[we talk about...elettroshock!]
Collettivo Antipsichiatrico A. Artaud, "Elettroshock. La storia delle terapie elettroconvulsive e i racconti di chi le ha vissute", Sensibili alle foglie, Cuneo 2014
[Sarta] Pubblichiamo qui sotto un breve comunicato degli amici del collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa, autori dell'interessante libro intitolato "Elettroshock: la storia delle terapie elettroconvulsive e i racconti di chi le ha vissute" che trovate scaricabile in fondo al post. Si tratta di un notevole lavoro che dimostra ancora una volta come il pregiudizio psichiatrico costituisca ancora oggi un potente quanto violento strumento di controllo sociale e repressione da parte dello Stato.
Nato nel 2005, il collettivo si propone
come gruppo sociale che, costruendo occasioni di confronto e di
dialogo, vuole sostenere le persone maggiormente colpite dal
pregiudizio psichiatrico. Il Collettivo si riunise il martedi, a
Pisa, con cadenza settimanale. Il nostro
impegno consiste, innanzitutto, nell’osservazione e nell’analisi
del ruolo sempre più ingombrante che la psichiatria si vede
riconoscere all’interno della società, ponendo particolare
attenzione alle modalità e ai meccanismi attraverso i quali essa si
espande sempre più capillarmente e trasversalmente. Questo lavoro di analisi e di denuncia
è accompagnato da iniziative volte alla diffusione di cultura
antipsichiatrica come, ad esempio, la presentazione di libri, opere
teatrali, film, video, incontri e dibattiti. Oltre a questo siamo dotati di un
telefono cellulare dedicato alle persone che hanno la necessità di
contattarci in caso di emergenza psichiatrica o semplicemente per
confrontarsi, avere dei consigli o essere ascoltate. Allo stesso modo
veniamo contattati da diverse persone attraverso il nostro indirizzo
email. Riteniamo
fondamentale avere sempre presente i due diversi piani su cui si
fonda la nostra attività.
Un piano è innanzitutto quello
politico, attraverso le forme che sono proprie del collettivo, mentre
l’altro è quello della relazione e del sostegno alle persone che
richiedono il nostro aiuto. È nel piano
della lotta politica che possiamo portare avanti le nostre istanze,
misurarci con le nostre forze ed eventualmente raggiungere degli
obiettivi. Riguardo invece il sostegno diretto
alle persone che ci contattattano, possiamo dire che solitamente è
azione di informazione riguardo ai trattamenti in corso, le loro
conseguenze e i loro effetti collaterali, unita spesso alla denuncia
degli abusi ai diritti dei pazienti stando alle poche garanzie che la
Legge Basaglia prevede.
"Elettroshock"
In relazione
ad entrambi i nostri piani di intervento abbiamo scritto e pubblicato
un saggio socioanalitico. Il libro si intitola "Elettroshock: la
storia delle terapie elettroconvulsive e i racconti di chi le ha
vissute". Propone
un viaggio nella storia delle shock terapie, che precedono e
accompagnano l’applicazione della corrente elettrica al cervello
degli esseri umani, per provocare uno shock, ritenuto appunto
“terapeutico”. Ripercorrendo
la storia dell’elettroshock (dal 1938, anno della sua invenzione,
fino alle vicende più attuali come la dichiarazione di
incostituzionalità nei confronti dei tentativi di vietare tale
pratica) si cerca di mettere in luce quei meccanismi che hanno
garantito la sopravvivenza della terapia elettroconvulsiva nel corso
dei decenni. Documentiamo
come l'elettroshock non sia un metodo desueto, ma tutt'ora utilizzato
in Italia dove viene praticato in più di novanta strutture pubbliche
e private. Per
sfatare il mito che le shock terapie, comprese quelle
elettroconvulsive, siano barbarie di altri tempi, proponiamo le
testimonianze di persone in carne ed ossa, vive e vegete, che sono
state sottoposte all’elettroshock.
Questo
lavoro vuole essere soprattutto uno strumento per ampliare la
riflessione e il confronto sul delicato tema dei metodi terapeutici
ai quali le persone, soprattutto quelle vittime di etichette
psichiatriche, vengono costrette, il più delle volte senza esserne
nemmeno informate. Siamo
partiti raccogliendo le narrazione di persone che hanno subito questa
terapia; l'ascolto e la lettura di queste testimonianze ci ha
permesso di capire come la psichiatria utilizza questo dispositivo;
cioè senza il consenso informato, per cancellare la memoria, come
punizione e tortura.
E
soprattutto abbiamo concluso lasciando aperte alcune questioni: perché
questo trattamento medico, utilizzato in passato come metodo di
annichilimento dell’umano, come strumento di tortura, come mezzo
repressivo contro la disobbedienza, non viene dichiarato superato
dalla storia? È
sufficiente l'introduzione della anestesia totale per rendere più
umana e dignitosa e legittima la sua applicazione? Possono
dei benefici temporanei, che per avere effetto devono comunque essere
accompagnati dall’assunzione di psicofarmaci, essere un valido
motivo per usare questo trattamento? Si
possono ignorare gli effetti negativi dell’elettroshock?
Ci teniamo a
ribadire che nonostante le vesti moderne l’elettroshock rimane una
tortura, una violenza, un attacco all'integrità psicologica e
culturale di chi lo subisce. Insieme
ad altre pratiche psichiatriche, l’elettroshock è un esempio, se
non l’icona, della coercizione e dell’arbitrio esercitato dalla
psichiatria. La nostra attività
collettiva, diretta alla difesa dei diritti umani all'interno
dell'istituzione psichiatrica, attualmente prosegue la sua battaglia
proprio contro quelle forme coercitive come il TSO (trattamento
sanitario obbligatorio), e per l’immediata
chiusura dei manicomi criminali (gli Ospedali Psichiatrici
Giudiziari).
Collettivo
Antipsichiatrico Antonin Artaud
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org