26/01/11

[Free music for punx]
Il free-rock politico inglese tra epoca hippie e punk (1975-1982). Wow!
[Puj] Del punk inglese si è parlato fino alla nausea: pile di libri, monografie, rassegne fotografiche, studi para- sociologici... basta! Restiamo in Inghilterra, restiamo a fine anni '70, ma parliamo di un’altra scena musicale, sempre d’ispirazione anarco-libertaria: quella hippie free-rock! Restate seduti, sordidi punx con il giubbotto unto! Di questo giro musicale (e non solo) orbitante tra il jazz e la sperimentazione free-form, sopravvissuto alla stagione creativa degli anni ‘60, facevano parte anche personaggi chiave del punk anarchico inglese come Penny Rimbaud e Gee Vaucher dei Crass.
All'inizio degli anni '70 Pen
ny Rimbaud inaugura un collettivo musical/teatrale di nome Exit (la direzione che si prevedeva avrebbe preso il pubblico ai loro concerti, come dice lo stesso Penny): "Gli Exit erano un progetto assolutamente anti-musica e ispirato a quello che stava succedendo in America con il free-jazz e in Europa con l’avanguardia: era “anti-forma”. Fino a quel momento si poteva dire che la musica aveva avuto una certa forma, come fino al cubismo l’arte aveva avuto un certo tipo di forma figurativa. Gli EXIT - dice Penny - erano un’operazione di guerriglia. Di solito ci presentavamo da qualche parte e suonavamo senza essere invitati. Di sicuro non avevamo né l’ambizione né il desiderio di entrare nel mondo commerciale della musica...".
Gli Exit si collocano in una terra di nessuno tra il progressive-rock dei primi ’70 e l’esplosione del punk di fine ‘70: uno scenario che ha visto agitarsi tanti altri sperimentatori (pre-punk o post-hippie) dell’underground inglese, personaggi radicali e anarcoidi come Genesis P.Orridge e Cosey Fanny Tutti dei futuri Throbbing Gristle, Fred Firth e Lindsay Cooper degli Henry Cow, il sassofonista Lol Coxhill, gruppi come Art Bears, Cassiber, Red Balun… Autori di anti-musica eroica e militante.
Proponiamo qui una rassegna di alcuni grandi dischi di questa
area grigia della storia del rock dissidente: progetti musicali sfuggenti, orbitanti attorno a jazz, progressive rock e post-punk, con qualche puntata verso l’anarco-punk creativo, tanto per dimostrare che tra il jazz sperimentale e l'approccio dei Crass alla fine non c'era poi questa grande differenza. Comunque sia: roba fuori moda al massimo! [nella foto: gli Henry Cow in pausa pranzo durante un tour]

[U.K. free-rock 1]
LOL COXHILL - Welfare State (Lp 1975)

[Puj] Il sassofonista Lol Coxhill, classe 1938, é una delle figure più interessanti della storia della musica rock. Rilegatore di libri e musicista amatoriale, ha militato in decine di ogni genere dagli ensemble jazz ai gruppi punk (ha suonato il sassofono in “Music for Pleasure” dei Damned ed è andato in tour con loro nel 1977!), collaborando con personalità disparate (dal prog-rocker Kevin Ayers all’anarcopunk Penny Rimbaud), pubblicando dagli anni ’70 ad oggi una serie di dischi spiazzanti e geniali come “Ear of the Beholder” del 1971, un collage di musica improvvisata e situazionista registrato per strada, sotto i ponti, alle fermate della metropolitana.
Nel 1973 Coxhill mette insieme una specie di comune artistica formata da freak, vagabondi e musicisti di strada, e incide l’album a nome Welfare State: un progetto nel quale jazz, jingle, canti da pub e musica folkloristica convivono all’insegna della precarietà di mezzi e dell’improvvisazione. Ce ne parla l’autore nel retrocopertina: “Il Welfare State (stato di benessere) è un consorzio nomade di artisti, musicisti e performers. Come maghi pubblici o ingegneri dell’immaginazione inventano cerimonie, officiano rituali e costruiscono immagini per particolari tempi, luoghi e stagioni. Viaggiando attraverso l’Europa come un villaggio mobile di roulotte e furgoni, lo “Stato di Benessere” organizza e anima eventi di massa all’aperto con elementi scultorei, piéces teatrali, cerimonie, danze, sfilate e altre attrazioni surreali. Composto da sedici adulti e sette bambini lo “Stato di Benessere” viaggia per piccole tappe o per lunghe distanze, ovunque sia possibile o necessario rendere concreta la poesia. La musica dello “Stato di Benessere” è funzionale. Ciascuna performance viene composta per una determinata azione, immagine o atmosfera”. "Welfare state" é un disco sbilenco al massimo, registrato all'aperto e completamente folle. E' un anti-disco. O meglio: è un disco di musica intesa come strumento di condivisione umana ed esistenziale, d'interazione gioiosa con l'ambiente circostante, non certo come atto artistico... [nella foto: Lol Coxhill, dalle note del vinile di "Welfar State"].

>>> Download LOL COXHILL - Welfare State (1975) in .mp3 (.rar - 47 mb.)

[U.K. free rock 2]
HENRY C
OW - “Western culture” (Lp 1978)
[Puj] Gli Henry Cow furono tra le più importanti band dell’era progressiva inglese. Fred Frith e Tim Hodgkinson, studenti dell’Università di Cambridge, formano gli “Henry la Mucca” nel 1968, dichiarando subito guerra al mercato musicale ufficiale e al suono stereotipato delle rock-band dell’epoca. Definiscono il loro genere “dadà-blues” o “Neo-Hiroshima” e si considerano una band “aperta”. I primi cinque anni di attività trascorrono tra concerti saltuari e rutilanti cambi di formazione. Nel 1973 firmano per la neonata Virgin Records (ed entrano a far parte del vituperato mercato musicale...). Nel frattempo appare conclamata la loro vicinanza ai movimenti di estrema sinistra: vengono apprezzati soprattutto nei paesi dove il connubio musica-politica è più forte, come in Italia; ad esempio, suonano a Pordenone nel 1975, durante un serata promossa dal movimento Democratico dei Soldati e degli Sottoufficiali dell’Esercito Italiano (!) per la revisione radicale del regolamento di disciplina (Prezzo: lire mille. Ingresso gratuito ai militari… ah,ah,ah,ah !!!).
Fino alla metà dei ’70 tutto funziona per il meglio, poi, con l’avvento del punk, l’interesse di pubblico e case discografiche per il rock colto scema, fino a farsi nullo. La Virgin li scarica, ma loro continuano a suonare in giro, sebbene con le pezze al culo. Ad un certo punto, il malumore si diffonde all’interno gruppo: alcuni vorrebbero recuperare un discorso più vicino alla forma canzone, per poter dialogare con un mercato musicale sempre più sordo alle sperimentazioni hippie, altri vorrebbero invece, e più coerentemente, fare il dito medio e puntare tutto sulla forma libera, come dichiarazione politica, in disaccordo con le tendenze culturali predominanti.
Dalla situazione, se ne esce con un compromesso: Fred Frith e Chris Cutler danno vita ad un gruppo parallelo (gli Art Bears) che si dedica ad un avventuroso (quanto, di fatto, mai compiuto) connubio tra canzone e jazz anarchico, e acconsentono di registrare un disco con gli Henry Cow di jazz-rock strumentale e concettuale (senza apportare però nessun contributo compositivo). “Cultura occidentale” è il risultato di quest’ultima tormentata stagione creativa di Henry la Mucca: un disco di jazz espressionista e anti-capitalista molto inquietante. Sarà l’ultimo album della band che si scioglierà di lì a poco. Il disco è diviso in due parti: una composta interamente da Tim Hodgkinson intitolata “Storia e prospettive” che si apre con “La decadenza delle città”, l’Industria” e si chiude con “Sulla zattera”. Il secondo lato intitolato "Giorno per giorno", è invece opera della clarinettista Lindsay Cooper, e si conclude con “Metà del cielo”, una citazione ironica della celebre massima di Mao Tse-Tung: “Le donne sono l'altra metà del cielo". Nella ristampa in cd dell'album sono state inserite alcune bonus tracks tratte dalle session di registrazione del periodo, tra cui un pezzo cantato dal titolo "Viva Pa Ubu", immginaria colonna sonora della commedia "Ubu Roi" di Alfred Jarry (un must del teatro anarco-dadista).

Nel marzo del 1978 gli Henry Cow organizzano un grande concerto a Londra, al quale invitano quattro prog-bands europee di area radicale: Stormy Six (Italia), Samlas Mammas Manna (Svezia), Univers Zero (Belgio) e Etron Fou Leloublan (Francia); battezzano l’evento “Rock in Opposition”: è l’atto di nascita di un movimento politico-musicale (“R.I.O.”, appunto) che vede coinvolte varie bands europee di free-rock, che non si identificano né con l’iconoclastia musicale del punk (all’epoca imperante) né con il resto del mercato discografico ufficiale. I gruppi “R.I.O.” si battono contro l’egemonia del rock americano e la semplicità rassicurante della pop-music, in nome della tutela dei particolarismi territoriali e culturali nell’ambito della musica rock e a favore dell’utilizzo della lingua madre da parte dei gruppi (e non dell’inglese, secondo quanto imposto dal mercato musicale imperialista anglo-americano!). Nel manifesto del movimento Frith scrive: “I discografici prendono le loro decisioni basandosi sul profitto ed il prestigio. Essi hanno le orecchie solo quando si tratta di spillare denaro. E hanno un cuore che pompa il sangue di quelli che uccidono". E conclude con una roboante affermazione: "L'indipendenza è un primo passo valido solo se seguirà una rivoluzione". Il R.I.O. fu un primo, ambizioso tentativo di creare una forma di autoproduzione ed autogestione della musica su larga scala, politicamente cosciente, con un programma e un’organizzazione ben definiti. Non durò molto (il secondo evento R.I.O. ufficiale si tenne a Milano nel 1979 al Teatro dell’Elfo, seguirono due eventi minori in Svezia e Belgio, poi più nulla), però ancora oggi esistono molte band di rock progressivo che si riconoscono nell’etichetta “R.I.O.” divenuta sinonimo di indipendenza culturale e materiale dai trend e dalle leggi di mercato vigenti...

>>> Download HENRY COW "Western culture" in .mp3 + complete art scan (.rar - 120 mb)

[U.K. free rock 3]
RED BALUNE - “Maximum Penalty” (e.p. 1979)

[Puj] Dopo aver condiviso alcuni album con gli Henry Cow, il sassofonista Geoff Leigh forma a Bristol i Red Balune, un simpatico ensemble musical-teatrale senza fissa dimora che è solito esibirsi in raduni politici e situazioni improvvisate. Il numero dei componenti della band è variabile: da due a trenta! Tra un concerto e l’altro, Leigh e gli altri collaborano con associazioni che si occupano di persone con disabilità o con problemi d'inserimento sociale e suonano con tossicodipendenti ed ex carcerati.
Nel 1977, (in formazione ridotta a 4) i Red Balune partono per un t
our in Olanda. Lungo la strada, raccatteranno un po’ di gente e all’ultima data del tour si ritroveranno sul palco in 12. In Olanda registrano il primo 7” “Spider in Love / Capitalistic Kid” che è un (mediocre) pasticcio jazz-punk messo insieme per scherzo (malgrado tutto, il disco avrà un discreto successo tra i cultori delle nuove sonorità). Molto più interessante è il secondo “Maximum Penalty” (che trovate qua sotto), registrato con l’aiuto di alcuni Henry Cow: un vero gioiellino dark-jazz altamente inquietante. Alla fine del 1978 Leigh si trasferisce in Belgio per suonare con un altro gruppo di musica inquietante, gli Univers Zéro, e il progetto Red Balune viene archiviato per sempre.

>>> Download RED BALUNE "Maximum Penalty" (1979) in .mp3 (.rar - 24,7 mb.)

[U.K. free rock 4]
LINDSAY COOPER, MAGGIE NICOLS & JOELLE LEANDRE - “Live at the Bastille” (Lp 1982)

[Puj] Lindsay Cooper, attivista politica e jazzista, ha suonato con molte band di free-rock inglese tra cui gli Henry Cow. Alla fine degli anni '70 le viene diagnosticata la sclerosi multipla; si esibirà fino agli anni '90 con diversi progetti, fino a che la malattia non glielo impedirà.
E' stata co-fondatrice, assieme alla cantante Maggie Nicols, del Feminist Improvising Group (nella foto): una jazz-band di musica improvvistata composta esclusivamente da donne, nata nel 1977 per reazione al predominio esercitato dai musicisti maschi nell'ambiente della musica d'avanguardia.
Il debutto dell'ensemble avvenne a Londra, al festival intitolato "Music for Socialism". Nell'occasione, il gruppo si esibsce in uno spettacolo metà musicale metà teatrale, incentrato sulle esperienze delle donne e sulle loro quotidiane attività. La Nicols ricorda la serata
definendola "un po' anarchica": "Ricordo che avevamo un mucchio di oggetti di scena, ci tiravamo cipolle e io giravo per il pubblico spruzzando del profumo". Il gruppo, che va in tour un po' in tutta europa, mette in scena parodie agro-dolci della condizione femminile nella società, utilizzando, oltre ai canonici strumenti musicali, anche oggetti d'uso domestico come aspirapolveri, scope, palette, pentole, padelle... Spesso gli spettacoli si aprivano con la band in grembiule intenta a spazzare il palco e proseguivano con l'esplorazione delle potenzialità "musicali" degli utensili utilizzati. La band inoltre cercò di rompere con la tradizionale separazione tra pubblico e musicista, coinvolgendo gli spettatori nelle performance musicali e promuovendo il principio (che più punk non si può) del "chiunque può farlo", contro le istanze di virtuosismo ed escluvità care ai jazzisti ufficiali.
Il Feminist Improvising Group durò fino al 1982. Considerato che il gruppo non produsse alcun disco, eccezion fatta per una cassetta live, oggi naturalmente introvabile, propongo qui un album registrato dal vivo a Parigi nel 1983 da un trio formato dalle due fondatrici del Gruppo d'improvvisazione femminista, Lindsay Cooper e Maggie Nicols, e dalla contrabbassista Joelle Leandre, altra jazzista politicamente schierata, che nel 1983 entrerà nell'European Women Improvising Group (evoluzione internazionalista del Feminist Improvising Group). La proposta musicale di "Live at the Bastille" (registrato appunto tra le mura della fortezza della Bastiglia, a Parigi) non é dissimile da quella del Gruppo d'improvvisazione femminista e si colloca in bilico tra musica e rumore d'ambiente...

>>> Download Lindsay Cooper, Maggie Nicols & Joelle Leandre "Live at the Bastille" (1982) in .mp3 (.rar - 71 mb.
)

[U.K. free-rock (bonus track)]
CRASS - "Nagasaki Nightmare" (7" - 1980) + POISON GIRLS - “All systems go” (7" - 1980) + CRASS/POISON GIRLS split (7" - 1980)
[Puj] Oggi, quante possibilità esistono che una casalinga quarantenne con due figli adolescenti si alzi una mattina, metta in piedi una punk band anarchica e inizi a girare il paese suonando? Poche direi, ma poche erano anche nell’Inghilterra del 1976 quando Vi Subversa, quarantunenne, fondò le Poison Girls, forse uno dei più grandi e sottovalutati gruppi punk di sempre. Insieme ai Crass, le Poison Girls rappresentarono il trait d’union tra la cultura hippie artistoide dei ’70 e il punk. Dal punto di vista sia musicale che politico, il punk fu in realtà un passo indietro rispetto alle sperimentazioni dei free-rockers militanti che cercavano di andare aldilà della musica intesa come intrattenimento, oltre il singolo concepito come prodotto su misura per il mercato discografico e tentavano di spezzare la tradizionale linea di separazione tra band e pubblico (ed in definitiva, tra arte e vita!); infatti, le canzoni punk erano stilisticamente riconducibili alla rassicurante forma canzone pop, così come le esibizioni dei gruppi punk, aldilà della provocazione estetica, avvenivano su palchi tradizionali secondo modalità tipiche di un qualsiasi concerto rock del passato. Nello scenario punk ci furono però delle importanti eccezioni che declinarono le medesime istanze politico-sociali ed artistiche del free-rock entro una prospettiva più cupa e paranoica. Le più clamorose tra queste furono i Crass e le Poison Girls.
Ho scelto quindi di inserire in questa rassegna di musica hippie underground inglese degli anni ’70 anche tre dischetti delle due succitate bands, usciti nel 1980 su Crass Records: roba molto più vicina agli Art bears e agli Henry Cow che ai Sex Pistols e ai Clash! Per ragioni anagrafiche Penny Rimbaud e Vi Subversa (che nel 1977 avevano rispettivamente 34 e 42 anni) paiono infatti strane figure mezze punk e mezze hippie. I tre magnifici singoli che trovate qua sotto contengono di tutto tranne che punk tradizionalmente inteso. Partiamo da "All systems go" delle Poison Girls: "Promenade Immortelle" é una ballata crepuscolare mentre "Dirty work" é noise rock che si regge su di un riff ripetuto ossessivamente. "Nagasaki Nigthmare" dei Crass non é da meno: il lato A è un freak-out noise da incubo, mentre "Big A, Little A" ha tutto l'aspetto di un rap primitivo. Per quanto riguarda lo split tra le due bands: sul lato Crass "Bloody Revolutions" è un'epopea divisa in atti che alterna le solite marcette paranoiche a momenti teatrali (tra cui un intermezzo psichedelico cantato da Eve Libertine); sul lato opposto le Poison Girls si cimentano in "Persons unknown" che sembra più un pezzo dei primi Black Sabbath che una canzone punk-rock. In pratica: entrambe le band se ne sbattono della forma canzone (strofa/ritornello/strofa/ritornello etc..etc..) e degli stilemi compositivi/esecutivi del punk.
Curiosità: Vi Subversa é la mamma di Pete Fender e Gem Stone, componenti della band anarco-punk dei Rubella Ballet, che suonò spesso di supporto alle Poison Girls. [Nella foto: soundcheck dei Crass, dietro ad un ampli compare Vi Subversa]

>>> Download POISON GIRLS "All systems go" + CRASS "Nagasaki Nightmare" + POISON GIRLS/CRASS split 3 x 7" in .mp3 + complete art scan (.rar - 51,5 mb.)

13/01/11

[U.S.A. creative anarco-punx - 1]
BLACKBIRD RAUM (Anarco-folk, Santa Cruz, California) - Under the starling host (Lp 2009)
[Puj] Malgrado la pessima pubblicità che gli amabasciatori della sub-cultura americana (Mtv, ad esempio) fanno alla musica punk d'oltreoceano, esiste negli States una vitale e gioiosa scena anarco-punk, capace di proposte entusiasmanti. Ne presentiamo alcune, partendo dai BlackBird Raum, una realtà abbastanza nota nell'underground statunitense, ma non dalle nostre parti. La band é stata costituita nei primi anni zero da un gruppo di punk e squatter di Santa Cruz, California. Abituati com'erano a vivere in appartamenti abbandonati o in case sugli alberi (cioé senza corrente), l'idea di formare una band che non si servisse di strumenti elettrici fu quasi ovvia. Ciascuno imparò a suonare uno strumento acustico (fisarmonica, banjo, violino, washboard, che é un utensile creato per lavara i panni, ma poi diffusosi come strumento a percussione nelle primissime jazz-band) ed altri addirittura se ne costruirono di propri con materiali di recupero (un componente della band infatti suona una specie di contrabbasso costruito con un bastone, una corda e un catino, noto come "bidofono"). Nel corso degi anni i Blackbird Raum hanno messo a punto un sound unico, a metà strada tra l'anarco-punk e il folk anglosassone, senza cadere in cliché né dell'una né dell'altra parte: come se una string-band americana degli anni '20 si mettesse a suonare le cover dei Conflict...
I testi parlano di eco-radicalismo e istanze libertarie, ma sono anche ricchi di elementi fantasy, nonché di riferimenti ad eventi e personagg
i storici, e sono accomunati dalla sacrosanta idea che la civiltà moderna sia destinata al collasso se continua a distruggere le risorse e ad inquinare l'ambiente. Una delle più note canzoni dei Blackbird Raum é intitalata "Primavera silenziosa" (Silent spring) che é anche il titolo del celebre saggio di Rachel Carson, manifesto della deep-ecology americana, pubblicato nel 1962.
I Backbird Raum hanno fatto un recente tour negli gli States intitolato "Bruciando benzina, almeno finché esiste ancora una cosa del genere..." e nel 2010 uno in... Alaska! Rappresentano il sogno proibito di ogni musicista punk: poter andare in tour e suonare ovunque, senza dipendere dalla corrente elettrica e senza portarsi dietro tonnellate di amplificatori. Il loro ultimo disco "Under the starling host" é un vero capolavoro!

>>> Download BLACKBIRD RAUM "Under the starling host" (2009) in .mp3 (.rar - 76 mb.)

[U.S.A. creative anarco-punx - 2]
FROM THE DEPTHS (Anarco-punk, Chapel Hill, North Carolina) - Germinate (Lp 2009)
[Puj] Beati coloro che erano nello scantinato di Villa Vegan, lo scorso maggio, al concert
o dei From the Depths! Perché hanno potuto assistere ad un’esibizione di rara intensità, sorretta da canzoni una più bella dell’altra! Nati dallo scioglimento dei Catharsis, celebre band di h.c. sperimetale degli anni '90, e addentro al collettivo CrimethInc., i From the Dephts provengono dallo stato della North Carolina e sono, sulla base dei miei opinabili criteri, il gruppo anarco-punk perfetto! Poesia e politica, rabbia e abilità tecnica, originalità e capacità compositiva sono elementi che convivono armoniosamente in “Germinate”, primo ed unico album della band, di cui loro stessi ci parlano: “Così come nel passato l’anarco-punk è stato rappresentato da band con stili differenti come Crass, Chumbawamba e Contropotere, le canzoni di questo album combinano la potenza del d-beat, l’hardcore più lento e più veloce, l'harsh noise e le canzoni anarchiche italiane. Musica intensa, urtante e oscura, ma costruita intorno a melodie accattivanti: puoi gridare queste canzoni a pieni polmoni durante gli scontri di piazza, ma puoi anche cantarle sottovoce in cella, per tenere alto il morale. Le canzoni di "Germinate" sono un inno epico di autodeterminazione e di resistenza!”.
L'album contiene sette pezzi, dallo stile abbastanza eclettico: si va da brani veloci e melodici ("Lascia sventolare la bandiera nera", "Ultima trasmissione", "Giovanna D'Arco con i capelli in fiamme"), a pezzi più cadenzati e inusuali come l'ostinata "Assassini" (brano commovente con una lunga parte sperimentale noise al centro), il funeral-doom di "Dirge" (un meraviglioso, epico, possente requiem tra Contropotere e Manowar!) e "A Sante Caserio" (una cover della vecchia canzone anarchica italiana, eseguita a cappella). “Germinate” è un disco di una bellezza abbagliante. Ed é gratuitamente scaricabile dal sito della band, con artwork e testi inclusi!

>>> Download FROM THE DEPTHS "Germinate" (2009) from here!

[U.S.A. creative anarco-punx - 3]
SKAGOS/PANOPTICON (Cascadian black-metal, Vancouver / Lousville) - Split album (Lp 2010)
[Puj] Cascadian black-metal? Sì, cascadian black-metal! "Cascadia" é il nome di una regione che, sulle mappe, non esis
te. Corre lungo la cosiddetta catena montuosa delle Cascate che si snoda tra la California settentrionale e l'Alaska e corrisponde, a grandi linee, agli stati dell'Oregon, di Washington e della British Columbia (nel Canada occidentale).
Negli anni '70 i movimenti ambientalisti americani di ispirazione eco-radicale e libertaria hanno iniziato a rivendicare l'indipendenza di questa mega-regione ritenuta peculiare non solo dal punto di vista geologico e ambientale, ma anche socio-politico
. Infatti, sostengono i secessionisti, la Cascadia é una regione nella quale ha sempre predominato una cultura di tutela ambientale, di autentica democrazia e giustizia sociale; all'insegna di istanze ecologiste, pacifiste e libertarie, e nel rispetto dello stile di vita anti-capitalista che gli abitanti di quest'area hanno da sempre praticato, il Movimento per l'Indipendenza della Cascadia ritiene che il Governo americano non sia adatto a rappresentare gli interessi e le aspirazioni della regione. La Cascadia é quindi una regione inquadrata entro confini ancora non disegnati sulle mappe, ma, in fondo, anche uno stato ideale, un sogno (irrealizzabile?): un paese governato secondo leggi che pongano davanti a tutto la tutela dell'ambiente e garantiscano agli abitanti una vita in piena armonia con esso. Ciò può realmente esistere in un sistema capitalistico globalizzato, che mira alla standardizzazione e all'appianamento delle peculiarità locali?
La Cascadia é anche la regione (geografica e ideale) nella quale si é sviluppato un nuovo, entusiasmante sotto-genere musicale:
il cascadian black-metal, appunto; il risultato di un recente fenomeno che fino ad una decina di anni fa appariva inconcepibile: l'avvicinamento tra il punk/h.c. d'ispirazione anarco-libertaria e il black-metal. Negli U.s.a. alcuni gruppi crust (come gli Iskra) hanno avviato questa osmosi negli anni passati, dando vita ad un ibrido che ormai è piuttosto diffuso: il cosiddetto blackened crust. Molti però non sono passsati dai sotto-generi punk, ma sono saltati direttamente al black-metal, individuando nella spiritualità pagana e ancestrale incarnata da questo genere di musica uno strumento ideale per trasmettere il messaggio eco-radicale comune a tanti gruppi crust e punk.

La più nota tra queste band é sicuramente quella dei Wolves in the throne room di Olympia, paladini del cascadian black-metal, ma nell'underground se ne scovano molte altre, spesso fomate da ex-punk coinvolti nella scena d.i.y., come Boreal, Wake, Addaura, Panopticon e Skagos; bands riunite sotto l'etichetta di "Cascadian black-metal", accomunate dalle stesse istanze ecolgiste e libertarie, benché non tutte provenienti dall'omonima regione.
Austin, dei Panopticon, ci racconta: "Anche se fin da adolescente ho vissuto nella scena punk locale e ho suonato in alcune punk-band, ho sempre amato il black metal. Naturalmente, ho anche sempre rifiutato tutta quella merda destrorsa che il genere si é sempre portato dietro: l'omofobia, il razzismo, il satanismo e tutte le altre stronzate. E comunque, l'esperienza mi ha insegnato che anche un sacco di gruppi punk-rock scrivono testi stupidi, omofobi e sessisti. Per il resto, é stata una soddisfazione poter parlare a molti metallari di tematiche eco-radicali e anti-capitaliste attaverso un genere musicale a loro noto, e proporre ai punk una musica diversa, ma che parla delle cose che interessano loro". Austin é l'unico componente fisso della band e vive a Louisville, Kentucky, che non é in Cascadia. Originari della regione sono invece Isaac e Ray, componenti degli Skagos di Vancouver, Canada, che con i Panopticon hanno condiviso uno split album nel 2010. Anch'essi provengono dalla scena punk/hc (Ray é stato il bassista degli Iskra).
Il black-metal di Skagos e Panopticon si inserisce nel solco tracciato da alcuni moderni gruppi black-metal, il cui sound é fortemente contaminato dal post-rock di Godspeed You! Black Emperor, Mono e Slowdive, nell'utilizzo delle chitarre riverberate, nei frequenti crescendo, nell'alternare alle sfuriate blast-beat partiture dilatate e passaggi ambient (in "Brace fumante" degli Skagos ci sono un paio di minuti quasi reggae/dub, mentre la successiva "Un secco, sterile tuono senza pioggia" si apre con una partitura folk/ambient e sfocia in una struggente ballata per voce e chitarra acustica; i Panopticon, noti per utilizzare il banjo, che é uno strumento che rimanda al bluegrass e alla tradizione musicale americana, non sono da meno, con i canti sciamanici che introducono "Un messaggio al missionario" e l'evocativo xilofono di "Guardandoti"). Qui sotto trovate lo split album tra le due band: personalmente,
ascolto black-metal dal 1993, e se dico che gruppi come Panopticon e Skagos hanno rinnovato il mio entusiasmo per il genere... beh, credeteci! [nelle foto: prima Skagos, poi Panopticon]

>>> Download Panopticon/Skagos split album (2010) in .mp3 (.rar - 65 mb.)

10/01/11

[Free books for punx]
Al di là di Dio Padre: una guida alla spiritualità femminista.
[Pep] La modalità teologica del pensiero femminista non include soltanto un versante riformista, orientato ad una critica interna delle grandi religioni, ma anche un versante radicale, votato all'edificazione di una spiritualità totalmente contrapposta ad esse. E' proprio di questo secondo filone della teologia femminista che il Kalashnikov Collective Headquarter vuole presentare un breve guida, antologizzando sei testi che vogliono costituire un'introduzione ed un orientamento alla religione della Dea. Anche il lettore ateo o agnostico può trovarvi preziosi spunti per una decisiva critica storica delle tradizioni religiose: il coglimento di queste ultime come tardivi mascheramenti e mistificazioni dell'occultata sacralità originaria, fondata sul culto di una deità femminile, e su di un assetto sociale ginecocentrico e ginecocratico, getta infatti una luce completamente diversa sulla storia dell'umanità, evidenziando lo scellerato nesso strutturale tra religioni patriarcali e inesorabile distruzione del mondo umano ,animale e vegetale.
La nostra antologia si apre con due testi di Luciana Percovich, la più rilevante studiosa italiana della spiritualità femminista: il primo capitolo, corredato dall'introduzione, del suo volume “Oscure madri splendenti” (2007) e il quinto del più recente “Colei che dà la vita, Colei che dà la forma” (2009). Mentre quest'ultimo (“Mama Africa”) delinea le rimosse strutture mitiche della spiritualità ginecocentrica del continente di più antico popolamento umano, quello africano, il primo (“Madre nostra che sei nei cieli”), muovendo dalla contrapposizione tra il paradigma femminile del “sacro” e quello patriarcale del “divino”, mette in evidenza la fase di transizione dall'uno all'altro.
Segue “La Venere mostruosa della preistoria” (1991) di Marija Gimbutas, la geniale archeologa di origine lituana che più di ogni altro ha contribuito a dare spessore storico alla religione della Dea: il testo, dall'antologia “I nomi della Dea”, a cura di Joseph Campbell e Charles Musès, costituisce una dottissima disamina delle raffigurazioni del femminile cosmogonico risalenti all'Europa pre-patriarcale.
Per chi fosse interessato a gettare uno sguardo non stereotipato sulla culla della civiltà occidentale, il mondo greco, disvelandone l'originaria e rimossa mitologia matri-focale pre-ellenica, proponiamo un testo classico: l'introduzione del celebre “Le Dee perdute dell'antica Grecia” (1978), la raccolta di miti pre-ellenici di Charlene Spretnak, tra le maggiori studiose eco-femministe, nonché co-fondatrice e ispiratrice dei Verdi statunitensi.
L'offensiva anti-cristiana è ben rappresentata dal testo di Mary DalyAl di là della cristolatria: un mondo senza modelli”, terzo capitolo del suo fondamentale “Al di là di Dio Padre” (1973): la grande pensatrice lesbo-femminista statunitense, convinta che solo la rivoluzione femminista e il riaffermarsi della supremazia femminile (senza escludere la prospettiva ottimistica di una probabile estinzione del sesso maschile, in seguito al rientro della degenerazione genetica che ne è alla base) possano salvare l'umanità e il mondo naturale, vi esplicita la sua concezione del movimento femminista quale Anticristo primordiale, presente e futuro.
La nostra antologia si conclude con uno sguardo sul versante occultistico della spiritualità femminista: al di là della facile criticabilità di ogni cultura magica, l'ampia raccolta di testi che presentiamo, curata nel 1976 da Anne Kent Rush, storica personalità del pensiero magico-femminista, costituisce un documento di notevole interesse. Oltre ad una pregnante chiarificazione, anche terminologica, della visione politico-spirituale complessiva della religione della Dea e ad una decisiva confutazione femminista della presunta “santità” cristiana (corredata da un brano di Mary Daly su Giovanna D'Arco), entrambe ad opera di Anne Kent Rush, la raccolta contiene testimonianze di alcune tra le principali pensatrici occultiste, da Dion Fortune a Z. Budapest, la storica fondatrice della Wicca Dianica.
Ci sembra opportuno concludere con le parole di Elizabeth Gould Davis, dal suo straordinario “The first sex” (1971): “Le età del maschilismo stanno arrivando alla fine. I loro ultimi giorni sono illuminati da un bagliore di tale violenza e disperazione universale come mai prima si era visto al mondo...Nella nuova scienza del ventunesimo secolo non la forza fisica ,ma la forza spirituale indicherà la strada. Le doti mentali e spirituali saranno più richieste delle doti di natura fisica. La percezione extra-sensoriale avrà precedenza su quella sensoriale. E in questa sfera la donna prevarrà di nuovo. Quella che fu riverita e adorata dai primi uomini per il suo potere di vedere ciò che non si vede diventerà ancora una volta il perno attorno a cui ruoterà la prossima civiltà, come una volta”. [Immagine: Blessing - Mati Klarwein, 1965]

>>> Download "Guida alla spiritualità femminista" antologia in .pdf [ITA] (16 mb.)

08/01/11

[Fre music for punx]
MOSCOW DEATH BRIGADE (Anarco-hip-hop Moscow, Russia) - Demo (d.i.y. 2010)
[Puj] Nell'ambito della musica d.i.y. d'ispirazione anarchica, eco-radicale, anti-capitalista, etc., si trovano grandi cose anche (per una volta!) lontane dalle classiche sonorità punk/hc.
Per esempio: la Brigata Moscovita della Morte. Nome in
quietante, come inquietante é la Russia di cui parlano i pezzi di questo collettivo hip-hop anarchico e antifascista proveniente da Mosca: "Nei testi delle nostre canzoni non troverete nussuno sproloquio su club, droghe, puttane, marche di scarpe da ginnastica e su come diventare un vero gangster, ma soltanto storie legate alla realtà in cui viviamo - la realtà della Russia moderna, con la sua povertà, la sua corruzione, la brutalità della polizia, con i ragazzini tossicodipendenti e i sanguinosi conflitti etnici. Una realtà nella quale orde di neo-nazisti possono commettere un omicidio per strada, in pieno giorno, e avere il beneplacito del governo. Una realtà nella quale un concerto hardcore o hip-hop può concludersi con una brutale aggressione della polizia o dei loro fantocci fascisti. Una realtà dove é difficile sopravvivere e soprattutto rimanere fedeli a se stessi. I componenti della Moscow Death Brigade vogliono solo esprimere la propria opinione sui problemi della società in cui vivono e rappresentare un esempio di solidarietà nella lotta contro i nemici comuni. Hanno prendono parte a numerose iniziative sociali, azioni dirette anti-faciste, campagne Food not Bombs e mobilitazioni contro la violenza della polizia e l'oppressione statale. Organizza concerti benefit a sostegno di prigionieri politici, attvisti anti-fascisti ed eco-radicali... La Moscow Death Brigade fu avviata da persone coinvolte nella scena punk/hc moscovita; i concerti dei Moscow Death Brigade sul territorio dell'ex Urss sono di solito accompagnati da visite di poliziotti in assetto antisommossa, da minacce di attentati dinamitardi ad opera dei nazisti e da altre cose divertenti...".

Non siamo nuovi all'hip-hop russo (avevamo postato il bellissimo album dei Искусство Души Безобразной, recuperato casualmente durante il nostro tour da quelle parti), ma questa sembra una delle realtà più determinate della scena. Pare che l'hip-hop abbia una storia già piuttosto lunga in Russia; negli anni '90, da genere del tutto sconosciuto, si é diffuso fino a scalare le vette delle classifiche. Oggi nelle ex-Repubbliche Sovietiche ci sono una valanga di gruppi hip-hop, ma come sempre non é facile scovare progetti politicamente schierati, con istanze libertarie e anti-fasciste, in una realtà musicale come quella dell'hip-hop che ad ogni latitudine é per metà votata al business più becero e per l'altra alla propaganda di pregiudizi idioti.
Per approfondire la conoscenza del genere ci siamo fatti aiutare da un geniale blogger russo: "Beh, tra i gruppi hip-hop antagonisti ci sono i La Vida Cuesta Libertades che sono anarco-comunisti, gli Ebalance che invece sono marxisti tradizionalisti; poi abbiamo gli anarco-primitivisti Apocalypse Culture e gli Entexnau, che pare facciano hip-hop satanico (?). I migliori però sono i Moscow Death Brigade - prosegue - che sono anarchici, vengono dal giro punk/hc e purtroppo non hanno prodotto molto. Preferiscono la qualità alla quantità! I MDB sono tra i pochi gruppi a parlare schiettamente di una serie di problemi che negli ultimi vent'anni hanno reso il nostro paese un posto davvero poco piacevole nel quale vivere, parlo dei problemi sociali, del consumismo, della brutalità poliziesca, della violenza nelle strade e della diffusione delle tendenze scioviniste nei paesi post-sovietici. Loro non hanno paura di dire la verità nei loro testi, e trasmettere la speranza per un vero cambiamento sociale. Il loro pezzo "Fino alla fine" dice: "Sii sincero con te stesso e con le tue azioni, in questo mondo pieno di caos, vai avanti coraggiosamente. Non c'é nessuna possibilità, che stare in piedi fino alla fine. La Moscow Death Brigade tiene viva la fiamma nei cuori...".
Nella ex-Ussr, tra l'altro, abbiamo un altro problemino chiamato "Nazi-Rap". No, non sto scherzando. C'è gente che tenta di fare "rap per soli bianchi" e merda simile, che sfortunatamente sta diventando sempre più popolare. All'inizio pensavamo fosse una stronzata, ma oggi ci sono centinaia di Nazi hip-hop fans in Russia... Per fortuna però, é ancora l'hip hop antirazzista a prevalere da queste parti...
". Uh, speriamo...


>>> Download MOSCOW DEATH BRIGADE demo in .mp3 (.rar - 28 mb.)



[Manifestazione antifascista a Mosca, indetta il 4 novembre 2009. Lo scopo del presidio era anche quello di informare i moscoviti che l'Amministrazione aveva concesso ad un gruppo di estrema destra di organizzare un concerto quella sera. Il presidio si é concluso con un'esibizione dei Moscow Death Brigade].

06/01/11

[Free music for punx]
INFAMIA (Modena anracopunk) - "Rabbia, sofferenza, lussuria e follia" (cd-r 2008)
"Gli Infamia nascono nei primi mesi del 2003 dall' incontro all' istituto d'arte di Modena tra me (Kava), Katta (cumpà dalle scuole medie, un po' come dire pappa & ciccia) e Spud, venuto esternamente da Fiorano nella nostra scuola, non mi ricordo a far cosa. Da lì Spud ci chiese di mettere su un gruppo con Goku (Spud e Goku sono un po' pappa & ciccia come me e Katta), un altro fuorissimo sassolese che già da tempo vedevamo in giro nelle serate. Questa proto-formazione degli Infamia comprendeva anche la Rita alla batteria e aveva come nome Kattiva Kompagnia. Dopo un annetto la formazione cambiò per diventare Infamia con Kava alla voce, Katta alla chitarra, Spud al basso e Goku alla batteria. Pian piano cominciammo a fare i concerti. Purtroppo, col fatto che io e Katta siamo Piànzan (dal modenese, giovincelli di città), e quindi Spud e Goku ogni volta dovevano venire da noi a suonare, Goku lascia la band. Dopo una piccola pausa di cazzeggio veniamo a sapere che lo Zio, un amico, anche lui pianzàn, con cui uscivamo praticamente tutti i giorni, suona la batteria e se la cava pure. Fatto. Questa è ancora la formazione attuale degli Infamia con cui allietiamo le vostre paranoiche serate...".
[Puj] Se il cd-r "Rabbia, sofferenza, lussuria e follia", prima e (ad ora) unica testimonianza sonora della band, fosse stato
registrato un filino meglio e tutte le canzoni fossero al livello di “Modena muore”, “Sbirro”, “Noia” o “Il nostro circo”, sarebbe stato un vero capolavoro. Così è solo un assaggio delle potenzialità degli Infamia di Modena, punk band cinica e scurrile, con cui abbiamo suonato varie volte, sempre con ampio sollazzo e ritorno in triciclo. C’è qualcosa di ironico e beffardo in tutto quello che fanno gli Infamia, e ciò li rende unici nel panorama anarcopunk dell’italietta odierna.

Versi indimenticabili: “La Modena bene / con l’eroina nelle vene / Modena teme / il buio che viene / Modena muore… / di noia!” (da “Modena muore”), “Accorrete signori, visitate il nostro circo / tra curiosità e timori sveleremo a voi l’assurdo / non c’è trucco, non c’è inganno, tutto è come lo vedete / ma se cadiamo, ahimé che danno! Sotto il vuoto non c’è rete…” (da “Il nostro circo”) e naturalmente “Noi odiamo istituzioni, leggi e stupide morali / non esiste disciplina per noi stronzi antisociali!” (da “Sbirro”).
Sentiamo che cosa ci racconta il Boccia (Kava) a proposito del sound della band: "Quali gruppi ci inflenzano? I nostri gusti musicali sono variati diverse volte col passare degli anni e incana
lati in una specie di raffineria del suono. Siamo partiti comunque con l'idea di formare un gruppo con sonorità ispirate alle band italiane e inglesi degli anni '80, quindi musica ruvida e testi in italiano, cercando sempre di migliorare nei particolari e cercando un suono che ci distinguesse il piu possibile, io poi cerco di gesticolare molto per aiutare la comprensione del testo a chi ci ascolta ai concerti, che si svolgono in condizioni precarie, visto che la maggior parte delle volte ho la lingua felpata a causa dell'alcool...".
Fortunatamente, Kava, il Bomber e gli altri sono attua
lmente al lavoro per pubblicare il loro primo, vero album: "Nel cd nuovo (che uscirà speriamo a breve visto che l'abbiamo gia registrato ed è pronto) abbiamo un suono molto più crudo, visto che Katta e Spud ultimamente ascoltano molto metal, lo Ziovi rap esoterico italiano (ma ovviamente va sempre a "cassa dritta", visto che suona anche con la macchinetta della Goa minimale e della Tekno). Musicalmente, anch'io ultimamente ascolto roba del genere, più che altro hard-tekno e frenchcore da kotto, ma questo perchè comunque frequento altra gente anche al di fuori dei concerti punk che mi ha attaccato questa malattia da disagio suburbano. Nelle registrazioni ho appunto cercato di tirare fuori questo disagio e e di esternare più che potevo il mio modo di fare da monello kretino... chi mi conosce sa cosa intendo ehehehe! Comunque la voce è molto cruda e piena di alti e bassi rispetto alla registrazione del demo".

Gli Infamia hanno suonato parecchio in giro, soprattutto in situazioni occupate e t.a.z. sbilenche: "Diciamo che ogni concerto che abbiamo fatto era in un modo o nell'altro da ricovero coatto. Le nostre condizioni psico-fisiche o la fauna che partecipava alle serate hanno reso unico ciascun evento. Io ricordo (molto vagamente) di quando, qualche anno fa, suonammo sotto uno dei ponti di Cecina ad un concerto organizzato dal Barbetti... suonammo ad un orario improponibile, in condizioni pessime e davanti ai nostri amici messi come noi. Io mi divertii un tot, facevo cagare ed ero con una calza si e una no. Altre serate molto valide sono state il nostro primo concerto che fu in Scintilla, ovvero al primo Animal Punx Party (un "mini-festival" che organizzammo per circa tre annetti noi di Modena, quando eravamo in tanti e con tanta voglia di fare) o al Do It Yourfest organizzato da Pera della Goodbye Mankind Distro a Prato, nel 2006, anche quello all'aperto e con molti gruppi un pò da ovunque. Come dimenticare poi entrambi i concerti fatti nel centro storico della nostra città, in piazza, o il concerto al Chaos in Brenta, in mezzo alla palude e alle zanzare della Nato... ogni concerto ci ha lasciato qualcosa nel cuore da ricordare! E' stato unico, un po' lo stesso discorso per i Chaos by Bus...".
Ecco, a proposito. Gli Infamia sono stati i promotori di una singolare iniziativa denominata appunto "Chaos by Bus": una trasferta di massa in pullman tipo quelli che si usano per le gite scolastiche, con l'autista!: "Il Chaos by Bus é stata un idea partorita dai Nowhiterag e da noi... l'abbiamo fatto per due anni consecutivi e speriamo di ripeterlo quest'anno. L'anno scorso non s'é fatto perché sono mancate le forze organizzative. La cosa é nata così: siccome eravamo due gruppi a partire dalla stessa città per andare in tour, e dato che a Modena molti nostri amici volevano venire con noi, pensammo bene di affittare un pullman con l'autista. Partimmo in 47... un pullman da galera! Oltre a noi band e ai nostri amici di Modena si era aggiunta anche gente dalla Toscana, dall'Emilia Romagna, dalla Lombardia e addirittura Riccà dei Tetano da Benevento (che tra l'altro ci diede anche lezioni di Autogrill, chi vuole intendere intenda...)!
La prima data fu in Svizzera, a Winterthur, dove ci ospitarono Nico e Toby, nel posto dove loro organizzavano le serate. Bel posto, tetto basso, belle signorine, erbetta molesta. Il giorno seguente ci dirigemmo a Reutlingen, per suonare ad un festival della Militanz records. Quando scendemmo dal pullman, si voltarono tutti a guardarci perché, oltre al fatto che eravamo arrivati in tanti, là in Germania i punx sono abbastanza colorati e tirati, mentre noi 47 eravamo vestiti di nero e un pò (molto) marci... credo che tutti i tedeschi si siano toccati i maroni nel dubbio che portassimo sfiga... Ovviamente gran concerto e gran strumentazione. Trascorremmo il fine serata a suon di Spliff e birrini, e a cantare tutti a squarciagola Gianni Morandi. Ripetemmo il Chaos by bus l'anno dopo, per andare vicino a Dresda, in Germania, sempre ad un Festival della Militanz. Suonammo con parecchie bands, era un concerto di due giorni, ma a 'sto giro eravamo circa una trentina o poco più, perchè avevamo solo quella data e per molti era un grande sbattimento venire con noi per solo una data... ma fu divertente lo stesso, ho piacevoli ricordi del viaggio in pullman e del dopo concerto ah,ah,ah,ah,ah! A parte le asinate, lì a Dresda, finimmo addirittura immortalati su un giornale locale che parlò del festival, in una foto con io che cantavo [foto sopra]. Tra i delirii alcolici, ricordo di aver promesso a una ragazza che avevo conosciuto lì che l'avrei portata al mare in Italia ah,ah,ah,ah!".

Sul myspace degli Infamia troneggia la dichiarazione: "Agli Infamia i preti fanno cagare". L'anticlericalismo sembra essere l'istanza che accomuna inequivocabilmente tutti i compinenti della band: "Crediamo tutti e quattro che il cristianesimo istituzionale sia una barzelletta, nel senso che la Chiesa Romana ci fa scappar da ridere almeno quanto la politica del nostro paese. In Italia si predica bene e si razzola male, ovunque, sia sul piano politico che religioso, basti vedere le imprese del buon Silvio che ormai fotte piu di Rocco, oppure il caso pedofilia esploso in questi mesi all interno degli organi ecclesiastici di diversi paesi, che ormai ha fatto mettere la testa sottoterra a Ratzinger...Uno scandalo. Come se nessuno sapesse che da decenni dentro le Chiese o negli oratori, bambini e bambine sono spesso vittime di abusi sessuali (tralasciando poi le cazzate che gli mettono in testa su Cristo, la Marònna e tutti gli altri). Proprio per questi motivi nel nostro nuovo album ci sarà una canzone dal titolo "La Chiesa Uccide" (che tra l'altro è una delle mie preferite) che parla appunto di queste cose, oltre a cenni sulla storia di Eluana Englaro, l'aids e gli anticoncezionali tanto odiati dal Papa...".
Nell'attesa di ascolatare "La Chiesa Uccide" e il resto del mirabolante nuovo album degli Infamia, accontetatevi del cd-r "Rabbia, sofferenza, lussuria e follia", che é comunque notevole e ha la sculacciata in copertina. Ah,ah,ah!
Dark-punk beffardo!

>>> Download INFAMIA "
Rabbia, sofferenza, lussuria e follia" in .mp3 + booklet scan (.rar - 40 mb.)

[Infamia live davanti all'Accademia militare di Modena]

05/01/11

[Free music for punx]
ROCK THE SOVIET! Storie rock d'epoca sovietica.
[Puj] E’ da un po’ che per allietare le mie grigie giornate mi dedico alla scoperta del pun
k sovietico. Con esiti di grande sollazzo e soddisfazione!
Nell'avvicinarsi alla storia del genere, la prima co
sa che salta all’occhio è che la diffusione del punk in Unione Sovietica seguì dinamiche del tutto proprie, tant’è che fino alla fine degli anni ’80, a parte alcune sporadiche e bizzarre eccezioni, in Russia non esistevano gruppi catalogabili come punk. Strano, se si pensa che in paesi del tutto insospettabili (dal sud america al sud africa, compresi quelli oltrecortina come Polonia, Cecoslovacchia, DDR…), esisteva una scena punk dalla fine degli anni ’70; meno strano se si riflette sul clima inquisitorio e sulla chiusura culturale della Russia di Breznev (e dell'interregno che precedette la Perestrojka), che non solo osteggiava la diffusione della cultura punk (liquidata come segno della decadenza e del malcostume capitalisti), ma rendeva difficoltoso suonare ogni forma di musica che potesse essere bollata come “rock”: basti pensare che nel 1985, fu avviata da Cernenko una “Campagna Anti-Rock” che portò alla messa al bando di 41 rock bands russe! Il punk, in questo clima, a causa dell'effettiva impossibilità di accedere ai dischi occidentali, era più un mito che un genere musicale.
Fu a ridosso degli anni ’90, grazie alla svolta politica e culturale di Gorbačëv, che si crearono gli spazi entro i quali poterono muoversi liberamente gruppi rock o pseudo-punk che poi conobbero autentica diffusione in epoca post-sovietica. Infatti, nell'era della Glasnost (la "trasparenza", una linea politica di rottura con l'autoritarismo stalinista dell'epoca di Breznev, che ebbe, comunque sia, notevoli responsabilità nel collasso del sistema sovietico) scomparve quasi del tutto l'inesorabile censura degli anni precedenti e lo Stato favorì il fiorire di realtà artistiche prima impensabili. Furono gli anni della cosidetta "Tusovka", una specie di new wave sovietica, che interessò tutti gli ambienti artistici e culturali del paese. Poi nel '91 l'Urss implose e tutto cambiò radicalmente.
Solo molto più tardi, nella Russia capitalista di fine anni ’90, si potrà però parlare di una vera e propria scena punk/hc d.i.y. sul modello di quella
occidentale, con band influenzate dagli stili europei e americani, ed inserite nel circuito d.i.y. mondiale. Purtroppo, l'attuale scena punk/hc russa, d.i.y. o non d.i.y., é troppo occupata a copiare minuziosamente il modo di vestire e i generi musicali dell'occidente, per riflettere sulla ricchezza musicale del proprio passato. All'insegna degli effetti livellanti e omologanti della globailizzazione, pare che, per i giovani russi degli anni zero, più una band assomiglia, in tutto e per tutto, a qualche sfigato gruppo occidentale, meglio é. Tutto il mondo ormai é paese, e questo paese si chiama Mtv.
Sta di fatto che negli anni '80, durante il regime comunista, un po' per l’isolamento culturale, un po' per la scarsità di mezzi, un po' per il fiato del KGB sul collo, la scena musicale russa ha visto nascere grandi gruppi dallo stile unico (presoch
é sconosciuti in occidente), protagonisti di storie avventurose come quelle che seguono...

[Rock the Soviet! part 1]
Автоматические Удовлетворители (Proto-punk, Leningrado) - Претензии не принимаются (anthology 1979 - 1994)
[Puj] Il nonno di tutti i punk russi é probabilmente Andrev Panov, il fondatore degli Автоматические Удовлетворители (abbreviato A.U.), proto-punk band di Leningrado.
Folgorato dalla notizia che da qualche parte in occidente esisteva un gruppo irriverente chiamato Sex Pistols, il diciannovenne Andrev decise, nell'est
ate del 1979, di mettere in piedi una rock band il cui nome sarebbe stato la traduzione, più o meno fedele, di Pistole del Sesso. Purtroppo, forse per incomprensioni linguistiche, non trovò di meglio che "I soddisfatori automatici" (?).
Panov, all'epoca, lavora
va in un negozio di musica di Leningrado che era (ed é tutt'oggi, con il nome originario di San Pietroburgo) la città della Russia più soggetta all'influsso occidentale, consideratane la posizione ai bordi dell'impero sovietico.
I componenti della band, come da tradizione punk, si diediero altisonanti nomignoli offensivi: Andrev era "il Suino", poi c'érano "Pinochet", "Il Fruscìo" e "Rabbioso". Panov era un personaggio provocatorio e selvaggio, un vero Jonnhy Rotten comunista, per il quale il punk non aveva nulla di politico, ma era solo provocazione estetica e rifiuto della tradizione musicale sovietica. Gli A.U., a differenza di molti altri gruppi punk connazionali, si cimentavano infatti in un hard-rock molto poco russo, che ricorda piuttosto certe proto-punk bands occidentali.
La pri
ma performance pubblica della band si tenne nel 1980 in un club della città, in occasione del compleanno del produttore discografico Andrey Tropillo, talent scout underground e funzionario della casa discografica di stato (la Melodiya - naturalmente l'unica casa discografica della Russia comunista). Come é ovvio, questa prima esibizione degli A.U. non fruttò a Panov e compagni un contratto discografico, bensì l'apertura di un dossier a loro dedicato negli archivi del KGB. Nell'81 gli A.U. furono invitati da un giovanissimo Artemy Troitsky (noto agitatore underground dell'epoca sovietica) a Mosca per una serie di concerti segreti avvolti da un alone di leggenda, poi il silenzio, fino alla fine dell'82 allorché la band riprese a fare saltuarie apparizioni in case private e poi di fatto si sciolse. D'altronde, a metà degli anni '80 il Governo non tollerava più esibizioni di rock band in luoghi che non fossero i club ufficiali di Stato. Fino al 1987 gli A.U. furono dunque un gruppo fantasma e un nome negli elenchi della polizia segreta, più che una vera e propria realtà musicale. Solo negli anni della Glasnost di Gorbaciov, la band uscì allo scoperto, registrando dischi, partecipando a festival e a trasmissioni televisive, senza mai però ottenere un rilevante successo. Panov morì nel 1998 di peritonite e gli A.U. lo lo seguirono nella tomba.
Qui sotto, un'antologia dei Soddisfatori Automatici che raccoglie materiale dal 1979 al 1994, originariamente pubblicata in doppia cassetta negli anni '90. Qulache titolo significativo? "Nonsenso", "Risata
", "Cagna" e "Ubriachezza".

>>> Download
Автоматические Удовлетворители - 1979-1994: Претензии не принимаются album in .mp3 (.rar - 143 mb.)

[Rock the Soviet! part 2]
Жанна Агу
зарова и Браво! - (pop-rock, Mosca) - 10 (LP 1983-1984)
[Puj] Ne
gli anni ’80, anche personaggi oggi appartenenti allo star system russo, come la cantante Zhanna Aguzarova, ebbero grossi problemi con la legge e furono bollati come agitatori politici. Zhanna Aguzarova fu la cantante di un gruppo swing-pop chiamato Bravo! tra l’83 e l’89.
Ascoltando i dischi dei Bravo! non si riesce a credere che dietro a quelle zuccherose musichette da balera si potesse celare una minaccia per lo Stato. Come se da noi i Ricchi e Poveri o Loredana Berté fossero considerati alla stregua di pericolosi dissidenti!
Zhanna si presentò al pubblico moscovita dei concerti rock illegali nel dicembre 1983, quando i Br
avo! tennero il loro primo concerto nella vecchia discoteca del Velodromo. All'epoca, Zhanna si spacciava per l'emancipata artista moscovita di nome Ivana Anders, studentessa di medicina e figlia di diplomatici russi a New York. In realtà Ivana/Zhanna era di famiglia modesta, era nata nell steppa nei pressi dell'Uzbekistan e aveva vissuto l'adolescenza in Siberia, nella regione di Tyumen (guardate dove si trova sulla cartina e tremate).
Mossa dal desiderio di diventare una famosa attrice, aveva lasciato tutto ed era fuggita a Mosca. Senza doc
umenti, senza propiska (una specie di permesso di soggiorno della russia stalinista) e senza lavoro, Zhanna si era fatta prestare il passaporto da un tale Ivan Anders, ci aveva aggiunto una A e la sua foto, e se l'era tenuto. Era diventata così Ivana Anders. Si era poi cucita addosso una vita di brillante studentessa del tutto inventata, non tanto per evitare guai con la legge, quanto per non essere additata come Limitchitsa, ovvero campagnola immigrata e parassita, secondo il termine moscovita fortemente denigratorio. In realtà Zhanna era nullafacente, il che nella Russia sovietica era considerato un reato.
Dopo un anno trascorso a bighellonare per la capitale, Ivana/Zhanna entrò nel gruppo dei Bravo!, una band di jazz-rock easy-listening piuttosto ordinaria, ma tremendamente vivace rispetto agli standard un po' lugubri e seriosi del rock illegale russo. Il successo underground del gruppo fu immediato e, naturalmente, attirò le attenzioni del KGB e della squadra anti-rock del Dipartimento dell'Interno. Tanto che il secondo concerto dei Bravo! in un club della capitale, ebbe un triste epilogo, che la stessa Zhanna ci racconta: "Tenemmo un concerto nel nostro club, quello in cui facevamo le prove. Era una sala molto piccola, per trecento persone, ma la gente era molta di più. Mi dissero poi che i bagarini avevano venduto un migliaio di biglietti, almeno la metà dei quali erano falsi. Non sapevamo nulla di tutto questo, ma naturalmente la notizia arrivò alle persone giuste. Sopraggiunsero sessanta miliziani e cinquanta uomini in borghese. Dissero che era la più grande operazione di questo genere mai fatta. Circondarono il club con un doppio cordone in modo tale che nessuno potesse scappare, poi invasero la sala. Io stavo cantando sul palco quando improvvisamente vidi degli uomini in uniforme farsi largo minacciosamente attaverso la folla. Alla fine, arrivati sul palco interruppero tutto; presero tutti quelli che capitavano a tiro, li buttarono nelle camionette e li portarono alla stazione di polizia della zona. Lì registrarono le loro confessioni - tipo dove avevano preso i biglietti, quanto li avevano pagati e così via - poi li lasciarono andare. Requisirono anche tutte le pellicole fotografiche. Arrestarono anche noi e ci interrogarono separatamente. I ragazzi erano terrorizzati, cercai di calmarli. Continuavo a dire: "Non c'è da aver paura, non abbiamo fatto niente! Non confesate cose che non avete fatto!". Conosco questi bastardi: cercano di convincere la gente a confessare quello che vogliono loro...". Dopo quegli avvenimenti a Mosca i concerti rock si tennero solo in gran segreto, in abitazioni private.

Il culto dei Bravo! intanto cresceva, e con esso i poblemi dell'Aguzarova con la legge. Nel 1984 si fece vivo il povero Ivan Anders che reclamava il suo passaporto. Zanna acconsentì di incontrarlo, per restituirglielo.
L'appuntamento, organizzato in una stazione della metropolitana di Mosca, si rivelò una trappola: qualche giorno prima, Ivan era stato trovato dalla polizia senza docume
nti e aveva subito confessato di averli dati alla Aguzarova. Come i due si incontrarono, sbucarono decine di miliziani e arrestarono Zhanna. Fu portata alla stazione della Milizia di Piazza Puskin (tristemente nota a tutti i punk e gli hippy moscoviti) poi nella prigione della Butyrka. Solo dopo l'arresto, i compagni di band vennero a conoscenza della vera identità della cantante!
Al processo, il tribunale
la bollò come una ragazzina naif, incosciente e per nulla pericolosa. Fu quindi rilasciata nel settembre 1984 e rispedita a casa, in Siberia. A Tyumen le fu dato un lavoro in una segheria nei dintorni: chiusa dodici ore al giorno in una cabina di controllo, aveva il compito misurare la lunghezza e il diametro dei tronchi tagliati. Nel 1986 Zhanna riuscì a tornare a Mosca, meno ingenua, meno selvaggia, ma ugualmente determinata. Questa volta, scese a patti con la burocrazia, riuscendo a mettersi (più o meno) in regola. Approfittando del clima culturalmente più favorevole, portò i Bravo! al successo fino a diventare un'icona pop degli anni della Perestrojka, attirando le attenzioni di Brian Eno, che andò vicino a produrle un disco. Oggi è una signora eccentrica completamente sbroccata, famosa in tutta la Russia come regina del kitsch. I tempi della sua (semi-incosciente) dissidenza politica sono lontanissimi...
Qui sotto potete scaricare una retrospettiva dei Bravo! che
raccoglie le loro prime cose risalenti al biennio '83-'84: brani pop tra swing, reggae e rockabilly con titoli innocui come "Scarpe gialle", "Gatto nero" e "Leningrado Rock'n'Roll".

>>> Download Браво! 10 (1983-1984) album in .mp3 (.rar - 82 mb.)

[Rock the Soviet! part 3]
Гражданская Оборона (anarcopunk, Siberia) -
Оптими́зм (Lp 1985)
[Puj] Dopo il rock melenso dei Bravo!, passiamo a cose ben più serie. Si é detto che il punk in Russia, almeno come noi siamo abituati ad immaginarlo, forse non é mai esistito. Fa eccezione una celebre, incredibile band: i Grazhdanskaya Oborona.
Per scovare l’unico vero gruppo punk anarchico, clandestino e d.i.y. di epoca sovietica occorre abbandonare la russia occidentale delle avanguardie culturali ed inoltrarci verso est, nella provincia dell'Impero: in Siberia, a migliaia di chilometri dalla capitale (lontano da orecchie troppo indiscrete), sorse infatti quella che potremo definire, secondo i nostri canoni, una vera e priopria scena punk underground, capitanata dalla figura di Yegor Letov (il primo a sinistra nella foto) e dei suoi
Grazhdanskaya Oborona, che per alcuni anni rappresentarono un vera leggenda del rock clandestino. I Гражданская Оборона ("Difesa Civile", noti anche con il diminutivo ГрОб, che in russo significa "bara") furono formati a Omsk intorno al 1984 da Yegor Letov e Konstantin Ryabinov precedentemente impegnati nel progetto musicale denominato Posev ("Semina") con il quale si esibivano saltuariamente nella metropolitana di Omsk. A causa dei testi ferocemente anti-governativi di Letov, il Kgb non impiegò molto a mettersi sulle tracce dei ГрОб che nel frattempo avevano inciso alcuni nastri che circolavano come samizdat (o meglio, come magnitizdat) tra i giovani siberiani. Materiale registrato in condizioni precarie, clandestinamente, con strumenti di fortuna.
Nel 1985 Letov fu prelevato dalla Polizia e chiuso in manicomio. Una sorte comune a molti agitatori culturali della russia sovietica se ritenuti realmente pericolosi dalle autorità. Letov fu sottoposto ad una terapia a base di neurolettici che gli procurò danni alla vista; paragonò la sua esperienza nell'ospedale psichiatrico a "quanto di più simile alla morte potessi immaginare". Fuggito dall'ospedale, Letov si gettò anima e corpo nella band scrivendo e registrando una montagna di materiale che sarà poi ordinato e pubblicato negli anni successivi e andrà a comporre l'infinita discografia dell'unico, grande, autentico gruppo anarchico della russia sovietica.
Il nome di Yegor Letov compare in altri progetti musicali che hanno coinvolto dissidenti siberiani, come la band della cantautrice Yanka Diagileva, morta suicida a 24 anni, e la folk-punk band Spinki Menta, che registrò due nastri tra l'87 e l'88. Il punk siberiano é noto anche come "punk esistenzialista" perché univa ad una musica trasandata e cinica, testi poetici e caratterizzati da un fondo di disperazione.

Dei Grazhdanskaya Oborona, dopo il bellissimo "Armageddon-pops", già da tempo disponibile su questo blog, proponiamo ora il disco "Оптими́зм" (Ottimismo), che raccoglie alcune delle prime registrazioni della band, effettuate nel 1985, prima dell'internamento di Letov. Il fascino che (almeno su di me) esercitano i pezzi di questo disco é indescrivibile! La qualità terrificante della registrazione, i suoni di chitarra a zanzara, la voce distorta di Letov, gli errori di esecuzione, i tratti di nastro rovinato e i fruscii esagerati parlano chiaro sulle condizioni di precarietà e clandestinità disperata nel quale furono registrati questi brani. L'inizio di "Я бесполезен" ("E' inutile", il pezzo di apertura) é folgorante: un minuto di laconiche note di basso interrotto dal cacofonico, lancinante ingresso di chitarra e voce. Il ghigno diabolico di Letov introduce un inno sbilenco, sudicio e stonato.
E' difficile immaginare come e perché Letov,
alla caduta del regime sovietico, dopo aver dedicato la sua esistenza alla derisione della Nomenklatura sovietica ed aver incarnato l'afflato di ribellione di migliaia di giovani russi, sia potuto diventare un nostalgico del comunismo e un fervente nazionalista, tanto da collaborare alla nascita del Partito Nazional-Bolscevico, una strana formazione politica con posizioni sia di estrema destra che di estremna sinistra (...), che oggi conta una decina di migliaia di tesserati nel paese. Ormai non glielo si può più chidere perché Yegor ci ha salutati per sempre, nel 2008, a soli 43 anni, colto da un infarto nel sonno...

>>> Download
Гражданская Оборона - Optimizm! in .mp3 (.rar - 41 mb.)

[Rock the Soviet! part 4]
Монгол Шуудан (Anarcopunk?, Mosca) - Паровоз-Анархия (LP - 1989)
[Puj] Tra il sound edulcorato dei Bravo! e il feroce anarcopunk di Letov, esisteva in Russia una scena rock non catalogabile come pop né come autenticamente punk, nel senso più trasgressivo del termine: rock-bands poco inclini ad allinearsi ai canoni richiesti dall'industria discografica sovietica, ma nemmeno così radicali come i Grazhdanskaya Oborona.
A questa categoria appartengono i grandi
Монгол Шуудан (Servizio Postale Mongolo) di Alexey Nikishin (foto, recente). Formatisi a Mosca, pubblicarono il loro esordio nel 1989, nell'Ussr meno opprimente dell'era Gorbaciov. "Паровоз-Анархия" (che tradotto suona una cosa tipo "Anarco-locomotiva") é un disco scassato, ma inevitabilmente evocativo: il solito mix di punk più per caso che per scelta, reggae sbilenco, musica tradizionale e rock qualunquista, che miracolosamente funziona.
La musica dei
Монгол Шуудан evoca visioni sublimi: i casermoni di cemento delle periferie delle città sovietiche, le statue di Lenin nelle piazze deserte, i vestiti fuori moda dei giovani russi dell’epoca, i concerti abusivi nel retro dei ristoranti... Canzoni che sembrano composte da musicisti amatoriali che hanno imparato a suonare su qualche terribile disco di rock dozzinale, giunto dall’occidente. Grandioso! I Монгол Шуудан esistono ancora oggi, ma non ve li raccomando: sono ormai anziani rocker un po' imbolsiti. Non per discriminare i vecchi rocker imbolsiti (forse lo saremo anche noi fra qualche anno...), però nulla a che vedere con il fascino che potevano esercitre i giovani Монгол Шуудан degli anni '80, band anti-governativa che diffondeva con le proprie canzoni ideali anarchici e si auto-proclamava la reincarnazione dell'Armata Rivoluzionaria Insurrezionalista Ucraina!

Apriamo una parentesi... La Revolyutsionnaya Povstancheskaya Armiya Ukrainy detta anche Armata Nera o, confidenzialmente, Makhnovščina, dal nome del suo condottiero, l'anarchico Nestor Makhno, era una milizia popolare volontaria che combatté in Ucraina ai tempi della Rivoluzione (1918-1921) contro chiunque volesse mettere le mani sulla terra natìa: gli austro-tedeschi inizialmente, con azioni di guerriglia mirate; gli zaristi dell'Armata Bianca antibolscevica di Anton Denikin (che sconfissero); i bolscevichi dell'Armata Rossa, che infine ebbero la meglio su di loro e ne fecero massacro per ordine di Lev Trockij.
I militanti anarchici di Makhno difendevano e diffondevano una visione dell'organizzazione sociale radicalmente anarchica: reclamavano un totale smantellamento dell'autorità, ed erano famosi per i manifesti che affiggevano nei villaggi in cui entravano: "La libertà dei contadini e degli operai appartiene a loro stessi e non può subire restrizione alcuna. Tocca ai contadini e agli operai stessi agire, organizzarsi, intendersi fra di loro, in tutti i campi della loro vita, come essi stessi ritengono e desiderano [...]. I machnovisti possono solo aiutarli dando loro questo o quel parere o consiglio [...]. Ma non possono, e non vogliono, in nessun caso, governarli".
Durante la guerra civile, grazie a Makhno e i suoi molti terreni furono sottratti ai grandi latifondisti e venn
ero interamente consegnati ai braccianti che ne attuarono l’autogestione. La parabola (conclusasi nel sangue) dell'Armata Nera ucraina, come tutte le vicende dei movimenti "perdenti" della storia, é ancora poco conosciuta e studiata, ma indubbiamente rappresenta uno dei momenti più interessanti della storia dell'anarchismo del ventesimo secolo!

Tornando ai Монгол Шуудан, tale era la loro identificazione con la Makhnovščina, che molti dei loro brani erano in realtà versioni rock delle canzoni anarchiche della guerra civile russa. Forse fu proprio questo loro essere anarchici più in senso storico-filologico che politico a preservarli dalle attenzioni del Kgb.
I Монгол Шуудан si formarono nel 1987 e pubblicarono una lunghissima serie di dischi (non ancora interrottasi), tra altri e bassi, nel corso degli anni. Malgrado il tempo trascorso, non hanno mai abbandonato la propria fede libertaria, come testimonia un recente disco da loro interamente dedicato all'anarchico Kropotkin o un altrettanto recente album intitolato "La proprietà é un furto".
Qui sotto, il loro primo album, il già citato "Anarco-locomotiva", che a differenza dei successivi é più selvaggio e spontaneo, ed anche più suggestivo benché ricco di imprecisioni e scelte di mixaggio senza senso. Grandi pezzi come ведение (Manutenzione), Продразверстка (Appropriazione del surplus), Комиссар (Commissario), Анархический батальон (Battaglione anarchico), Песня черного анархиста (Canzone dell'Armata Nera Anarchica), Граната (Granata). Il mio preferito é l'inno alla diserzione
Мама-анархия (Mamma Anarchia): "Ehi ma', un fendente a destra, uno a sinistra, sulla mia testa, che sta succedendo? Uno sparo, e un altro soldato é fottuto. Strappa tutte le bandiere, io dico che puoi. Sono il capo dei cosacchi! Fanculo alle vostre file, la nostra tempesta vi spaccherà in due! Ma all'improvviso incontriamo le sentinelle kazake, o mamma, aiutami tu! Mamma Anarchia, mamma Anarchia! Io non so quello per cui sto combattendo, so solo che se mi prendono questo sarà il mio errore! Mamma Anarchia! Nella mischia, ho fatto fuori il comandante, oh, beh, lasciate che si fotta! L'armata rossa si é dispersa nella notte... ma potete essere di qualsiasi colore, tanto sentiamo il vostro odore là fuori! I cosacchi cavalcano... oh mamma, autami, non so che cosa vogliono, so solo che se mi prendono questo sarà il mio errore... Mamma Anarchia! Mamma Anarchia!".
La copertina dell'album é orrenda, ma riproduce l'immagine stampata sui vecchi francobolli del Servzio Postale Mongolo, che è anche il nome del gruppo, e quindi almeno ha un senso.

>>> Download Монгол Шуудан - Паровоз Анархия album in .mp3 (.rar - 50 mb.)