...VISITORS!
«Mio
caro giovane amico» disse Mustafà Mond «la civiltà non ha assolutamente bisogno
di nobiltà o eroismo. Queste cose sono sintomi d'insufficienza politica. In una
società convenientemente organizzata come la nostra nessuno ha delle occasioni
di essere nobile ed eroico. Bisogna che le condizioni diventino profondamente
instabili prima che l'occasione possa presentarsi. Dove ci sono guerre, dove ci
sono giuramenti di fedeltà condivisi, dove ci sono tentazioni a cui resistere,
oggetti d'amore per i quali combattere o da difendere, là certo la nobiltà e
l'eroismo hanno un peso...» Il Mondo Nuovo (Brave New World), Aldous Huxley,
1932
[Valeria] La verità ha il suono di uno schiaffo e si
presenta come pelle verde e squamosa, sotto un travestimento ben riuscito. Il
ricordo comune è quello di un segreto difficile da mandar giù, come ratti
ingoiati ancora vivi e scalpitanti, dalla bella e spietata Diana e il suo
make-up da top model. Un ricordo indelebile: quel volto sfregiato che svela un
orribile rettile, con gli occhi rossi e le pupille a fessura.
Per chi è stato bambino nei primi anni
Ottanta, quello dei Visitors, è un incubo pop difficile da dimenticare. Ma è
stato proprio il desiderio di esorcizzare quella paura infantile e/o la ricerca
di una manciata di ore di puro intrattenimento trash e nostalgico, che hanno
creato un’occasione di riflessione inaspettata.
Tutto inizia con un reporter d’assalto che
racconta una guerra. Una battaglia combattuta con armi convenzionali a cui
siamo abituati: bombe, fucili, proiettili ed elicotteri militari. Ci sono
vittime e ci sono carnefici. I due schieramenti sono ben evidenti. Ed è proprio
lì, in tutto il suo mistico orrore, che si presenta per la prima volta
l'immensa navicella spaziale dei visitatori.
La prima di tante che andranno a proiettare un'ombra minacciosa sulle
principali città del mondo. Eppure i Visitatori sono venuti in pace. La
loro voce è fredda e metallica, ma parlano la nostra lingua. Parlano a noi. Uno
per uno. In ogni angolo della Terra risuona il conto alla rovescia, verso l'alba di una nuova era o verso
l'ultima alba che vedremo, pigola spaventata la tipica teenager americana
che “non vuole morire senza averlo mai fatto”.
Gli alieni hanno scelto nomi “terrestri”
perché i loro sono troppo complicati da comprendere e memorizzare. Solo nomi di
battesimo, semplici e comuni, senza cognome e senza titolo. Sono John, Peter e
Diana. Come il nostro vicino di casa o il collega con cui ci si fuma una
sigaretta prima di un turno in fabbrica. I Visitatori
sono venuti da noi a causa del sovraffollamento del loro pianeta di origine.
Come può l'umanità far fronte al problema
del rapido incremento demografico? Non molto bene. I fatti dimostrano che in
quasi tutti i paesi sottosviluppati la sorte dell'individuo medio è
considerevolmente peggiorata nell'ultimo mezzo secolo. La gente si nutre
peggio. È diminuita la quantità di beni pro capite. E in pratica ogni tentativo
di migliorare la situazione è andato a vuoto, per la pressione continua
dell'incremento demografico. Ogni qual volta si fa precaria la vita economica
d'una nazione, il governo centrale è costretto ad assumersi nuove
responsabilità, per il benessere generale. Deve elaborare nuovi programmi per
far fronte alla situazione critica; deve imporre nuove restrizioni alle attività
dei soggetti; e se, come probabile, dal peggioramento delle condizioni
economiche consegue agitazione politica, o ribellione aperta, il governo
centrale deve intervenire, a tutela dell'ordine pubblico e della propria
autorità. Ritorno Al Nuovo Mondo (Brave New World
Revisited) Aldous Huxley, 1958
Le risorse del loro pianeta si stanno
esaurendo, al contrario della Terra che ne è ricca. Scopriremo ben presto che
quelle “risorse” non sono altro che acqua e carne. Siamo nel 1984 e risulta
piuttosto inquietante - una sorta di oscuro presagio - il fatto che a distanza
di trent'anni esatti, nella realtà, carne ed acqua siano effettivamente
diventate delle emergenze ambientali e sociali. I Visitatori vogliono
prosciugare le risorse idriche della Terra ed “importare” il bestiame, cioè
l'uomo, per nutrirsene. Esaurite le risorse della Terra, invaderanno un altro
pianeta. E così via... perché nonostante abbiano la consapevolezza che il loro
tenore di vita sia ingestibile, distruttivo e parassitario, preferiscono aggredire,
schiacciare e sfruttare l’”altro” piuttosto che rimettere in discussione loro
stessi.
La Storia ha però insegnato - a questi
grossi rettili antropomorfi - che nell’epoca moderna una guerra manifesta non è
quasi mai la scelta migliore. Le guerre sono lunghe, costose e fiaccano gli
animi dei cittadini già inquiete per la crisi. Il modo migliore per ottenere
ciò che vogliono, è fare in modo che siano gli stessi uomini – l’anello debole
del sistema Universo - a fabbricare le catene della propria schiavitù. Abbiamo
detto che i Visitatori parlano la stessa lingua dei terrestri ed infatti
promettono loro soldi, lavoro ed una cura per il cancro. In cambio prendono in
gestione le fabbriche della Terra, scelgono una schiera di giornalisti come
portavoce ed istituiscono il club de “Gli
amici dei Visitatori”, una falange paramilitare a metà strada tra i
Boy-Scout e la Gioventù Hitleriana.
Hanno quattro dita e un pollice,
condividiamo lo stesso percorso evolutivo, dice
l'antropologo che comincia a farsi troppe domande sui Visitatori. L'uomo
ha notato che hanno la pelle fredda, non mangiano cibo cotto, non vengono punti
dalle zanzare e al loro passaggio fanno innervosire gli animali. Sembrano
come noi, ma sono diversi. La loro è soltanto una maschera rassicurante, denuncia
la biologa che raccoglie un campione della loro pelle “umana”... Spariranno nel
nulla. Dall'oggi al domani. Prima nelle università, poi nei laboratori di
ricerca ed infine persino i medici negli ospedali. Li prendono uno ad uno. Loro
e la loro sconveniente predisposizione a farsi domande. Ma devono farlo senza destare dissensi, perché il popolo deve
continuare ad amarli. I Visitatori
hanno bisogno di essere legittimati anche in ambito affettivo. E non c’è nulla
come mostrare la propria debolezza per giustificare una presa di posizione
autoritaria o un’aggressione violenta. Perché se ci sono delle vittime, ci sono
dei cattivi. I giornalisti di regime urlano ai quattro venti che una
fantomatica congiura degli scienziati minaccia la stabilità e la pace. Gli scienziati fanno diventare tristi i
nostri amici Visitatori! I Visitatori sono buoni! Portano lavoro e portano progresso!
Ingrati! Ecco così che gli uomini di
scienza diventano detestabili e sconvenienti dal punto di vista sociale. Sono
terroristi. Vanno segnalati e tenuti sotto controllo. Non vanno invitati alle
feste. Vanno allontanati e disprezzati persino i parenti più stretti o i vicini
di casa.
«Ogni
cambiamento è una minaccia alla stabilità. Questa è un'altra ragione per cui
siamo poco disposti a utilizzare nuove invenzioni. Ogni scoperta nel campo
della scienza pura è sovversiva in potenza; anche la scienza deve essere
trattata come un possibile nemico. Sì, anche la scienza.» Il Mondo Nuovo
(Brave New World), Aldous Huxley, 1932
È come nel '38 a Berlino,
dice il sopravvissuto all'Olocausto che ospita una famiglia di scienziati
fuggiaschi. Li nasconde agli occhi di quel nipote buono a nulla, membro de “Gli
amici dei visitatori”. Il ragazzo ha
aderito in cambio di armi, una divisa e quel poco di potere, che usa per
cercare di far sua la figlia vergine dello scienziato. Al rifiuto di lei segue
la vendetta: la famiglia viene denunciata e deportata. Le guardie però,
troveranno soltanto il vecchio con la kippah sul capo che intona un canto
sacro.
Insieme alla repressione, arriva la
propaganda. Grandi manifesti che tappezzano le strade e che ritraggono i Visitatori
sorridenti nelle loro divise ed una grossa scritta “OUR FRIENDS”. Faccio solo il mio lavoro,
si difende la giornalista che fa da eco al volere degli invasori. Ho sentito
questa frase decine e decine di volte durante il processo di Norimberga, la
accusa un collega.
E poi c'è la resistenza. Disorganizzata,
raffazzonata e per nulla incisiva, ma c'è... e ha il volto di una vecchia che
scaglia una molotov nella navicella del nemico. Ha il volto di una giovane
leader pasionaria che deve decidere,
minuto per minuto, quali saranno le sue azioni. Nessuno le ha spiegato come si
fa... eppure lei prende il comando e guida la rivolta. Ed è in questa – qualcuno
direbbe - epica ed eroica battaglia che scopriamo però quanta paura, quanta
vigliaccheria e quante morti inutili può portare con sé la lotta
all'oppressore. Persino in un telefilm degli anni Ottanta! Nessuno dei membri della resistenza è
convinto di fare la cosa giusta. Nessuno si sente un eroe o parte di qualcosa
di epico. La paura è tale da spingere uomini forti ed intelligenti ad atti vili
e codardi. Nessuno ha la certezza che le proprie azioni, il proprio sacrificio
o il correre dei rischi, avranno poi un’effettiva ripercussione positiva per la
lotta... eppure vanno avanti, spinti da qualcosa che è difficile spiegare...
Viene per esempio, spontaneo chiedersi quanto “eroica” possa sentirsi quella
giovane e bella ragazza, nel momento in cui sacrifica il proprio corpo e la
propria sessualità, per estorcere informazioni sensibili al nemico reso
vulnerabile a affabile durante il post-coitum. O quanta nobiltà ci sia nella
crudele – ma utile – morte dell'anziana signora che viene uccisa come un cane
in uno scantinato, durante un'azione di sabotaggio. Come c’è ben poco di
poetico nel “terrorista di professione” che porta disciplina e tecnica, a
quella che era una manciata di uomini e donne disperati. Eppure ogni singolo
atto, nella sua confusione o nella sua miseria apparente, porterà gli uomini
alla vittoria e alla libertà. Così, come tanti puntini collegati tra loro che
conducono ad un disegno più ampio. Un disegno che il singolo individuo forse,
non può comprendere nella sua interezza.
E c'è quella frase... all'inizio di ogni
puntata: All'eroismo dei combattenti
della resistenza – passata, presente e futura – dedichiamo con rispetto questo
lavoro. E quella V, rossa, dipinta con la vernice spray. La “V” della
vittoria degli uomini liberi. Morte ai lucertoloni!
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