05/07/17

[we talk about...radioshow!]
La "Casa del Disastro", stagione 2016-2017: echi di un'esperienza disastrosa
"Con la puntata del 29 giugno 2017, si è chiusa la prima stagione de "La Casa del Disastro", il programma radiofonico sulle frequenze di Radio Onda d'Urto che ci siamo inventati. Una raffica, da ottobre 2016 a giugno 2017, di 33 puntate (come gli anni di Gesù...) della durata di un'ora circa ciascuna che trovate a disposizione delle vostre orecchie proprio qui. E' stata un'esperienza certamente impegnativa (avrete notato che il blog è rimasto senza aggiornamenti per parecchio) ma decisamente appagante. Incredibile il riscontro che c'è stato e le centinaia e centinaia di ascolti masticati dai podcast messi in rete! Dobbiamo naturalmente ringraziare Andre della redazione di Milano della radio che ci ha incoraggiati ad iniziare, pur nella vaghezza di mezzi tecnici e nella paura di rimanere risucchiati in qualcosa di più grande di noi. Ma, ad un certo punto, ci siamo detti: se dev'essere disastro, che disastro sia! E, ora che la prima stagione si è conclusa con tanto di rutilante concerto finale in Villa Vegan (conclusosi tra danze belluine alle 5 del mattino), possiamo tirare le somme di quest'esperienza...


Ehi, tu! Come hai scoperto il punk?
Innanzitutto, col pretesto dell'intervista ai gruppi, abbiamo potuto scavare a fondo nella melma della scena diy punk della nostra città. Abbiamo consolidato vecchie amicizie e scoperte di nuove, approfondito idee con gruppi, collettivi, fonici, gente che viene ai concerti nonché montato delle puntate monografiche dedicate al punk giapponese, siberiano, francese, scozzese, inglese, dello Stato dell'Ohio negli Usa e della Germania Est, oltre a qualche mixtape qua e là (punk jugoslavo e neu!punk). L'idea di base era effettuare una fotografia in movimento della scena punk diy e dintorni a Milano, come di quella in altri tempi e in altri luoghi: uno scatto sgranato e fuori fuoco, magari parziale, ma certamente schietto e sincero. Perché il tempo fluisce veloce come un pezzo grind e talvolta rimangono solo ricordi sbiaditi di quel che siamo stati: fissare un particolare modo di vivere la natura del punk, con l'auspicio che altri possano fare la stessa cosa meglio di noi in futuro, è un modo per riflettere su di noi e rilanciare oltre. Chiederci quali sono le nostre ambizioni, cosa vogliamo davvero fare/essere nella nostra vita, mentre le scelte fatte in passato stanno bussando alla nostra porta per chiederci il conto. E, soprattutto, continuare a domandarci come ci siamo ficcati in questa storia del punk e come mai non riusciamo/vogliamo più uscirne. Già...Come mai? Infine, in questi tempi di superficialità e velocità, la capacità di approfondire e di creare dei contenuti originali e di sostanza, di porre domande urgenti sulla carne viva delle nostre anime, crediamo abbia un qualcosa di sovversivo. O, perlomeno, è qualcosa di più rispetto alla pratica becera tipo copia/incolla del "condividi" dei social, dove tutto si diffonde senza che necessariamente sia richiesto di comprenderlo, ma solo per "costruire" una nostra presunta identità virtuale. Nella più sua più profonda concezione, il diy è un'esperienza esistenziale: non è importante il manufatto che si crea, ma la strada che si ha percorso. Ciò che sta nel mezzo tra noi e l'utopia...


I disastri non si contano
Una cosa, puntata dopo puntata, finalmente l'abbiamo capita: l'urgenza di "fare qualcosa" per emanciparsi dal grigiore quotidiano è infinito e sublime motore di disastri! Formare un gruppo, un collettivo, registrare un disco, andare a suonare con attrezzature tecniche penose, impianti voce collegati allo stereo hi-fi del locale (puntata 25), dormire in mezzo all'erba (puntata 32), alle formiche, al freddo polare o al caldo tropicale, macinare chilometri per poi dimenticarsi la distro e tornare indietro (puntata 16), concerti nei paesi baschi davanti a zero paganti (puntata 6) e registrare una puntata seduti sul marciapiede per strada con una tempesta in arrivo (puntata 33)...insomma, i disastri sono sempre abbondanti e, secondo noi, molto più divertenti e originali delle scontate cose ben riuscite. Il bello di questa "voglia" è che ci porta sempre a rilanciare e a trovarsi in situazioni sempre più disastrose, più disagiate ma confindando – ovviamente – nelle magiche proprietà salvifiche di una musica che non smette ancora di accenderci. Insomma, anche se per quest'anno i disastri radiofonici sono finiti, ma non pensate di essere al sicuro: troverete senz'altro qualche situazione estrema (quasi) come un concerto all'aperto d'estate, sotto il sole e senza birra. Brrr...che incubo!

Ascolta le puntate de "La Casa del Disastro"

Nessun commento:

Posta un commento