22/11/07

[Free books for punx]
Stefano Giaccone & Marco Pandin – “NEL CUORE DELLA BESTIA - Storie personali nel mondo della musica bastarda” (Zero in condotta 1996)
[Puj] Finalmente qualcuno (l'autore stesso) si è sbattuto per trasferire in digitale questo anti-saggio sul punk/h.c. italiano degli anni '80. Una raccolta di flyer, ritagli di fanzine, interviste, testi tratti da dischi e cassette dell’epoca… un marasma di differenti umori, stili e registri. L’ho sempre trovato il documento più sincero ed onesto redatto su quella cultura e su quel periodo. Ad undici anni dall’uscita in veste cartacea, Marco Pandin ha reso disponibile “Nel cuore della bestia” (in una versione rivista, corretta e arricchita) sul sito della sua etichetta/distro Stella Nera. Lo spirito continua?

>>> Leggi “Nel cuore della bestia” (Ed. Zero in condotta 1996)

21/11/07

[We talk about…]
MUSIC!
[Puj] [Ho dissotterrato un articolo comparso sul n. zero di Subvert, fanzine aostana, risalente al 1983. E’ a firma di Alternativita di Milano. Una band? un collettivo ? boh. Si tratta di una tipica espressione di oratoria anarco-punk un po' rafferma, ma con un finale ad effetto, disarmante nella sua semplicità: “A che serve urlare, esprimere la propria rabbia e voglia di cambiare, il desiderio di liberazione su di un palco, se poi non ci parliamo e non tentiamo di comprenderci?”].
“Noi possiamo creare una vita diversa da quella in cui stiamo agonizzando: una sepolta, ma, dopo innumerevoli sforzi, Dissotterrata Esistenza Liberata, dove sia espressa la spontaneità e la naturalezza della concezione e del rapporto anarchico/libertario con la vita stessa. Momenti di vita in cui la responsabilità dell'individuo, di sé stesso e del suo modo di rapportarsi rispetto agli altri esseri viventi e all'ambiente portino conseguentemente alla completa inesistenza di imposizioni di qualsiasi carattere. Al rispetto dell'individuo per l'individuo, per ogni forma vivente, per ogni presenza con cui si venga in contatto o semplicemente di cui si conosca l'esistenza. All'uguaglianza e alla liberazione dei rapporti personali e collettivi. Nel concepire la natura come generatrice di vita autonoma ed indipendente dall'uomo, diciamo che la terra non è degli uomini, ma di sé stessa come le persone non sono né dell'autorità né dello Stato, come noi non apparteniamo a nessuno se non a noi stessi, alle nostre vibrazioni, idee, inclinazioni, sentimenti, convinzioni, contraddizioni, azioni ed intensità psicofisiche.
Queste le fondamentali caratteristiche o condizioni necessarie da cui nasce, scaturisce I'ispirazione al sogno che si sviluppa poi attraverso le esperienze, le conoscenze ed il semplice (ma non troppo) trascorrere della vita. Una vita che si può chiamare vita appunto perché pervasa, piena fino all'orlo, di quei significati, di quelle pratiche anarchiche che si differenziano, si pongono in chiave antagonista a tutte le altre: quelle autoritarie, democratiche, comuniste. La pratica dell'autogestione vissuta in ogni istante di ogni giorno non per I'adempimento del dovere o per cieca militanza, ma per reale bisogno di distruggere l'imponenza schiacciante della gerarchia, per affermare il dimenticato istinto per l'uguaglianza espresso nel rifiuto dello sfruttamento sessista, come nel vegetarianismo: l'uomo/la donna ed il maschio/la femmina non sono più di nessuno.
La resistenza al consumismo, la contrapposizione diretta individuale o di gruppo alle multinazionali che spacciano morte e dominio, I'irriducibilità nei confronti dell'autorità, della violenza, della coercizione. Ma anche tante altre risposte che scalfiscono l'innaturale esistenza e la quasi perfetta realizzazione del concetto di potere…
Noi vogliamo, perché coscientemente e politicamente responsabili, essere in ogni nostra espressione antagonisti alle logiche che sorreggono, giustificano e alimentano il potere. Vogliamo combattere il potere ognuno usando i propri mezzi, perché il sogno non sia vuota illusione, perché l’esigenza non si trasformi in un miraggio che svanisce quando siamo nello schifo, ma che invece sia utile (non come palliativo!) a tirarci fuori dallo schifo. Tanti, riprodotti e ingigantiti, sono i problemi di questo tempo, ma a tutto c'è una risposta, a tutte le questioni un metodo di risoluzione. Le nazioni risolvono il loro problema politico/economico con la guerra mascherata dietro alle maschere e ai paraventi; affrontano il problema della loro sicurezza con leggi e carceri speciali. Questi i loro problemi, questi i loro metodi.
Tra di noi esistono diverse tendenze nel vivere e nel vedere le cose, diversi modi di agire nella quotidianità e nelle più svariate occasioni; siamo convinti che questo è positivo ed utile alla nostra crescita.
Noi vogliamo vivere, creare, lavorare insieme perché abbiamo intuito nei nostri rapporti tracce utili, le possibilità necessarie alla spontanea costituzione di un nucleo aperto nel quale sviluppare, mettere a fuoco le nostre capacità, possibilità, caratteristiche; per poterci determinare una vita che ci permetta tutto e più di quello che oggi ci viene energicamente negato dall'autorità costituita.
A che serve suonare, divulgare il proprio messaggio, la propria essenza se poi questi momenti si reggono appunto solo sul suonare? Noi vogliamo conoscerci, esprimerci, viverci. Noi vogliamo conoscerti, parlare con te e trovare insieme, per come è possibile, delle risposte e delle alternative al Mostro Autoritario. Confrontarsi sul tuo e sul mio modo di pensare, agire sui miei e sui tuoi interessi; a che serve urlare, esprimere la propria rabbia e voglia di cambiare, il desiderio di liberazione su di un palco, se poi non ci parliamo e non tentiamo di comprenderci?”
(Alternativita – Da “Subvert” ‘zine – Aosta 1983).

15/11/07

[Kalashnikov collective presents...]
THE USUAL SUSPECTS (Punx - Leuven, Belgium)
[Puj] Una manciata di freaks sempre a spasso su e giù per l'europa, punk-rock lurido e ultra-politicizzato, un'attenzione profonda per quello che le canzoni dicono... Wow! Non chiedo di meglio. Gli Usual Suspects, da Leuven, Belgio, fanno una musica scassatissima, tutta traballante e profumata di aria rancida. Quel profumo inebriante che esce dagli squat carichi di fumo e sudore del centro-europa. Ecco come gli Usual Suspects ribattono alle perplessità di alcuni punx di fronte alla copertina del loro primo album, raffigurante l'icona pop Che Guevara che riceve un malrovescio in pieno volto: "Perché un pugno al Che? Anche se non siamo abituati a trascorrere le nostre vite spiegando tutto quello che facciamo, ci siamo accorti che molta gente rimane shockata nel vedere la copertina del nostro disco, sulla quale è raffigurato il Che che prende un pugno. Perché così tanta sorpresa? Dopo tutto siamo dei fottuti anarchici! In realtà ci disgusta il modo in cui questo giovanotto morto tanto tempo fa viene trascinato in giro per le manifestazioni, come se fosse il testimonial pubblicitario della rivoluzione. Prima di tutto viene considerato una specie di leader, quindi noi diciamo: "Niente leader per la gente libera!". Secondo, è morto e appartiene ad un passato lontano: ora è solo un simbolo. Nemmeno lo 0,01% della gente che lo indossa e che sbandiera la sua immagine è attivo in ambito rivoluzionario. E' una contraddizione. Ed è anche un insulto rivolto a tutte quelle persone che attualmente stanno facendo qualcosa di concreto, pagando anche con il carcere il proprio attivismo. Non pensiamo che Che Guevara possa fare molto per queste persone ora! Quelli del Che sulla t-shirt sono troppo occupati a "sfilare" nelle manifestazioni più cool, quelle in cui è carino passeggiare per la città. Il Che è anche ottimo per arredare la stanza dello studentato, magari accanto ad un simbolo anarchico (per impressionare i propri compagni di stanza). Fanculo feticisti del Che! Forse non saremo "veri rivoluzionari", ma non abbiamo intenzione di uniformarci ad una moda massificata! E' tempo di costruirsi un'esistenza autonoma invece di comprare la propria identità al negozio all'angolo, indossando il volto di un militare sudamericano che nessuno di noi ha mai conosciuto! Tu conosci le persone che combattono oggi? Muoviti, dai loro una mano! E Brucia i tuoi idoli!".
Abbiamo incontrato gli U.S. a Mannheim, Germania, durante un concerto dei Kalashnikov al Juz Piranha, nel giugno 2005. In quell'occasione non avemmo molto tempo per chiacchierare, così ho deciso di intervistarli qualche tempo dopo, sulla fanzine "Il sogno di Ulrike". Qua sotto, l'album "Hasta la vista comandante" (2002), con artwork, booklet e intervista in formato .pdf.
Take back the land and dance!

[Free music for punx]
THE USUAL SUSPECTS - Hasta la vista, Comandante! (2002 D.I.Y. cd)
1. Exit the void
2. Squattus dub
3. Reclaim the streets
4. Your lense, it's an offense!
5. Moron multinationals
6. Nothing is: impossible
7. Easy to hate
8. Bin Laden's vegan airstrike
9. Theatre of politics
10. Theatre of politics (part 2)
11. People standing tall
12. Container jazz
13. Requiem
14. Bats of Leuven
15. Ram Sabam
16. They don't want us to know

Visit the Usual Suspects web-site here.

06/11/07

[Live report]
Venerdì 19 ottobre: Kalashnikov + Abhora + Drunkside @ Approdo Caronte aka Kasotto - Milano
Ci riversiamo nel traffico infernale della Milano da pippare del fine settimana, e raggiungiamo il Kasotto, uno degli ultimi posti divertenti rimasti in città. Il Kasotto detto anche Approdo Caronte, è un ex-garage occupato che sorge sulla riva di un ramo mefitico del naviglio, ai bordi di una spiaggia di fango e cemento. E' un posto piuttosto spartano, ma é sempre un piacere trascorrerci le seratine, chiacchierando con qualche pazzo lì presente. Almeno prima dell'inverno e del freddo cane... Serata organizzata per gli amici francesi Abhora alle ultime due date del tour. Con loro, il grande Clive a bordo del suo glorioso furgone/rottame azzurro che ha fatto il giro dell'europa. Clive vive alla giornata e scarrozza i punx che girano a suonare; è un ragazzo d'oro, sempre sorridente sotto i baffi alla francese! Milano al contrario è la solita coltre di grigio e apatia. Meno male che il Kasotto all'interno è natalizio, con le luci colorate e le decorazioni/spazzatura appese alle pareti. Una graziosa casetta delle favole punkabbestia. E' un posto fantastico per suonare: dentro ci stanno al massimo dieci persone e quindi è sempre affollato! Al Kasotto si balla! Mi suicido con tre lattine di birra del discount e la serata corre via veloce: con noi gli Abhora, (h.c. matematico con stacchi perfetti e coesione ineccepibile!) e i Drunkside (il loro Oi!-death-metal è simpatico). Alle tre tutti a casa a dormire!
.
cxz
Sabato 20 ottobre: Kalashnikov + Abhora + Seminole + Fartbox @ C.s.a. Murazzi - Torino
Torino è la solita città difficile, con il suo traffico feroce e il freddo malefico che ci travolge. Il fiume è ancora una volta lo scenario della serata: suoniamo in riva al Po al Murazzi; occupato dal 1989, è uno dei più vecchi c.s.o.a. della città. Incontriamo Carletto, simpatico militante del posto e un vecchio amico, Rocco dei Seminole, con cui suoniamo. Alla serata partecipa il collettivo anti-psichiatrico No Ritalin presente con infoshop e scenografie d'effetto. Aprono il concerto i Fartbox, un gruppo di giovanissimi alla moda degli anni '60 specializzato in cover di Byrds, Beatles e Rolling Stones. Rock geriatrico. Che cosa ci fanno qui? Boh! La musica controrivoluzionaria che piace al mio parroco. Si cambia decisamente registro con i Seminole, all'ultimo concerto della loro storia decennale: una band davvero unica per suono e attitudine, che ha avuto tantissimo di controculturale da raccontare in questi anni. Il discorso finale di Rocco dal palco ci comuove tutti e saliamo sul palco con le lacrime agli occhi. Abbiamo condiviso parallelamente, gli stessi percorsi, vissuto le medesime esperienze, giunti alle stesse conclusioni. Rocco e la sua gente sono eroi e rimarranno per sempre nei nostri cuori. Una piccola cosa in fondo, ma spero che possa essere abbastanza! Mi bevo una birra e brindo a tutte quelle persone che fanno cose "senza guadagnarci, senza depositare in banca le loro azioni. Che umanità fantastica! Che persone fantastiche! Questo è quello che riconosco come alternativo, il resto... periti agrari che vendono piante dalle forme diverse ma con le stesse radici" (Seminole). Noi suoniamo, come sempre. Nel pubblico ci sono più francesi che italiani: oltre agli Abhora e Clive si assiepano sotto alcuni amici che sono venuti apposta dal sud della francia per incontrarci. Ormai non so più cosa dire quando accadono queste cose, se non ringraziare umilmente per tutta la passione dimostrataci. Chiudono gli Abhora con un concerto mastodontico, l'ultimo del tour. Gli Abhora evocano sentimenti diversi da quelli che hanno smosso le parole di Rocco: nella loro musica c'è tutta la passione dell'inizio, un entusiasmo acerbo proiettato verso il futuro. Idealismo! C'è l'incoscienza (sana, vitale, divina!) della giovinezza. Una bellezza diversa, ma altrettanto pura. La fine e l'inizio, sullo stesso palco. A concerto concluso, abbracciamo quel pazzo di Clive e i nostri amici francesi; ci allontaniamo sul lungofiume che nel frattempo si è animato di giovani alla moda, spacciatori di fumo e poveracci che fanno il barbecue. Ci tuffiamo in questa realtà contraddittoria e impura che ci troviamo a vivere ogni giorno, nelle nostre vite quotidiane, sempre più stridenti. Ricchezza e povertà, divertimento e sopravvivenza, amore e paura, mescolati insieme negli stessi istanti, negli stessi luoghi... Dopo una nottata al freddo e un pranzo annaffiato di vino al veleno, consumato in uno squallido ristorante cinese della periferia, facciamo ritorno a Milano...

[Free music for punx]
ABHORA - Noircir sa page (DIY e.p. 2007)
Emo-grind from Chambery, France. Rabbia bruciante e precisione scientifica convivono serenamente.
1. Un nouveau matraquage
2. Noir
3. Grand hotel
4. Emeute
5. Bleu, blanc, rouge... sang
.
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hklhkl
[Free music for punx]
SEMINOLE - Non tutti i vermi diventano farfalle (DIY album 2007)
Urban-rock/ambient from Torino, Italy. Inni elettrici per spiriti non pacificati.
1. Quattro
2. Macchine
3. Stanno potando gli alberi
4. i coriandoli
5. Devastazioni democratiche
6. Non tutti i vermi diventano farfalle
7. Quello che faccio
8. ...

[Free books for punx]
SEMINOLE - Ci piace rotolare... 10 anni di autoproduzione (2005)
Riflessioni, ammissioni, constatazioni. Un libretto denso di esperienze e passione, una dichiarazione di indipendenza rispetto ad un sistema mortifero di valori estetici, artistici, culturali. In poche pagine la rivelazione del senso ultimo ed autentico della parola "autoproduzione".

05/11/07

[Kalashnikov collective presents...]
DETONAZIONE (Udine '80's punx)
[Puj] Jazzisti punk di Udine, i Detonazione sono stati all'inizio degli anni '80 l'anello di congiunzione tra la scena h.c. (nell'attitudine e nelle frequentazioni) e quella post-punk/no-wave (nel suono e nell'immaginario). Gli intenti erano lungimiranti, come testimonia la dichiarazione contenuta nel loro primo mitologico e.p.: “Vivendo circondati dal conformismo spinto fino alla demenza e dalla passività più masochista, il solo fatto di agire liberamente, con sincerità e sentimento, può avere un profondo valore eversivo, ed è partendo da questo concetto base che abbiamo cominciato ad elaborare il nostro progetto, musicale e non. Noi non cantiamo slogans. Ci interessa di più esprimere sensazioni ed emozioni, ma non per vacuo egotismo, bensì proprio per sottolineare con maggiore efficacia il nostro disgusto per le istituzioni, i mass media, il potere, dato che (non è scoperta di oggi...) anche la nostra vita privata, più intima, viene afflitta dalle nevrosi e dall'angoscia prodotta dal sistema. I nostri testi hanno lo scopo di denunciare le devastazioni operate sulla nostra psiche dalla morale, dalla religione, dalla repressione sessuale, piuttosto che soffermarsi a descrivere le violenze subite dai nostri corpi attraverso il lavoro, la repressione poliziesca, le torture, dato che queste sono molto più evidenti e riconoscibili”. Sorvegliare e punire (capolavoro di angoscia-rock!) è saricabile da qua sotto; in allegato artwork e monografia (publicata sulla fanzine "Il sogno di Ulrike").

[Free music for punx]
DETONAZIONE - Sorvegliare e punire (7" - Tunnel rec. 1983)

1. I don't wanna be (a frustrated one)
2. This is religion
3. Assenza di Pensiero
4. Staticità malata

>>> Download "Sorvegliare e Punire" [e.p. 1983] (.rar mp3 - 22 mb.)

11/10/07

[We talk about...]
Frederik Pohl - LE NAVI DI PAVLOV (Slave Ship - U.s.a. 1957)
[Puj] Piovosa domenica di inizio ottobre... Leggo Le navi di Pavlov di Frederik Pohl, un romanzetto sgangherato di fanta-politica, pubblicato nel 1962 su Urania. Scritto alla fine degli anni '50, negli anni più critici della politica mondiale post-bellica, è una buffa traspozione della Guerra Fredda in un futuro non lontano, dove a fronteggiarsi non sono più Stati Uniti e Unione Sovietica, bensì il mondo occidentale (in decadenza) e i Caodai, una setta religiosa con milioni di adepti nel resto del mondo: paesi mussulmani, oriente, africa, sud-america... tre quarti di pianeta terra alleato sotto le insegne di una chiesa universale d'ispirazione messianica, una specie di teocrazia tecnologica e totalitaria. La popolazione mondiale vive in una società fortemente militarizzata (anche i bambini di otto anni vengono arruolati!), con l'angoscia della catastrofe nucleare. La corsa agli armamenti è alle stelle e l'esercito americano si cimenta in bizzarri progetti: sulla scia delle teorie dello scienziato sovietico Pavlov sul comportamento animale, una sezione segreta della marina addestra cani, foche e maiali per renderli abili alla guida di vari mezzi bellici! Pohl avanza una satira della guerra mostrando gli americani alle prese con un folle progetto, quello di far fare la guerra anche agli animali, preventivamente addestrati da soldati in grado, dopo mesi di studio, di parlare con loro. Facendosi beffe dell'ottimismo positivista post-bellico e del delirio di onnipotenza dello scientismo (allora molto di moda), l'autore ci descrive ufficiali della marina militare intenti a discorrere amabilmente con foche e maiali a suon di fischi e grugniti allo scopo di insegnare loro come accendere e spegnere un sottomarino atomico! In realtà, poi, si scopre che la guerra non è poi così "fredda" perché tra gli occidentali si verifica una preoccupante quanto misteriosa escalation di decessi: i militari muoiono sempre più frequentemente nell'ambito di enigmatiche azioni di polizia. Ben presto il novero dei caduti, tra militari e civili, raggiunge le centinaia di migliaia, anche se il governo minimizza e mira a tenere nascosta l'entità delle perdite. A sconvolgere sono soprattutte le morti improvvise e misteriose dovute a non ben identificate ustioni che i cadaveri presentano sulla parte superiore del corpo: i servizi segreti occidentali riversano la responsabilità di questi decessi su di una nuova e terribile arma in possesso dei Caodai: il "glotch". Un'arma letale che colpisce da lontano, in frangenti insospettabili.

Colpo di scena: alla fine del libro si scopre che i Caodai non sanno nulla del glotch; anzi, anche loro crepano a migliaia a causa sua. E anch'essi credevano che il glotch fosse un'arma del nemico. Ma allora, da dove sbuca il "glotch"? Occidentali e Caodai firmano un trattato di pace e uniscono le forze per scoprire la provenienza della comune minaccia. Scopriranno che il glotch è di origine extra-terrestre! Minuscoli corpi alieni che si materializzano entro le onde telepatiche degli esseri umani, sfruttandone l'energia e il flusso per manifestarsi sulla Terra; una volta materializzatisi nel flusso telepatico, i corpi alieni, inadatti all'atmosfera terrestre, prendono fuoco, ustionando i "poli telepatici", ovvero agli esseri umani in contatto mentale tra loro. Uuuuuuaaaah! Ci sarà poco da fare comunque, il destino dell'umanità è segnato...

Dovete sapere che nel futuro descritto dall'autore la telepatia è la nuova frontiera delle telecomunicazioni: al telefono, gli uomini del futuro preferiscono la comunicazione telepatica perché permette un contatto più intimo e vivido tra le persone; un servizio pre-telefonia mobile e pre-internet che viene offerto da agenzie di telepati specializzati, dalle quali ci si reca per allacciare collegamenti telepatici con chi si vuole, naturalmente a pagamento. E' suggestivo: la catastrofe per l'umanità si manifesta nella dimensione impalpabile dei flussi di trasferimento dei dati, nella rete telematica; attualizzando potremmo ipotizzare che la fine del nostro mondo sarà causata da virus che colpiranno la rete, sabotando i mostruosi flussi di denaro e informazioni che viaggiano nelle tratte virtuali. O forse è più plausibile un'invasione aliena?

Cose divertenti: in una scena del romanzo il protagonista si reca in un futuribile night-club, descritto in realtà come un vetusto (e poco fantascientifico) locale di streap-tease anni '50. Qui assume delle droghe. Niente acidi, lsd, niente marijuana o pillole sintetiche tipo ecstasy, bensì... antrace! Per sballarsi: pastiglioni di antrace con cuore di antibiotico: una volta ciucciato l'involucro di veleno si arriva poi all'antibiotico che placa gli effetti deleteri della sostanza.

Tra i militari e i civili occidentali si nascondono pericolosi individui: i "pacifisti". Essi sentono come insostenibile la vita in un mondo angoscioso, sull'orlo del collasso, nell'incertezza del domani; ritengono che l'unica soluzione sia quella di favorire lo scoppio di una guerra reale che risolva la situazione di stallo, per poi ricostruire un mondo nuovo e pacifico sulle macerie del dopo-guerra atomica. Che nichilisti! "Spero che venga la guerra e solo allora capirai che potevi far qualcosa!", come dicevano i Wretched!
Infine: la Chiesa Caodai non è una invenzione di Pohl, esiste realmente. E' una religione nata in Viet-nam negli anni '20 e vanta ad oggi circa 7-8 milioni di adepti in tutto il mondo. I caodaisti credono in un unico Dio, che ritengono il soggetto di tutte le religioni dal Buddhismo al Taoismo, dal Confucianesimo al Cristianesimo, dall'Islam all'Induismo. La Chiesa Cao Dai, organizzata più o meno gerarchicamente come quella cattolica, aveva, fino a poco tempo fa, proprie milizie armate. Questo particolare ha probabilmente scatenato la fantasia di Pohl che ha fatto dei seguaci Coadai la futura minaccia per il mondo occidentale. Una minaccia che poi non si rivela tale, perché il vero nemico arriva dallo spazio ed è invisibile.
Morale del romanzo: il nemico a volte non è quello che tu credi.
[Free music for punx]
WRETCHED - In nome del loro potere tutto è stato fatto... (7" e.p. - Autoprodotto 1983)
"Spero che venga la guerra con i suoi orrori e le sue stragi, perché solo allora capirai che potevi far qualcosa!". Chaos non musica! Dalla nostra città, un classico dell'Italian Style anni '80. Ultra-rovina.
Chaos not music! From our city, a classic of italian style of '80s punk/h.c.

Tracklist: 1. La logica del potere / 2. Spero venga la guerra / 3. Combatti / 4. Muori per la patria muori per niente / 5. Solo guerra / 6. Nessun diritto / 7. Ti obbligano ad obbedire / 8. Non posso sopportare

>>> Download WRETCHED - In nome del loro potere 7" (file.rar/mp3 - 19 mb.)

04/10/07

[We talk about...]
Tom Regan
[Sarta] Tom Regan! Il simpatico e pingue signore americano che vedete ritratto qui in foto è un illustre docente della North Carolina State University. Vi starete chiedendo, “Che cosa ci fa un barboso docente universitario sul blog dei Kalashnikov”? Calma, si dia il caso che costui sia il principale teorico del movimento animalista A.R.A. (Animal Rights Advocates) e abbia scritto una manciata di libri a riguardo che vale la pena di leggere. La cosa che trovo tremendamente interessante di quest’uomo è la progettualità che mette in ogni sua opera: i suoi libri hanno l’intento di fornire spessore teorico-concettuale alla pratica del veganesimo e dell’animalismo, che troppo spesso si confondono (o vengono di proposito confuse dai detrattori) con sentimentalismo o una lotta contro la stessa natura umana. In realtà, il buon Tom ci fa capire come la difesa dei diritti animali sia una pratica profondamente rivoluzionaria, nel senso più autentico del termine, cioè che mira ad uno stravolgimento dell’attuale sistema di vita/produzione. E, pertanto, fichissima. In breve, egli ci fornisce di potenti strumenti teorici a supporto del radicalismo animalista: ragazzi, roba utile, se usata con un po’ di senso critico!
Gabbie Vuote – La sfida dei diritti animali (Sonda ed. 2005) è una brillante introduzione alle tematiche vegan, trattate prevalentemente dal punto di vista morale. Ma attenzione! Non è un noioso libro di pedanti quisquiglie filosofiche, piuttosto si tratta della progressiva conquista, da parte di un uomo qualunque, di un nuovo modo di vivere, non più fatto di privazioni (come spesso viene presentato lo stile di vita vegano) ma di continue e stimolanti scoperte. Ed è inoltre un libro utile a smascherare alcuni meccanismi tipici del sistema mass-mediatico, atti a detrarre qualsiasi pratica che proponga un’alternativa ai modelli vigenti, mettendo da una parte dei “moderati” dai costumi sobri e misurati (=tutti coloro che acconsentono al sistema), dall’altra degli “esaltati” radicali e pericolosi fautori della distruzione della civiltà dell’uomo (= chiunque proponga una variazione dei modelli vigenti). La narrazione si dipana per progressivo accumulo di indizi, a partire dalla scoperta del perché noi umani crediamo di avere dei diritti inalienabili, i cosiddetti “diritti umani” (il diritto alla vita, all’integrità fisica e alla libertà) ritenuti ormai una concetto acquisito, anche se mai messo in pratica, dalla nostra società. A quel punto, attraverso un’incredibile avventura dell’intelletto, viene svelato dinnanzi a noi uno scenario all’interno del quale non vi è motivo plausibile per non allargare questi stessi diritti anche agli animali. Il fatto che noi abbiamo i diritti che abbiamo è da ricondurre al nostro essere “soggetti di una vita”, cioè portatori dentro di noi del miracolo inspiegabile dell’esistenza.
Che altro dire? Leggete, compagni, leggete!

20/09/07

[...]
Il passato non ritorna...

C.S.O.A. Garibaldi Milano (1975-2007) R.I.P.

[info: 1, 2, 3]

K. at Centro Sociale Occupato Autogestito Garibaldi
Milano, 12 novembre 2005.
/// Photo gallery \\\

16/09/07

[Free books for punx]
John Zerzan - Ammazzare il tempo (U.s.a. 199?)
Che vita d'inferno! Non ho mai tempo per aggiornare il blog, maledizione! Per comprendere appieno la mia situazione meschina di schiavo del sistema, e per capire quanto il tempo eserciti una brutale dittattura sulle nostre vite, scaricatevi questo trattatello: "Ammazzare il tempo" di John Zerzan, filosofo anarchico americano, teorico del primitivismo e della "green anarchy". E' molto complicato perché Zerzan è un erudito, non un punk ubriaco: cita a valanga filosofi di ogni tempo e va a ruota libera. Comunque, fate uno sforzo: nasconde informazioni agghiaccianti sulla nostra esistenza quotidiana, cose alle quali non ci fermiamo mai a pensare. Forse perché non ne abbiamo il tempo...

>>> Download John Zerzan "Ammazzare il tempo" (.pdf - 19 pagg. - 150 kb.)