03/05/08

[Kalashni-tour report – part 6 of 6]
3/5: MARSEILLE (Francia) @ Machine à Coudre
[Puj] Il sole... il mare... Marsiglia! Dopo un lungo viaggio ci rovesciamo nel caos che anima la città: veniamo da concerti in montagna e in piccole città di provincia; ritrovare l'infernale traffico metropolitano è sentirsi un po' a casa... Oltrepassiamo un centinaio di semafori e ci tuffiamo nel pieno centro. Ad un certo punto imbocchiamo una stradina in salita: c'è un semaforo in cima, ovviamento rosso. Da fermi cerchiamo di ripartire, ma il furgone non ne vuole sapere: anzi, stracarico com'è, va all'indietro! Claudio schiaccia a tavoletta, ma niente! Mi giro giusto il tempo di vedere dietro di noi, un poker di briganti tatuati, stipati in una macchinaccia polverosa. Poi, al secondo tentativo, il bastardo a 4 ruote riparte, traendoci in salvo.
La Machine à coudre, il bar dove suoneremo, è collocato in un vicolo puzzolente, ben inculato, nella zona 100% magrebina. Un bambino grasso gioca a pallone lì davanti non curante della nostra presenza. Essendo entrati in contromano, rovesciamo tutta la roba dal furgone in fretta e furia sulla strada, mentre Claudio e Sarta ripartono per cercare un parcheggio. Torneranno due ore dopo.
Marsiglia ha un'atmosfera davvero indescrivibile per chi non l'ha provata: una metropoli esotico-caotica dal volto afro, dove tutti sembrano avere molta fretta e totale sprezzo delle regole. Un dedalo di vie, baretti, negoziacci, facce da stronzi e donne bellissime. La Machine à Coudre ("Macchina da cucire", poiché i tavolini all'entrata sono ricavati da vecchie postazioni per cucire a macchina) è un locale molto piccolo, claustrofobico, che si sviluppa in lunghezza su tre livelli. Sembra un cocktail-bar ma è un po' tutto sgarrupato, e questo gli dà un feeling di certo punk. E' un ritrovo rockabilly: come mi conferma Richard, la musica punk marsigliese è molto legata all'estetica e al suono anni '50, spesso abbinato ad un'attitudine street da skinhead. La cosa che subito ci sorprende è il fatto che il locale abbia l'entrata sprangata e che per accedere al suo interno sia necessario suonare un campanello. Verso mezzanotte, mettendo il naso fuori capiamo il perché: aiuto! Che facce per le strade! Sarà la mia immaginazione, ma in giro vedo solo teppisti e tagliagole!
Dopo aver gustato per la terza volta consecutiva in tre giorni del sano (ma stopposissimo) cous cous, decido di farmi un giro per i dintorni alla ricerca di cibo alternativo. Il vicolo è deserto. A passeggio, incazzato, un uomo eburneo alto due metri con una cicatrice sulla guancia, che non perde occasione per guardarmi male. Percorro alcuni metri e un gruppo di banditi algerini dall'altro lato della strada sghignazza e mi indica. Io faccio come se niente fosse, aspettandomi però da un momento all'altro di sentire nel collo un ago avvelento sparato da un qualche sicario, con un colpo di cerbottana. Raggiungo quello che mi pare essere un fast-food etnico: dentro c'è solo un bancone insanguinato con alcuni pezzi di bue accatastati, che un omaccione baffuto taglia, cuoce e infila in un panino! Non l'ideale per un vegetariano... Metto il piede sulla soglia e il signore alza lo sguardo torvo brandendo una mannaia lorda di sangue. Mi congedo salutando in italiano e torno alla base con un nulla di fatto.
Nel frattempo è salita sul palco una band locale: giovanotti vestiti con abiti sgargianti che paiono finte drag-queen da parrocchia ad una festa gogliardica di addio al celibato. Suonano il peggior punk-rock che potete immaginare con i peggiori suoni che potete immaginare. Richard mi si avvicina e mi fa: "Questo è il tipico sound dei gruppi di Marsiglia". E io: "Me' coioni!". I successivi Sundance Kids sono invece una rivelazione: surf music morriconiana (con tanto di fischio alla Alessandro Alessandroni, e chi ha orecchie per intendere intenda). Bravi! Bravi!
Noi attacchiamo e partiamo, davanti ad un pubblico esagitato, ubriachissimo, davvero pazzo. Il pavimento è scivoloso, così, a turno, tutti volano per terra, in un liquame di sputi e sudore. Tutti si tuffano, chi pogando, chi solamente passeggiando ignaro: signore col taieur aggrappate a cocktail trasparenti, ballerini punkabilly col ciuffo impomatato, squinzie leopardate, satanelli anarcopunk e ubriaconi magrebini. Eddy, un ragazzone rasato che sembra un mastino, non vuole farci scendere dal palco e io non oso contraddirlo. Suoniamo un altro po', poi cerco di corromperlo regalandogli un nostro cd. Lui lo prende e poi dice: "Oh, grazie! Ma ora continuate". Che serata divertente!

>>> Download KALASHNIKOV VIDEO - LIVE at La Machine à Coudre (.flv - 88 mb.)

A fine concerto sopraggiunge Christophe, ruzzolando sulle chiappe da una rampa di scalini. Chris è un punk marsigliese che offrirà la sua ospitalità ad una parte della truppa; i restanti corpi sudati avranno invece l'onore di essere ospitati dal grande disegnatore di fumetti Tchoupì. Il viaggio a piedi con Christophe, nella Marsiglia notturna ha qualcosa di irreale. Tra una pisciata agli angoli delle strade e l'altra, discorriamo di Oi! bands italiane di cui Chris è sommo conoscitore... casa sua, ubicata in un vecchio edificio, è suggestiva, con quei soffitti altissimi e i corridoi spogli, intermidabili. Ci incastriamo come pezzi di un puzzle nella stanza di Chris e piombiamo nel sonno. Ci svegliamo di buon ora, lasciamo un biglietto di ringraziamento al nostro ospite e ci apprestiamo a raggiungere il resto del collettivo. La giornata è magnifica, ma c'è un po' di malinconia perché il kalashni-tour è finito. Per rovinarmi definitivamente l'umore, faccio colazione con una briosche al burro fuso e bulloni che digerirò a Milano...
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[Free music for punx]
SUNDANCE KIDS (Western-surf, Grenoble, FR)
[Puj] I Sundance Kids, vecchie conoscenze della scena d.i.y. di Grenoble, mescolano surf-music e Morricone. Questo vinile 10" è il loro primo album. Sono cowboy punk che cavalcano nella polvere, come fossero le comparse di uno spaghetti-western di serie C. Tra l'altro, polverosa e lo-fi è anche la produzione dei brani.
Si prendono in giro con una cover surf della "Lambada" (!!!) e con citazioni cinematografiche calate in salsa garage (il riff di "Eye of the tiger" dei Survivor, dalla colonna sonora del trashosissimo Rocky III); ma sanno anche sorprendere con melodie toccanti e slancio epico (La chevauchée fantastique ovvero "La cavalcata fantastica" e Là ou les montagnes sont des rèves ovvero "Là dove le montagne sono sogni"). L'ultimo brano (Cowboy morto) è una ballata solitaria in pieno stile anarco-western.

SUNDANCE KIDS - s/t (10" autoprodotto, 2008)
Tracklist: 1. La chevauchée fantastique / 2. La Lambada / 3. Là ou les montagnes sont des rèves / 4. Dead cowboy.

02/05/08

[Kalashni-tour report – part 5 of 6]
2/5: DIJON (Francia) @ Espace Autogéré de Tanneries
[Puj] Il viaggio tra St. Claude e Dijon è intramezzato dalla visita ad un birrificio artigianale, sito in una depressa zona campagnola che non ho ben identificato (dormivo). Birre di ogni genere, ai mirtilli, all'assenzio, affumicate e profumate, ci vengono raccontate da due tizi della fabbrica, con il prode Richard, infaticabile roadie, alle traduzioni. Sarta, che è un micidiale autoproduttore di birra casalinga dalle gradazioni alcoliche esorbitanti, rivolge alcune pazze domande ai ragazzi dello stabilimento che, spesso imbarazzati, non vedono l'ora di levarselo dai piedi, mentre noi siamo più interessati all'acquisto di souvenir da presentare ad amici e fidanzate al nostro ritorno. Ce ne andiamo con alcuni ettolitri di birra in confezione regalo. Dopo quest'allegro diversivo, proseguiamo il viaggio e raggiungiamo il casello di Digione; 200 metri dopo, giriamo a destra in Rue de Chicago per ritrovarci all'Espace Autogéré des Tanneries, leggendaria roccaforte d.i.y. francese, collocata all'estrema periferia della città. A causa di questa estrema vicinanza del posto rispetto all'uscita dell'autostrada, di Digione conserviamo soltanto il ricordo di un cartello stradale.
Il Tanneries è un ex complesso industriale occupato dal 1998, con spazi sterminati, pieni di roba, un fantastico infoshop, una sala concerti che ha ospitato migliaia di bands provenienti da tutto il mondo. Il cartellone della serata prevede i francesi Skuds and Panic People, i tedeschi Enraged Minority, noi e i René Binamé dal Belgio.
Conosciamo, dopo anni di scambi epistolari, Xavier del collettivo Maloka, una delle anime del Tanneries; siamo particolarmente legati a questo collettivo, che da 19 anni stampa dischi, organizza show e promuove la cultura d.i.y. in Francia: la prima uscita “discografica” dei Kalashnikov è stata infatti una compilation prodotta da Maloka (“Au pied du mur”, 2001, un benefit per Anarchist Black Cross, vinilazzo con artwork bellissimo), che ospitò “L’inverno di Lisa”. Per noi, a quei tempi, fu una soddisfazione incredibile! Ed è grazie a quella pubblicazione che abbiamo conosciuto tanti amici in giro per il mondo con cui ancora oggi manteniamo i contatti.
Dopo un quarto d'ora di permanenza nel cortile dello squat, le birre-souvenir sono già dimezzate, con Nino e Claudio in prima linea a disquisire amabilmente con francesi, tedeschi ed altri misteriosi personaggi. L'atmosfera è gioviale, c'è una brezza primaverile nell'aria e alcuni di noi vagano per lo squat alla scoperta dei suoi spazi sterminati e delle numerose attività interne. Ad un certo punto, una ragazza estrae un kazoo ed esegue una versione mediocre di “bella ciao” (forse in nostro onore) al termine della quale Nino risponde zufolando nella trombetta una commovente “O sole mio” in versione integrale, con acuto finale mozzafiato. Il pubblico è estasiato. Dopo questa toccante performance, fa la sua entrata trionfale Clive il girovago, un po’ stravolto, il quale viene risucchiato nell’entusiasmo generale. La serata prende una piega psichedelica, con tanta gente alticcia che vaga per lo squat. Il concerto inizia e… uh, tocca a noi!

>>> Download KALASHNIKOV – VIDEO live at Espace Autogéré de Tenneries (.flv - 40 mb.)

Dopo il doveroso intermezzo del concerto, che espletiamo per altro con estrema professionalità e il sollazzo di un gruppo di bambini in visibilio per gli assoli di Sarta, si ritorna ai festeggiamenti per non si sa che cosa, con Nino pirata dei sette mari a capo di una ciurma alcolica determinata a vincere, Claudio, fidato scudiero, e il Don, asso nella manica, capace di guizzi improvvisi e sorpassi alcolici avventati. Mentre vado a dormire sento che Claudio si fa chiamare Giorgio e penso che forse è meglio darsela a gambe. Mi sparo dunque una pennichella in furgone seguita da un sano riposo in branda ai piani alti del Tanneries. Verso le quattro, nel dormiveglia odo guaire dal cortile: sono naturalmente i nostri eroi che hanno spedito il Don da me, a recuperare le chiavi del furgone per un ultimo assalto alle riserve di birra-souvenir che pensavamo al sicuro nell’abitacolo del mezzo. Mentre il Don mantiene (a stento) una certa signorilità nei modi, quelli di giù sembrano dervisci impazziti posseduti da divinità maligne. Non paghi del furtarello ai danni delle fidanzate milanesi che rimarranno a bocca asciutta, i manigoldi si sono poi ingollati una bottiglia di whiskey caduta dal cielo. Il mattino dopo mi sveglio fresco e riposato come dopo un letargo e trovo ad attendermi un plotone di super-mutilati di tutte le guerre, sinistramente silenzioso. Claudio è triste perché qualcuno gli ha rubato la felpa dei Kalashnikov che Nino gli aveva regalato in segno di fratellanza all’inizio del viaggio. Ci uniamo al cordoglio e consoliamo l’amico. Si scoprirà però che la felpa era stata in realtà regalata dallo stesso Claudio (in incognito con il nome di Giorgio) ad una tizia che passava di lì, in preda ad un raptus di fratellanza universale nel carosello notturno. La ragazza si prodigherà di inviare una e-mail di ringraziamento alcuni giorni dopo, smascherando il povero Giorgio.
Morale della favola: saliamo a bordo del furgone e ci prepariamo psicologicamente/fisicamente a percorrere i cinquecento chilometri che ci separano dall’ultima tappa del tour: la tentacolare, multi-etnica, sordida… Marsiglia!

[Free music for punx]
SKUDS AND PANIC PEOPLE (Street-punk, FRA)
[Puj] Ad aprire il concerto al Tanneries ci ha pensato questo giovine gruppo francese che suona punk-rock di strada con l’andatura da teppista dei sobborghi, tipica della musica Oi!. Originari di Thouars, nella Francia occidentale, gli Skuds and Panic People li ho seguiti dalla cucina, gustando l’ennesimo cous-cous annaffiato da succo d’uva di seconda qualità. La loro musica è un sunto di tutti i sottogeneri dello street-punk, con innesti ska, folk e una voce spesso ai limiti del death-metal; uno stile che oggi da noi è piuttosto in ribasso. “Human extinction” (2005) è il primo album degli Skuds; titoli come “La tua strada”, “Lotta di classe”, “Tanti amici, niente giorni duri” non lasciano molto spazio all’immaginazione. Il retro del loro cd puntualizza: “Strettamente Antifascista!”.

SKUDS AND PANIC PEOPLE – Human Extiction (cd autoprodotto 2005)
Tracklist: 1. Roazhon / 2. Bad Revenge / 3. Your Street / 4. To glory / 5. She Tries / 6. In the night / 7. I'm a Skud you don’t meet everyday / 8. Faim de Droits / 9. Class War / 10. Do you really want a strike ? / 11. Good friends, no hard days / 12. Monkey man / 13. Rude night connexion / 14. Quand je serai libere / 15. In the fight / 16. Aprés minuit

>>> Download Skuds and Panici People cd in mp3 + complete art scan (.rar - 46 mb.)

[Free music for punx]
RENE BINAME (A
rt-punk, Belgio)
[Puj] Lezioni di musica con i veterani René Binamé, singolare trio punk-rock proveniente dal Belgio. Hanno suonato dopo di noi, chiudendo la serata. Assortiti in modo bizzarro (uno scienziato pazzo alla batteria/voce, un giovane crustie con la toppa dei Discharge al basso e un proletario ottocentesco alla chitarra) si affidano a partiture scarnissime, sorrette però da un groove asciutto e preciso come un metronomo. Dalla loro immobilità sul palco traspare un’estrema serietà e dedizione. Li descriverei come dei Ramones robot, dei punk-rockers dall’aria colta, che utilizzano il sound essenziale, frivolo, tipico del power-pop, per sviluppare, di contro, discorsi politici adulti e piuttosto articolati. Sono in perenne tour, suonano tantissimo in giro per l’Europa e si nota dalla perfetta coesione, dalla distratta semplicità con la quale eseguono senza una sbavatura, una dopo l’altra, le canzoni. Nei dischi dei Binamé sono sempre presenti partiture di sintetizzatore, eseguite, in sede live, dal batterista: con la voce! Ah, ah, ah!
Nella nutrita discografia della band ho scelto di proporre l’album “17-86-21-36”, del 1995, sottotitolato: “Qualche canzone per fare la rivoluzione”. Questo disco, nel quale i Binamè si cimentano in rifacimenti di vecchie e meno vecchie canzoni di rivolta, non solo dà lezioni di musica, ma anche di storia! Infatti, i numeri che compongono il titolo sono in realtà date, relative a fatti storici che la band, a suo modo, vuole ricordare : la Comune di Parigi (1871), i moti popolari in Wallonia (1886), l’insurrezione di Kronstadt, il movimento makhnovista ucraino (1921) e la guerra civile spagnola (1936). Episodi legati tra loro dal fatto di essere stati exploit rivoluzionari “perdenti”, di aver incorporato brevi esperimenti libertari ai quali la storia ha dato brutalmente torto.
Le canzoni vengono rivisitate attraverso il linguaggio art-punk robotico del gruppo, con toni decisamente poco trionfalistici. L’originalità dell’approccio rispecchia la problematicità dello sguardo dei musicisti verso i fatti storici narrati, uno sguardo non superficialmente commemorativo, né banalmente “di parte”. Il risultato è a tratti commovente per il malinconico distacco, per la poesia scheletrica degli arrangiamenti (per es. l’uso minimale del synth), per l’assenza totale di retorica. Gli ultimi tre pezzi del disco sono collage sonori techno-dada ed esperimenti di politik-ambient, sulla scia di alcune vecchie cose che solo a metà anni ’70 si aveva il coraggio di fare. Capolavoro!

RENE BINAME – 71-86-21-36 (cd autoprodotto 1995)
Tracklist: 1. Révolte / 2. Juillet 1936 / 3. La chanson du Père Duchesne / 4. La Makhnovstchina / 5. Hécatombe / 6. La rue des Bons-Enfants / 7. Le Chant de Partisans / 8. Dynamite / 9. Le triomphe de l’anarchie / 10. L’internationale en concert / 11. Embrasse / 12. L'Intersidérale / 13. L’Internationale boursière.

01/05/08

[Kalashni-tour report - part 4 of 6]
1/5: SAINT-CLAUDE (Francia) @ Coffre-Fort
[Puj] Distillato un nuovo beverone energetico per driver Claudio, ripartiamo alla volta della Francia. La prima data avrà come scenario l'amena cittadina di Saint
Claude, sita appena dopo il confine svizzero. Sarta decide di farci godere appieno delle bellezze naturali della montagna così, anziché imboccare un'agevole autostrada, arranchiamo per ottanta chilometri in stradine boschive, tracciate accanto a graziosi dirupi e spiritosissime zone franose. Finalmente sbarchiamo al Coffre Fort, una casupola occupata, arroccata ai margini del paese. Saint Claude, capoluogo della regione della Jura (tristemente nota come "la Siberia d'Europa"), è a circa 800 metri sul livello del mare ed è celebre per la produzione di pipe in legno (...).
Al Coffre-Fort è tutto in miniatura, tranne i gradini, numerosissimi ed alti mezzo metro ciascuno. Gli stipiti delle porte sono invece bassissimi e, non essendo uno gnomo dei boschi, inizio a tirare craniate ovunque, a ripetizione, senza fermarmi. L'atmosfera è piuttosto montanara, un po' da comune freak, con le mamme, i bambini e i papà già brilli; un clima molto bello, fuori dal tempo. Traspare quello spirito d.i.y. radicale tipicamente francese, che unisce punx, famiglie hippie e montanari hard-core in totale armonia. Nella scena d.i.y. francese non c'è spazio per le fighette fashion punk, per le smancerie narcisistiche e per il comfort borghese: e qui siamo pure sui monti, dove tutto è ancora più selvaggio, più rustico, più radical e di sicuro meno chic. Come dice il nostro amico e profeta Clive: "Il futuro del punk è sulle montagne". Le metropoli sono sempre più aggrovigliate, oggetto di troppo interesse, gli spazi si riducono, i costi aumentano, le mode spopolano e, conclude Clive, "...ci sono troppi sbirri!".
Nel frattempo scorre birra artigianale a fiumi nel nostro gargarozzo e ceniamo con il primo cous-cous di questo tour francese. Continuo a dimenticarmi dei soffitti bassi e rischio il ricovero per trauma cranico. Al Cofrre-Fort troviamo vecchi amici come Richard, Philippe e Garth, mentre del mitico Clive arriva solo il furgone guidato dalle ZeRevengers, tre signorine di Grenoble che suoneranno con noi questa sera. Richard e amici sono indaffaratissimi perché devono ancora impaginare, pinzare e confezionare le prime copie di una spettacolare doppia antologia dei Kalashnikov, con i testi dei primi tre album tradotti in francese. Rimaniamo esterefatti! E' bellissima! Grazie Richard!
Mentre vago nei paraggi, un signore sulla cinquantina mi si rivolge in italiano e mi fa: "Ciao Pippo!" e io gli dico: "Non sono Pippo!" e lui "Ah. E allora chi sei?" e così iniziamo a chiacchierare... E' Tonino, padre di famiglia calabrese, trasferitosi per motivi sentimentali a Saint-Claude, sulle montagne della Jura. Mi racconta la sua vita... Tonino è un personaggio letterario: un mix di cazzoneria calabrese e spleen boudelairiano, ha l'aspetto di un latin-lover decaduto, ma anche di un padre un po' scassato e tuttavia premuroso. Ha infatti accompagnato le figlie punx al concerto perché c'era un gruppo italiano e loro volevano vederlo a tutti i costi. Tonino pogherà come un forsennato per tutto il tempo.
Ancora con la luce, verso le 20:00, si aprono le danze! Suonano gli Snap, band di rock alpino molto divertente, tutti un po' attempati e vestiti da pastori. Belli rustici. Il cantante indossa una maglietta dei Diabolos Rising, (vecchio gruppo black-metal greco) raffigurante una suora sadomaso! Seguono le ZeRevengers, originale trio punk basso/batteria/violino tutto femminile. Poi i Sand Creek Massacre, crusties olandesi di passaggio. Si suona in pochi metri quadrati, al secondo piano della casa, c'è tanta gente e non ci si muove più! Noi facciamo il nostro anti-show con il consueto entusiasmo, con le mamme e i bambini che ballano, Tonino scatenato e tutti che si rovesciano gli uni sugli altri!

>>> Download KALASHNIKOV - VIDEO-LIVE at Coffre Fort 1/5/08 [parte 1]
>>> Download KALASHNIKOV - VIDEO-LIVE at Coffre Fort 1/5/08 [parte 3]

Per la notte siamo ospiti di Dudù, un signore montanaro davvero hard-core. Dopo un viaggio notturno, su strade da incubo, immersi nell'oscurità (per noi metropolitani, abituati all'illuminazione elettrica ovunque e in qualsiasi momento, il buio completo è cosa sconosciuta!) giungiamo all'ameno casolare. Dudù ci ha apparecchiato alcune brande. Dopo brevi istanti di incoscienza e di ottimismo, realizziamo: ci sono due gradi sotto zero, siamo in una casa di pietra senz'acqua, senza riscaldamento, senza bagno. Ah, no, il bagno c'é: è un catino di segatura. C'è anche molta cacca secca di topo e polvere atavica. Nel frattempo rifletto che avrei fatto meglio ad infilarmi in un frigorifero anziché nel mio inutile saccoapelo. Incredulo per il gelo che mi assale da ogni parte e afflitto da un terribile malditesta provocato dalle ripetute testate tirate ai maledetti soffitti bassi del Coffre-Fort, cerco - ingenuamente - di dormire. Passo una nottata davvero h.c., anzi, death-metal.
All'alba ho come l'impressione di essere morto e di essere resuscitato. O forse no, di essere morto e basta. Fortunatamente scopro che è sorto il sole e che fuori fa molto più caldo che dentro, così striscio all'aria aperta e la mia temperatura corporea ritorna quella di un essere umano, benché l'aspetto rimanga quello di una malinconica amoeba. Pochi minuti in quel paradiso montano e ritrovo la speranza per il futuro. Scorgo Dudù trotterellare in maglietta sui pendii, mentre io, con indosso otto strati di indumenti e un giubbotto anti-vento da esploratore, giaccio imbarbarito su una roccia. Vorrei colpirlo con una fionda, ma Dudù si fa premuroso e prepara la colazione: scalda l'acqua con un ingegnoso attrezzo, si tratta di uno scaldavivande solare, che fa bollire l'acqua indirizzando i raggi solari in un unico punto, grazie ad un complesso gioco di specchi. Meraviglia delle meraviglie! Ci riuniamo attorno al tavolo, mangiamo con gusto il pane alle spezie confezionato dagli autoctoni e ci torna a scorrere il sangue nelle vene. Anche i miei sentimenti nei confronti del povero Dudù si sono fatti più umani, e mi rendo conto che in fondo il nostro ospite non ha alcuna colpa se io sono una mammoletta punk civilizzata, abituato alle mollezze della mia vita da borghesuccio. Dudù è stato un amore, gentile e generoso e sarei stato ingiusto a percuoterlo con un bastone accuminato come avevo intenzione di fare, in preda ai morsi del freddo. Dudù, perdonami. Ad ogni modo, di buon mattino (mezzogiorno e mezzo), saliamo in furgone e imbocchiamo il primo burrone a destra, per ritrovarci qualche minuto dopo in pianura, diretti verso Dijon...

[Free music for punx]
ZE REVENGERS (art-punk, Grenoble - FR)
[Puj] Le tre signorine mascherate di Grenoble, (basso/batteria/violino o violoncello), timidissime nei loro maglioni infeltriti, suonano musica per la quale l'aggettivo "autoprodotto" calza a pennello. Ogni aspetto della loro comunicazione musicale rivendica autonomia artistica e creativa. Si ingarbugliano tra loro, incoscienti, in un punk/grind da camera, sempre spiazzante, con testi fitti di scherzi linguistici, in bilico tra critica sociale e non-sense. Adorabili! Il loro (credo) secondo disco autoprodotto si intitola "La foi des morues soulève des montagnes" che in italiano suona tipo: "La fede dei merluzzi solleva le montagne" (ehm... non sono sicuro che la traduzione funzioni...); è confezionato in modo che più artigianale non si può, dipinto a mano e messo insieme con la colla. La seconda traccia, "Je ne suis pas un pot de confiture" (Io non sono un barattolo di marmellata), ha un testo molto bello che dice: Giudicati, etichettati, catalogati… chi sei tu? Identità nella massa. Nella massa mi manifesto, mi manifesto per emergere, ma la massa digerisce la mia identità… in un gruppo mi sento meno sola, ho meno paura che da sola, ma il “noi” non sono “io”… ma il "noi" non sono "io"!. Tutto suonato con estrema discrezione. Che simpatiche!


ZE REVENGERS - La foi des morues soulève des montagnes (cd autoprodotto 2008)
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Tracklist:
1. Masure'ka
2. Je ne suis pas un pot de confiture
3. Oi
4. Bulle d'oser
5. La communik'action
6. N'etre humaine
7. Tourni

>>> Download Ze revengers album in mp3 + artwork (.rar - 48 mb.)

[Free music for punx]
SAND CREEK MASSACRE (melodi-crust, HOL)
[Puj] I giovanissimi S.C.M. prendono il nome da un avvenimento storico: il massacro di Sand Creek, appunto: carneficina indiana perpetrata dagli yankee ai tempi del Far West. Anche i ragazzi olandesi sembrano superstiti di un massacro, che nel loro caso è stata una settimana di tour europeo. Sono distrutti! Kloender, la cantante/chitarrista, riporta addirittura vistosi segni di ferite alle ginocchia, in ricordo di chissà quale volo dal palco. Tuttavia, come tutti i musicisti h.c. sanno, una volta saliti sul palco ci si ripiglia e si ritrovano forze di cui non si sospettava più l'esistenza, cosicché i 4 olandesi, quella sera al Coffre-Fort, fecero uno show molto intenso e partecipato, con Kloender in prima linea a sbraitare sulle linee melodi-crust intessute dalla band.
La musica dei Sand Creek Massacre appartiene ad una nuova generazione di crusties melò: la predilezione per gli intervalli melodici rispetto ai classici mezzitoni rovina h.c, pur nel rispetto delle linee vocali disperate e delle ritmiche a valanga del tradizionale D-beat, conferisce all'insieme un mood più drammatico ed emotivamente coinvolgente.
Trai brani del loro cd spicca "Material Girl" che non è la cover della nota hit di Madonna; ne è piuttosto la nemesi: Kloender, anti-madonna, urla la propria estraneità ad un mondo che non le appartiene: "Le vostre luci di neon lampeggiano e chiamano il mio nome, ma io preferisco stare ferma nell'oscurità...".

SAND CREEK MASSACRE -
s/t (cd autoprodotto 2008)

Tracklist:
1. Big Man
2. Only a spark
3. SCM
4. Nightmares
5. Material girl
6. Poisoned the well

>>> Download Sand Creek Massacre e.p. in mp3 + artwork (.rar - 34 mb.)