22/11/09

[Free books for punx]
Jean Dubuffet - Asfissiante cultura (Francia 1968)
[Pep] Lanciato come una salutare molotov libertaria nel magma ideologico del Sessantotto francese “ Asfissiante cultura” di Jean Dubuffet, che il Kalashnikov Collective Headquarter qui presenta ai suoi lettori, è uno dei più eversivi e speculativamente compiuti documenti di anticonformismo estetico che un artista del Novecento ci abbia lasciato.
L'attacco devastatore di Dubuffet, destinato a suscitare all'epoca un aspro dibattito attorno alla sua figura di celebre artista e implacabile provocatore, muove da una contrapposizione tra la dimensione individuale, l'unica capace di produrre una rigenerazione dell'estetico e quella collettiva, strutturata secondo i paradigmi della cultura, ovverosia di quel sofisticato sistema di astratte nozioni orientate a stabilizzare le forze incoercibili e irrefrenabili dell'arte e della società attraverso la mediazione gerarchica dei Detentori del Sapere. Dubuffet esalta, quali fattori anarchizzanti operativi nel corpo sociale asfissiato dalla cultura, quelle forme d'arte individualistica che lui stesso aveva da anni contribuito a rivalutare ponendole sotto l'etichetta di Art Brut: opere di eccentrici irriducibili, di “anormali”, ma soprattutto di folli (al giorno d'oggi prevale il termine Outsider Art, coniato nel 1972 dal critico Roger Cardinal, con accenti semantici relativamente diversi).
All'universo della società culturalizzata, fondato su dinamiche gerarchiche e verticali, Dubuffet contrappone il modello di una collettività esplosa e proliferante in cui all'individuo sia demandato il compito di una creazione continua di sé che proceda incoercibilmente lungo la direttrice di infinite traiettorie orizzontali: percorso illimitato e inconcludibile, che è tanto impossibile ultimare quanto mediocre rinunciare ad intraprendere.

Così Jean Dubuffet: “Alcuni affermano che se venisse abolita la cultura non esisterebbe più l'arte. Si tratta di un'idea profondamente errata. L'arte è vero non avrà più nome; sarà la nozione di arte ad aver fine, non l'arte che, al contrario, ritroverà una salute nuova dal fatto di non avere più nome...”.

>>> Download Jean Dubuffet "Asfissiante Cultura" [ITA] in .pdf (51 pagg. - 19,3 mb.)

14/11/09

[Cibo per cani - 3° puntata]
Intervista ai RUGGINE (hardcore da Milano) !
[Sarta] Per registrare la terza puntata di Cibo per Cani, trasmissione radiofonica sulle frequenze di Radiocane, siamo andati in Villa Vegan a fare una chiacchierata con i Ruggine. Incontriamo dei vecchi amici, assemblati in una nuova formazione fresca fresca di studio di registrazione. Andiamo con ordine: Jerry, già mente degli Anemic Cinema (punk-rock dal 1984) Garga, reduce dagli scomparsi Logica di Morte e arruolato nei Trauma e John, che da Washington D.C. è approdato a svernare in alta brianza (che mazzata….). Mancava Iacopo, in forza anche lui ai Trauma.
E' stata davvero una gaia chiacchierata. Una cosa tra le tante, prendendo spunto dai racconti di John che ha vissuto la scena della east cost americana tra gli anni ’80 e i ’90, mi è sembrata particolarmente interessante: appena nata, la musica hardcore era davvero qualcosa di alieno e scioccante. Nulla era mai stato così veloce e rumoroso per le orecchie. Tuttavia, com'è logico, venticinque anni dopo quella stessa cosa ha perso gran parte della sua carica rivoluzionaria: l’hardcore è diventato un genere musicale che, anziché sovvertire delle regole, ne ha codificato delle proprie. E le segue.
Insomma, è stato sdoganato e oggi non stupisce più un granchè. E allora, forse, occorre reinventarsi, per recuperare quella capacità di stupire che oggi non c'è più.
Di fronte al rischio di omologarsi in genere musicale, molti gruppi, per sentirsi ancora diversi e contro il sistema, si appigliano ad una parolina magica, come se questa da sola giustificasse tutto: attitudine. Che cosa significa, in realtà, questa parola? Beh...ascoltatevi l'intervista!



11/11/09

[Free music for punx (?)]
ROCKY'S FILJ (Jazz-rock, Italia '70s) - "Il Soldato" da Storie di uomini e non (LP, Italy 1973)
[Puj] Quindici anni fa, per me c'era solo il punk. Poi mi sono chiesto che musica esistesse prima e ho scoperto cose molto interessanti. Per esempio alcune band del cosiddetto rock-progressivo degli anni '70, che scrivevano grandi canzoni a sfondo anti-militarista e anti-autoritario che neanche un gruppo anarcopunk. Una delle mie preferite è questa "Soldato" tratta dal disco "Storie di uomini e non" (1973) dei Rocky's Filj, una band minore del periodo d'oro del prog-rock italiano. In quell'epoca, ogni prodotto della cultura, anche popolare, risentiva della tensione sociale che si respirava attorno; i Rocky's Filj non erano da meno e, benché non fossero una band apertamente politica, suonavano un jazz-rock molto basic con testi che esprimono un senso di inquietudine nei confronti dell'esistente.
Se il resto del disco non è memorabile, la traccia n. 2, "Soldato", è un piccolo capolavoro di poesia pacifista...

"Lontana una stella che non scalda, il freddo fango addosso e questa distanza dal mio mondo che la mente non arriva più a colmare, per una guerra che non so... in un mondo che non so... ad uccider chi non so... col coraggio che non ho...
Un'orribile figura fra le erbe muove, il ribrezzo e la paura... Ed ho puntato il mio lampo azzurro, lui ha gridato forte rotolandosi per terra... poi non ho guardato più, io non potevo... io non potevo più.
Adesso sono stanco e penso che nell'universo ha posto anche quell'"orribile", e che qualcuno sta aspettando per strisciare la pelle sulla sua. Come io vorrei strisciare le mie squame contro quello dell'amore mio lontano...".

>>> Download Rocky's Filj - Il Soldato .mp3 (6:16 min. - 14 mb.)

06/11/09

[Free music for punx]
RADICAL DANCE FACTION (anarco-dub, U.K.) - "Borderline cases" (LP 1990)
[Puj] Malgrado tutti considerino il periodo a cavallo tra gli anni '80 e i '90 un'epoca buia per la musica punk, non si può negare che, in quegli anni, fosse diffusa negli ambienti una maggior apertura mentale rispetto ad oggi: tanto che negli squat si poteva ascoltare di tutto, ed era difficile trovare un gruppo uguale all'altro. Per esempio, sui palchi degli squat inglesi, ci si poteva imbattere, tra un concerto dei Doom e l'altro, nei Radical Dance Faction, collettivo ska-dub anarchico.
"Borderline cases" degli RDF è roba fuori moda al massimo, che farà cadere le orecchie ai punx à la page (e non solo), ma io me ne sbatto e non mi stanco mai di ascoltarlo. Tra l'altro, alcuni pezzi, come la cupa "Chinese Poem" (dedicata ai fatti di piazza Tian'anmen), mi danno le stesse sensazioni di un disco crust, perché sanno di muffa, di pioggia, di fatalità.
Il dub è un genere basato sull'assenza, sulla scomparsa: si gioca nei silenzi tra un battito e l'altro, si regge sulle vibrazioni dei bassi che scuotono la cassa toracica dell'ascoltatore. Un groove scarno, scheletrico che ha ben poco a che fare con il rassicurante muro di suono tipico del punk/hc, dove tutti i vuoti sono colmati.
La "rinuncia al suonare" che caratterizza il dub, dove gli strumenti fanno a gara per nascondersi, dove è il riverbero del suono ad essere protagonista e non le note, mi incute un senso di rigore esistenziale, trasmette un profondo spleen metropolitano. Musica che risuona nei vasti spazi grigi disegnati dalle fabbriche abbandonate, dai (non)luoghi deserti delle città, dai binari delle ferrovie che solcano le periferie.
La Radical Dance Faction si è formata nel 1986 a Hugerford in U.K. e ha avuto il periodo di massima attività nei primi anni novanta quando pubblicò "Borderline cases" e il seguente "Wasteland" (1991), disco dal suono più raffinato rispetto al precedente. Il gruppo ha girato negli stessi ambienti dei gruppi crust e anarco-punk, suonando in squat e in free festival del nord Europa per poi sciogliersi a metà anni '90. I loro testi sono sempre stati apertamente ispirati dalla cultura anarco-libertaria e Borderline è il loro primo vero disco (i precedenti erano stati pubblicati solo in cassetta).

>>> Download RADICAL DANCE FACTION - Bordeline Cases LP in mp3 (.rar - 107 mb.)

03/11/09

[Free books for punx]
AA.VV. - Anti-psichiatria: modeste proposte di armamento per la guerra psichica diffusa (a cura del Kalashnikov Collective Headquarter)
[Pep] In questi asfissianti tempi regressivi/repressivi abbiamo sempre più bisogno di efficienti integratori alimentari per i nostri intelletti, a cui le istituzioni sembrano voler fornire solo nutrimenti avvelenati e ottenebranti. Per venire incontro a questa elementare esigenza il Kalashnikov Collective Headquarter ha deciso di fornire ai suoi lettori un kit essenziale (benchè inevitabilmente arbitrario) che funga da ausilio per approcciarsi alla realtà contemporanea da un punto di vista inusuale e radicale: quello (anti)psichiatrico. Selezionando sei brevi e fulminanti saggi appartenenti alla tradizione della critica alla psichiatria vogliamo mettere a disposizione anche del lettore che non sia uso alle meticolose ricerche bibliografiche un'arma teorica maneggevole quanto beneficamente micidiale: ponendoci sulla scia di uno dei filoni teorici più anticonformisti e sofisticati del novecento.
Si parte provocatoriamente con un saggio dello statunitense Thomas Szasz (“La psichiatria a chi giova?” 1975), l'eretico per eccellenza del pensiero psichiatrico, autore di classici spregiudicati ed incendiari quali “Il mito della malattia mentale” e “I manipolatori della pazzia”: il testo parte da un tema drammatico e ancora attuale (l'elettroshock) per muoversi nella direzione di una radicale de-patologizzazione della follia e di ogni comportamento deviante. Per chi volesse una destabilizzante disamina storica della genesi dei concetti di “follia” e di “malattia mentale” presentiamo la rara e preziosa trascrizione di una conferenza tenuta a Tokyo (“La società e la follia” 1970) da uno dei massimi pensatori del novecento, punto di riferimento imprescindibile dei movimenti di critica alla psichiatria: Michel Foucault.
Segue “La soluzione finale”, articolo del 1967 di Franco Basaglia, grande psichiatra e implacabile intellettuale libertario, nonchè esponente di maggior spicco del movimento antipsichiatrico italiano (ma lui avrebbe preferito chiamarlo anti-istituzionale), in cui è depositata una straordinaria e attualissima critica della discriminazione della follia e di quella razzista e sessista in generale. Lo completano, dello stesso Basaglia, “Lettera da New York. Il malato artificiale” (1969) e “La maggioranza deviante” (scritto con Franca Ongaro e costituente l'introduzione dell'omonimo classico del 1971) riflessioni sofisticatissime e incredibilmente profetiche e tempestive sul disseminarsi invasivo della psichiatria e dei suoi orizzonti diagnostici nel sociale.
Conclude l'esplosiva suite un intervento (“L'invasione patologica” 2003) da doversi alla penna di Leonardo Montecchi, studioso il quale, attraverso uno spregiudicato esame del “disturbo da deficit di attenzione”, ci ragguaglia sinistramente proprio sulla pervasività che il discutibile concetto di malattia mentale, oggi letto in chiave neuro-scientifica e non più psico-sociale, sta guadagnando sempre più nel nostro quotidiano individuale, aprendo gli orizzonti ad una psichiatrizzazione capillare della società, che fino a pochi anni fa era impensabile.

Post scriptum: la leggendaria 180, norma legislativa che costituisce il principale e storico risultato politico delle lotte anti-psichiatriche italiane, alla quale si deve l'eliminazione dei manicomi e della coazione terapica, è attualmente messa in pericolo, come molti sanno, dai cialtroneschi tentativi di contro-riforma a carattere neo-manicomiale del governo berlusconi. Tali tentativi, forti dell'assenso esplicito (immaginiamo competentissimo) di Silvio Berlusconi, del consenso dei settori psichiatrici più retrivi, nonché della complicità economicamente (molto) interessata delle cliniche private, si inscrivono nel sempre più frenetico e maniacale clima di caccia alle streghe che sta investendo il paese: una ragione in più per sperimentare il nostro trip testuale anarco-psichiatrico...

>>> Download kit anti-psichiatrico [ITA] (4 .pdf - 25 mb.)