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Melanie Joy "Perchè amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche", Sonda, Milano 2012
[Sarta] Tra i libri che trattano il tema dell'antispecismo, un'attenzione particolare merita “Perchè amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche”. Ok, il titolo non è un granchè, in effetti, ma l'autrice Melanie Joy tratta la questione da un punto di vista interessante. Si tratta, in fondo, di un piccolo saggio di psicologia applicata alla questione animale.
[Sarta] Tra i libri che trattano il tema dell'antispecismo, un'attenzione particolare merita “Perchè amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche”. Ok, il titolo non è un granchè, in effetti, ma l'autrice Melanie Joy tratta la questione da un punto di vista interessante. Si tratta, in fondo, di un piccolo saggio di psicologia applicata alla questione animale.
Il termine “vegano”
indica di solito una persona che sceglie di non mangiare derivati animali: se ci fermiamo a riflettere un attimo, però, ci accorgiamo che tale parola nasconde altre
caratteristiche che implicitamente attribuiamo a tale individuo. Un vegano
sarà probabilmente anche una persona sensibile alle questioni
ambientali, contraria alla violenza e magari anche interessata alla lettura in
quanto la sua scelta anticonformista cela un percorso di
riflessione e consapevolezza. Si tratta di luoghi comuni che, senza pensarci, tendiamo ad associare a chi compie questa scelta, non considerandolo
semplicemente come qualcuno che “non mangia carne nè formaggio”,
ma attribuendogli una serie di caratteristiche etiche. Invece, quando ci
riferiamo ad una persona che “mangia carne”, una persona
comune, il nostro vocabolario non dispone di una parola analoga, che
ne indichi non soltanto le abitudini alimentari ma anche un insieme
di qualità morali. E' con il termine “carnismo” che l'autrice colma
questa mancanza terminologica: e non si tratta di semplici parole,
c'è dell'altro. Il “carnismo” definisce – in opposizione alla
parola “veganesimo” – l'insieme di convinzioni che concorrono a
formare l'ideologia dominante dei mangiatori di carne. Proprio perché
priva di una definizione adeguata, tale ideologia risulta invisibile
e le scelte che ne derivano sembrano pertanto non essere tali, ma
costituire soltanto l'ovvia adesione ad un comportamento “normale”. Se un problema ci risulta
invisibile, in sostanza, per noi non esiste. “L'invisibilità del
carnismo spiega perchè le scelte sembrano non essere affatto scelte.
(…) E' un determinato tipo di sistema di credenze, un'ideologia
particolarmente refrattaria ad un esame approfondito. (…) Il modo
principale attraverso cui le ideologie radicate rimangono tali è
restando invisibili. Se non diamo loro un nome, non possiamo parlarne
e se non possiamo parlare, non possiamo metterle in discussione”. E' qui che sta il cuore del libro:
nello smascherare come l'apparente “normalità” dei carnisti
sia in realtà il frutto dell'adesione all'ideologia del carnismo. Una scelta, in fin dei conti, che, per quanto spesso inconsapevole,
genera rilevanti conseguenze sul piano comportamentale.
Lo schema carnistico “distorce le
informazioni in modo tale che l'assurdità risulti perfettamente
sensata”, “è crivellato di assurdità, incongruenze e paradossi.
E' rafforzato da una complessa rete di difese che ci permettono di
credere senza dubitare, di conoscere senza pensare e di agire senza
sentire. E' un sistema coercitivo che ha sviluppato in noi
un'elaborata routine di esercizi mentali (…)”. In effetti, quante
volte abbiamo sperimentato l'ottusa determinazione con la quale le
“persone normali” difendono la loro scelta di mangiare carne?
Quanto di frequente leggiamo il disagio negli occhi di qualcuno
quando vengono a sapere della nostra scelta vegana o vegetariana? Quanto è difficile far vedere un video di quello che succede nei mattatoi ad una persona che mangia carne? E, infine, quante volte abbiamo sperimentato l'incredibile squilibrio (e a volte
persino la violenza) con la quale viene difesa l'ideologia del
“carnismo”, senza che ci si metta a ragionare con calma sulle
questioni? Se dovesse svilupparsi un dibattito serio e razionale, i
carnisti percepiscono istintivamente che il groviglio di assurdità in cui credono senza pensare verrebbe ben presto a galla in tutta la sua insensatezza e dovrebbero pertanto fare i conti con la propria coscienza per quella che è una loro scelta. “Quindi – prosegue
l'autrice – non si può fare a meno di chiedersi: perchè tutte
queste acrobazie? Perchè il sistema deve spingersi fino a questo
punto per restare indenne? La risposta è semplice: perchè teniamo
agli animali e teniamo alla verità. (…) Il carnismo è un
castello di carte, un sistema incrinato e frammentato che ha bisogno
di una fortezza per proteggersi dai suoi stessi sostenitori: noi”.
Il capitolo “Attraverso lo specchio
del carnismo”, il più bello, si conclude con il parallelo con il
film Matrix: “la matrice del carnismo può imprigionare le nostre
menti e i nostri cuori solo finchè saremo i secondini delle nostre
stesse celle, finchè saremo volontariamente complici. Può
ostacolare la realtà solo finchè vivremo in una menzogna. (...)
Proprio come “Neo”, tu sei qui, leggi questo libro perché sai
che c'è qualcosa di sbagliato nel mondo. Sei pronto a uscire dalla
matrice carnistica e a recuperare quell'empatia da cui il sistema ha
fatto di tutto per allontanarti, la vera empatia che conduce alla
soglia del carnismo: l'empatia che ti permetterà di camminare
attraverso quella soglia”. A proposito di Matrix, qualcuno sapeva
che uno dei fratelli Wachowski, ideatori della trilogia, ovvero Larry
Wachowski ha cambiato sesso nel 2003 ed è diventato Lara Wachoski? E
sapete che tutti continuano a chiamarli i “fratelli Wachowski”
anche se sono un fratello e una sorella e così tutti continuano a
pensare che siano due maschi? Anche il patriarcato e il maschilismo, come il carnismo, sono ideologie dominanti e pertanto apparentemente invisibili!
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