30/07/07

[Free books for punx]
Dov’è Oask?! - Memorie di una rivolta.
[Peppus] Nel trentesimo anniversario del fatidico Settantasette, mentre fervono amarcord e più meditate analisi, il Kalashnikov Collective Headquarter propone ai suoi lettori una raccolta di materiali particolarmente utili per mettere a fuoco l’ala creativa dell’ultima rutilante vampata antagonista prima degli anni del riflusso. Recuperato dal nostro archivio cartaceo, il corpus di testi (originariamente apparsi in “Derive/approdi”, inverno 1997) contiene riflessioni di alto profilo affidate ai protagonisti di quell’anno, con una particolare attenzione al cruciale fenomeno degli Indiani Metropolitani e alla loro capacità irripetibile di reinventare linguaggi e pratiche della radicalità. Attraverso la testimonianza del pittore-illustratore Pablo Echaurren, l’analisi retrospettiva di Claudia Salaris, il testo della famosa Dichiarazione alla stampa di Gandalf il Viola (immortalato a fianco di un giovane D’Alema!), la lettera a Kossiga, la poesia di Nanni Balestrini su Lama e molto altro si possono ricostruire le vicende e il clima politico-esistenziale di quella breve rivolta che seppe ironicamente destabilizzare l’ordine del discorso politico, anche quando questo si voleva radicalmente rivoluzionario. Da segnalare una chicca fumettistica per collezionisti: “Zut nella rivoluzione” del compianto Stefano Tamburini, creatore del celebre “Rank Xerox” e animatore, negli anni ottanta, della straordinaria fucina politica e creativa di “Frigidaire”...

11/07/07

[We talk about]
D.I.Y. culture in France!
[Puj] Mettendo un po' in ordine la roba che abbiamo portato a casa dal tour francese e mi è capitata in mano una simpatica compilation benefit per un centro culturale libertario do it youtself di Lille, il C.C.L. (molto semplicemente "Centre Culturel Libertaire"). Nelle prime pagine del booklet allegato viene presentata l'attività del centro:
"Il centro culturale libertario è un luogo autogestito collettivamente e soprattutto lasciato per buona parte all'autonomia e alla presa di responsabilità delle persone che lo frequentano; è un luogo di incontro, scambio, di riflessione e di convivialità autogestito da individui che vogliono vivere le proprie utopie impugnando la propria esistenza senza gerarchie e autorità... Ci si può trovare una biblioteca, una libreria, un sala di lettura, una tipografia, un bar, una stazione radio, si fanno proiezioni video, esposizioni, spettacoli teatrali, conferenze, dibattiti, concerti, cene vegetariane e vegane.... tutto questo si iscrive in un progetto politico e militante: il C.C.L. non vuole in nessun caso essere una semplice sala per spettacoli o un luogo di consumo. Le serate organizzate al C.C.L. sono tutte serate benefit, di sostegno per determinate cause. Nel caso in cui non siano serate benefit per cause alle quali siamo solidali (lotta antifascista / razzista / sessista / omofobica / carceraria...), sono a sostegno del C.C.L. stesso nella misura in cui ci permettano di mettere insieme i fondi necesari alla sopravvivenza dello spazio, tutto nell'intento di conservare una totale indipendenza finanziaria (al C.C.L. non spetta nessuna sovvenzione). Inoltre, la maggior parte delle serate organizzate al C.C.L. sono a prezzo libero: non nella speranza di raccogliere il maggior numero di monete di piccolo taglio (svuota le tasche, compagno!) piuttosto nel tentativo di superare gli abituali rapporti capitalistici. Si prova a creare uno spazio che permetta a ciascuno di determinare il prezzo delle cose in funzione di quello che ritiene giusto e opportuno. Le poche serate a prezzo fisso permettono di di pagare le spese obbligate, tipo un gruppo che viene da lontano, cose che restano purtroppo ancora troppo arbitrarie ad un prezzo libero..."

Nella compilation, a fianco dei classici gruppi h.c. punk sono stati inclusi brani di hip-hop autorprodotto, folk algerino etc... etc... ciò dimostra che la scena d.i.y. francese è aperta ad espressioni musicali autogestite provenienti da contesti etnici differenti (cosa che da noi non accade) accomunati dall'autoproduzione, dalla comune estrazione dissidente e dall'attitudine antagonista. La comp contiene almeno un capolavoro: "Nous sommes" (Noi siamo) ad opera del combo hip-hop Calavera, una dichiarazione d'intenti dura, profonda e piena di lirismo: un manifesto per l'autonomia e l'autoproduzione, che parte dalla musica e si dirama nell'esistenza quotidiana, nel rapporto con le altre persone, all'insegna di un'inevitabile, e in taluni casi dolorosa, estraneità rispetto al sistema dei valori condivisi dalla società in cui viviamo.
Altre cose interessanti: l'ultima traccia "They Live!" dei Pekatralatak: un brano punk h.c. strumentale composto da campionamenti del cult-movie di John Carpenter "Essi Vivono" del 1988; un vero film anarcopunk! La trama: un vagabondo trova dei misteriosi occhiali neri; indossandoli vede la realtà per quella che é: molti esseri umani non sono altro che extraterrestri mascherati che condizionano l'esistenza della gente con messaggi pubblicitari subliminali. Il protagonista deciderà di ribellarsi con l'aiuto di un operaio di colore... inizierà quindi una "lotta di classe" in cui i nemici sono gli yiuppies anni '80 e la salvezza è in mano alla classe operaia. Wow! Da segnalare, infine, la pagina del booklet di Fuzzkhan, nella quale si invita ad una pratica interessante: quella di lasciare, senza autorizzazione e di nascosto, i propri dischi tra gli scaffali di un grande magazzino musicale, naturalmente gratis: "Masterizza i tuoi cd e piazzali nel più grande negozio di dischi della tua città senza dirglielo. Fallo e rifallo con regolarità". Sembra divertente!

>>> Download Benefit-comp for C.C.L. Lille (21 bands / 21 tks .mp3 + artwork /booklet .pdf - 84 mb.)

Nel testo di presentazione del C.C.L. si fa riferimento ad una pratica caratteristica della scena d.i.y. francese, quella del "prezzo libero". La compilation in questione viene appunto venduta a prezzo libero. In Francia (ma anche in altre scene che abbiamo visitato) viene posta particolare attenzione a tale pratica: anche le serate nelle quali abbiamo suonato erano a prezzo libero... Quella di proporre il cosidetto "prix libre" è una scelta che viene consapevolemte abbracciata e considerata un (seppur minimo!) tentativo di fuoriuscire dalle logiche del profitto e dall'abituale rapporto col denaro e con la merce che tutti sperimentiamo nella quotidiana esistenza nel Sistema. Un volantino raccattato da una distro a Grenoble chiarisce alcuni aspetti della cosa:
"Il prezzo libero è: "tu lascia quello che vuoi o quello che puoi". L'idea è che il denaro non deve essere mai un ostacolo tra noi e ciò implica una responsabilità di tutti. Come non è il "venditore" che fa il prezzo, colui che acquista può domandarsi quali sono le sue possibilità, quanto può dare in quel momento, quanto è costata la fabbricazione o la riproduzione dell'oggetto che ha davanti (fanzine, disco etc...etc...), quali spese ha determinato l'organizzazione del concerto o fino a che punto lui è interessato a sostenere o a partecipare all'iniziativa. Il prezzo libero sottintende dunque i concetti di riflessione, coscienza, autonomia, di solidarietà e di cambiamento. Se l'acquirente ha un po' più di soldi, può decidere di dare un po' di più, in modo da compensare per colui che è squattrinato, considerando che i ruoli possono invertirsi la volta successiva. Si tenta di superare un'attitudine puramente consumistica nella quale il gesto di acquistare è meccanico e spesso agito malvolentieri. L'acquirente viene considerato allo stesso livello del venditore, degno di confidenza, di comprensione e intelligente, e non un pollo da spennare! La pratica del prezzo libero cerca dunque di mettere in gioco un'alternativa al sistema capitalista mostrando un rapporto alternativo con il denaro. In effetti, nella nostra società capitalistica, la fabbricazione di un prodotto ha come obiettivo quello di portare il maggiore profitto possibile. Il prezzo delle cose è lo stesso per tutti, ma non tutti hanno lo stesso denaro: in questo modo si creano le disuguaglianze. Nel nostro piccolo, il prezzo libero permette dunque di provocare un corto-circuito nella logica del profitto e costituisce un esempio di sabotaggio del capitalismo, come molti altri."
In sostanza, la pratica del prezzo libero vuole da una parte smascherare l'ossessione per il profitto che tutti noi, figli più o meno consapevoli della stessa società, abbiamo e dall'altra proporre una riflessione sul rapporto con il denaro e con il valore (reale e non arbitrariamente imposto) delle cose. Convinti dell'efficacia destabilizzante della pratica del prezzo libero, anni fa, in occasione di un d.i.y. meeting al c.s.o.a. Garibaldi di Milano decidemmo di attuarla (in un contesto, come quello milanese, dove è del tutto sconosciuta); fu divertente osservare le reazioni degli avventori: alcuni furono presi dall'imbarazzo, altri dal panico; alcuni sfoderarono banconote da 5 o 10 euro, mentre altri si limitarono a frugare nelle tasche per poi tiranrne fuori alcuni centesimi e depositarli soddisfatti nella cassetta. Naturalmente l'esperimento ebbe come risultato quello di portare nella casse del centro meno di quanto avremmo potuto raccogliere con un prezzo d'entrata fisso. A molti sicuramente non parve vero di poter approfittare dell'occasione per risparmiare i soldi di una birra! Mi illudo comunque che l'esperimento abbia innescato in qualcuno quelle riflessioni che l'anonimo volantino francese sopra tradotto si auspica. Un cartello affisso all'entrata di uno dei nostri concerti in Francia recitava: "Prezzo libero è diverso da gratis! Solidarietà ai gruppi: la benzina non si piscia, gli amplificatori non si cagano". Ih, ih, ih...

03/07/07

[Live report]
21-22-23 giugno 07 @ Francia (Grenoble, St.Etienne, Saorge)
Nous sommes les Kalashnikov! Tour in Francia concluso: 3 date in 3 giorni, 1500 chilometri percorsi, gran mazzata anarcopunk con mandolini in fiamme e birra sgasata. L'amore dei francesi è stato abbondante: non possiamo che ringraziare commossi, con l'auspicio di tornare presto in quelle lande per un'ulteriore dose di rovina h.c. Un merci beaucoup a notre amis Clive che ha organizzato tutto al meglio e ci ha coraggiosamente seguiti per le tre date del tour con il suo furgone spompato.

Giovedì 21 giugno 07 @ GRENOBLE - "La Poulie" w/ Let Me Die Alone + Abhora.
Dopo un pranzo agghiacciante in un merdoso autogrill sulle alpi francesi, giungiamo a Grenoble: una cittadina incantevole (consigliata a tutti i punk romantici) e contemporaneamente centro nevralgico della cultura anarcopunk francese. Si trova in una piana circondata da montagne brulle e scoscese, ciò la rende molto suggestiva. "La Poulie" è una casetta occupata nel pieno centro della città, uno squat dove tutto è in miniatura: un cortiletto con il cancelletto, un baretto in un angolino, un saletta per concerti e una porticina a misura di puffo per accedere ad un mini-backstage. Tres jolie! Causa lo spazio angusto, l'atmosfera si satura subito di entusiasmo: i punx sbevazzano e si nutrono di cous-cous vegano. Mi scappa la pipì, vado in bagno: uh! Non esiste! C'è solo un catino con della segatura posizionato sotto una tettoia, nel cortile. Un po' maleodorante, ma funzionale, ehm... I Let me die alone sono una h.c. band di Grenoble: veterani punx a bestia, tutti pazzi. Seguono gli Abhora, interessantissima band di post-h.c. metallico, antagonista e davvero ben suonato:

>>> Download ABHORA “noir” + “émeute” .mp3 (11,7 mb.)

La sala concerti è più piccola della nostra sala prove, non ha palco e si suona in mezzo al pubblico: fantastico, la situazione che preferiamo, sinonimo di gran concerto rovina assoluta. E così è: balli sfrenati a piedi nudi, litri di sudore e birra sulla testa per rinfrescarsi: bordello regale. Dopo un'ora di concerto, complici l'umidità nell'aria, la birra rovesciata, il caldo tropicale e un impianto non proprio all'ultimo grido, abbiamo iniziato a percepire scosse elettriche trapassarci da parte a parte con conseguente formicolio agli arti, finché vere e proprie scariche di elettroshock non hanno steso al tappeto Sarta, fulminato il Don e costretto Milena a scagliare il microfono in aria. Attenzione: pericolo di morte! Abbiamo tuttavia continuato a suonare come pazzi guerrieri post-atomici copliti dalle radiazioni nucleari.

>>> Download KALASHNIKOV – live in Grenoble [VIDEO .flv format] (40 mb.)
* To see video: download RivaMediaPlayer for free >>> here

A fine concerto ci troviamo a dover declinare, nostro malgrado, l'invito ad una manifestazione notturna (!) contro Sarkozy e affamati ci rechiamo a consumare un kebab della staffa. La città è in agitazione: oggi è la festa della musica, che a tarda notte si è trasformata in una selvaggia occupazione delle strade a suon di tecno-dance ad altissimo grado alcoolico. Alcune auto della polizia irrompono sulla scena, ma presto vengono scacciate dalla folla inferocita. Noi ci allontaniamo kebab in pugno...

Venerdì 22 giugno 07 @ ST. ETIENNE - "100%" w/ A.P.L. + Consansguins
Dopo qualche ora di morte apparente, resuscitiamo. C'è un bel sole e gli uccellini cinguettano. Clive ci invita a pranzo a casa sua. Egli vive in una villetta occupata poco fuori dal centro di Grenoble: un ambiente primitivista, senza elettricità e acqua corrente. Mentre ci cucina del riso con l'acqua piovana raccolta in una tanica, ci accomodiamo nel giardino, accanto ad alcuni rottami e ad un mucchio di terra che assomiglia stranamente ad un tumulo funerario. Suona il campanello (un grappolo di lattine vuote attaccate ad una corda) e sopraggiungono alcuni amici che tuttavia non rendono onore alla tavola rifiutando il risotto di Clive. Maleducati! Dopo pranzo si parte per St.Etienne...
Il cielo è grigio e minaccia pioggia. Sotto questa luce St.Etienne ci appare una cittadina un po' depressa e poco interessante. Il 100% è un locale anarcopunk ricavato in un fabbrica dismessa, nella zona periferica della città; mantiene un fascino un po' da officina, da non-luogo industriale e suburbano.
Dentro l'ambiente è confortevole, anche se lo spazio è angusto, cupo e non ci sono le finestre. Ci fiondiamo come disperati sulla cena a base di insalata di pasta con cetrioli giganti e immancabile cous-cous. Nel frattempo, una ragazza allestisce una distro di materiale gratuito a disposizione dei presenti: tappi di cera per le orecchie, preservativi, lubrificante, manualetti per il sesso sicuro, un test per misurare il tasso etilico... un'idea davvero intelligente, un'ammirevole iniziativa di prevenzione per i punx.

>>> Download “Prevention set for punx”! (.pdf format) (12 mb.)

Niente soundcheck (i francesi non lo amano molto), il concerto inizia. Aprono gli A.P.L. giovane gruppo grind goliardico; il loro death metal da festa di fine anno scolastico è divertente, con brani dai titoli spassosi del tipo "Grind Day" e "Amour et Convivialité". Interessante la tecnica del chitarrista: suona partiture ultra-grind thrash-core senza plettro, con le dita nude! Uh!

>>> Download A.P.L. “boule quiès” + “amour at convivilité” .mp3 (4 mb.)

Fantastici i successivi Consanguins, folk-punk anarchico con flauto a traverso e doppio cantato maschile/femminile: sound traballante e un po' sghembo, un piacere per le mie orecchie stanche. Purtroppo non esiste traccia né in rete né su disco di questa interessante band.
Dopo vari tentativi a vuoto per problemi linguistici, sono riuscito a fare i complimenti al chitarrista verde-crestato, il quale mi ha baciato. I francesi non parlano molto bene l'inglese e noi pure, per cui comunicare non sempre è semplice. Per fortuna che c'è Sarta che ha il dono delle lingue come i profeti dell'antico testamento e improvvisa alcune frasi in spagnolo e in veneto. Il concerto dei Kalashnikov viene molto apprezzato dai presenti che ringraziano a suon di grida belluine e danze scomposte.
Quando la birra finisce la gente defluisce e anche noi ne approfittiamo per farci una sana dormita prima della temibile tappa dell'indomani....

Sabato 23 giugno 07 @ SAORGE - "Le Fortin" w/ Ewan + ? + Ouroboros + ?
Saorge... eravamo tutti curiosi: un paesino francese di 400 anime arroccato a seicento metri d'altitudine sulle montagne tra Nizza e Cuneo, a pochi chilometri dall'Italia. Che cosa ci faranno i Kalashnikov in questa amena località? Il viaggio da St.Etienne a Saorge è una palla: seicento chilometri. Matteo, il nostro fidato driver, se li spara tutti in endovena con grande professionalità. L'ultimo tratto di strada, in una gola maledetta scavata da un corso d'acqua, è un po' un casino, si sale e si scende, la carreggiata è strettissima, strapiombi un po' ovunque e uno stronzo tedesco ci fa prendere uno spavento folle piombandoci di fronte in mezzo alla strada...
Al villaggio ci accoglie Virgil, nostra guida per raggiungere Le Fortin (il Fortino!), dove suoneremo. Udiamo in lontananza rumore di ferraglia: sopraggiunge in una nuvola di polvere il furgone di Clive, arrancando sfinito lungo il crinale della montagna. Noi parcheggiamo e proseguiamo a piedi, bagagli in spalla, lungo i vicoli di Saorge tra le case di pietra e i boschi; imbocchiamo un sentiero appena accennato in mezzo alla foresta e finalmente eccoci: in prossimità di un burrone, in una radura, sorge Le Fortin, una specie di baita anarcopunk di montagna! Annalisa ringrazia Virgil donandogli una colomba Maina avanzata dalle festività pasquali che ci eravamo portati dietro da Milano come approvvigionamento di emergenza. Lui sembra un po' perplesso così Sarta si prende la briga di spiegargli il senso di quell'oggetto: "It's a food for a religious festival".
Ci vengono incontro i padroni di casa: una coppia di frakkettoni montanari sulla cinquantina, molto gentili ed ospitali che ci infilano subito in mano una birra artigianale di loro produzione e ci invitano a servirci presso il bouffet organizzato all'interno. Se vogliamo riposarci possiamo andare al secondo piano dove sono messi a disposizione alcuni letti, un bagno con acqua calda, una stanza ricreativa: che carini! Ma noi non stiamo nella pelle: questo è un posto pazzesco, sicuramente il più incredibile in cui ci siamo trovati a suonare! Sopraggiungono punx, freaks, crusties, abitanti dei boschi, pirati, spiantati ed ubriachi di varia natura... Le Fortin è una comune anarchica sulle montagne che credevo potesse esistere solo nelle leggende. Alcuni uomini selvatici preparano la legna per il falò, altri sfumazzano erba, mentre altri ancora si dilettano con tamburi, campanelli, flauti e violini seduti in circolo. Ci sono anche famiglie, mamme e papà hippie con bambini che scorrazzano a piedi nudi tra rocce e dirupi. Dentro intanto Ewan, un barbuto cantastorie dall'aspetto vichingo accompagnandosi con la chitarra e l'aiuto di percussioni minimali suonate da un'amica, intrattiene i commensali con alcune folk song dal gusto agreste. Dopo una breve pausa tocca ad un punk che ci propone, solo soletto, brani thrash-metal per chitarra elettrica e batteria elettronica. Fuori cala l'oscurità: non c'è illuminazione elettrica, solo un falò intorno al quale si riuniscono tutti i suonatori per improvvisare un mantra serale…

>>> Download punx & freaks music in Saorge .mp3 (2 mb.)

Nel fortino inizia il concerto degli Ouroboros, singolare formazione proveniente dai dintorni di Marsiglia e dedita ad un connubio musicale che dalle nostre parti sarebbe bollato come blasfemo, tra techno e folk-punk: drum-machine, chitarra elettrica, flauto e cantante metallaro che non disdegna metriche hip-hop. La loro musica è un sorprendente minestrone di dance, folk, rap, punk e reggae, davvero fantastico e il pubblico balla imperterrito per le oltre due ore di concerto!

>>> Download OUROBOROS “intro” + “le mond est fou” .mp3 (10,3 mb.)

Verso mezzanotte, montiamo tutto e diamo inizio al nostro gig: freaks e punx si scatenano in una danza orgiastica a pochi centimetri da noi. E' bellissimo poter suonare senza le divisioni create dal palco, in mezzo ai ragazzi e alle ragazze che cantano e ballano brandendo bottiglie di vino e lattine di birra!

>>> Download KALASHNIKOV – live in Saorge part 1 [VIDEO .flv format] (24 mb.)
>>> Download KALASHNIKOV – live in Saorge part 2 [VIDEO .flv format] (27,6 mb.)
* To see video: download RivaMediaPlayer for free >>> here

Dopo il concerto ci congediamo, mentre suona l'ultimo gruppo di cui ahimé abbiamo dimenticato il nome; mi ricordo solo un buon darkpunk con venature rockabilly. Ad ogni modo abbracciamo Clive, salutiamo Virgil e gli altri amici e ci allontaniamo nell'oscurità... Il ritorno alle tre di notte lungo il sentiero buio con il solo ausilio delle luci fioche emesse dai display dei nostri cellulari è una degna chiusura di questa romantica avventura. Il giorno dopo, come gli zombi del film di Lucio Fulci, in avanzato stato di decomposizione, emergiamo dai letti già vestiti e pettinati, e prendiamo a barcollare incoscienti verso Milano.
Au revoir, mes amis!

12/06/07

[Tracks]
K. lyrics/testi (ITA)
I testi dei primi 3 album dei K. raccolti in un unico file. Per fans, appassionati e punx romantici (...Prolaznik, it's for you!...).

23/05/07

[Free books for punx]
Bob Black - L'abolizione del lavoro (U.s.a. 1985)
Ehi! L'abolizione del lavoro di Bob Black è un grande classico del pensiero radicale di matrice libertaria. Un breve opuscolo pubblicato nel 1985 negli Stati Uniti e tradotto in Italiano nel 1992 dalla Nautilus di Torino. Un caposaldo del pensiero no-work: scaricatene una versione in .pdf/.txt da qua sotto, confezionata dal K. collective (se non avete voglia di leggere, ci sono anche le figure). Pensiero radicale si diceva: in realtà le idee espresse in "Abolition of work" sono serenamente ovvie e condivisibili, senza essere anarchici impenitenti. Tutti gli uomini e tutte le donne, per il proprio benessere psico-fisico dovrebbero abbracciarle! Death before work recita il nome della h.c. band dell'amico Filippo...


* info about Bob Black: 1, 2.

21/05/07

[Live report]
27-28 aprile 07 @ Greece (Patra/Atene)
KALASHNIKOV go to HELL(AS)
Dopo mesi di inviti e reclami dai nostri focosi ammiratori greci, sbarchiamo in Ellade per un po' di sana rovina al ritmo dei roventi mandolini. Il nostro uomo per tutto il tour sarà Sapilla (marcio, in greco): ragazzo ateniese e studente alla scuola del fumetto di Roma, ottimo interprete italo-anglo-greco e supremo fan dei K. Lo scorso giugno Sapilla, a Firenze per ragioni di studio, piombò, con nostro sommo stupore, ad un concerto (di merda, tra l’altro…) dei Kalashnikov al Bloom di Mezzago: giunto alla Stazione Centrale di Milano, si era incamminato per la Brianza, ma dopo alcuni chilometri percorsi a piedi, decise di prendere un taxi. Pazzo greco! In quell'occasione si parlò della possibilità concreta di effettuare un tour negli squat greci e Sapilla ci travolse con il suo entusiasmo. Qualche mese dopo...

Giovedì 26 aprile, Arrivo. Sbarchiamo a Patrasso, città ove il caos regna sovrano. Le strisce pedonali sulle strade sono un invito a morte, i semafori dispensano tiepidi consigli che non sempre vengono accolti dagli automobilisti. Fa effetto vedere ogni angolo del centro città tappezzato dai manifesti del nostro concerto del giorno successivo: i ragazzi hanno fatto davvero un lavoro selvaggio con colla e pennello! In serata conosciamo Vangelis, gran bravo ragazzo, che ci porta nella più reazionaria trattoria della città: un ambientino d'altri tempi arredato come casa di mia nonna. La cena è deragliante: dopo un digiuno forzato dovuto al viaggio e agli sbattimenti, ordiniamo uno di tutto e beviamo birra come folli in preda ad un raptus. Nella Grecia occidentale esiste un solo, unico, fottuto tipo di birra: la Amstel, risciacquo di piatti di origine olandese. Alla trattoria è un piacere immenso conoscere Michalis alias KGB, con il quale abbiamo diviso uno split-album che in Grecia è andato molto forte. In realtà Michalis è stato un po’ l’iniziatore dei nostri rapporti con la Grecia: ricordo anni fa quando, dopo avere ascoltato un nostro brano su di una
comp (francese, tra l'altro!) ci scrisse una mail bellissima e piena di amore; da lì è nato un contatto duraturo e lui ha fatto ascoltare a tanti amici la nostra musica. E' sempre un'emozione incontrare persone come lui. Tra l’altro Michalis ci rivela essere un grande appassionato del cinema italiano dei tempi che furono, con particolare predilezione per Lucio Fulci e Joe D’Amato. Tra un boccone e una birra conosciamo anche Dimitri dell’h.c. band Parkinsons, un ragazzo simpatico che si occuperà di gestire la nostra distro al concerto di domani. Wow, che organizzazione ‘sti greci ! Cala la notte...

Venerdì 27 aprile, PATRA @ Porto Patrasso Squat (Kalashnikov, Valpurghia Nichta, Chasma). Sorge il sole! Oggi si suona. Porto Patrasso è un ex-teatro occupato: per questo la sala concerti è in discesa verso il palco! La sera il centro viene invaso da centinaia di persone. Calma! Non sono lì tutte per noi: stasera suoniamo con il più celebre gruppo punk h.c. greco, i Chasma. Dopo una cena frugale nel chiosco della piazza assieme a mezza scena punk locale, siamo sollecitati a salire sul palco e partire. Il concerto dei Kalashnikov è bello e partecipato: tanti amici ballano come grilli, alcuni scattano foto altri fanno riprese video... Abituati come siamo alla staticità del pubblico italico, per noi è proprio sconcertante l'entusiasmo dei greci! Dopo di noi si esibiscono i Valpourghia Nichta, una band che amiamo molto: originalissimo d.i.y. punk con tastiere e violino, davvero fico: teso e scuro, caratterizzato dalla voce carismatica di George e con parentesi di inaspettato romanticismo decadente, il loro sound è unico: romantic-crust! I Valpurghia hanno due album autoprodotti all'attivo che colpiscono per l'iconografia gotica e fiabesca dell'artwork, del tutto sorprendente in un contesto punk/h.c. Ottimo, ci vuole un po' di fantasia. Dopo i Valpourghia: i Chasma! Suonano un'ora e mezza e la partecipazione del pubblico è impressionante: pur essendo un gruppo saldamente radicato nella scena d.i.y. greca, al giro degli squat e delle case occupate, i Chasma (che in greco significa quello che in inglese esprime il termine gap, distanza) hanno un folto seguito tra gli adolescenti e i generici reckettari. E davvero folto! Tra l'altro, suonano un punk/hc solido e aggressivo, lontano dalle mode e dalle cazzatine che vanno. Il chitarrista dei Chasma, malgrado a fine serata sia ridotto come un budino, ci seguirà ad Atene in qualità di fonico. Dopo il concerto, approfittiamo per fare due chiacchiere con tanti affabili ellenici: Fotis, bassista dei Valpourghia e organizzatore delle serate che ci vedono protagonisti in questo mini-tour, George, cantante dei Valpourghia che ha filmato tutto il concerto ballando, Alex e Dimitri degli Straitjacket Fit, post-punk band greca che già apprezzavamo, l'italo greco Giorgio, il punkabilly Damiano, in licenza dalla leva militare (che in Grecia dura un anno ed è ancora obbligatoria) per vedere i Kalashnikov e una freakkettona fan dei torinesi Contrazione (storica h.c. band degli anni '80!!!) incontrata all'entrata dei cessi. A proposito dei cessi, così non li avevo mai visti: collettivi! Nel senso che erano costituiti da una stanza con mezza dozzina di tazze equidistanti, senza porte o divisori! Solo una tenda tutta bucata all'entrata! Uuuuaaa! Sono tutto fatto, meglio che vada a dormire!


Sabato 28 aprile, ATENE @ Villa Amalias (Kalashnikov, Tipota, Mezusmena Zotika). Abbiamo un nuovo amico fraterno: Sapilla. E' un ragazzo davvero strano, pieno di cure per tutti noi e di una bontà sfrenata. Ha vent'anni e studia fumetto in Italia; insieme ad alcuni amici realizza una comics-zine davvero bella, intitolata "Sapilla" appunto. Saltella e batte le mani tutto il dì. Quando si appresta ad attraversare le strade pericolosissime delle città greche si atteggia da gay per attirare l'attenzione degli automobilisti e poi li insulta in italiano. E' vegetariano, astemio, beve bibite sgasate e non ascolta altra musica se non le bands d.i.y. punk greche e i Kalashnikov. Uuuu! E' sicuro: rimarrà per sempre nei nostri cuori. Gli regalo la mia felpa autoprodotta dei K. Ad Atene sbarchiamo a Villa Amalias, storico spazio occupato della capitale: una ex-scuola in mano ai punx dal 1990, resistita ad alcuni tentativi di sgombero in una realtà non facile come quella greca, dove la polizia non fa complimenti e le istituzioni non sono tenere con i punx. Negli ultimi tempi il clima politico, in Grecia, si è sensibilmente surriscaldato: nel 2004, dopo anni di governo socialista, infatti, è salita al potere la destra di Costas Karamanlis, leader del partito conservatore Nuova Democrazia; in concomitanza, l’economia greca ha vissuto una fase piuttosto travagliata ed è stata posta sotto stretta sorveglianza dalla Comunità Europea e dalla Banca Centrale. Negli ultimi tempi, alcuni militanti anarchici sono passati alla ribalta per raid incendiari a suon di molotov. La popolazione studentesca è politicamente molto attiva nelle occupazioni degli atenei e nelle manifestazioni di strada. Esistono molti blog e siti informativi sull’antagonismo greco, naturalmente redatti in lingua greca e quindi scarsamente accessibili; comunque sia, eccone alcuni: Palntiko-xorio, Indymedia Atene, PointGreece, Antistasi e Annie’s Animal (quest’ultimo un blog prettamente musicale, da cui scaricare, tra l’altro, alcuni grandi classici del post-punk greco!). Tra l’altro, alcune ore prima che arrivassimo ad Atene, qualcuno aveva scagliato una molotov in una caserma della polizia e, come si può immaginare, il clima in città era un po' teso. Sapilla ci rassicura: "Voi non sembrate punx, potete circolare tranquillamente". Bene! Ad Atene abbiamo modo di conoscere meglio Fotis e George dei Valpourghia Nichta, due incantevoli freakkettoni che anche stasera si rovineranno le ginocchia sotto il palco. Quando calano le tenebre, Villa Amalias viene presa d'assalto da centinaia di punx, fino a che dentro non ce ne stanno più e si riversano sulla strada adiacente, che viene bloccata al traffico con uno scatolone rovesciato piazzato in mezzo all'imboccatura! Uh! Prima del concerto abbiamo la possibilità di visitare il bellissimo squat: un isolato occupato nel pieno centro di Atene, un vero museo della cultura antagonista greca. La cena è a base di Falafel (polpette di ceci in un panino tipo kebab - per chi non fosse avvezzo a questo classico della dieta vegan) acquistato da Sapilla in una fumeria di narghilé. Il clima è davvero caldo: incontriamo tanti ragazzi e tante ragazze che non vedono l'ora di ascoltarci! Pazzi! Prima di noi suonano due giovani band locali: i Tipota e i Mezismena Zotika (se i miei studi di greco antico non mi tradiscono il nome dovrebbe essere questo...): simpatico punk rock in levare ultra-rovina. Dei secondi ho ascoltato l'album autoporodotto: ancora una volta un miscuglio originale di punk, h.c., ska, hip-hop, folk... un po' sbilenco, ma molto gustoso! Il nostro concerto sarà movimentato: crowd-surfing e stage-diving a nastro con craniate perpendicolari sul pavimento. Nino, a metà di una canzone, in preda alla stanchezza e vittima della centesima birra bevuta, scivolerà sulla batteria di Rissa radendola al suolo. Dopo alcuni secondi di incredulità generale (per una performance davvero unica, credo, nella storia della musica), grazie all'aiuto di alcuni volontari la situazione sarà ripristinata e il massacro proseguirà fino all'alba. Sapilla a fine concerto sarà ridotto come uno panno imbevuto di vomito. Nino riconsegnerà il basso ricevuto in prestito ormai ammaccato e laccato di sputi e birra. Purtroppo, dobbiamo rifiutare l'invito ad un "party in the basement" rivoltoci da Fotis perché sono le quattro e siamo tutti storti. Salutiamo alcuni simpatici autoctoni, come la signorina dai fouseaux leopardati innamorata di Milena e un intellettuale in giacca di velluto che ha pogato tutto il tempo. Il giorno dopo, come da copione, risaliamo sull'aereo per tornare ancora una volta alla fottuta vita normale. Parole greche imparate: n. 1 (malaka = stronzo). Uuuuu!

>>> Download Kalashnikov live at Villa Amalias VIDEO (.flv)

Due parole, a questo punto, sulla scena punk d.i.y. greca: ci è sembrata molto unita e cosciente di rappresentare un'alternativa reale rispetto al business, alle mode e a quant'altro appartenga al circuito ufficiale; traspare un forte senso di fiera indipendenza ed autarchia rispetto al mondo di fuori. Con un filo di sana ingenuità in più rispetto a noi italiani. Si respira entusiasmo e voglia di essere produttivi. Bands, distro e ‘zine inoltre sono un tutt'uno con gli spazi occupati, gli squat, che in Grecia costituiscono un circuito compatto, una rete solida; tra di essi non esistono differenze politiche sostanziali né rivalità di qualsiasi tipo. C’è collaborazione e uno scambio assiduo. Tant'è che molte persone che abbiamo incontrato a Patrasso le abbiamo ritrovate anche ad Atene. Un aspetto che differenza la scena musicale d.i.y. greca da quella italiana è poi l'infinitamente minor numero di bands esistenti nel paese: tutti i musicisti si conoscono tra loro e ancora una volta non esistono separazioni nette tra i generi. Mi ha colpito l'originalità delle bands, che sembrano non seguire alcun trend preconfezionato. Abbiamo compilato una raccolta di bands punk d.i.y. greche scaricabile da qua sotto: 16 brani per 7 gruppi; abbiamo deciso di inserire soltanto le bands dei ragazzi incontrati durante il tour (si tratta sostanzialmente della scena dell’area tra Atene e Patrasso); tuttavia, sappiamo bene che esiste un giro punk d.i.y. molto attivo anche nella Grecia più orientale, verso Salonicco e Kavala (ove la scena ruota attorno allo squat Accion Mutante), con bands altrettanto interessanti: abbiamo comunque preferito focalizzare l’attenzione sulla scena che abbiamo conosciuto da vicino.
I Valpurghia Nichta vantano un immaginario, un'iconografia e un sound del tutto personale, con l'innesto di strumenti inusuali come tastiere e violino. I primi due brani inclusi nella comp sono un tipico esempio del suono ombroso ma combattivo dei Valpourghia, mentre il terzo è un piccolo capolavoro di inclassificabile musica sinfo-punk da camera! Gli StraitjacketFit, autori di un album dall'artwork fantastico, suonano un post-punk grezzo, ma creativo, con divagazioni proto-elettroniche: in “digital days” il cantante, da novello Nick Cave, duetta con un Commodore 64! Poi c'è Michalis con i KGB: (da tutti noi) amatissimo synth-punk fatto in casa: i tre brani inclusi nella raccolta sono schegge elettro-punk che spopolerebbero nelle dancefloor di tutta Europa, se potessero! A Villa Amalias abbiamo incontrato alcuni ragazzi dei
Kill the Cat, d.i.y. band ateniese davvero sorprendente: suonano ska-prog! Il loro ultimo album è breve, ma ricco di arrangiamenti originali, songwriting complesso e trovate bizzarre. I Parkinsons, band scioltasi qualche anno fa, suonano anarco-punk con doppia voce femminile/maschile, mentre i Mezusmena Zotica, con i quali abbiamo diviso il palco ad Atene, si cimentano in un ibrido di punk, folk e rap a tratti molto rockeggiante, ma spesso sorprendente per alcune scelte musicali fuori dagli schemi. Infine, i Chasma : come ho già sottolineato, pur essendo una band piuttosto in voga tra il pubblico generalista, vanta un sound per nulla banale e soprattutto non si serve di espedienti estetici da fashion-punk à la Mtv. A proposito, piccola divagazione di costume: il look dei punk greci è generalmente “normale”, casual potremmo dire! Rari i piercing e i tatuaggi. Molti i capelloni. Abbiamo incontrato inoltre pochissimi punks nella classica tenuta settantasettina, old style: poche creste colorate, pochi giubbotti borchiati. Per concludere la nostra panoramica sulla scena d.i.y. greca segnaliamo un blog aggiornato di frequente con notizie e informazioni, che si chiama, molto semplicemente, DIYmusic!

>>> Download "D.I.Y. Punk in Greece" compilation - 16 tks. (mp3 - file .rar/72 mb.)

Veniamo ora a valutazioni più personali. Ciò che ci ha profondamente colpito di quest’esperienza è stato, si sarà capito, il calore, l’ospitalità e l’amore dei ragazzi e delle ragazze che abbiamo incontrato. In Grecia la scena è ristretta e piuttosto giovane: non è esistita in passato una grande tradizione punk d.i.y. e oggi la scena conosce una fase di grande sviluppo ed entusiasmo. Inoltre, non ci sono concerti così frequentemente come in Italia; serate con gruppi che provengono dall’estero sono poi un vero evento: tant’è che molti sono arrivati da città lontane per partecipare al nostro concerto e alcuni ci hanno seguito in entrambe le date. I ragazzi vanno a vedere le bands per ballare, divertirsi, o anche solo per ascoltare musica nuova. E’ abitudine acquistare dischi e t-shirt (queste ultime per i greci sono una cosa rara, i gruppi non ne producono!), tutti sono piuttosto curiosi: in due date abbiamo esaurito i nostri cd, vendendone circa un centinaio di copie!
In paesi come la Grecia, dove la scena è piccola, ha meno spazi ed esistono meno bands, c'è molto più interesse, coinvolgimento, curiosità; e suonare è davvero bello: ci si sente importanti! Penso che tante band italiane possano fare un tour in Grecia come abbiamo fatto noi, con spese contenute, tanto rovinoso divertimento e un feedback così entusiasmante: certo prima è necessario tessere rapporti, scambiare dischi, conoscere le persone, “preparare il terreno”. Forse però tutti pensano che non abbia senso entrare in contatto con un paese che sembra così poco interessante, poco cool, che vanta una scena così poco blasonata ed è lontano dai luoghi di pellegrinaggio tipici dei giovani alternativi. Poi però la ricettività di quella scena è enorme e l'entusiasmo che la nostra musica ha smosso è stato ben aldilà delle aspettative. Quello che vogliamo dire è che forse è più bello costruire contatti inediti, tentare strade meno battute, fare qualche sbattimento in più per vivere esperienze anche un po’ avventurose e rocambolesche, ma vitali e sorprendenti, piuttosto che ritagliarsi il proprio spazio nei paraggi di casa, oppure dove già mille bands hanno spianato la strada; insomma, dove tutto è sicuramente più familiare e rassicurante (ma anche scontato).
Per i Kalashnikov i concerti non sono mai stati un mezzo promozionale, né tanto meno narcisistico. Noi non suoniamo dal vivo per farci conoscere o per vendere una copia in più dei nostri dischi. Tanto meno per farci
vedere in giro, “per far girare il nome”. Tant’è che suoniamo molto poco dalle nostre parti. Crediamo che interpretare il live come una forma di marketing, come un doveroso onere promozionale, sia riflesso di una mentalità mainstream, lontana da una logica d.i.y. Andare in giro a suonare è piuttosto dal nostro punto di vista un’occasione per stare insieme, per vivere esperienze uniche che senza i Kalashnikov non potremmo mai vivere e, soprattutto, per condividere con altri la nostra musica: incontrare fisicamente quelle persone che dopo aver ascoltato uno dei nostri fottuti dischi, hanno pensato: uh, fico! E forse si sono anche emozionate, stupite, commosse ascoltando una canzone, leggendo uno dei nostri testi… Per noi, è quasi un miracolo che esistano delle persone in altri paesi o addirittura continenti capaci di entrare così in sintonia con quello che facciamo chiusi in uno scantinato della periferia nord di Milano.
Per un disegno del destino che non riusciremo mai a spiegarci fino in fondo, tanto dell'amore ricevuto in questi anni lo abbiamo ricevuto al di fuori dei confini italiani: in paesi lontanissimi abbiamo amici pronti ad ospitarci per suonare, i nostri dischi sono stati coprodotti da raltà d.i.y. provenienti da Messico, Russia, Malesia, Yugoslavia, Perù, Germania, Stati Uniti, Francia, Portogallo e Grecia appunto... Addirittura il nostro primo album ufficiale è uscito in Brasile, stampato e distribuito da una (allora) piccola indie label di San Paolo! Ma, intendiamoci; una cosa è certa: in questi anni non siamo diventati famosi. Neanche un po’! Il nostro metodo è pro-povertà e anti-celebrità, un vero fallimento imprenditoriale! Ma non ci interessa, naturalmente. Ci accontentiamo di ricevere ogni tanto qualche lettera di un ragazzo o di una ragazza dislocati in qualche angolo del mondo, che ad un certo punto, per magia, s’innamorano di una canzone dei Kalashnikov. Un Sapilla qualsiasi, o un Michalis, o un Fotis… Per noi, rischiando di essere tremendamente patetici e sentimentali, questo è il massimo che possiamo chiedere alla musica scassata che suoniamo. D’altronde, we are romantic punx!

08/05/07

[News]
L'asfalto brucia, gli amplificatori friggono...
Di ritorno dalla Grecia, il collettivo kalashnikov si appresta a tirare le somme di una stagione creativa. Innanzitutto, il tour è stato intenso: tre giorni bellissimi all’insegna dei mandolini roventi e della rovina h.c. di prima categoria. Gli amici del luogo sono stati incantevoli ed l’amore pubblico di punx e freaks di Atene e Patrasso davvero disarmante. Pazzi e incorreggibili greci! A prestissimo un report, con materiale audio/video sui concerti e sulla scena punk d.i.y. ellenica.
Le registrazioni del nuovo album stanno volgendo al termine: prima dell’estate metteremo insieme tutto e lo impacchetteremo, poi partiremo per un breve tour in Francia, al suono dei chitarrini incendiari e dei tamburi tuonanti. L’album sarà come sempre una co-produzione internazionale: chi volesse farne parte è ancora in tempo! Non c’è un limite minimo di copie: chi lo desidera, può contribuire anche con gli spiccioli che si trova in tasca in questo momento e ricevere il corrispettivo sotto forma di dischi, naturalmente a costo di produzione (circa 2,5 euro a copia); naturalmente, l’album conterrà logo e contatti della vostra d.i.y. label, zine, distro etc...etc… nonché flyier o altro materiale vogliate inserire. Evviva!
Nel frattempo, invitiamo tutti al downloading selvaggio dei nostri dischi precedenti:
* Romantic songs of dissidence (2001)
* Songs about amore and revolution (2003)
* Music is a gun loaded with future (2005)

Uuh! [puj]

24/04/07

[Tracks]
Il profeta e la disfatta: da canzone dei Kalashnikov a tesi di laurea!
Lo scorso 24 marzo si è laureata (in filosofia) Annalisa, l’attuale synth-player del Kalashnikov collective! La tesi di laurea verteva su Thomas Muntzer, il teologo rivoluzionario protagonista delle guerre contadine tedesche del XVI secolo. Profeta apocalittico, teorico della lotta armata e comunista anarchico ante-litteram, Muntzer è anche il protagonista della canzone dei Kalashnikov Il profeta e la disfatta dall'album “Songs about amore and revolution”. Se vi va di saperne di più su una delle più avvincenti e radicali storie di dissidenza del passato, qui sotto c’è la tesi di Annalisa, che non è per nulla noiosa, anzi, è ricca di azione e colpi di scena!… meglio di un romanzo pulp! [Puj]
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15/03/07

[We talk about...]
MUSIC! (again!)
Parlare di pop-music non è semplice. Alcuni ci riescono molto bene. Eccone due esempi:…
* Simon Reynolds - Post-Punk (ISBN 2006). Un volume di dimensioni ragguardevoli, una specie di bibbia del post-punk anglofono (ma non solo) e nel new pop degli anni ‘80. Lo stile romanzato, mai noioso, la ricchezza di aneddoti e la precisione filologica ne fanno uno dei migliori esempi di manuale pop/rock. La prima parte del libro passa in rassegna quelle band che sono state archiviate sotto l’etichetta un po’ vaga, ma molto suggestiva, di “post punk”, e che hanno incarnato uno dei momenti artisticamente più sconvolgenti che la musica pop abbia mai conosciuto: dal raggae-punk primitivista delle Slits, alla dance stralunata dei P.i.l. di Johnny ex-Rotten, dal funk-punk politico di Pop-group e Scritti Politti, alle stramberie proto-elettroniche dei primi Human League e Cabaret Voltaire, dal rock scarno ed isolazionista dei Joy Division fino al terrore sonoro dei Throbbing Gristle, passando per l’art-rock eclettico dei Tuxedomoon e il nichilismo drogato della no-wave newyorkese… e poi: le trovate innovative e iconoclaste dei fonici più audaci, le geniali provocazioni dei produttori, le scombiccherate avventure delle indie-label più dadà… un’epopea ai confini della musica, tra personaggi poco rassicuranti, che, con poche (o nulle) conoscenze tecniche, hanno il cambiato per sempre il volto della musica pop, portando alle estreme (e più feconde) conseguenze l’immortale motto punk del “tutti possono farlo”.
La seconda parte, dedicata alla corrente new romantic, al gothic anni ’80 in tutte le sue diramazioni, allo ska della 2-Tone, con una puntata nell’h.c. progressivo americano (Black Flag, Husker Du), è altrettanto interessante, grazie alla puntuale descrizione dei retroscena solitamente trascurati dalla letteratura musicale: gli espedienti pubblicitari dei produttori, gli esperimenti dei fonici, l’utilizzo spesso avventuroso ed empirico delle nuove tecnologie, le strategie degli artisti, il folklore giovanile…
Il titolo originale del libro è molto più significativo rispetto a quello italiano: “Rip it up and start again” (il titolo di una canzone degli Orange Juice): “Straccia tutto e parti da capo”. Un ottimo consiglio!

* Julian Cope – Krautrocksampler (Lain 2005). - Ci sono voluti dieci anni perché qualcuno curasse la traduzione italiana del leggendario manualetto di Julian Cope! Nomi inquietanti e storie misteriose: il collettivo Amon Duul I e la sua costola eretica Amon Duul II, il non-gruppo dei Faust con le loro sinistre radiografie, il raga-rock a-ritmico dei Can, le musichette zuccherose dei Cluster, l’orchestra pietrificata in una sola nota diretta da Klaus Shultze, il delirio di onnipotenza cosmico del cospiratore Rolf-Ulrich Kaiser… Krautrocksampler è una disordinata, ma (paradossalmente) esauriente panoramica sulla storia del cosiddetto kraut-rock, dall’etichetta che i giornalisti inglesi del tempo appiccicarono (con tono dispregiativo) sulla produzione rock tedesca dei primi anni ’70. Il kraut-rock non è un genere musicale (raccoglie gruppi anni luce distanti tra loro!), ma una filosofia della musica, un culto per iniziati: è una scuola di creatività musicale, dalla quale moltissimi artisti del futuro attingeranno (dal moderno post-rock al glitch-pop, dal post-punk alla musica new age!). Cope ripercorre, attraverso l’analisi di una manciata di dischi folli e ricostruzioni storiche esilaranti, la parabola della Musica Cosmica Tedesca, che potremmo definire una commistione ad alto tasso lisergico di avanguardia e attitudine pre-punk. Krautrocksampler è una lettura essenziale non solo per rivivere uno dei momenti chiave della storia del Rock Creativo, affollata di personaggi alieni e visionari, ma anche per lo stile pazzo con il quale è redatto, zeppo com’è di neologismi ed invenzioni entusiasmanti: una scrittura che trasuda passione infinita per la musica! [Puj]

13/03/07

[We talk about…]
P-U-N-K !
[Chi segue i Kalashnikov dai loro esordi, ha ben presente quella frasetta che ogni tanto è comparsa su dischi, volantini etc…etc… ovvero: “Perché essere punk se puoi essere te stesso?”. Una fugace polemica contro il punk inteso come moda, come divisa, come stile di vita superficiale e come genere musicale codificato, che all’epoca ci sembrava attuale. Quella domandina retorica non è nostra invenzione - lo abbiamo sempre sottolineato quando è capitato che qualcuno ce lo chiedesse: si tratta dell’esordio di un articoletto comparso sul n. 1 di Menti Sconvolte (settembre 1983), fanzine della provincia di Udine, a firma di una misconosciuta band dell’epoca, i Nagasaki. Non credo di aver mai riesumato quell’articolo; oggi è il momento di farlo: aldilà delle ingenuità e di alcuni aspetti anacronistici, il succo del discorso è piuttosto attuale. Credo più oggi di quanto lo fosse allora…]
Perché essere punk quando puoi essere te stesso? Punk noi pensiamo sia una divisa per colmare il vuoto di menti atrofizzate. Menti imprigionate da ciò che viene loro imposto sin dai primi giorni di vita. Non vediamo l’utilità di voler forzare la propria personalità. Ci pare assurdo scimmiottare personaggi che si sono arricchiti alle spalle di chi ha prestato loro attenzione. Noi siamo invece convinti che situazioni come l’autogestione siano assolutamente necessarie per la creazione di qualcosa di nostro, lontano da cose in cui non crediamo. Oggi il punk è un etichetta fine a se stessa e niente più. Una definizione di comodo dietro la quale rifugiarsi, nascondendo la è propria ignoranza e mancanza di idee positive. Un’orrida maschera dietro la quale molta gente spera di rifugiarsi, trovando un’ipotetica quanto utopistica libertà. La libertà dello struzzo, il quale nascondendo la propria testa nella sabbia crede di estraniarsi, trovando una maggiore sicurezza. Ogni significato che fu attribuito alla parola “punk” ha ormai perso ogni credibilità Ti guardi intorno e vedi una cresta che spunta da una macchina pagata 10 milioni, senti in giro di punk impegnatissimi che si fanno un mese e passa di vacanza a Londra (capitale riconosciuta del punk… merda), ti dicono “io sono contro ogni droga!” e li ritrovi a qualche festa stupidissima che si fanno una canna o sniffano trielina, si dichiarano contro la violenza e parlano di pacifismo, ma sono sempre pronti a fare a pugni, cosa questa che dà loro la possibilità di dimostrare la propria mascolinità. Da parte nostra, continueremo a parlare di pacifismo, non-violenza ed anarchia, ma rifiuteremo sempre di essere catalogati.
[Adoro scritti come questo! Nella loro ingenuità rappresentano un momento di crescita importante, quello della negazione. Negare è importante, perché cambiare è importante: quallo che la gente chiama “coerenza” è un fantoccio, uno di quei valori che tutti nella società moderna sbandierano come ebeti perché di moda, come l’essere “vero”, “semplice” o “spontaneo”. Stronzate! L’esistenza è un percorso senza capolinea; il cambiamento fa parte del gioco, è vita. Tanto è difficile cambiare dentro, in profondità, quanto è facile cambiare nella scorza, nell’aspetto, nelle frequentazioni, nel tipo di musica che si ascolta. Cambiare fuori può anche non servire a nulla, ma chi lo fa non è incoerente: è in grado di affrontare criticamente l’esistente, dietro alla maschera, cerca faticosamente di cambiare quello che ha dentro, sforzandosi, almeno per se stesso, di essere migliore. Il punk è moda? Bene, in quanto tale ognuno è libero di indossarla e smetterla quando vuole, se quella moda non rispecchia più idee o valori che prima sembrava veicolare così bene. Se poi è anche altro, tanto meglio, w il punk! Nella copertina della propria cassetta autoprodotta, gli Wops (gradissima e misconosciuta h.c. band veneta) nel 1982 scrivevano…]
Il punk non è morto: è stato masticato, inghiottito e riciclato dall’industria discografica e dalla stampa, trasformato in un luccicante fenomeno di costume, con le sue stars, i suoi riti e le sue vittime. Dalla spontaneità dei sentimenti alla costruzione di un look e di un atteggiamento. Si è arrivati ad un punto tale di rincoglionimento che una punk band è costretta a proporsi secondo certi schemi per poter offrire credibilità e sperare di ottenere un minimo di riscontro. Tutti sono iperalternativi, iperanarchici, tutti sono incazzati e vogliono fottere il sistema. Che belli i bracciali borchiati punk, le A cerchiate dipinte sul giubbotto punk, le spillette degli Exploited comprate ai concerti punk… Sono questi i nostri simboli? Sono questi i nostri trofei? Sta nascendo un nuovo ghetto: dischi e demo-tapes vengono fatti per essere venduti esclusivamente da punx ai punx; i testi scontano l’aridità degli slogans della cultura televisiva del dopo ’77. Vengono usate le stesse strategie di classificazione, scelta e giudizio della stampa musicale che si vuole contestare. Si sta creando un ghetto, innalzando quelle stesse barriere che si dice di voler distruggere. Noi non siamo liberi. Se il punk è solo una moda, noi non siamo dei punks.
[All’epoca, dichiarazioni come queste erano all’ordine del giorno, tra le pagine delle fanzine, come nei dibattiti dei collettivi; oggi possono essere sorpassate nella forma, ma non nella sostanza. Togliendo “punk” e mettendoci un qualsiasi termine che indichi una qualsiasi cultura musical-giovanilistica il risultato non cambia. L’importante è essere vigili, farsi delle domande, essere, per quato è possibile, “ineffabili”, perché la dissidenza è anche non offrire al prossimo punti di riferimento per giudicare. Poi, il resto, è folklore o come dicevano i Raf Punk (anarco-punk band emiliana, per restare in tema!): “La solita minestra: il punk è vivo o morto? La risposta è: chi se ne frega!”. Puj]