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Manuela Puvia – CONSUMATE IL FUTURO! Uomo e tecnica attraverso lo sguardo di Ballard (Collane di Ruggine 2007)
[Puj] Un libretto interessante per due motivi: 1) per i suoi contenuti - naturalmente! - e poi perché co-prodotto secondo le tradizionali modalità operative dell’ambiente punk/h.c. do it yourself. Leggiamo dal retrocopertina: “Perché pubblicare un libro di critica su J.G. Ballard? Perché proprio lui? E’ un autore blasonato, probabilmente anche ricco, che non ha certo bisogno di noi. In più, noi non siamo una casa editrice né ci interessa diventarlo. Siamo uno strano mix che unisce frattaglie del collettivo Autistici/Inventati e abituali autoproduttori sparsi per l’Italia. L’opera di Ballard per noi è la scusa per parlare del rapporto tra uomo e tecnologia, un tema che nel nostro presente di post-rivoluzione informatica, nel fiorente sviluppo di biogenetica e biomeccanica, non è questione da poco. Si tratta di un testo ricavato da una tesi di laurea, che inquadra Ballard in una dimensione antropologica. Confronta le suggestioni e l’immaginario del suo mondo con quanto l’uomo moderno (o post-moderno, o quello che preferite) prova quando si rivolge alla tecnologia, quando scopre la sua identità mutata e si ritrova ad interrogarsi sul futuro. Il sapere tecnico non sembra essere reversibile (dai videogiochi alla bomba atomica). Non c’è ritorno da Nagasaki. Con la tecnologia è necessario confrontarsi/scontrarsi in maniera critica, non convenzionale. Questo libro e quelli che seguiranno vorrebbero contribuire un poco a nutrire questo tipo di riflessioni, ad accrescere, per primo in chi li scrive e pubblica, la propria capacità di interpretare il reale e di sopravvivergli”.
[La tecnologia. Come la definisce John Zerzan: “l'abilità di organizzare il mondo in modo da non aver bisogno di sperimentarlo”. Oltre al discorso sulla tecnologia, dal testo di Manuela emergono numerosi altri spunti presenti nella fantascienza anti-utopica di Ballard: ovvero la riflessione sui moderni spazi urbani, sul concetto di non-luogo, sui deliri urbanistici ed architettonici nelle aree metropolitane, sulle strategie silenti del controllo sociale, sull’ossessione al consumo e l’identificazione dell’individuo con i prodotti-feticcio. Alla fine, l’autrice apre orizzonti di rivalsa rispetto a questo mondo sclerotizzato e spaventoso: “L’unica risposta alla deterritorializzazione diventa (…) l’invenzione di una mappa che non corrisponda al territorio”. Bellissima e potentissima immagine che suggerisce il primo passo di una rivoluzione “possibile”: riscrivere la geografia dell’esistente secondo criteri del tutto nuovi e non legati né alla contiguità territoriale, né all’identità (etnica, politica, professionale, sessuale, religiosa…), né alle logiche del Sistema del profitto. Ecco l’idea di cyberspazio, di rete, di intelligenza collettiva: “Il cyberspazio si basa su uno schema comunicativo diverso rispetto, per esempio, alla televisione, dove la fruizione da parte dello spettatore è passiva. Mentre la televisione funziona su un dispositivo uno/tutti, la rete si basa su uno schema tutti/uno, poiché essa può esistere solo in virtù delle persone e dei collettivi che comunicano attivamente al suo interno, elaborando informazioni il cui senso viene costantemente negoziato e non dato una volta per tutte”. La salvezza sta nella fantasia dei cartografi dissidenti che compilano le mappe del Mondo Nuovo (carte geografiche non sovrapponibili a quelle che si comprano all’autogrill!), mappe che riorganizzano distanze e criteri di rapporto tra i punti, tra i “nodi della rete”. Da Ballard ad Hakim Bey il passo è breve. Per concludere: qui sotto c’è il link che vi spedisce dritti al sito di Collane di Ruggine, per scaricare “Consumate il futuro!” in formato .pdf e contattare il collettivo dietro a questa felice iniziativa anti-editoriale…]
>>> Download “Consumate il futuro!” book (.pdf – from Collane di Ruggine web site – ITA)
Manuela Puvia – CONSUMATE IL FUTURO! Uomo e tecnica attraverso lo sguardo di Ballard (Collane di Ruggine 2007)
[Puj] Un libretto interessante per due motivi: 1) per i suoi contenuti - naturalmente! - e poi perché co-prodotto secondo le tradizionali modalità operative dell’ambiente punk/h.c. do it yourself. Leggiamo dal retrocopertina: “Perché pubblicare un libro di critica su J.G. Ballard? Perché proprio lui? E’ un autore blasonato, probabilmente anche ricco, che non ha certo bisogno di noi. In più, noi non siamo una casa editrice né ci interessa diventarlo. Siamo uno strano mix che unisce frattaglie del collettivo Autistici/Inventati e abituali autoproduttori sparsi per l’Italia. L’opera di Ballard per noi è la scusa per parlare del rapporto tra uomo e tecnologia, un tema che nel nostro presente di post-rivoluzione informatica, nel fiorente sviluppo di biogenetica e biomeccanica, non è questione da poco. Si tratta di un testo ricavato da una tesi di laurea, che inquadra Ballard in una dimensione antropologica. Confronta le suggestioni e l’immaginario del suo mondo con quanto l’uomo moderno (o post-moderno, o quello che preferite) prova quando si rivolge alla tecnologia, quando scopre la sua identità mutata e si ritrova ad interrogarsi sul futuro. Il sapere tecnico non sembra essere reversibile (dai videogiochi alla bomba atomica). Non c’è ritorno da Nagasaki. Con la tecnologia è necessario confrontarsi/scontrarsi in maniera critica, non convenzionale. Questo libro e quelli che seguiranno vorrebbero contribuire un poco a nutrire questo tipo di riflessioni, ad accrescere, per primo in chi li scrive e pubblica, la propria capacità di interpretare il reale e di sopravvivergli”.
[La tecnologia. Come la definisce John Zerzan: “l'abilità di organizzare il mondo in modo da non aver bisogno di sperimentarlo”. Oltre al discorso sulla tecnologia, dal testo di Manuela emergono numerosi altri spunti presenti nella fantascienza anti-utopica di Ballard: ovvero la riflessione sui moderni spazi urbani, sul concetto di non-luogo, sui deliri urbanistici ed architettonici nelle aree metropolitane, sulle strategie silenti del controllo sociale, sull’ossessione al consumo e l’identificazione dell’individuo con i prodotti-feticcio. Alla fine, l’autrice apre orizzonti di rivalsa rispetto a questo mondo sclerotizzato e spaventoso: “L’unica risposta alla deterritorializzazione diventa (…) l’invenzione di una mappa che non corrisponda al territorio”. Bellissima e potentissima immagine che suggerisce il primo passo di una rivoluzione “possibile”: riscrivere la geografia dell’esistente secondo criteri del tutto nuovi e non legati né alla contiguità territoriale, né all’identità (etnica, politica, professionale, sessuale, religiosa…), né alle logiche del Sistema del profitto. Ecco l’idea di cyberspazio, di rete, di intelligenza collettiva: “Il cyberspazio si basa su uno schema comunicativo diverso rispetto, per esempio, alla televisione, dove la fruizione da parte dello spettatore è passiva. Mentre la televisione funziona su un dispositivo uno/tutti, la rete si basa su uno schema tutti/uno, poiché essa può esistere solo in virtù delle persone e dei collettivi che comunicano attivamente al suo interno, elaborando informazioni il cui senso viene costantemente negoziato e non dato una volta per tutte”. La salvezza sta nella fantasia dei cartografi dissidenti che compilano le mappe del Mondo Nuovo (carte geografiche non sovrapponibili a quelle che si comprano all’autogrill!), mappe che riorganizzano distanze e criteri di rapporto tra i punti, tra i “nodi della rete”. Da Ballard ad Hakim Bey il passo è breve. Per concludere: qui sotto c’è il link che vi spedisce dritti al sito di Collane di Ruggine, per scaricare “Consumate il futuro!” in formato .pdf e contattare il collettivo dietro a questa felice iniziativa anti-editoriale…]
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