[Puj] Nel 2003, in alcune città della Francia si è sviluppato un vigoroso movimento anti-pubblicità che si è reso protagonista di imprese di sabotaggio e boicottaggio a danno delle installazioni pubblicitarie nelle metropolitane e in altri luoghi pubblici. La protesta ha unito studenti, militanti, professori, lavoratori di tutti i generi, all’insegna di un disgusto collettivo e spontaneo per l’inquinamento pubblicitario, per lo squallore umano e culturale ad esso sotteso. Nel 2004 viene dato alle stampe “De la misére humaine en milieu pubblicitaire” (La miseria umana della pubblicità”) a firma del Gruppo M.A.R.C.U.S.E. (Movimento Autonomo di Riflessione Critica ad Uso dei Sopravvissuti dell’Economia), considerato un po’ il manifesto di quell’esperienza; il saggio è stato tradotto e pubblicato in Italia da Eleuthera nel 2006. Dal retro-copertina: “Siamo sottoposti ad un bombardamento quotidiano di migliaia di messaggi pubblicitari che hanno ridotto lo spazio pubblico ad un catalogo pubblicitario. Il budget mondiale del settore supera ormai i cinquecento miliardi di euro. Perché tanto denaro, tanto talento, tante energie sono consacrati alla pubblicità? Perché la crescita infinita è essenziale per l’economia capitalista! Compito strategico della pubblicità è trasformare la propaganda industriale in voglia di consumare e consentire l’attuale bulimia di merci. Fino ad invadere, e stravolgere, alcune sfere vitali della società come i media, la salute e la stessa democrazia (“l’atto elettorale è un atto di consumo come un altro”, affermano i pubblicitari)”. Il libro (al quale faccio ben volentieri pubblicità, ah,ah,ah!…) cerca di mettere in luce tutti i sordidi meccanismi che muovono il mostro-pubblicità, evidenziandone i risvolti, svelandone i retroscena. L’industria pubblicitaria, strumento con il quale le grandi multinazionali mirano a scatenare nel consumatore il feticismo della merce e dei marchi, plasmandone i gusti e i sogni, viene dipinta per ciò che realmente è: una fabbrica di illusioni e di menzogne che assoggetta a sé il mondo della produzione, dell’informazione e della cultura. "Nel mondo sociale degli invidiosi e nel regno caduco dei capricci" che è il consumismo, la pubblicità è ben altro che un neutro “consiglio per gli acquisti”: è uno strumento di dominio dei bisogni, dei desideri e dell’immaginario dei consumatori. Come spiega un addetto ai lavori: “La pubblicità ci aiuta a mantenere le masse insoddisfatte del loro stile di vita, scontente della bruttezza che le circonda. I clienti soddisfatti non sono fruttuosi come quelli frustrati”. Scaricabili da qui sotto i primi due capitoli (in formato .pdf) de “La miseria umana della pubblicità”. Il resto acquistatelo in libreria!
[Puj] Viniluccio facente parte di una gloriosa compilation (2 lp + 7” appunto) co-prodotta da Profane Existence e Skuld Release nel 1997 e contenente la créme (rancida) della scena crustie primi anni ‘90. Lato a interamente occupato da “E’ il tempo di…”, toccante crust-ballad degli svedesi Warcollapse: “Ho rinnegato la vostra esistenza ammuffita, ho rinnegato la vostra fiacca obbedienza, ho rinnegato il vostro codice morale ottuso… E’ tempo di abbattere i vostri muri […] Tu che hai comprato i tuoi valori e lecchi il culo quando i capi chiamano, tu che sali la scala del successo sociale lasciandoti dietro i morti, tu che hai venduto il tuo cervello […] Tu lavori disperatamente per accrescere il tuo prestigio e hai deciso di dar fiducia a tutto con il sorriso sulle labbra… e poi ti sorprendi se questo mondo è diventato vile?”. Con l'andamento di un trattore che arranca nel fango. Sul lato B, il doom apocalittico degli altrettanto svedesi Counterblast: l’ “European Economic Community” (E.E.C.) diventa l’ “European Empire of Capitalism” oppure l’ “European Empire of Control”, “creato per chi? Creato per cosa? Un’evoluzione della democrazia, ma in una direzione fottutamente sbagliata”. Chiudono frettolosamente i World Chaos di Osnabruck, Germania, con “Tele-idiota”, classica scheggia chaos-punk: “Buongiorno, testa di televisione! Il tuo telecomando è lì, di fianco al letto! In fondo, tu non hai di meglio da fare che guardare la tv…”.
La rincorsa all’affermazione sociale e al benessere, il capitalismo che fagocita tutto, la televisione, strumento di addomesticamento e controllo: in mezzo a tutto questo sguazza gioiosa l’industria della pubblicità!
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