05/04/08

[Free books for punx]
George McKay - Crass 621984 ANOK4U2 [da “Atti insensati di bellezza” (Sheke Ed. 2000)]
[Puj] Esasperanti, contraddittori, intolleranti... dei veri rompipalle! Già nel 1978 i Crass proclamavano: "Il punk é morto!", sputando su Clash e Sex Pistols: "...i nostri colleghi punk non erano altro che dei fantocci: a loro faceva piacere illudersi di derubare le grosse case discografiche, ma nella realtà era la gente a essere derubata. Non aiutavano altri se non se stessi, dando vita a un'altra moda facile". Ed avevano ragione: loro erano vecchi hippie da comune anarchica e di utopie estetizzanti, un po' all'acqua di rose, preconfezionate per gli adolescenti, ne avevano già vissute negli anni '60. Sulla fine del decennio successivo si erano fatti intransigenti, avevano davvero poca voglia di scherzare. A partire dall'aspetto: divisa scura di gusto para-militare. Sobrietà totale, idee chiare. Un mondo in bianco e nero, come le memorabili grafiche dei dischi, come il celeberrimo logo nazi-esoterico: così ambiguo, così potente. Malgrado le apparenze, i Crass si proclamavano pacifisti (anche se alla fine cambiarono un po' opinione sulla questione) e affermavano di “non aver scritto altro che canzoni d’amore”.
Per quanto antipatici ed asociali, i Crass finirono per essere considerati un'icona radical-chic, lanciarono uno stile, brevettarono un design di grande successo, ripreso da centinaia di bands (e non solo). Hanno messo in campo idee strepitose, come la loro "data di scadenza": quando si formarono decisero che si sarebbero sciolti nel 1984. E così fecero. Musicalmente, alternavano marcette punk un po' scassate a momenti di geniale sperimentazione apocalittica. Sono stati, accanto ai Discharge, i massimi teorici del punk-rock paranoico. Si mossero in differenti campi artistici e comunicativi, con unitarietà d'intenti, originalità e autonomia. Furono uno dei pochi gruppi ad incarnare autenticamente il significato del D.I.Y. e dell’autogestione del fatto musicale.
Infine, per noi hanno rappresentato una preziosa fonte di ispirazione, su tutti i fronti. Il perché emerge dal testo scaricabile qui sotto: si tratta del capitolo che George McKay ha dedicato al gruppo inglese nel saggio "Atti insensati di bellezza" (1996, edizione italiana: Shake 2000); ancora una delle migliori cose scritte a riguardo, un sunto ragionato del pensiero crasso.

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