[Un paio di mesi fa siamo tornati da un avventuroso tour nella Federazione Russa. Ora vi raccontiamo più o meno come è andata, e lo faremo a puntate. I personaggi sono: otto italiani vestiti di nero, un super-eroe russo alla guida un furgone ed alcune decisive figure di contorno che hanno fatto in modo che la trama si concludesse con un lieto fine; tipo quello dei telefilm degli anni '70, dove tutti ridono e si danno le pacche sulle spalle. Ah, dimenticavamo le vere protagoniste di tutta questa storia: le buche sulle strade. Buona lettura!]
[Russian tour report 2014 - 1 di 10]
Venerdì 18 aprile, arrivo a Mosca. Primavera russa, sei mite e fangosa!
[Кино - Весна (Primavera): "Un
raffreddore senza fine. Primavera – Di nuovo splende il sole. E io ho le
scarpe bagnate. Primavera – E di nuovo vado a spasso…" da "Это Не Любовь..." Urss 1985]
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[Puj] Fuori dal finestrino del treno che collega l'aeroporto alla città, scorre la suburbia moscovita fatta di vecchi edifici d'epoca sovietica e tanto fango. Il fango è inevitabilmente il segno della primavera russa, quando il ghiaccio e la neve si sciolgono. Quindi, sia benedetto il fango, perché oggi il c'è il sole e fa caldo!
Essere a Mosca non ci fa più quell'impressione strana che ci fece cinque anni fa, quando ci andammo per la prima volta a suonare. Certamente torna la sensazione di trovarsi in una città troppo grande per essere abbracciata con la mente tutta in una volta: la nostra immagine di Mosca è un puzzle composto a metà, con i pezzi incastrati nel verso sbagliato. Considerato che in questa città vivono quindici milioni di persone, ovvero il 10% di tutta la popolazione russa, è abbastanza normale che la situazione risulti un po' confusa.
C'è anche da dire che siamo tutti proiettati verso i prossimi giorni, quando partiremo in furgone per intraprendere il tour che ci porterà in sette città ad est di Mosca, fino in Asia, alle porte della Siberia. Nell'ordine: Nizhny Novgorod, Saransk, Togliatti, Kazan, Kirov, Perm', Ekaterinburg. Otto concerti, incluso quello di domani nella capitale. Mosca ci pare piuttosto familiare rispetto alle lande incognite che ci attendono.
L'idea di questo tour, come tutte le idee ottime o pessime che siano (ma mai mediocri), è nata dopo un'abbondante bevuta di vino a garganella. Quella sera di due anni fa portammo un nostro vecchio amico moscovita in trattoria. Maksim si trovava a Milano per turismo, così decidemmo di fargli visitare la trattoria meno turistica della città. Lì scoprì la sua bevanda preferita, il limoncello, che tracannò come fosse gazzosa. Parlammo del nostro tour del 2009 a Mosca e San Pietroburgo, che ovviamente era stata un'esperienza entusiasmante, e l'idea di tornare in Russia ci sembrò abbastanza naturale. Però volevamo darci mete più audaci, uscire dalle solite rotte. Sei mesi dopo, Maksim ci passa il contatto di un driver che aveva iniziato a portare in giro gruppi punk nell'ex-Urss. Lo contattiamo. Ci sorprende: sembra veramente non avere paura di nulla. Inizialmente, infatti, parliamo di un tour in Kazakistan, e lui ne è entusiasta. Purtroppo scopriamo che si tratta di un'idea bella ma anche brutta, quindi alla fine optiamo per gli Urali. Eccoci qui, quindi, in compagnia di mister Denis Alekseev, professione driver, due anni dopo quella simpatica bevuta con Maksim (su sua esplicita richiesta abbiamo una bottiglia di limoncello in valigia).
Denis è davvero russo, ma non immaginatevi un tipo con i capelli a spazzola e il fisico da buttafuori come tutti si figurano i russi perché sono abituati a vederli così nei film americani: Denis è molto più autenticamente russo. Sembra un Raskolnikov, un personaggio scapigliato e po' assorto uscito dalle pagine di Dostoevskj.
Dalla stazione del treno sbuchiamo in Belorusskaya, incrociando subito qualche faccia patibolare ed alcuni venditori ambulanti di oggetti brutti. I muri della piazza sono tappezzati di centinaia di annunci. Chiediamo a Denis a che cosa si riferiscono. Droga e armi, risponde. Scherza, naturalmente.
Dalla stazione del treno sbuchiamo in Belorusskaya, incrociando subito qualche faccia patibolare ed alcuni venditori ambulanti di oggetti brutti. I muri della piazza sono tappezzati di centinaia di annunci. Chiediamo a Denis a che cosa si riferiscono. Droga e armi, risponde. Scherza, naturalmente.
L'ostello nel quale trascorreremo due notti a Mosca si trova su Zemlyanoy Val (una strada larga dodici corsie). O meglio: su quella strada si trova un cancello di ferro, poi si apre il cancello e ci si trova nel cortile di un vecchio edificio sovietico dall'aria trasandata; e lì da qualche parte, alla base dell'edifico, ci dovrebbe essere l'entrata dell'ostello. Vediamo, però, solo laconici portoncini senza scritte né cartelli. Leggendo delle città sovietiche, sappiamo che in epoca comunista un po' tutto era nascosto all'interno di cortili come questo (non sembra essere cambiato molto da allora). Nei romanzi russi, infatti, c'è sempre qualcuno che cerca qualcosa e non la trova. Poi, però, proprio come in un romanzo di Bulgakov, per un caso bizzarro, fortuito e del tutto surreale (da una porta esce una tizia ubriaca che... parla italiano!), troviamo l'entrata. Una vita trascorsa a leggere i classici della letteratura russa naturalmente offre conforto in queste circostanze.
L'ostello è in realtà un appartamento di un paio di locali, con un atmosfera un po' caotica, ma molto familiare, kommunalka-style. Scopriamo, con moderato piacere, che la signora ubriaca che parla italiano è una nostra compagna di stanza.
Alcune caratteristiche degli appartamenti russi: 1) quando si entra bisogna togliersi le scarpe; 2) il riscaldamento va a manetta e fa caldissimo 3) il bagno è uno solo, fatevelo bastare. In merito al punto uno, occorre sottolineare che, solitamente, in ogni casa sono a disposizione degli ospiti babbucce sintetiche usa e getta dalla linea davvero out, ma funzionali. A causa della loro composizione chimica, occorre solo far attenzione a non sfregarle troppo sul pavimento, onde evitare di innescare un incendio. Per il punto due non si può fare nulla, se non sperare che le azioni della Gazprom calino vertiginosamente. Il punto tre invece è troppo complicato da affrontare dettagliatamente in questa sede perché porta con se una serie di corollari davvero fitta e variegata; basti dire che, fortunatamente, alcuni di noi non sono fan dell'acqua, e tendono a non detergere il proprio corpo se non quando la situazione supera determinati limiti, per la verità piuttosto remoti; quindi, tutto sommato, riusciamo a gestirci serenamente un bagno in otto.
Nel frattempo fuori si è fatto buio e decidiamo di uscire per vivere intensamente questa nostra notte moscovita. Da domani ogni sera sarà un concerto, quindi ora vogliamo un po' di intimità, un posto tranquillo, dove nessuno ci conosce, dove non ci sono orde di fan che ci chiedono di firmare autografi o di scattare foto insieme, nelle quali facciamo le corna e la faccia cattiva da metallari. Ah,ah,ah.
Nel frattempo fuori si è fatto buio e decidiamo di uscire per vivere intensamente questa nostra notte moscovita. Da domani ogni sera sarà un concerto, quindi ora vogliamo un po' di intimità, un posto tranquillo, dove nessuno ci conosce, dove non ci sono orde di fan che ci chiedono di firmare autografi o di scattare foto insieme, nelle quali facciamo le corna e la faccia cattiva da metallari. Ah,ah,ah.
Trascorriamo bei momenti, seduti con le gambe sotto al tavolo di un ristorante che prima pare georgiano, poi forse azero, poi alla fine non si capisce più niente perché alle pareti ci sono orrendi dipinti di Parigi e qua e là riproduzioni della torre Eiffel in colori fluo. Si tratta banalmente di un ristorante kitsch. Le luci colorate proiettate sul soffitto non aiutano.
Ordiniamo alcuni piatti che non capiamo bene cosa siano, beviamo qualche birra, chiacchierando con Denis di rock sovietico, del partito Nazionalbolscevico e del destino che ci attende nei prossimi dieci giorni. La birra russa è davvero buona, ma i locali non ne vanno pazzi. Denis dice di preferire una birra italiana chiamata Moretti. La birra italiana chiamata Moretti è ok, diciamo, ma è anche noiosa, è sempre uguale a se stessa. Questa Baltika, invece, dolce e vellutata com'è, nonché imprevedibile nei suoi mille gusti contrassegnati da un numero, non solo inumidisce le nostre gole torride, ma conferisce slancio al nostro spirito.
Per fare subito brutta figura con il nostro nuovo amico gli chiediamo di insegnarci qualche insulto in russo, cosa che lui si rifiuta saggiamente di fare perché ha capito che per i prossimi dieci giorni non avremmo fatto altro che ripetere insulti in russo finché un energumeno siberiano non ci avrebbe accoltellati.
Ad un certo punto ci raggiunge Maksim: la prima cosa che fa è ordinare un vin brulé. Poi ci abbracciamo. Notiamo che Denis non mangia, ci sembra strano, ma il fatto che lo vedremo mangiare qualcosa solo fra due giorni è ancora più strano...
"Il russo in pillole", prima puntata: Spakoinj Noci! Buonanotte! Per fare subito brutta figura con il nostro nuovo amico gli chiediamo di insegnarci qualche insulto in russo, cosa che lui si rifiuta saggiamente di fare perché ha capito che per i prossimi dieci giorni non avremmo fatto altro che ripetere insulti in russo finché un energumeno siberiano non ci avrebbe accoltellati.
Ad un certo punto ci raggiunge Maksim: la prima cosa che fa è ordinare un vin brulé. Poi ci abbracciamo. Notiamo che Denis non mangia, ci sembra strano, ma il fatto che lo vedremo mangiare qualcosa solo fra due giorni è ancora più strano...
[Continua...]
che figata, sembra di essere lì con voi
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