25/12/12

[Kakashnikov gig report]
Un tranquillo week-end di sottocultura (in Valcamonica).
[Puj] E’ sabato primo dicembre e dobbiamo andare a suonare al Festival dell’Autoproduzione del Centro di Aggregazione Giovanile di Pisogne, in Valcamonica! Ci svegliamo alla mattina che già siamo in panne, perché la sera prima abbiamo gozzovigliato in Villa Occupata per il compleanno di Melissa! Cena vegan sull'orientale, con sushi, involtini vietnamiti, saké caldo ed altre prelibatezze per noi gente sofisticata. Poi abbiamo fatto una sorpresa a Melissa, che è una grande appassionata (forse l’unica) di country bluegrass: ci siamo travestiti da bifolchi del Kentucky ed abbiamo improvvisato qualche pezzo di musica yankee retrograda per farci deridere. Poi, si sa, un pezzo tira l’altro, e ci siamo trovati fino alle due del mattino a strimpellare come ossessi sdraiati sulla moquette.
Pisogne è lassù sulle montagne (a 200 m. sul livello del mare), quindi partenza prevista con cauto anticipo alle due e mezza del pomeriggio, per poter sbagliare strada almeno due/tre volte. Costeggiando il lago d’Iseo, immersi in una cortina di nebbia e silenzio, imbocchiamo una strada chiusa (un grande classico dei Kalashnikov), poi torniamo indietro e imbocchiamo la strada giusta, una provinciale altamente deprimente che ci porta dritti al KAG, che sorge in una specie di edificio spazzatura, in stile architettonico discount. E’ sorprendente quanto questo luogo sia brutto! Brutto fuori ma bello dentro: anche la gente è molto bella, e ci accoglie come meritiamo, a suon di aperitivi con la cannuccia e pop-corn unti. Il Dani degli Ebola si è sbattuto come un pazzo per organizzare questa festa dell’autogestione a Pisogne, in questa provincia dura che non lascia scampo: e lo sbattimento lo ha premiato perché l’atmosfera è di quelle giustissime.
Alle cinque e mezza attacca il primo gruppo, i Rauchers, che si rivelano un poderoso gruppo di h.c. cinico alla maniera dei nostri antenati. Il cantante é sufficientemente allucinato per inchiodare l’attenzione del pubblico al palco, esegue movenze schizoidi con gran precisione: promosso a pieni voti. Seguono le Fiele, tre amiche, che, per noi, sono già il gruppo punk dell’anno. Giuditta (chitarra/voce) è un animaletto da palcoscenico, con la sua canotta slargata e l’impressione di non aver alcun autocontrollo su se stessa; Viola è tutto il contrario, ha un non so che di aristocratico e un eleganza da signora d’altri tempi. Poi c’è Kris che sembra scivolata alla batteria da un altro pianeta. Non so quanto questa magia durerà, ma per ora Milano ha le sue eroine punk! 


Nel bel mezzo del concerto il Dani ha inserito la proiezione di un video più un eventuale dibattito: giusto! Un festivalino senza dibattito non è serio! Il video è quello che tutti ben conosciamo, che traccia la storia dell’occupazione del Virus, lo storico spazio gestito dai punx nella Milano degli anni '80, ma a sorpresa, in fondo è stata montata una nostra intervista, fatto che ovviamente causa ilarità. Dopo il video interveniamo io e Sarta, saliamo in cattedra, enunciamo le nostre teorie su autogestione etcetc... riscuotendo ovazioni e pernacchie. 
Marky ci presenta con soddisfazione l’ultima uscita discografica degli Ebola, il 7” pollici split con i Grumo. Alcune copie sono state impreziosite da macchie di sangue dello stesso Marky. C’è anche la versione self-service: prendi la lametta usa e getta, ti seghi le carni e fai da te. Modi però si fa servire da Marky, il quale gli deturpa il braccio con un rasoio Bic finché non esce, copioso, del sangue...

C'è chi si diverte molto... e chi non si diverte affatto.
Salgono sul palco i Warpath: i veterani del crust lombardo riversano la solita colata di suono distorto sugli astanti. A me piace la loro canzone intitolata  Bombardati dalla Merda, dove nel ritornello Chupito canta “Bombardati…” e Marta risponde “…dalla merdaaa!”. Dopo i Warpath, i Feral Thrust, una simpaticissima novità degli ultimi tempi proveniente dalla provincia di Varese e di Lecco. Una anarchopunk band eco-radical che si muove in territori cari ad Amebix, Antisect e Nausea, insomma un fiero crustone vecchio stampo con voce maschile/femminile e aggiunta di percussioni che rendono tutto ancora più plumbeo e primordiale. Un gruppo che, crescendo in convinzione e spingendo sull’originalità ci darà un gran bel disco in futuro, ne sono convinto! 


Seguono poi Modi, Ernesto e Lara, i grandi Intothebaobab da Bologna. I Baobab sono unici e hanno un sound rutilante: i frizzantissimi riff di basso di Modi e i walzerini punk in pieno stile emiliano-romagnolo fan ballare tutti quanti. Evviva!


Noi facciamo il nostro dovere e suoniamo due ore mentre la gente ci prende a pugni e a schiaffi come di consueto. Tra abbracci, scivoloni e rovine varie finiamo il nostro set sudati come lombrichi e ci concediamo ai complimenti di alcune persone drogate, molto felici per il concerto. Ma non è finita: salgono a sorpresa gli Ebola! Marky è sulla luna e la cacofonia merdosa che esce dalla chitarra scordata che gli ho prestato è per lui il canto degli angeli nei campi elisi. E infine: la trash! E così diamo spettacolo ballando come dervisci impazziti che girano sulle spine dorsali al suono di cavigliere del Katakali (Battiato) alcuni classici della musica del passato, di quando andava di moda usare il tedesco nei titoli delle canzoni, come Ein, zwai, polizei di Mo-do e Tanz Bambolina di Alberto Camerini (con il quale suonammo nel 2004!). Modi interpreta il ballo a modo suo e si tuffa contro un materasso di sicurezza che avvolge una colonna, inzaccherando di fango e merda il ridicolo maglione andino che ha addosso.

Sarta si diverte.
Poi io e Sarta ci ritroviamo ai bordi del bar a gustare pizzette calde modello frisbee, mentre Loki cerca di suicidarsi con del Braulio. Purtroppo, alle cinque del mattino, viene il momento di coricarsi per un immeritato riposo. Piazziamo le nostre brandine modello ospedale da campo sul palco e ci accasciamo dormienti. O meglio: vorremmo dormire, ma c’è la solita delegazione di sonnambuli che ritiene di poter ascoltar musica, blaterare e farsi i propri rumorosi cazzi mentre dei poveracci cercano di riposare quelle due ore prima di rimettersi al volante e tornare a casa. Mi alzo in pigiama, con il maglione infilato dentro le mutande e le calze a penzoloni ancora umide di birra, raggiungo gli scocciatori e li moralizzo a male parole. Poi vado in bagno, piscio nel lavandino perché il cesso è intasato, una tizia mi vede, torno nel mio sacco a pelo e perdo conoscenza, fino alle nove, quando mi ritrovo il nonno già vestito, con il sacco a pelo arrotolato in spalla pronto a sgommare via. La prima cosa che faccio appena sveglio è prendere a violente scudisciate Pietro, che dorme poco distante da me, perché la sera prima mi ha fatto incazzare, anche se non mi ricordo bene per quale motivo.
   
Il piazzale davanti al Kag è desolatissimo, c’è solo un pensionato che risistema un cartello di divieto di sosta che qualcuno ha divelto durante la notte, in un raptus di felicità. Compiliamo rapidamente un bollettino delle perdite: ad Ago han rubato lo zaino, ma in compenso ha limonato, Arca ha sboccato ma sembra felice, il nonno non ha più gli occhi, Ernesto è scomparso e qualcuno ha limonato con Ago; quello messo peggio è Modi però: non ha soldi per tornare a Bologna, crede di essere in un posto chiamato Pignole, ha un'escoriazione purulenta all’avambraccio e la sua macchina ha una ruota a terra. Io ho perso un bottone, ma mi reputo fortunato. Qualche istante di silenzio, ci guardiamo in faccia e scappiamo a gambe levate a Milano dove ci fermiamo in un ristorantino qualunquista, mettiamo le gambe sotto al tavolo e dilapidiamo il rimborso di Pisogne in penne all’arrabbiata e vino bianco fatto con le polverine. Poi tutti a bersi un cynar alla fiera del libro anarchico in Bovisa! Aaaaah, questa sì che é vita! 


Loky è stanco e si riposa. Ma è in divieto di sosta.

2 commenti:

  1. Volevo precisare che le tracce di sangue sul 7 pollici sono anche le mie (si possono distinguere perchè il mio snague è più denso rispetto a quello del marchi per colpa degli anticoagulanti). In ogni caso satana benedica i kalashnikov uno dei pochissimi gruppi (l'unico?) che scrive ancora i report!
    Grazie ancora paladini del punk.
    dani

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