[In questa quinta puntata del nostro tour-report accadono fatti inesplicabili: un aereo vola da una parte all'altra del mondo in poco meno di un'ora, un furgone viaggia ininterrottamente per due giorni e due notti dal Polo Nord alla capitale, il marxismo-leninismo è redivivo tra i giovani russi e a Mosca è attiva una colonna punk delle Brigate Rosse... Ma non preoccupatevi: tutto alla fine troverà una spiegazione. Buona lettura!]
Capitolo 5:
Sabato 30 maggio, da Yakutsk a Mosca, e concerto.
Sabato 30 maggio, da Yakutsk a Mosca, e concerto.
Partiti alle sei del mattino da Yakutsk, abbiato sorvolato per sette ore l'intera estensione della Federazione Russa e adesso a Mosca sono le... sette del mattino. Assurdità dei fusi orari sovietici! Dopo una dormita interlocutoria (non sappiamo bene se e per quanto dobbiamo dormire), usciamo a fare un giro. Mosca nella sua grigia, austera maestà ci è familiare ormai: abbiamo forse finalmente fatto amicizia con questa inospitale megalopoli?
Prendiamo un caffè d'asporto e sostiamo su Zemlyanoy Val osservando la gente che passa. Per le strade di Mosca tutto sembra proteso verso il futuro: aleggia un'atmosfera frizzante, una certa aria di novità. In pochi anni qui è cambiato molto. Forse tutto. Pare che Mosca stia perdendo rapidamente quella scorza ruvida di un tempo, e con essa, forse, anche parte del suo fascino...
I K. live in Mosca al ristorante Вермел |
Mentre sostiamo di fronte al ristorante veniamo riconosciuti da un'orda di punk che vuole condividere con noi alcuni temibili incroci alcolici a base di vodka. Malgrado la simpatica ospitalità dei locali, la serata langue e l'affluenza non è un granché: questa sera ci sono altri quattro concerti punk sparsi per Mosca, e di band decisamente più note della nostra. La tendenza alla ridondanza tipica del turbo-capitalismo occidentale ha preso piede anche qui, maledizione.
Prima di noi si esibiscono gli Skulls, Angels and Sluts, una buona band di h.c. melodico anni '90 (che però assomiglia troppo ai Lag Wagon... ehi, siamo pur sempre in Russia, ragazzi!) e i Панк-фракции Красных бригад. Questi ultimi si rivelano una gradita sorpresa. Sembrano usciti da una capsula spazio temporale: suonano e appaiono, in tutto e per tutto, come una vecchia band di rock sovietico. Posa? Devozione sincera? Fortuita coincidenza? Панк-фракции Красных бригад signica “La Divisione Punk delle Brigate Rosse”. Il riferimento, appuriamo, è proprio alle nostre Brigate Rosse: lo testimonia lo striscione affisso dietro al palco, che è una rivisitazion del famigerato simbolo del gruppo terroristico. Nessuno in Italia avrebbe il coraggio di utilizzare questo nome e questa iconografia per la propria punk band: una roba troppo impegnativa, troppo pericolosa, troppo greve. Inopportuna, insomma. Forse un po' come il nome "Kalashnikov" per un russo? Comunque sia, Vova, il chitarrista/cantante della band è un personaggio unico: anche lui non ha i denti davanti, come tanti altri suoi colleghi, e suona come pervaso da un demone, in bilico tra cialtroneria e profonda ispirazione. O molto più probabilmente è solo ubriaco marcio. Ad ogni modo, ci colpisce perchè non è il solito teenager russo che fa di tutto per sembrare occidentale.
Vova |
La Colonna Punk delle Brigate Rosse |
Vova sarà pure un romantico, ma sembra avere le idee chiare... malgrado quell'aria svampita e stralunata ha i piedi ben saldi al terreno! Comunque sia, l'ultimo disco dalla Панк-фракции Красных бригад è una manna dal cielo per noi amanti del vecchio punk-rock sovietico!
Quando attacchiamo a suonare, la sala, da deserta, si popola inaspettatamente. In queste situaizoni interlocutorie cerchiamo di fare del nostro meglio, per inchiodare davanti al palco tutto il risicato pubblico presente!
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Cazzo? |
L'atmosfera delle cucine sovietiche ha qualcosa di speciale: la kuchnja era, ai tempi dell'Unione Sovietica, la parte della kommunalka in cui la gente si incontrava, parlava, litigava, dove si decidevano tutte le cose e si facevano apertamente tutti quei discorsi sulla politica e sui potenti che non conveniva fare altrove...
Nella cucina di Pepka |
Manca sale nell'orkoska, presidente? |
Mentre ci congediamo, notiamo un libro appoggiato ad una catasta di altri libri di fianco all'ingresso. Si tratta di un volume illustrato sull'Unione Sovietica degli anni '80: una retrospettiva fotografica sulle fase discendente dell'era Breznev e i fatidici anni della Perestroijka. Lo sfogliamo con curiosità. Gli anni '80 furono decisivi per il destino dei russi: anni di agonia ammantati di illusioni e speranze. E' triste pensare che chi ha creduto in quelle speranze e in quelle illusioni abbia definitivamente perso la partita (e non abbia ricevuto nemmeno un premio di consolazione): quanti sacrifici inutili, quante vite buttate in nome di un ideale, spazzato via dalla sera alla mattina... “Se vi piace tenetevelo. Io l'ho trovato nella spazzatura qua sotto!” dice Pepka. Beh, simbolico: un libro trovato tra i rifiuti che racconta un'epoca che è finita dritta nella pattumiera della storia! Dopo venticinque anni dalla caduta del Comunismo di quella Mosca che vediamo nelle foto del libro, di sicuro, restano le case come quella di Pepka, quelle torri livide e indifferenti che vegliano sul popolo russo ad ogni latitudine e longitudine della Federazione. Ah! Anche lo scricchiolio sinistro dell'ascensore del condominio di Pepka, che ci porta gemendo al piano terra, proviene di certo da quell'epoca!
Moscow mist |
Postilla: il Club degli Scacchisti Punk di Mosca.
In Unione Sovietica, ed ancora oggi in Russia, il gioco degli scacchi è uno "sport" nazionale. Non viene consideato soltanto un passatempo, ma un'attività ad alta valenza educativa. Tant'è che alle pareti dell'aula della scuola di Yakutsk nella quale abbiamo dormito, erano appesi uno di fianco all'altro i ritratti di tutti i grandi campioni di scacchi del secolo scorso, mentre all'ingresso dell'istituto si trovava una scacchiera gigante.
La prima volta che venimmo in tour in Russia, l'amico Sharapow ci portò in un bar di San Pietroburgo e, tra una birra alla banana e l'altra, ci sfidò a scacchi, naturalmente sconfiggendoci in modo patetico. D'altronde, in Russia tutti e tutte sanno giocare a scacchi: Lenin era grande appassionato di questo gioco e ne volle fare un sport di massa per tutte le età e per tutte le classi sociali. Negli anni venti fu varato un piano quinquennale per la diffusione del gioco degli scacchi e fu commissionato al regista Vsevolod Pudovkin un film-doscumentario intitolato La febbre degli scacchi, che all'epoca ebbe una certa popolarità. Il funzionario Nikolai Krylenko, a capo della sezione scacchistica del Consiglio supremo per l'educazione fisica dell´Urss, si applicò affinché il numero di giocatori di scacchi nel paese crescesse esponenzialmnente. Dal punto di vista ideologico infatti, gli scacchi non avevano connotazione di classe e offrivano un passatempo sano al cittadino sovietico che, nel tempo libero, era perlopiù impegnato a «fabbricare liquori, berli e a litigare con altri ubriachi».
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La prima volta che venimmo in tour in Russia, l'amico Sharapow ci portò in un bar di San Pietroburgo e, tra una birra alla banana e l'altra, ci sfidò a scacchi, naturalmente sconfiggendoci in modo patetico. D'altronde, in Russia tutti e tutte sanno giocare a scacchi: Lenin era grande appassionato di questo gioco e ne volle fare un sport di massa per tutte le età e per tutte le classi sociali. Negli anni venti fu varato un piano quinquennale per la diffusione del gioco degli scacchi e fu commissionato al regista Vsevolod Pudovkin un film-doscumentario intitolato La febbre degli scacchi, che all'epoca ebbe una certa popolarità. Il funzionario Nikolai Krylenko, a capo della sezione scacchistica del Consiglio supremo per l'educazione fisica dell´Urss, si applicò affinché il numero di giocatori di scacchi nel paese crescesse esponenzialmnente. Dal punto di vista ideologico infatti, gli scacchi non avevano connotazione di classe e offrivano un passatempo sano al cittadino sovietico che, nel tempo libero, era perlopiù impegnato a «fabbricare liquori, berli e a litigare con altri ubriachi».
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Dopo la seconda guerra mondiale, il gioco degli scacchi, già metafora bellica, divenne uno dei campi di battaglia sullo sfondo dei quali si combattè la Guerra Fredda: nel 1945 una partita Usa-Urss giocata via radio, premiò i sovietici e ne sancì la supremazia fino allo storico match nel 1972 di Reykjavik tra Boris Spassky e Bobby Fischer, vinto da quest'ultimo.
Mi scappa una partita in un'aiuola! |
“Tempo fa, quando facevo il custode di una sala prove, io e un'amica ci trovavamo lì e giocavamo regolarmente a scacchi. Poi la sala prove ha chiuso e così non abbiamo avuto più un'occasione per giocare. E' allora che abbiamo fondato il “Club degli Scacchisti Punk di Mosca”... In quel periodo, alcuni amici di Kiev mi hanno invitato a trascorrere del tempo da loro per gustare del buon cibo ucraino e, saputo dell'esistenza del club, per giocare e dimostrare che l'unico modo nel quale i punk russi possono combattere contro i punk ucraini è... a scacchi! Il club ha avuto fin da subito un inaspettato successo: da Minsk, da Grodno, da San Pietroburgo mi hanno scritto amici e conoscenti per aderire al club, ma io ho risposto: ehi, fate un punk-club di scacchi nelle vostre città e venite a sfidarci! Così è nata quest'idea di incontrarsi tra punk provenienti da varie città e passare del tempo insieme davanti ad una scacchiera, bevendo qualche birra, raccontandoci storie e ascoltando buona musica.
Prima di ogni match del club, annunciamo gli eventi con slogan assurdi e divertenti tipo “La politica non ci interessa, noi vogliamo soltanto uccidere il re!” oppure “gli atleti saranno squalificati per una percentuale di alcol nel sangue inferiore a quella permessa”. Mi è capitato di guidare per gruppi stranieri (come gli Active Minds, dall'Inghilterra) che amano il gioco degli scacchi e un giorno mi piacerebbe organizzare anche incontri internazionali. D'altronde è facile mettere in piedi un match di scacchi punk: tutto ciò che serve è un tavolo e almeno due giocatori punk! Più facile che organizzare un concerto o suonare in una band!”.
Il club degli scacchisti punk di Mosca in azione |
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