[We talk about...]
LA COLLINA DEI CONIGLI!
Everyone, everyone in these eyes I will witness the fall of Efafra I will witness, witness the fall (Last but not least, Owsla, Fall of Efafra) [Valeria] Il primo ricordo che accomuna tutti i
bambini ormai adulti che hanno visto La Collina dei Conigli,
film di animazione di Martin Rosen del 1978, è il ricordo del
sangue.
Tratto dall'omonima opera letteraria -
raro caso in cui il titolo italiano è forse migliore di quello
originale (Watership Down) - di Richard Adams, del 1972, La
Collina dei Conigli racconta la storia di un “branco di conigli
protagonisti di una meravigliosa epopea della libertà”, come
recita la copertina dell'edizione italiana (Rizzoli-Bur) del 1975.
Sangue... Sangue che invade la
conigliera da cui tutto parte, in una visione di Quintilio, coniglio
preveggente e fratello del giovane Moscardo. Quintilio e Moscardo
sono conigli “periferici”, in quanto plebei e minori di un anno
di età che, per questa ragione per esempio, se trovano una primula
durante la silflaia (il pascolo) devono cederla ai conigli
della Ausla.
L'Ausla di una conigliera è costituita
dagli esemplari che eccellono in determinati ambiti e che dettano
legge sul resto del branco. Vi sono Capi Coniglio che preferiscono
circondarsi di un'orda di guerrieri, altri che favoriscono gli
impavidi esploratori e, altri ancora, che premiano gli astuti
razziatori. Ma Quintilio è troppo giovane e poco influente per far
sì che il Coniglio Capo gli dia ascolto e così, la sua orribile
visione (la luce rossa del tramonto che diventa un lago di sangue
sulla loro conigliera), rimane inascoltata. Solo il fratello e pochi
altri conigli decideranno di seguire Quintilio nella sua fuga verso
l'ignoto.
For Man came knocking at our doors,
sank teeth within our home. In those quiet hours,where the elil
ruled, the sky, the ground, our thoughts. We prayed for pity, but received
none. We gasped for breath, But no breath
came. Forgive us El-Ahrairah! Prophet of
two faces. (For El-Ahraihrah To Cry, Elil)
Il loro viaggio, irto di pericoli, viene allietato dalle novelle di Dente di Leone grazie alle quali scopriamo la storia, il credo e le norme sociali di una conigliera. Scopriamo per esempio che Fritz, il dio di ogni cosa, aveva creato un mondo in cui gli animali erano tutti uguali tra loro e vivevano in pace ed armonia grazie all'abbondanza di cibo; ma fu proprio a causa dell'avidità, dell'arroganza e della prolificità della conigliera di El-Ahrairà (il primo coniglio) che Fritz decise di punirli rendendoli codardi e prede degli altri animali.
«Ascolta El-Ahrairà . Il tuo popolo non potrà dominare il mondo intero, perché io non lo permetto. Tutto il mondo sarà vostro nemico. E chi ti catturerà, ti ammazzerà, Principe dai Mille Nemici.»
Ecco così, che il peccato originale
viene castigato ed ai conigli, che sanno contare fino a quattro
dopodiché c'è un generico Hrair (molti ovvero mille), non
spetta altro che ingegnarsi e difendersi dai Mille Nemici (Elil),
quali volpi, gatti, rapaci, faine e soprattutto l'uomo.
Interessante la descrizione delle “cose
degli uomini” da parte dei conigli che, ignorando l'aspetto
utilitaristico di strade, ponti e automobili li riconoscono per la
loro difformità rispetto al contesto naturale (forme geometriche
regolari, angoli retti e odori sintetici) e li descrivono per il loro
impatto violento con l'ambiente in cui si collocano. Ecco dunque che
l'automobile si chiama hrududù per via del rumore assordante
che produce e la strada invece... "Sbucati dall'altra parte della fratta, Moscardo guardò stupito la strada asfaltata. Lì per lì gli fece l'effetto di un fiume: nera, liscia, dritta fra i suoi argini. Poi notò che era fatta di ghiaia e bitume, e vide un ragno che vi zampettava sopra. "Ma non è una cosa naturale" disse, annusando i forti e strani odori, di catrame, di benzina. "Che cos'é? Come c'è venuta qui?". "E' roba d'uomo" disse Parruccone. "La fanno apposta, e ci corrono sopra i hurddudù... più veloci di noi. E chi altri sennò potrebbero correre più svelti di noi?"
Moscardo e gli altri, in cerca di una
casa, incontreranno altri conigli. Ogni coniglio, in un certo senso,
diventa manifesto di una precisa società e del posto (o ruolo) che
decidiamo di assumere nella vita in quanto cittadini, lavoratori,
schiavi, padroni, vittime o predatori, ma soprattutto qual'è il
costo, in termini di libertà, che siamo disposti a pagare in cambio
di un apparente benessere e di una fantomatica sicurezza.
A bastard son of a bastard god
Stolen saviors of ancient tome
Misshapen idols in manmade temples
A bloodied hand across our mouths. And so we stand, ever waiting the
end, eyes skyward, ever waiting the end
(Beyond the veil, Elil)
Nella conigliera di Primula Gialla, per
esempio, non ci sono capi e tutti sono ben nutriti e in salute. Una
società che rinnega gli antichi dèi (non credono in Fritz e nelle
parabole di El-Ahrairà), composta da conigli uguali tra loro e
liberi, che vivono in pace e hanno dimenticato – e rinnegato –
l'arte dell'astuzia lapina e del combattimento. Una conigliera però,
in cui non c'è memoria e non c'è “informazione”.
Moscardo e gli
altri scopriranno ben presto, che non è ammesso far domande, così
come è sconsigliato chiedersi perché, l'uomo della fattoria vicina,
si premuri di lasciare grandi quantità di cibo incustodito nei
pressi delle tane. Primula Gialla e gli altri conigli convivono con
l'uomo, ma qual'è il prezzo da pagare per aver venduto la propria
“anima”?
Gli agi, il benessere, l'abbondanza di cibo esigono il
loro sacrificio in sangue e quindi, poco importa se l'area della
conigliera è crivellata di trappole per conigli, che vengono
ritualmente catturati per essere uccisi, scuoiati e mangiati. Ecco
che così, nella società perfetta di Primula Gialla senza capi,
conflitti e miseria, i conigli “spariscono”, ma nessuno si chiede
dove essi siano. Una società ricca e apparentemente sicura,
di conigli depressi e incapaci di autodeterminare la propria
esistenza, in cui i deboli vengono sacrificati in nome del bene
comune.
Situazione analoga a quella dei conigli
“domestici” imprigionati nella casa del fattore, che però non
vengono macellati, in quanto adottati dalla giovane figlia dell'uomo.
L'accettare di vivere in una gabbia dunque, di essere portati nel
prato qualche ora al giorno (quando la bambina ha voglia di giocare
con loro) e il non conoscere nulla all'infuori della propria
prigionia, in cambio di cibo e protezione. Una dolce cattività,
prima di tutto psicologica, che ricorda le gabbie emotive e
relazionali di una società conformista in cui, troppo spesso, si
vive il proprio ruolo all'interno della famiglia – fatta di affetti
e imposizioni – come l'unica via possibile per approcciarsi al
prossimo. Con annessa anche una piccola e forse un po' scontata,
riflessione sull'ipocrisia (o “dilemma” come direbbe qualcuno)
che sta alla base della distinzione binaria tra animale
domestico/animale da macellare, peluche/cibo dell'onnivoro.
What animal separates this ape from that?
The human animal; ignored and loathed by louse and lion.
Reveal in our glory, in every brother is quarry.
Butcher every life, until our land is stained and dead.
From our towers we cry: «Every man shall bear a soul, a right that no other beast shall bear».
And in the shadows the dogs shook their heads «shame upon those apes, pride comes before a fall»
(A soul to bare, Owsla)
"Will you join my owsla?"
(Simulacrum, Inlé)
Ma è in Efrafa, la conigliera del
Generale Vulneraria, che Richarda Adams descrive la peggiore società
immaginabile. Una dittatura spietata e contro-natura in cui i conigli
della plebe vengono marchiati e la cui vita - quando fare silflaia,
quando fare hraka (defecare), con chi figliare – è
vincolata dall'appartenenza a quella o quell'altra “marca”. La
miseria della propria esistenza è accettata e giustificata dalla
speranza dell'ascesa sociale.
«Buona
parte di loro non riescono a far altro che quello che gli dicono di
fare. Non si sono mai allontanati da Efrafa, non hanno mai fiutato un
nemico. L'unica aspirazione che hanno, è d'entrare nell'Ausla, per
goderne i privilegi.»
We splinter the
timber, stand over the general. The jabbering
magnate, dethrowned and
devoured. Dismember!
Scour this mantle! We lingered far
too long. Smelt the
chains! Leave nothing
unturned! We suffered far
too long. (Woundwort,
Inlé)
Una società in cui
tutto ciò che è forestiero ed esterno rappresenta una minaccia, in cui gli hlessil
(conigli selvaggi che non appartengono a nessuna conigliera) vengono catturati
ed obbligati a vivere secondo le regole del Generale Vulneraria.
Peace is lost to us now,
A fettered ideal.
They are the warmongers
And they will make our laws
A paw will fall upon the weak
They will mark the day
(The fall of Efrafa, Owlsa)
Una società militare e sovraffollata in cui sono le femmine a pagare il prezzo più caro, schiave e vittime dei soprusi dei conigli dell'Ausla, che possono “farle proprie” a loro piacimento, per aumentare così la popolazione e il prestigio personale e di Efrafa tutta.
“Un animale selvatico che senta di non aver più alcun motivo di vivere, arriva infine a un punto in cui le sue energie residue possono effettivamente orientarsi verso la morte. […] Ecco, adesso sentiva che la disperazione non era lontane da quelle coniglie. […] Sapeva che gli effetti del sovraffollamento e relative tensioni si manifestano prima nelle femmine. Esse divengono sterili e aggressive. Ma siccome l'aggressività non approda a nulla, spesso quelle cominciano a scivolare verso l'unica via d'uscita.”
Le coniglie di Efrafa, che “riassorbono i propri cuccioli prima di darli alla luce” - negando il proprio futuro e auto-sabotando la possibilità di sopravvivenza della specie- sono le prime a ribellarsi e a tentare una fuga che verrà repressa nel sangue. Moscardo e gli altri, venuti a conoscenza della condizione dei conigli di Efrafa, decideranno di combattere il Generale Vulneraria e di mettere fine alla sua dittatura, anche a costo di pagare con la propria vita.
Our hands are raised in unison.
Brandished tools,
branded skin.
Cut away,
like so much meat,
we forged new scars against ill repute,
we hold on tight to one another.
I am legion for we are many. (Warren Of Snares, Inlé)
La storia di
Moscardo e della sua guerra contro la dittatura di Efrafa, ha senza dubbio
ancora tanto da raccontare su noi stessi, prima di tutto. Un'epopea, una
favola, un'opera di fantasia che fa riflettere e meditare sul fatto che non può
esserci libertà ne' pace, per chi è privo di empatia e, vivendo nel conformismo
e nell'indifferenza, non combatta e non faccia sua la lotta degli ultimi di
questo pianeta.
I Fall Of Efrafa, band dell'East Sussex, (come avrete capito!) ha dedicato a questa storia la trilogia
“Warren Of Snares”, composta dagli album Owsla
(Alerta Antifascista/Behind the Scenes/Fight For Your Mind - 2006), Elil (Alerta Antifascista/Behind the
Scenes/Fight For Your Mind/Halo of Lies - 2007) e Inle (Halo of Lies/Denovali Records – 2009). Ah! Qui è possibile scaricare il capitolo del romanzo in cui
Pungitopo, fuggito da Efrafa, descrive l'incubo della dittatura...