casa, accompagnato dall’amico Stefano, ci guida al Capolinea. Lì il tempo trascorre in allegria tra vino, chiacchierate con gli altri gruppi, vino, chiacchierate tra di noi, vino, chiacchierate da soli. Con noi suoneranno gli A Fora de Arrastu (da Serramanna), ¼ Morto (da Fano) e Headed Nowhere (da Bologna). Verso le 8.30 subito prima del check arrivano Puj e Lisa, i due componenti mancanti: Lisa con intento alcolico battagliero e Stefano/Puj con i dopo-sci d’ordinanza.

In questi frangenti, mi sorge spontanea una riflessione. E’ incredibile come Sarta e Puj, pur essendo fratelli, siano così diversi. Sarta se la gira in sandalo francescano, ininterrottamente da marzo a ottobre, con qualsiasi situazione climatica e metereologica, mentre Puj, ai primi freddi, mette ai piedi degli Scaldotti Imetec. Ciò non fa altro che avvalorare la mia convinzione che, seppur nati da genitori diversi, il destino li abbia voluti unire, grazie ad un provvidenziale scambio di bebé all’ospedale, in nome della musica.
Comunque sia, al completo, effettuiamo il sound-check. Dopodiché viene il momento di una corroborante ed ottima cena: risotto alla milanese (in nostro onore?), spezzatino di seitan con funghi e patate, ed un’inquietante mistura di cipolle, che evitiamo di mangiare per non danneggiare i microfoni nel corso del concerto.

Il tempo che ci separa dall’inizio del concerto viene colmato dalle due cose che sappiamo fare meglio: bere e rintontire di parole chiunque ci capiti a tiro (pratica, altrimenti detta, dell’asciugare il prossimo). In quest’ultima specialità Sarta è campione mondiale, mentre Puj europeo; io mi difendo bene, ma a livello di serie minore. Gli A Fora de Arrastu, che sono i principali bersagli dei nostri sproloqui, sembrano tuttavia apprezzare la cosa, e questo ce li fa immediatamente amare. I quattro sardi sono ragazzi meravigliosi, socievoli e pieni di entusiasmo per quello che fanno. Una bellissima conferma dell’impressione avuta dai precedenti scambi epistolari. Mentre io e Sarta pianifichiamo un tour musicale/gastronomico in Sardegna, Stefano e Bebbo discorrono di black-metal, sfoggiando entrambi una conoscenza esoterica del genere.
Dopo alcuni chupiti di liquore al basilico autoprodotto, lattine di Finkbrau e tazze di vino letale, inizia il concerto. Ad aprire le danze sono gli Headed Nowhere, fautori di un hardcore per addetti ai lavori; personalmente, li ricordo per il batterista dal tiro incredibile, tra l’altro lo stesso degli amici Sumo, e per il mitologico bassista, dallo spettacolare look da comparsa di spaghetti-western di serie B. A seguire gli 1/4 morto, che sinceramente non ricordo granché, a causa di un’ebbrezza ormai lampante; posso dire però che come persone mi hanno lasciato veramente un ottimo ricordo!
E’ la volta degli A.F.D.A., hardcore con testi in sardo e tanta buona attitudine; da sottolineare una cover di Beat it di Micheal Jackson (intitolata "Puzza di carogna") il cui ritornello, in versione sarda, diventa: C'è Sbirri!. E infine i Kalashnikov: il concerto scorre bene nonostante, sia io che Lisa non fossimo in condizioni “ottimali”. Il pubblico sembra tuttavia apprezzare, con richieste di bis; una ragazza chiede una canzone della quale però non ricorda il titolo e purtroppo non possiamo accontentarla.
A concerto concluso, verso le tre di notte, ci assale una fame pantagruelica: su "prezioso" consiglio di Max, secondo il quale intorno è pieno di posti per mangiare a tutte le ore della notte, ci avviamo, sotto una pioggia a dir poco ostinata. Tutto ciò che otteniamo sono i nostri vestiti inzuppati d’acqua gelida, ed un miraggio che ci fa scambiare la sede di una non ben identificata associazione per un surreale ristorante aperto alle quattro del mattino. Umidi e affamati, chiudiamo gli occhi per qualche ora. La sistemazione notturna consiste in materassi stesi in una stanza il cui riscaldamento è paragonabile ad un cerino acceso in uno stadio: insomma, temperatura siderale.

Ci svegliamo di primo mattino, incriccati come se avessimo dormito in una valigia. Decidiamo di fare un giro al M.E.I., (il celebre Meeting delle Etichette musicali Indipendenti), che si trova a due passi dal Capolinea. L’ingresso costa dieci euro (!), ma grazie a Casa entriamo gratis. In realtà ci andiamo più spinti dalla fame che da altro, dal momento che tutti i posti per mangiare sono recintati in quella fiera. Addentrandoci nei padiglioni, l’impressione generale non è delle migliori: se questo è l’attuale stato della discografia indipendente italiana, andiamo bene! Tutto è triste, buttato un po’ lì alla buona, un sacco di fuffa e stand promozionali che con la musica hanno poco a che fare. Mi fa comunque piacere che uno degli stand più curati ed interessanti sia quello di “Tre Accordi records” del vecchio amico Dario, con cui condividemmo tante esperienze al C.S.O.A. Garibaldi di Milano. Dario è al M.E.I. per promuovere le bands della propria scuderia, tra cui scopriamo esserci anche Fratello Metallo (!!!), quel buffo frate che suona heavy-metal, ultimamente alla ribalta dei rotocalchi dozzinali e delle trasmissioni televisive più sceme. Dopo aver italicamente fatto incetta di gadgets gratuiti ce ne andiamo. Sulla strada del ritorno, riflettendo sul Meeting delle Etichette Indipendenti, ci viene in mente una storica frase dell’amico Rocco dei Seminole, con la quale vi lascio: “Non è importante chiedersi se si è indipendenti o meno; la vera domanda è: indipendenti da che cosa?”.
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[Free music for punx]
A FORA DE ARRASTU (punk/h.c. Sardegna) / FECCIA TRICOLORE (punk/h.c. Sicilia) - Split album (cd autoprodotto, 2008)
[Puj] A fora de arrastu, se ho capito bene, in sardo significa una cosa del tipo "Fuori dal seminato". Bruno, Bebbo, Claudio e Davide, da fieri sardi, cantano nel dialetto della propria terra e suonano un h.c. saldamente ancorato agli anni '80, ma molto vario e interessante e che, nelle ultime produzioni, incorpora strumenti atipici (in questo contesto, naturalmente) come il flauto, il sax (e lo scacciapensieri!).
Qua sotto, il loro split con i Feccia Tricolore (altra formazione punk/h.c. isolana, della Sicilia però), la più recente produzione della band. La musica degli A.F.D.A. è pervasa da un sincero afflato libertario, come testimoniano i testi dei brani e le dichiarazioni d'intenti contenute nel booklet: "Questo disco è uno strumento come tanti nella diffusione di pratiche ed idee antiautoritarie e autodeterminate, nello stimolo allo scambio e nella creazione di nuove interazioni, nella socializzazione delle lotte diverse in cui si è coinvolti, per l'autoproduzione etc... etc... Intendiamo incoraggiare l'autogestione a livello territoriale, in modo da riuscire a creare più situazioni possibili atte a mettere in moto finalmente quel furore creativo/distruttore che da tempo bramiamo, ma che in realtà difficilmente riusciamo a sollevare con forza, impegnati come siamo a difendere i pochi spazi di libertà rimasti e a ritrovarsi spesso a contarsi in discrete energie". Davvero toccante il finale di Fui, omi, fui!, in cui Bruno recita un brano anti-carcerario di Xosé Tarrio Gonzales.
Sull'ideale lato b del disco, i Feccia Tricolore da Palermo: h.c. brutale ai confini con il death-metal, a tratti così genuinamente incazzato e disperato da far paura. Concordo pienamente con il testo di Diserta le urne: "Farsa mostruosa, per le strade i manifesti, facce di cazzo, slogan aberranti".

Tracklist: A FORA DE ARRASTU - 1. Su poderi bonu (il potere buono) / 2. Groria a mesu skina (la gloria inferta) / 3. Sa miseria tua - pati segunda (miseria mentale - parte seconda) / 4. Fragu de spaigu (puzza di carogna) [cover di Beat it di M.Jackson!] / 5. Fui, omi fui! (Fuggi, uomo, fuggi!) - FECCIA TRICOLORE - 6. Diserta le urne / 7. Un'arma / 8. Ore perse, giornate buttate / 9. Frontiere / 10. Ora!

31/10/08

[Free books for punx]
T.M. Disch - 1-A (1968)
[Puj] Ancora un inquietante racconto bellico. In "1-A" di Thomas M. Disch si parla di servizio militare di leva, che oggi, almeno dalle nostre parti, è estinto. Da qualche anno niente più visite mediche dei tre giorni, niente più rinvii per motivi di studio, niente più cartoline precetto, niente più dieci mesi di cretinissimo servizio militare.
Thom Disch è un'autore d'indole anarcoide, poeta e genio della fanta-letteratura catastrofica, morto suicida lo scorso marzo, all'età di 68 anni. I suoi racconti sono solitamente un cocktail di angoscia e cinismo, con una spruzzata di seltz e macabra ironia...
Il racconto "1-A" è incluso nella raccolta di Disch dal titolo Fun with your new head (1968), pubblicata per la prima volta in Italia nella collana Urania (n. 750 del giugno 1978).
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[Free music for punx]
UNDERAGE - Africani, terroni, marocchini e.p. (7" - Attack punk 1983)
"Rompete le righe / spezzate i fucili! / non servite più quegli sporchi assassini! / se vi chiamano indietro sputategli addosso / una volta tanto saranno più puliti! / Sporca naja! Sporca naja! / Generali, colonnelli sull'attenti! / pazzi dementi, che cazzo vi frega? / ne muoiono uno, ne muiono cento, che cazzo vi frega?" Classico assoluto! "Sporca Naja" è tratta da Africani, terroni, marocchini, il primo ed ultimo album degli Underage, anarcopunx napoletani degli anni '80.
A caratterizzare il sound dei gruppi dell'epoca erano soprattutto le scelte di registrazione quasi sempre casuali e legate all'impossibilità di trovare studi in grado di decodificare il punk/h.c. Spesso i dischi avevano una produzione così assurda da risultare, ancora oggi, assolutamente originali. Il disco degli Underage ha un suono incredibilmente sporco e sbagliato e rientra pienamente nella categoria dei capolavori chaos punk d'avanguardia: la chitarra suona come una radio malsintonizzata, la batteria è talmente povera da sembrare una base programmata con una tastiera da poche lire, la voce va e viene come se uno aprisse e chiudesse la porta. Gli Underage durarono pochissimo: nel 1983 si erano già sciolti. Oggi, Pippo, il cantante, insegna antropologia all'Università di Praga!

Tracklist: 1. Underage [1:52] 2. Marjuana punk [0:56] 3. Senza leggi [2:25] 4. Kids [1:58] 5. Thanx USA [1:28] 6. Lager [2:48] 7. Sporca naja [2:41] 8. Tre settembre [1:42] 9. Entro domani [1:21].

30/10/08

[Free books for punx]
J. G. Ballard - THE DEAD TIME (1977)
[Puj] The Dead Time (letteralmente: "il tempo morto", tradotto malamente in "guerra finita" dai curatori italiani) è un racconto molto crust di J.G. Ballard (autore già di per sé piuttosto crust) che descrive un agghiacciante scenario post-bellico, dove i morti diventano l'unico conforto per i vivi. I campi di battaglia fumanti, tanto cari alle Dis-bands, si animano di nere passioni e tutto sprofonda in un abisso di nichilismo: da non perdere per voi amanti dell'h.c. paranoico e catastrofico.
The dead time evoca temi tipici del fanta-scrittore inglese ed è vagamente autobiografico: durante la seconda guerra mondiale Ballard (che viveva a Shangai) fu internato con la famiglia in un campo di prigionia giapponese. Il ricordo dell'esperienza influenzerà anche uno dei suoi romanzi più noti: L'impero del sole (1984), dal quale Steven Spielberg trarrà l'omonimo film del 1987.
Il racconto, qui sotto in formato .pdf, è incluso nell'antologia dal titolo "Mitologie del futuro prossimo", pubblicata per la prima volta in Italia nella serie Urania (n. 976 agosto 1984).
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[Free music for punx]
WORSHIP / LOSS - Split e.p. (7" - Painiac rec. 2005)
[Puj] Colonna sonora ideale per Il tempo morto è questo capolavoro in vinile di doom funerario: death-metal melmoso suonato da una banda di zombie putrefatti. Lento, leeeeentissssimoooo...
Sul lato A, i Worship ("culto") con Devived, tedeschi, bavaresi per l'esattezza, formatisi nel 1998 e paladini del doom nichilista; sul lato B, i Loss ("perdita") con An ill body seats my sinking sight, americani, di Nashville, Tennesse, anche loro assolutamente ligi ai canoni del genere. Scenari desolati e insalubri, sui quali regna sovrano il puzzo della decomposizione...
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Tracklist: 1. WORSHIP - Dedived / 2. LOSS - An Ill Body Seats My Sinking Sight.

29/10/08

[Free books for punx]
J.G. Ballard - THEATRE OF WAR (1977)
[Puj] Altro racconto a sfondo bellico di J.G. Ballard, questa volta dai toni satirici. E' lo stesso autore ad anticiparne i contenuti: "Dopo trecento anni è concepibile che una nuova guerra civile [tra la sinistra e la destra] divida il Regno Unito? Do per scontato che, nonostante la negativa esperienza nel sud-est asiatico, gli americani interverrebbero qui con decisione ancora maggiore di quella che dimostrarono in Vietnam, e ciò per difendere i loro interessi economici e militari. Presumo con assoluta certezza che la televisione darebbe un resoconto ininterrrotto e onniscente degli eventi, presentati in forma di special documentario...". Ballard stigmatizza il ruolo cannibalico e voyeristico che i mass-media hanno nel contesto bellico e getta sale sulle ferite ancora fresche di un'America reduce dalla (allora recente) disfatta nel Viet-nam. Divertente la descrizione dei ribelli comunisti che vivono nelle campagne del nord dell'Inghilterra come punx, in comuni tardo-hippie alla Crass. Anche Theatre of war, da qui sotto scaricabile in formato .pdf, è incluso nell'antologia dal titolo "Mitologie del futuro prossimo" (Urania n. 976 agosto 1984).

>>> Download J.G. Ballard Theatre of War novel [ITA] (9 pagg. / .pdf - 8,50 mb.)

[Free music for punx]
DISKONTO - A shattered society e.p. (7" - Profane Existence 1994)
[Puj] Da abbinare alla lettura di Theatre of war, consiglio questo vecchio vinile dei Diskonto, ottima dis-banda di Uppsala, Svezia. I Diskonto (che in svedese significa proprio "discount"!) si sono formati nel 1992 e "A shattered society" ("Una società in frantumi") è il loro primo e.p.
Fragoroso d-beat mono-tematico, ossessionato dall'incubo bellico: titoli classici come "Pioggia di bombe" (Bombregn), "Violentata con la baionetta" (Valdtagen Med Bajonett), "Un mondo senza violenza" (En Varld Utan Vald) e "Ma perchè?" (Men Varfor). Quattordici anni fa, l'interno della copertina del 7" mi colpì molto: ritrae la vittima di un bombardamento in un letto d'ospedale, e sotto la scritta: "...e c'é qualcuno di noi che pensa sia orribile il fatto che i Bad Religion abbiano firmato per una major...". All'epoca infatti (era il 1994) i Bad Religion avevano pubblicato "Stranger than fiction", il loro primo album su Sony e la cosa destò il solito, prevedibile disappunto dei punx più idealisti. I Diskonto, in questo modo, vollero esprimere la loro opinione sull'argomento...

Tracklist: 1. Mentalt Sarajevo / 2. Attioett / 3 Men Varfor / 4. Valdtagen Med Bajonett / 5. Bombregn / 6. Utan Mening / 7. En Varld Utan Vald / 8. Kanrvapenkrig Kraver Liv / 9. Truppmina 12.

>>> Download Diskonto "A shattered society" 7inch in mp3 + complete art scan. (.rar - 23 mb.)

16/10/08

[Live-report]
CONTRASTO (h.c. Cesena) @ Villa Occupata, Milano - 18 maggio '08
[Puj] Un po' di tempo fa, in Villa Occupata a Milano, sono passati i grandi Contrasto, veterani h.c. di Cesena; nell'occasione hanno tenuto un bel concertino spacca-orecchie a base di turbo-core ultra-rovina, graditissimo dai presenti.
Era una notte buia e tempestosa, pioveva a catinelle, ma Io, Sarta e Annalisa eravamo lì: Sarta con il suo micidiale microfono-registratore portatile munito di manico tipo ghiacciolo ha registrato parte del concerto, mentre Annalisa ha filmato con la kalashni-camera e scattato qualche foto, garantendo così ai Contrasto un reportage multimediale della serata da premio Pulitzer. Ah, ah, ah!
Qua sotto, un breve video...
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08/10/08

[We talk about...]
DISCHARGE + RATTUS - Live 24/8/08 in Tampere, Finland.
[Puj] In agosto ho trascorso un po' di giorni in Finlandia. A Tampere, con il mio amico Andrea, chitarrista degli anarcopunx spezzini Anxtv (che vive là), sono andato a vedere il concerto dei Discharge. Di spalla c'erano i Rattus, antica h.c. band finnica degli anni '80.
I Discharge, inglesi di Stoke-on-Trent, a sud di Liverpool, sono il gruppo che, a livello sia musicale che iconografico, ha maggiormente influenzato la musica punk/h.c. D.I.Y. degli ultimi 20 anni. A loro è intitolato un celebre ritmo di batteria (il D-Beat); a loro si deve la nascita di un genere: il crust; bands che utilizzano il prefisso Dis- nel loro nome ce ne sono a valanghe in tutto il mondo (tra le più note: Disfear, Diskonto, Disclose, Disrupt...).
Ascoltati oggi, i primi vinili dei Discharge possono sembrare piuttosto scontati; mantengono però quell'aura paranoica e catastrofica che li ha resi celebri: la guerra assunta a madre di tutti gli orrori, a male assoluto.
Di certo, il concerto dei Discharge 2008 a Tampere, non mi ha evocato granché della magia nichilista che li ha resi celebri (e tantomeno mi ha scosso quello dei Rattus!). Alla voce, Tony "the Rat" Martin (dei Varukers) ci ha messo impegno, ma tutto è risultato vano: sono rimasto impassibile come un ghiacciolo finlandese. Complice forse, la sala concerti con palco in abete e sipario rosso, collocato in un elegante club con guardaroba, ristorante e tavolini. Complice forse il pubblico educato, tipicamente nordico (eccezion fatta per un ubriaco che ha improvvisato un goffo stage-diving, annientando se stesso e alcune ragazze).
Insomma, le reunion sono sempre malinconiche ed è mille volte meglio riscoprire i gruppi del passato attraverso i loro vecchi dischi, piuttosto che servendosi di macabri juke-box umani che si trascinano da palco a palco! Ecco quindi che ho deciso di postare due album per ciascuna band: il primo e l'ultimo (prima di eventuali reunion) di Discharge e Rattus; il punto di partenza e di arrivo di due percorsi musicali piuttosto analoghi: dagli esordi, influenzati dal primo punk inglese, alla decadenza metal, prima dello scioglimento, avvenuto alla fine degli anni '80 per i Rattus e negli anni '90 per i Discharge.
Entrambe le bands si sono riformate all'inizio del nuovo millennio e hanno registrato dischi che dicono poco o nulla, risolvendosi in banale merchandising promozionale a supporto dei nuovi tour...

[Free music for punx]
DISCHARGE - Realities of War (7" - Clay 1980)
[Puj] Il primo, acerbo singolo dei Discharge. Copertina epocale, replicata centinaia di volte dai punx di tutto il mondo e quattro brandelli di rumore disperato: "Le realtà della guerra" (La guerra è un buco nero di oblio / Le realtà della guerra sono talmente inquietanti / Loro la dichiarano, ma non sentono le grida di paura / Cadaveri mutilati e carne carbonizzata / ricoprono il campo i battaglia / ma lì i loro corpi non saranno trovati!) "Loro lo dichiarano" (Loro hanno il diritto, ma che fottuto diritto? / di dire che io devo combattere le loro fottute guerre / Loro lo dichiarano! / Perché io dovrei combattere le loro fottute guerre? / quando loro se ne sbattono della mia opinione sulla guerra? / Loro lo dichiarano! Perché devo essere complice dei loro delitti ed essere ucciso? / A loro non interessa se ne uscirò vivo o morto / a loro interessa solo "Morte o Gloria!" / Loro, loro la dichiarano! Guerra! Guerra! Guerra!), ""...Ma dopo il concerto" ed infine "Vittima della società".
Due anni dopo, uscirà il primo album dei Discharge: "Hear nothing, see nothing, say nothing". E allora il crust apocalittico entrerà in hit parade: al numero 40 della classifica inglese degli album più venduti e al numero 2 della classifica delle produzioni indie.
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Tracklist: 1. Realities of war / 2. They declare it / 3. But after the concert / 4. Society's victim.

>>> Download DISCHARGE - Realities of War 7" - 1980 (.rar - 7 mb.)

[Free music for punx]
DISCHARGE - Shootin' up the world (cd - Clay 1993)
[Puj] Dopo questo album, ignorato da critica e pubblico, i Discharge gettarono la spugna. Ritroverranno le motivazioni soltanto nel 2002 quando publicheranno l'album "Discharge" (che fantasia), che li rimetterà in pista.
"Shootin'..." è davvero goffo: boh!-metal che prova ad essere crossover come lo si intendeva a quei tempi, ma che in realtà assomiglia di più a funky spompato suonato da una band death-metal. All'epoca, non lo ascoltò nessuno.
Il disco non era così terribile, anzi, ben meglio del precedente, claudicante, "Massacre" (1991); ma sono gli anni dei Guns'n'Roses e del grunge: i Discharge non si intonano più con niente e vengono dismessi. Il loro culto sopravvive soltanto nell'underground più oscuro: nei bassifondi esistono già decine di Dis-gruppi devoti al sound catastrofico della band; ne plagiano la musica, le grafiche di copertina e addirittura il logo. Saranno questi gruppi, provenienti in massa dalla Scandinavia, dal Giappone, dagli Stati Uniti, ma anche dal resto del mondo, a riportare in auge dopo un decennio le sonorità dischargiane, con spirito di totale emulazione...
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Tracklist: 1. Manson child / 2. Lost in you / 3. Shootin' up the world / 4. Psycho active / 5. Leaders deceivers / 6. Fantasy overload / 7. Down and dirty / 8. Never come to care / 9. Real live snuff / 10. Exiled in hell / 11. Reprise.
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[Free music for punx]
RATTUS - Khomeini rock / Muotipunk (7" - Hilipili rec. 1980)
[Puj] Rattus, banalmente vuol dire "ratto", però grosso, di fogna. Ma non in finlandese, bensì in latino. Infatti, il nome è ispirato al titolo del primo disco dei proto-punks inglesi The Stranglers, "Rattus Norvegicus".
Annoverati tra i principali esponenti della scena h.c. finlandese degli anni '80, i Rattus si formano alla fine del decennio precedente e incidono il primo e.p. nel 1980, influenzato dalle sonorità del primo punk inglese. Un 45 giri con due pezzi dai titoli semi-demenziali ("Khomeini rock" e "Fashion punk") e una copertina dall'appeal davvero scarso, probabilemente una delle peggiori a memoria d'uomo. Anche la musica non fa fare piroette di gioia: punk-rock anonimo e scassato, poi rigettato dalla band.
Nell'81 i Rattus ascoltano i Discharge, abbandonano le influenze punk-rock e si danno all'h.c. paranoico. Nel frattempo suonano in giro e migliorano. Tra l'81 e l'84 pubblicano le loro cose più riuscite, tra cui: l'e.p. "Rajoitettu ydinsota" (tradotto: "Guerra nucleare circoscritta" ...?), l'e.p. "Rattus on rautaa" (tradotto: "I Rattus sono di ferro" ...?!) e l'album "WC räjähtää" (tradotto: "Il w.c. esplode" ...!?!?!). Insomma: i titoli non erano il loro forte. Nell'84, durante un tour europeo, suonano al Virus di Milano, una settimana prima dello sgombero (ricordano i punx italiani come grandi ballerini!).
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Tracklist: 1. Khomeini rock / 2. Muotipunk.

>>> Download RATTUS - Khomeini rock / Muotipunk 7" - 1980 (.rar - 4 mb.)

[Free music for punx]
RATTUS - Stolen life (lp - Neg.Fx. records 1987)
[Puj] Alla metà degli anni '80, succede ai Rattus quello che successe ai Discharge e a tante punk bands dell'epoca: s'innamorano del thrash-metal e si ispirano a Venom, Slayer e Metallica.
Da una parte, non sono abbastanza bravi a suonare per piacere ai metallari, dall'altra, i pochi punx rimasti storcono il naso e, da sotto il palco, sbraitano: ridateci i pezzi vecchi!
Stolen life è un classico album h.c. underground della fine degli anni '80 e fa tenerezza: riff para-metal eseguiti in modo non impeccabile, tentativi falliti di aggrovigliare le ritmiche, tematiche post-atomic-dark sui generis. Un sound che più anacronistico oggi è difficile immaginare! Le parti cantate sono davvero buffe, sbiascicate ed insane.
I Rattus si scioglieranno dopo la pubblicazione di questo disco per poi tornare insieme nel 2001, colti dalla febbre della reunion (che ultimamente fa strage di buoni gruppi del passato). Oggi suonano con una certa frequenza ed eseguono esclusivamente i pezzi dei loro dischi strettamente punk/h.c...

Tracklist: 1. Troops of dark force / 2. Stolen life / 3. Bad dreams / 4. Black clouds / 5. A moment before death / 6. Poor boy / 7. Sleep in boothill / 8. Nobody can help / 9. Geronimo / 10. Will...?

28/09/08

[Kala-tour report]
KALASHNIKOV Live in Greece! 19/9 Thessaloniki @ Fabrika Yfanet - 20/9 Volos @ Matzagou Squat
[Ale] A seguito del buon riscontro ricevuto l’anno passato in terra greca, i Kalashnikov decidono di tornare sul luogo del delitto. Giovedì ci troviamo tutti carichi (di entusiasmo e bagagli) a Malpensa pronti ad imbarcarci per Atene. All’arrivo, puntuale ad attenderci, troviamo il nostro fidato ed ormai consolidato contatto ellenico: Sapilla. In greco “sapilla” significa “marcio”.
In aeroporto prendiamo a nolo un furgone 9 posti, ma siamo in 10. Si sa, l’arguzia si acuisce nelle necessità: in questa, però, nessuna soluzione geniale si affaccia alle nostre menti. Decidiamo semplicemente di infilarci tutti e dieci in furgone, Sapilla compreso, anche perché pensavamo conoscesse la strada per casa sua (cosa che si rivelerà non del tutto vera). Riteniamo opportuno nascondere uno di noi sotto i sedili, onde evitare problemi con gli sbirri locali. Dato che l’abito fa il monaco, la scelta del sacrificato ricade sull’unico di noi che indossa sandali francescani da trekking: il buon Sarta. Dopo un’ora e mezza e diversi sbagli di strada, siamo a casa di Sapilla; senza multa, ma con un chitarrista ormai privo delle gambe.
La giornata si conclude con una visita serale all’Acropoli ed una capatina nella più nota gelateria di Atene, almeno a detta della nostra guida, la quale ci esorta a provarne la specialità: un gelato al cioccolato sormontato da un biscotto al cioccolato, ricoperto di cioccolato, ripieno di cioccolato, cotto in forno di cioccolato, il cui apporto calorico è sufficiente a sfamare una famiglia di 4 persone per un mese. Poi tutti a dormire, in vista del viaggetto del giorno successivo: Atene-Thessaloniki 600 Km.
Venerdì, di buon mattino, partiamo alla volta della Fabrika Yfanet, la più grande casa occupata d’Europa: uno squat ricavato da una ex-industria tessile che occupa un intero isolato! E' anche l'attuale abitazione di Sapilla, nella quale vive da circa un anno. Lo spazio è davvero sterminato: lo squat ospita addirittura una pista per bmx! Oltre ad un bazaar, un internet-café, una palestra, un atelier e una sala concerti da 500 persone!
Al nostro arrivo, ci accoglie, l’immancabile fasolakia: specialità greca a base di legumi simil-fava che mangeremo a pranzo e cena per quattro giorni consecutivi. Mentre consumiamo il pasto, prendiamo coscienza di un problema, che sarà un po’ il leit-motiv della giornata: carenza di birra! E’ subito panico. I greci, lo sapevamo, non sono grandi bevitori.
Terminato il lauto pranzo, riusciamo fortunatamente ad impossessarci di un’agognata bottiglia di birra e il pomeriggio trascorre sbevazzando allegramente nel cortile della Fabbrica. Col passare delle ore la casa inizia a riempirsi e l’atmosfera si fa frizzante, salvo poi sgonfiarsi come un materassino al sole verso le 22.00, quando tutta la birra nelle dispense del centro (non molta per la verità) termina! Stupiti ed incuriositi da quest’evento, che in Italia avrebbe provocato un’insurrezione popolare, chiediamo spiegazioni. I ragazzi del centro ci dicono che preferiscono che la gente non beva troppo perché altrimenti diventa molesta; in fondo, è giusto, pensiamo noi: a quante risse in stato di ubriachezza abbiamo assistito nei dopo concerti negli squat! Sospettiamo, comunque che non si tratti di un rimedio molto efficace dal momento che tutti, poi, si portano il cibo cotto da casa e sono belli storti ugualmente!
Un'altra pratica messa in atto dai ragazzi e dalle ragazze di Yfanet ci colpisce, questa volta positivamente: nello squat nulla ha prezzo, tutto è ad offerta libera, birra compresa. Non c'è il bancone con dietro i baristi, ma solo un frigo e una cassetta per le offerte: uno prende e lascia quello che ritiene opportuno. Questo funziona anche per dischi, vestiti, libri, concerti... E' una cosa davvero bella, anche se davvero rischiosa per i bilanci del centro!
Dato che, in Grecia, si pranza e si cena in una volta sola (alle 4 del pomeriggio!), usciamo a procacciarci del cibo. Al nostro ritorno la Fabbrica brulica di variegata umanità e s’inizia a suonare. La sala concerti è si trova in un sotterraneo senza il minimo ricambio d’aria; grazie al fumo ed al sudore si crea un microclima tipo cesso chimico intasato. Ad aprire le danze ci pensano i Prigogine, gruppo simil-crossover a due voci. Poi tocca a noi. La scaletta preparata con tanta dedizione è pantagruelica: 19 pezzi per un paio d’ore di musica. Nonostante qualche intoppo fila liscia e sembra essere apprezzata tanto da chi già ci conosce quanto dai neofiti.
Il dopo concerto è funestato dalla notizia di un attacco fascista contro tre ragazzini, aggrediti nei pressi dello squat. Alcuni punx, fino ad un secondo prima tumulati sotto le panchine, si rianimino come automi programmati per un unico scopo: trovare i colpevoli dell’aggressione! Si respira reale tensione, ma dopo un’ora di ricerche senza esito torna la normalità e si va a dormire…
Sabato. Al risveglio, ancora una volta, Claudio, il nostro fidato driver, non trova più la sua felpa. Era accaduto anche durante il tour in Francia di qualche mese fa. Di per sé, non sarebbe un gran problema se non fosse per il fatto che i vestiti che Claudio, il seminatore di felpe, si porta in tour sono quelli che uno solitamente mette in borsa per andare in palestra, e che la temperatura fuori rasentava i 10 gradi centigradi.
Ci mettiamo in marcia verso Volos, cittadina universitaria a circa 200 Km da Salonicco. Il luogo del concerto è il Matsagou Squat. Ci accoglie un ottimo pranzo self-service; la gente del posto è veramente cordiale e l’atmosfera molto rilassata. Decidiamo di fare un giro per Volos. Sarà per il tempo, sarà per la stanchezza, ma la cittadina ci si presenta attraente come un minestrone bollente a ferragosto. Entriamo così in un market: vogliamo acquistare gli ingredienti per un trionfale kala-aperitivo. Sapilla riesce anche qui a litigare con una cassiera che lo ha scambiato per un punk taccheggiatore. Torniamo al centro e cuciniamo un gin Lemon al sapore di medicina, apriamo un paio di scatolette di tonno e diamo il via ad un torneo italo-greco di jenga.
Al momento del sound-check, una brutta sorpresa: uno dei due amplificatori per chitarra ha 15 watt e sfoggia la potenza di un Ciao senza benzina in salita! Ad aprire la serata ci sono gli Atopia, gruppo death-metal con violino, il cui cantante è degli Straitjacket Fit, nostre vecchie conoscenze di Patrasso; a seguire un gruppo di giovanotti del luogo, i Bazooka (Bazooka + Kalashnikov = Ka-boom!), caratterizzati dall’uso di due batterie che fanno esattamente la stessa ritmica (?) e ci offrono venti minuti di grunge psichedelico alla Tad/Melvins anni ‘90 .
Quando saliamo per suonare la gente sembra molto calda e, nonostante qualche "lievissimo" problema iniziale (non sentiamo niente), il concerto entra nel vivo. Il pubblico svolazza qua è là, e ci si diverte tutti assieme. Un avariato mezzo nudo sale ripetutamente sul palco dando vita a sketch con un'ottima spalla (Sarta); si avvolge con la nostra bandiera, utilzzandola come mantella. Riceverà, da parte mia, una bella doccia di birra.
Dopo circa due ore di concerto, quando pensiamo che la serata sia terminata, si manifesta sul palco prima un gruppo brutal-death adolescenziale, poi una jam session crust-grind completamente improvvisata. Questa strana formazione vede i due fonici rispettivamente alla chitarra e ad una delle voci. Alla seconda voce un'urlatrice greco-russa. Come già in altre occasioni il demone della rovina h.c. si impossessa di noi e soprattutto di Sarta che come rinvigorito da questa folata, novello super eroe, snocciola tutte le sue armi segrete. Nell’ordine: candela verticale a centro palco, finte di corpo, abbraccio sodomita al chitarrista, girandola di lattine verso il gruppo, stage diving variegati a tutti i gusti.
Al termine di questo estremo fuori programma siamo sfiniti e pronti per il meritato riposo. La nostra sistemazione notturna è una stanza con una decina di materassi a terra da condividere con chiunque, compresi due cani. Puj si accomoda accanto ad un Super-Punk con creste a stalagmite di 50 centimetri che, nella fosca luce della notte, proietteranno sul muro della stanza ombre cinesi di dinosauri estinti da milioni di anni. Il Super Punk si è rivelato a sorpresa un ottimo compagno di stanza; un po’ più invadente si rivelerà un cane che cospargerà la stanza di merde.
Mentre alcuni componenti del gruppo decidono di andare a dormire, un tragicomico trio decide di accettare l’invito ad un rave che si svolge in un’altra ala della casa. Attraversati alcuni vicoli e corridoi io, il Don e Claudio giungiamo in una sala buia con musica drum’n’bass a manetta ed una trentina di indemoniati che danzano in preda al Ballo di San Vito. Veniamo circuiti con alcolici di ottima fattura e dubbia provenienza. Sarà stato l’alcool, sarà stata l’euforia, sarà stato un sano spirito di competizione, ma Claudio, su nostro tendenzioso invito, decide di imitare le gesta di una ragazza che fa la verticale appoggiata ad una parete. L’esito (rovinoso) di questo gesto sarà ricordato per anni. L’azione, fonte di ilarità per tutti i presenti, lascerà nel povero Claudio segni che ne mineranno la deambulazione nei giorni a seguire.
Non resta che andare a dormire. La visione che si presenta una volta entrati in camera non è delle più rassicuranti: odori ed aromi di vario genere ci abbracciano come le spire di un boa composto di merda e piscio e, come se non bastasse, un cagnetto occupa il giaciglio del Don che, in barba al Wwf, lo trascina malamente fuori dal suo sacco a pelo. A parte questo, le 4 ore che ci separano dal risveglio scorrono scomode ed inquiete.
Domenica, un plotone di reduci della Grande Guerra fa ritorno ad Atene per una giornata di riposo, dal momento che il concerto in città è saltato: Villa Amalias ha subìto un attacco incendiario ed è quindi inagibile.
Per la serata Sapilla ci ha organizzato una cena a casa sua (ha promesso di cucinare la pizza più buona del mondo), con amici greci conosciuti lo scorso anno: ritroviamo Fotis, Yorgos e Anna dei Valpourghia Nykta e alcuni componenti dei Kill the Cat. Così tra birre gelate e pizza al ketchup la serata si avvia verso una colossale dormita rigenerante. La mattina dopo è già ora di tornare in aeroporto per volare verso la nostra madre matrigna: Milano. YA SAS, MALAKA!