16/10/08

[Live-report]
CONTRASTO (h.c. Cesena) @ Villa Occupata, Milano - 18 maggio '08
[Puj] Un po' di tempo fa, in Villa Occupata a Milano, sono passati i grandi Contrasto, veterani h.c. di Cesena; nell'occasione hanno tenuto un bel concertino spacca-orecchie a base di turbo-core ultra-rovina, graditissimo dai presenti.
Era una notte buia e tempestosa, pioveva a catinelle, ma Io, Sarta e Annalisa eravamo lì: Sarta con il suo micidiale microfono-registratore portatile munito di manico tipo ghiacciolo ha registrato parte del concerto, mentre Annalisa ha filmato con la kalashni-camera e scattato qualche foto, garantendo così ai Contrasto un reportage multimediale della serata da premio Pulitzer. Ah, ah, ah!
Qua sotto, un breve video...
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08/10/08

[We talk about...]
DISCHARGE + RATTUS - Live 24/8/08 in Tampere, Finland.
[Puj] In agosto ho trascorso un po' di giorni in Finlandia. A Tampere, con il mio amico Andrea, chitarrista degli anarcopunx spezzini Anxtv (che vive là), sono andato a vedere il concerto dei Discharge. Di spalla c'erano i Rattus, antica h.c. band finnica degli anni '80.
I Discharge, inglesi di Stoke-on-Trent, a sud di Liverpool, sono il gruppo che, a livello sia musicale che iconografico, ha maggiormente influenzato la musica punk/h.c. D.I.Y. degli ultimi 20 anni. A loro è intitolato un celebre ritmo di batteria (il D-Beat); a loro si deve la nascita di un genere: il crust; bands che utilizzano il prefisso Dis- nel loro nome ce ne sono a valanghe in tutto il mondo (tra le più note: Disfear, Diskonto, Disclose, Disrupt...).
Ascoltati oggi, i primi vinili dei Discharge possono sembrare piuttosto scontati; mantengono però quell'aura paranoica e catastrofica che li ha resi celebri: la guerra assunta a madre di tutti gli orrori, a male assoluto.
Di certo, il concerto dei Discharge 2008 a Tampere, non mi ha evocato granché della magia nichilista che li ha resi celebri (e tantomeno mi ha scosso quello dei Rattus!). Alla voce, Tony "the Rat" Martin (dei Varukers) ci ha messo impegno, ma tutto è risultato vano: sono rimasto impassibile come un ghiacciolo finlandese. Complice forse, la sala concerti con palco in abete e sipario rosso, collocato in un elegante club con guardaroba, ristorante e tavolini. Complice forse il pubblico educato, tipicamente nordico (eccezion fatta per un ubriaco che ha improvvisato un goffo stage-diving, annientando se stesso e alcune ragazze).
Insomma, le reunion sono sempre malinconiche ed è mille volte meglio riscoprire i gruppi del passato attraverso i loro vecchi dischi, piuttosto che servendosi di macabri juke-box umani che si trascinano da palco a palco! Ecco quindi che ho deciso di postare due album per ciascuna band: il primo e l'ultimo (prima di eventuali reunion) di Discharge e Rattus; il punto di partenza e di arrivo di due percorsi musicali piuttosto analoghi: dagli esordi, influenzati dal primo punk inglese, alla decadenza metal, prima dello scioglimento, avvenuto alla fine degli anni '80 per i Rattus e negli anni '90 per i Discharge.
Entrambe le bands si sono riformate all'inizio del nuovo millennio e hanno registrato dischi che dicono poco o nulla, risolvendosi in banale merchandising promozionale a supporto dei nuovi tour...

[Free music for punx]
DISCHARGE - Realities of War (7" - Clay 1980)
[Puj] Il primo, acerbo singolo dei Discharge. Copertina epocale, replicata centinaia di volte dai punx di tutto il mondo e quattro brandelli di rumore disperato: "Le realtà della guerra" (La guerra è un buco nero di oblio / Le realtà della guerra sono talmente inquietanti / Loro la dichiarano, ma non sentono le grida di paura / Cadaveri mutilati e carne carbonizzata / ricoprono il campo i battaglia / ma lì i loro corpi non saranno trovati!) "Loro lo dichiarano" (Loro hanno il diritto, ma che fottuto diritto? / di dire che io devo combattere le loro fottute guerre / Loro lo dichiarano! / Perché io dovrei combattere le loro fottute guerre? / quando loro se ne sbattono della mia opinione sulla guerra? / Loro lo dichiarano! Perché devo essere complice dei loro delitti ed essere ucciso? / A loro non interessa se ne uscirò vivo o morto / a loro interessa solo "Morte o Gloria!" / Loro, loro la dichiarano! Guerra! Guerra! Guerra!), ""...Ma dopo il concerto" ed infine "Vittima della società".
Due anni dopo, uscirà il primo album dei Discharge: "Hear nothing, see nothing, say nothing". E allora il crust apocalittico entrerà in hit parade: al numero 40 della classifica inglese degli album più venduti e al numero 2 della classifica delle produzioni indie.
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Tracklist: 1. Realities of war / 2. They declare it / 3. But after the concert / 4. Society's victim.

>>> Download DISCHARGE - Realities of War 7" - 1980 (.rar - 7 mb.)

[Free music for punx]
DISCHARGE - Shootin' up the world (cd - Clay 1993)
[Puj] Dopo questo album, ignorato da critica e pubblico, i Discharge gettarono la spugna. Ritroverranno le motivazioni soltanto nel 2002 quando publicheranno l'album "Discharge" (che fantasia), che li rimetterà in pista.
"Shootin'..." è davvero goffo: boh!-metal che prova ad essere crossover come lo si intendeva a quei tempi, ma che in realtà assomiglia di più a funky spompato suonato da una band death-metal. All'epoca, non lo ascoltò nessuno.
Il disco non era così terribile, anzi, ben meglio del precedente, claudicante, "Massacre" (1991); ma sono gli anni dei Guns'n'Roses e del grunge: i Discharge non si intonano più con niente e vengono dismessi. Il loro culto sopravvive soltanto nell'underground più oscuro: nei bassifondi esistono già decine di Dis-gruppi devoti al sound catastrofico della band; ne plagiano la musica, le grafiche di copertina e addirittura il logo. Saranno questi gruppi, provenienti in massa dalla Scandinavia, dal Giappone, dagli Stati Uniti, ma anche dal resto del mondo, a riportare in auge dopo un decennio le sonorità dischargiane, con spirito di totale emulazione...
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Tracklist: 1. Manson child / 2. Lost in you / 3. Shootin' up the world / 4. Psycho active / 5. Leaders deceivers / 6. Fantasy overload / 7. Down and dirty / 8. Never come to care / 9. Real live snuff / 10. Exiled in hell / 11. Reprise.
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[Free music for punx]
RATTUS - Khomeini rock / Muotipunk (7" - Hilipili rec. 1980)
[Puj] Rattus, banalmente vuol dire "ratto", però grosso, di fogna. Ma non in finlandese, bensì in latino. Infatti, il nome è ispirato al titolo del primo disco dei proto-punks inglesi The Stranglers, "Rattus Norvegicus".
Annoverati tra i principali esponenti della scena h.c. finlandese degli anni '80, i Rattus si formano alla fine del decennio precedente e incidono il primo e.p. nel 1980, influenzato dalle sonorità del primo punk inglese. Un 45 giri con due pezzi dai titoli semi-demenziali ("Khomeini rock" e "Fashion punk") e una copertina dall'appeal davvero scarso, probabilemente una delle peggiori a memoria d'uomo. Anche la musica non fa fare piroette di gioia: punk-rock anonimo e scassato, poi rigettato dalla band.
Nell'81 i Rattus ascoltano i Discharge, abbandonano le influenze punk-rock e si danno all'h.c. paranoico. Nel frattempo suonano in giro e migliorano. Tra l'81 e l'84 pubblicano le loro cose più riuscite, tra cui: l'e.p. "Rajoitettu ydinsota" (tradotto: "Guerra nucleare circoscritta" ...?), l'e.p. "Rattus on rautaa" (tradotto: "I Rattus sono di ferro" ...?!) e l'album "WC räjähtää" (tradotto: "Il w.c. esplode" ...!?!?!). Insomma: i titoli non erano il loro forte. Nell'84, durante un tour europeo, suonano al Virus di Milano, una settimana prima dello sgombero (ricordano i punx italiani come grandi ballerini!).
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Tracklist: 1. Khomeini rock / 2. Muotipunk.

>>> Download RATTUS - Khomeini rock / Muotipunk 7" - 1980 (.rar - 4 mb.)

[Free music for punx]
RATTUS - Stolen life (lp - Neg.Fx. records 1987)
[Puj] Alla metà degli anni '80, succede ai Rattus quello che successe ai Discharge e a tante punk bands dell'epoca: s'innamorano del thrash-metal e si ispirano a Venom, Slayer e Metallica.
Da una parte, non sono abbastanza bravi a suonare per piacere ai metallari, dall'altra, i pochi punx rimasti storcono il naso e, da sotto il palco, sbraitano: ridateci i pezzi vecchi!
Stolen life è un classico album h.c. underground della fine degli anni '80 e fa tenerezza: riff para-metal eseguiti in modo non impeccabile, tentativi falliti di aggrovigliare le ritmiche, tematiche post-atomic-dark sui generis. Un sound che più anacronistico oggi è difficile immaginare! Le parti cantate sono davvero buffe, sbiascicate ed insane.
I Rattus si scioglieranno dopo la pubblicazione di questo disco per poi tornare insieme nel 2001, colti dalla febbre della reunion (che ultimamente fa strage di buoni gruppi del passato). Oggi suonano con una certa frequenza ed eseguono esclusivamente i pezzi dei loro dischi strettamente punk/h.c...

Tracklist: 1. Troops of dark force / 2. Stolen life / 3. Bad dreams / 4. Black clouds / 5. A moment before death / 6. Poor boy / 7. Sleep in boothill / 8. Nobody can help / 9. Geronimo / 10. Will...?

28/09/08

[Kala-tour report]
KALASHNIKOV Live in Greece! 19/9 Thessaloniki @ Fabrika Yfanet - 20/9 Volos @ Matzagou Squat
[Ale] A seguito del buon riscontro ricevuto l’anno passato in terra greca, i Kalashnikov decidono di tornare sul luogo del delitto. Giovedì ci troviamo tutti carichi (di entusiasmo e bagagli) a Malpensa pronti ad imbarcarci per Atene. All’arrivo, puntuale ad attenderci, troviamo il nostro fidato ed ormai consolidato contatto ellenico: Sapilla. In greco “sapilla” significa “marcio”.
In aeroporto prendiamo a nolo un furgone 9 posti, ma siamo in 10. Si sa, l’arguzia si acuisce nelle necessità: in questa, però, nessuna soluzione geniale si affaccia alle nostre menti. Decidiamo semplicemente di infilarci tutti e dieci in furgone, Sapilla compreso, anche perché pensavamo conoscesse la strada per casa sua (cosa che si rivelerà non del tutto vera). Riteniamo opportuno nascondere uno di noi sotto i sedili, onde evitare problemi con gli sbirri locali. Dato che l’abito fa il monaco, la scelta del sacrificato ricade sull’unico di noi che indossa sandali francescani da trekking: il buon Sarta. Dopo un’ora e mezza e diversi sbagli di strada, siamo a casa di Sapilla; senza multa, ma con un chitarrista ormai privo delle gambe.
La giornata si conclude con una visita serale all’Acropoli ed una capatina nella più nota gelateria di Atene, almeno a detta della nostra guida, la quale ci esorta a provarne la specialità: un gelato al cioccolato sormontato da un biscotto al cioccolato, ricoperto di cioccolato, ripieno di cioccolato, cotto in forno di cioccolato, il cui apporto calorico è sufficiente a sfamare una famiglia di 4 persone per un mese. Poi tutti a dormire, in vista del viaggetto del giorno successivo: Atene-Thessaloniki 600 Km.
Venerdì, di buon mattino, partiamo alla volta della Fabrika Yfanet, la più grande casa occupata d’Europa: uno squat ricavato da una ex-industria tessile che occupa un intero isolato! E' anche l'attuale abitazione di Sapilla, nella quale vive da circa un anno. Lo spazio è davvero sterminato: lo squat ospita addirittura una pista per bmx! Oltre ad un bazaar, un internet-café, una palestra, un atelier e una sala concerti da 500 persone!
Al nostro arrivo, ci accoglie, l’immancabile fasolakia: specialità greca a base di legumi simil-fava che mangeremo a pranzo e cena per quattro giorni consecutivi. Mentre consumiamo il pasto, prendiamo coscienza di un problema, che sarà un po’ il leit-motiv della giornata: carenza di birra! E’ subito panico. I greci, lo sapevamo, non sono grandi bevitori.
Terminato il lauto pranzo, riusciamo fortunatamente ad impossessarci di un’agognata bottiglia di birra e il pomeriggio trascorre sbevazzando allegramente nel cortile della Fabbrica. Col passare delle ore la casa inizia a riempirsi e l’atmosfera si fa frizzante, salvo poi sgonfiarsi come un materassino al sole verso le 22.00, quando tutta la birra nelle dispense del centro (non molta per la verità) termina! Stupiti ed incuriositi da quest’evento, che in Italia avrebbe provocato un’insurrezione popolare, chiediamo spiegazioni. I ragazzi del centro ci dicono che preferiscono che la gente non beva troppo perché altrimenti diventa molesta; in fondo, è giusto, pensiamo noi: a quante risse in stato di ubriachezza abbiamo assistito nei dopo concerti negli squat! Sospettiamo, comunque che non si tratti di un rimedio molto efficace dal momento che tutti, poi, si portano il cibo cotto da casa e sono belli storti ugualmente!
Un'altra pratica messa in atto dai ragazzi e dalle ragazze di Yfanet ci colpisce, questa volta positivamente: nello squat nulla ha prezzo, tutto è ad offerta libera, birra compresa. Non c'è il bancone con dietro i baristi, ma solo un frigo e una cassetta per le offerte: uno prende e lascia quello che ritiene opportuno. Questo funziona anche per dischi, vestiti, libri, concerti... E' una cosa davvero bella, anche se davvero rischiosa per i bilanci del centro!
Dato che, in Grecia, si pranza e si cena in una volta sola (alle 4 del pomeriggio!), usciamo a procacciarci del cibo. Al nostro ritorno la Fabbrica brulica di variegata umanità e s’inizia a suonare. La sala concerti è si trova in un sotterraneo senza il minimo ricambio d’aria; grazie al fumo ed al sudore si crea un microclima tipo cesso chimico intasato. Ad aprire le danze ci pensano i Prigogine, gruppo simil-crossover a due voci. Poi tocca a noi. La scaletta preparata con tanta dedizione è pantagruelica: 19 pezzi per un paio d’ore di musica. Nonostante qualche intoppo fila liscia e sembra essere apprezzata tanto da chi già ci conosce quanto dai neofiti.
Il dopo concerto è funestato dalla notizia di un attacco fascista contro tre ragazzini, aggrediti nei pressi dello squat. Alcuni punx, fino ad un secondo prima tumulati sotto le panchine, si rianimino come automi programmati per un unico scopo: trovare i colpevoli dell’aggressione! Si respira reale tensione, ma dopo un’ora di ricerche senza esito torna la normalità e si va a dormire…
Sabato. Al risveglio, ancora una volta, Claudio, il nostro fidato driver, non trova più la sua felpa. Era accaduto anche durante il tour in Francia di qualche mese fa. Di per sé, non sarebbe un gran problema se non fosse per il fatto che i vestiti che Claudio, il seminatore di felpe, si porta in tour sono quelli che uno solitamente mette in borsa per andare in palestra, e che la temperatura fuori rasentava i 10 gradi centigradi.
Ci mettiamo in marcia verso Volos, cittadina universitaria a circa 200 Km da Salonicco. Il luogo del concerto è il Matsagou Squat. Ci accoglie un ottimo pranzo self-service; la gente del posto è veramente cordiale e l’atmosfera molto rilassata. Decidiamo di fare un giro per Volos. Sarà per il tempo, sarà per la stanchezza, ma la cittadina ci si presenta attraente come un minestrone bollente a ferragosto. Entriamo così in un market: vogliamo acquistare gli ingredienti per un trionfale kala-aperitivo. Sapilla riesce anche qui a litigare con una cassiera che lo ha scambiato per un punk taccheggiatore. Torniamo al centro e cuciniamo un gin Lemon al sapore di medicina, apriamo un paio di scatolette di tonno e diamo il via ad un torneo italo-greco di jenga.
Al momento del sound-check, una brutta sorpresa: uno dei due amplificatori per chitarra ha 15 watt e sfoggia la potenza di un Ciao senza benzina in salita! Ad aprire la serata ci sono gli Atopia, gruppo death-metal con violino, il cui cantante è degli Straitjacket Fit, nostre vecchie conoscenze di Patrasso; a seguire un gruppo di giovanotti del luogo, i Bazooka (Bazooka + Kalashnikov = Ka-boom!), caratterizzati dall’uso di due batterie che fanno esattamente la stessa ritmica (?) e ci offrono venti minuti di grunge psichedelico alla Tad/Melvins anni ‘90 .
Quando saliamo per suonare la gente sembra molto calda e, nonostante qualche "lievissimo" problema iniziale (non sentiamo niente), il concerto entra nel vivo. Il pubblico svolazza qua è là, e ci si diverte tutti assieme. Un avariato mezzo nudo sale ripetutamente sul palco dando vita a sketch con un'ottima spalla (Sarta); si avvolge con la nostra bandiera, utilzzandola come mantella. Riceverà, da parte mia, una bella doccia di birra.
Dopo circa due ore di concerto, quando pensiamo che la serata sia terminata, si manifesta sul palco prima un gruppo brutal-death adolescenziale, poi una jam session crust-grind completamente improvvisata. Questa strana formazione vede i due fonici rispettivamente alla chitarra e ad una delle voci. Alla seconda voce un'urlatrice greco-russa. Come già in altre occasioni il demone della rovina h.c. si impossessa di noi e soprattutto di Sarta che come rinvigorito da questa folata, novello super eroe, snocciola tutte le sue armi segrete. Nell’ordine: candela verticale a centro palco, finte di corpo, abbraccio sodomita al chitarrista, girandola di lattine verso il gruppo, stage diving variegati a tutti i gusti.
Al termine di questo estremo fuori programma siamo sfiniti e pronti per il meritato riposo. La nostra sistemazione notturna è una stanza con una decina di materassi a terra da condividere con chiunque, compresi due cani. Puj si accomoda accanto ad un Super-Punk con creste a stalagmite di 50 centimetri che, nella fosca luce della notte, proietteranno sul muro della stanza ombre cinesi di dinosauri estinti da milioni di anni. Il Super Punk si è rivelato a sorpresa un ottimo compagno di stanza; un po’ più invadente si rivelerà un cane che cospargerà la stanza di merde.
Mentre alcuni componenti del gruppo decidono di andare a dormire, un tragicomico trio decide di accettare l’invito ad un rave che si svolge in un’altra ala della casa. Attraversati alcuni vicoli e corridoi io, il Don e Claudio giungiamo in una sala buia con musica drum’n’bass a manetta ed una trentina di indemoniati che danzano in preda al Ballo di San Vito. Veniamo circuiti con alcolici di ottima fattura e dubbia provenienza. Sarà stato l’alcool, sarà stata l’euforia, sarà stato un sano spirito di competizione, ma Claudio, su nostro tendenzioso invito, decide di imitare le gesta di una ragazza che fa la verticale appoggiata ad una parete. L’esito (rovinoso) di questo gesto sarà ricordato per anni. L’azione, fonte di ilarità per tutti i presenti, lascerà nel povero Claudio segni che ne mineranno la deambulazione nei giorni a seguire.
Non resta che andare a dormire. La visione che si presenta una volta entrati in camera non è delle più rassicuranti: odori ed aromi di vario genere ci abbracciano come le spire di un boa composto di merda e piscio e, come se non bastasse, un cagnetto occupa il giaciglio del Don che, in barba al Wwf, lo trascina malamente fuori dal suo sacco a pelo. A parte questo, le 4 ore che ci separano dal risveglio scorrono scomode ed inquiete.
Domenica, un plotone di reduci della Grande Guerra fa ritorno ad Atene per una giornata di riposo, dal momento che il concerto in città è saltato: Villa Amalias ha subìto un attacco incendiario ed è quindi inagibile.
Per la serata Sapilla ci ha organizzato una cena a casa sua (ha promesso di cucinare la pizza più buona del mondo), con amici greci conosciuti lo scorso anno: ritroviamo Fotis, Yorgos e Anna dei Valpourghia Nykta e alcuni componenti dei Kill the Cat. Così tra birre gelate e pizza al ketchup la serata si avvia verso una colossale dormita rigenerante. La mattina dopo è già ora di tornare in aeroporto per volare verso la nostra madre matrigna: Milano. YA SAS, MALAKA!

27/09/08

[We talk about...]
SPAGHETTI E DO IT YOURSELF
[Sarta] Il nostro caro amico Piter ha appena pubblicato su Radioriot un'intervista fatta a me e Milena. Si tratta di una chiacchierata su Do It Yourself, musica, politica, sul Kalashnikov Collective ma anche sulla nostra fottuta vita di tutti i giorni. Piter è come sempre un nostro appassionato sostenitore, ma non manca di spirito critico e, quà e là, cerca di capire i limiti e le contraddizioni che ogni scelta di vita porta inevitabilmente con sè: è una buona palestra per ogni lurido punk che voglia mantenersi ben allineato sui binari del presente!
Ah, attenzione pericolo: l'intervista è chilometrica! Consigliamo di stamparvela a scrocco mentre siete al lavoro e pupparvela comodamente seduti sorseggiando una tisana, una volta a casa, per salutare i primi freddi di questo autunno. Buona lettura!

>>> Intervista di Piter a Sarta & Milena su Radioriot

08/09/08

*KALASHNIKOV collective live in Greece!

19/9 - Thessaloniki @ Fabrika Yfanet (Omirou & Perdika, Katw Touba) + Prigogine
20/9 - Volos @ Matsagou squat (Pavlou Mela & Sokratous) + Atopia
21/9 - Atene @ ?


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01/09/08

[Free music for punx]
KALASHNIKOV - Romantic songs of dissidence - RUSSIAN TAPE EDITION (Pauki rec./Crazy Rat, San Pietroburgo 2002)
[Puj] Otto anni fa registrammo il nostro primo disco: Romantic songs of dissidence. Quando lo pubblicammo, (in cassetta!), iniziammo a diffonderlo. E siccome siamo degli inguaribili romantici, non decidemmo di attuare una tattica di "promozione/distribuzione" (puah! che brutte parole...) tradizionale, sul nostro territorio insomma, come forse sarebbe stato più ragionevole; decidemmo di servirci della nostra nuova-musica-su-nastro per entrare in contatto con paesi lontanissimi e al di fuori dalle tradizionali rotte musicali. Scarabocchiavamo lettere in pseudo-inglese, impacchettavamo le cassette imballate con la carta-igienica e spedivamo agli indirizzi recuperati spulciando le fanzine. Corea del Sud, Perù, Filippine, Hawaii, Cina, Bulgaria...
Tra i paesi più ricettivi c'era sicuramente l'ex-Unione Sovietica. Che una band con il nostro nome potesse essere apprezzata in Russia lo trovavamo strano. E' come se una band russa si chiamasse "lupara". O "mandolino". Sarebbe buffo per noi italiani. Invece i russi si sono sempre dimostrati interessati alla nostra musica: "Great! Sounds like Adriano Celentano!". D'altronde, il molleggiato è amatissimo nell'ex-Urss.
La scena punk-rock D.I.Y. russa è esplosa alcuni anni dopo la caduta del regime comunista, intorno alla metà degli anni '90. E' quindi una scena relativamente giovane e per questo piena d'entusiasmo. Una delle bands più conosciute dell'area di San Pietroburgo sono i Pauki (i "Ragni") dell'amico Sasha. Sette anni fa, dopo avergli spedito Romantic songs of dissidence, Sasha ci chiese se potesse distribuirne alcune copie dalle sue parti. Ma certo! rispondemmo. Un mese dopo ci siamo visti recapitare a casa una versione russa del tape di Romantic songs of dissidence, stampata in trecento esemplari dalla misteriosa Crazy Rat records di San Pietroburgo! Stessa tracklist e artwork riciclato dal nostro originario. Rispetto alla versione italiana è più scarna, ma la copertina è a colori: quali colori ? Beh, bianco, rosso e verde, naturalmente!...

29/08/08

[Free music for punx]
AA.VV. - Voice of the Voiceless 4-way split (cd 4 bands / 29 tks. - Anak Liar records, Malaysia - 2001)
[Puj] Anni fa abbiamo avuto un divertente scambio epistolare con alcuni punx della Malaysia, paese tropicale che sta dall'altra parte del mondo. Tra le altre cose, l'amico Firdaus ci inviò questa compilation prodotta nel 2001 da una piccola D.I.Y. label di Johor, nata con l'intento di promuovere le "punk-bands from exotic countries", come le definisce il compilatore, Muhammad. "Voice of the voiceless" ospita quattro gruppi: Man in the Shadow (Slovenia), Apatia-No (Venezuela), Red Kedge (Singapore), Autonomia (Perù). E' lo stesso Muhammad che, nel booklet, ci spiega in modo approfondito lo spirito che ha animato questa produzione:
"Ci tengo a sottolineare che Anak Liar records esiste per aiutare la bands porovenienti da paesi esotici. Tento unicamente di rendere possibile la pubblicazione dei loro dischi, anche se la musica suonata da queste bands potrà sembrare aldisotto degli standard statunitensi ed europei: non è questa infatti la preoccupazione principale di Anak Liar records. Il punk/hc non esiste soltanto per coloro che hanno talento, ma è un mezzo per trasmettere messaggi alla gente che sta intorno a noi, e il linguaggio non dovrebbe essere una barriera. Francamente, penso che i testi di queste bands esotiche possano essere considerati più sinceri ed onesti rispetto a quelli delle bands europee e americane che sono coinvolte nella scena solo per moda. Molti di questi punx vivono sulla pelle le proprie idee dato che sono oppressi dal sistema in cui vivono da quando sono nati. [...] Il punk/hc è sempre esistito in ogni parte del mondo, compresi i paesi asiatici come Malesia, Singapore, Thailandia, Brunei, Indonesia, Nyanmar, Filippine, India, Nepal, Pakistan, China, Taiwan, Macau, Corea del Sud... non dimenticando le bands dal medio oriente e dall'europa centrale, da paesi come Israele, Giordania, Arabia Saudita, quelle dell'ex-USSR e dell'Europa dell'Est, da paesi come Estonia, Ukraina, Slovenia, Bosnia Herzegovina; e infine le bands sud-americane: dall'Uruguay, da Panama, dal Venezuela, dall'Ecuador, dalla Bolivia... Si può affermare che il 90% del mondo oggi ha scoperto che cosa sono l'etica e la musica punk/hc, benché una buona parte della terra abbia problemi politici e sociali. I punx dei paesi "esotici" non sono interessati a lucrare sul collezionismo, a stampare cataloghi patinati e a colori delle loro distro, non producono magliette che costano 20 dollari. Noi di Anak Liar records nutriamo rispetto per i punx che incidono il loro materiale con i registratori a cassette e il cui pubblico va dalle 10 alle 30 persone. Questi sono coloro che chiameremo "true punks", ora e sempre. Punk//Love//Exotic. Matt (Muhammed), Anak Liar records".
Nient'altro da aggiungere! Qui sotto, scaricabile, Voice of the Voiceless, booklet incluso.

Tracklist:
MAN IN THE SHADOW (Slovenia) Spolzka lestev / Spanec / Lajez / Laznivec / Strah pred svobodo / Rez britve. APATIA-NO (Venezuela) Fronteras / Accion / Satira tortutaurina / Mala praxis medica / Mente sin sentido / Injusticia laboral / Ya basta / Guerra muerte / Apatia-no / Taxtil apariencia / Preso de x vida / Viviendo en la cloaca / Realidad / Mentia ra. RED KEDGE (Singapore) Life is ideed an addiction / 18th promise / That was the year of dragon / Death is a game. AUTONOMIA (Perù) Debarde / Una vez mos / Vivimos para tu muerte / Revolucion / Un mundo nuevo.

27/08/08

[Free books for punx]
Dario Varini - Elementi di ri-fondazione della dialettica erotica (Ed. Mob, Verbania 1978)
[Puj] Redatto in un periodo in cui la riflessione antagonista, al grido di "il personale è politico!", aveva preso a cuore il problema dei rapporti di coppia tra "i compagni e le compagne", nel tentativo di svelarne i retroscena borghesi, questo opuscolo racchiude un breve e illuminante saggio che sa essere sia pragmatico che contro-corrente. Due ammirevoli caratteristiche. L'ho sfilato dal solito scaffale polveroso della libreria Calusca in via Conchetta (Milano), dove stava pressato in mezzo ad altri reperti archeologici della pubblicistica anarchica. Oggetto dell'analisi dell'autore sono le relazioni tra gli uomini nella società dei consumi, ridotte anch'esse dalla "macchina mercantil-spettacolare che amministra la decadenza del pianeta" entro mere logiche economiche.
L'uomo, per sua natura, è "pensiero della molteplicità", condannato ad abbandonarsi ai giudizi altrui, annullarsi nella massa fino a perdere la propria identità, assumendo come immagine di sé quella distorta e frammentaria riflessa dagli occhi della gente, dalle vetrine dei negozi, dallo schermo di un televisore, dal proprio ambiente lavorativo. Come una spugna assorbe identità fittizie, pre-confezionate. L'uomo moderno é una creatura paranoica ed alienata, incapace di ri-conoscersi.
Come recita il chilometrico sottotitolo ("La prassi amorosa come reale antitesi della schizofrenia sociale e come radicale ri-trovamento dell'identità umana"), la cura dell'alienazione sta nell'amore. L'unica forma di relazione autentica e sincera tra le persone, nella quale è possibile arrivare a donare il proprio vero sé all'altro perché l'altro ce lo restituisca, lo rifletta nella sua limpida purezza. La ragazza o il ragazzo che amiamo come specchio di noi stessi, in cui leggere qualcosa di veritiero che ci appartiene, ma che avevamo dimenticato. L'anima dell'altro come libro aperto che racconta la nostra storia più recondita.
Beh, innamoratevi tutti, quindi! Però niente promiscuità, esorta l'autore. Solo la relazione esclusiva, a due, scatena la magia. Le orgie hippie e il libertinismo sfrenato non fanno che frammentare ulteriormente il nostro Io, portandoci alla schizofrenia. E' come perdersi in un labirinto di specchi deformanti, non tanto diverso dal caleidoscopio d'identità pre-confezionate offertoci dall'industria televisiva della sotto-cultura di massa!
Se volete approfondire, accomodatevi qua sotto, in formato .pdf.

>>> Download "Elementi di ri-fondazione della dialettica erotica" [ITA] (.pdf - 9 mb.)

06/08/08

[We talk about...]
KASOTTO: R.I.P.
[Puj] Anche l'epopea dell'Approdo Caronte (kasotto per gli amici) è amaramente giunta al termine. Lunedì 4 agosto, dopo sette anni di vita, è stato prima sigillato dagli sbirri, poi abbattuto. Dopo anni di stallo, l'amministrazione comunale ha dato una scossa al processo di riqualifica della Darsena in vista dell'Expo 2015. Lo stesso giorno sono comparsi a Milano i soldati dell'esercito a piantonare le piazze e le strade, nell'ambito del Pacchetto Sicurezza varato dal Governo. La solita, ennesima farsa all'italiana.
E' stata un'epopea epica quella del kasotto, per tanti motivi. Era un deposito per barche abbandonato, adagiato sulla riva inaridita e puzzolente della Darsena, proprio sotto al cuore della vita notturna milanese, quella animata dalla gioventù di polistirolo che ciondola da un aperitivo all'altro, le teste vuote della Milano rampante, all'ultimo grido. Quelli a cui piace far casino, a patto che sia casino collaudato, vacuo e preferibilmente griffato. Il kasotto è stato, in questo contesto, un'entità sfuggente. Una parentesi di caos nel regno della più assoluta prevedibilità.

A molti del giro, gente che frequenta i c.s.o.a., il kasotto non piaceva perché, si diceva, lurido e pieno di gentaglia. Cose più o meno vere. Ma non piaceva forse anche perché le persone, d'istinto, tendono alle cose chiare, univoche, appianate, già viste e già sentite. E quindi rassicuranti. Il Kasotto era il contrario di tutto questo: incasellabile, caotico, spigoloso, contraddittorio, sempre in bilico.
Al kasotto potevi incontrare di tutto: marocchini all'ultima birra, sudamericani chiacchieroni, senegalesi incazzati, artisti sconclusionati, vecchi saggi ubriachi, squattrinati di ogni genere, gente normale capitata lì per caso, punks, poeti, drogati persi, disadattati, rapper di periferia... solo al kasotto potevi vedere santoni voodoo in tunica bianca fare le capriole e pogare con i punkabbestia, solo al kasotto potevi discorrere con alcuni mitologici saggi di strada, figure leggendarie che si aggirano per gli angoli bui della città. Potevi scambiare dischi, ascoltare musica sempre diversa, imbatterti in vecchie conoscenze, incrociare band in tour da tutto il mondo e bere Fink Brau fino all'ottenebramento. Al kasotto l'atmosfera era sempre frizzante: quasi ogni serata poteva finire a pizze in faccia, in risse del tutto gratuite, in schiaffonate vorticose che si spegnevano solo alle prime luci dell'alba. Al kasotto ci si divertiva!
L'approdo Caronte era un'entità antagonista per molti versi inedita. Innanzitutto, la sua ostinata esistenza in un luogo insospettabile, il suo aspetto mostruoso e trasandato, il suo carattere inospitale, il fatto di sorgere ai bordi di una fogna a cielo aperto, erano i segni di un pessimo carattere, di un'estraneità totale e disperata ai valori del milanese medio. Il kasotto non era un luogo chiuso e non nascondeva alcunché: era uno spazio aperto, un polo d'attrazione, attorno al quale si costruivano situazioni. Chiunque passasse da Viale Gorizia, guardando giù sulla spiaggia della Darsena, poteva dare un'occhiata a quello che succedeva, ascoltare il concerto, scendere e farsi una birra a un euro e cinquanta. Al kasotto non sono mai esistiti biglietti d'ingresso, orari di apertura e di chiusura e le serate finivano sempre in rosso. Era l'unico squat dove facevi prima ad entrarci dalla botola sul tetto che dalla porta principale. Ed era aperto a tutti (e veramente a tutti!).
Epica è stata la lista delle bands e degli artisti che sono stati ospitati tra le sue mura, sia in estate (un forno crematorio) che in pieno inverno (un frigorifero). In una settimana potevano esserci tre, quattro serate, una dietro l'altra, senza soluzione di continuità. Sappiamo che "tutti potevano suonare al kasotto"; certo, un fatto eccezionale che va sottolineato. Ma non bisogna dimenticare che ciò era possibile solo grazie all'eroica dedizione dei ragazzi e delle ragazze che hanno gestito lo spazio e si sono sbattuti in tutti questi anni. A tutti e tutte loro va il nostro saluto fraterno e la nostra solidarietà.
Il kasotto era un equilibrio instabile sull'orlo franoso dell'Utopia. Talmente instabile che sono bastati pochi minuti per cancellarlo dalle mappe!
Il kasotto non c'è più, ma ha lasciato un insegnamento decisivo, che detta i tempi del futuro; ha tracciato, forse involontariamente, le prospettive lungo le quali potrà muoversi l'occupazione degli spazi nella nostra lurida città, all'insegna di una tattica di scomparsa, di fuga. Non più luoghi, ma situazioni che facciano della propria precarietà un punto di forza, sfruttando le potenzialità creative e politiche che la condizione nomade e temporanea offre. A partire dallo stato di cose attuale, pare proprio che il futuro stia nei gruppi di affinità e nelle zone temporaneamente autonome. Nell'essere agili e sfuggenti, nell'occupare, ma anche nello sgomberare prima che qualcun'altro lo faccia, lasciandosi le rovine alle spalle, e il deserto all'arrivo di sbirri e ruspe.
In tal senso, sarebbe stata una potente dichiarazione d'intenti abbatterlo noi stessi il kasotto, prima che fossero gli sbirri a farlo. Al momento dello sgombero, si sarebbero trovati di fronte ad un cumulo di macerie: il lavoro già fatto. Una minaccia, in fondo: "Tanto lo possiamo ricostruire ovunque!". Perché di fatto il kasotto era una catapecchia con un generatore attaccato che dava corrente e poco altro. Il kasotto era un c.s.o.a. "portatile", replicabile in ogni luogo. In qualsiasi angolo buio e dimenticato della nostra città potrà sorgere un Approdo di Caronte ove sbarcare noi anime dannate.
Quindi: il kasotto è morto. Lunga vita al kasotto!

03/08/08

[Free music for punx]
L'OISEAU MORT (Hip-hop d.i.y. - Grenoble, France)
[Puj] Dietro al nome de L'Oiseau mort si cela una vecchia conoscenza dei Kalashnikov: Silvain dell'h.c. band francese Abhora. Che uno squatter metallaro come il sopracitato si dedichi ad un progetto hip-hop non è per nulla sorprendente nel contesto della cultura do it yourself francese, nella quale l'hip-hop autoprodotto convive serenamente con il punk/h.c., condividendone i medesimi valori controculturali.
Gli squat francesi ospitano spesso realtà hip-hop e i dischi rap autoprodotti usufruiscono della stessa distribuzione autogestita e degli stessi circuiti dei dischi crust, anarcopunk, grind etc..etc... (i crusties punx di casa nostra inorridiscono?).
Gli Oiseau Mort alternano temi sociali a riflessioni esistenziali, spalmate su un tappeto sonoro sinfo-dub dal sapore cinematografico...
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L'OISEAU MORT - s/t (cd autoprodotto + booklet A5 - France 2007)
Tracklist: 1. Au préalable / 2. Futile / 3. Tout est parti de là / 4. Pause / 5. Justice / 6. Ils font / 7. Dérives nocturnes / 8. Fin.