12/9/09: KTS squat @ Freiburg (Germania) + Cwill + NeinNeinNein + Sending All Processes the Kill Signal
Non sapevamo che le ferrovie tedesche permettessero ai loro treni di transitare attraverso i dormitori degli squat! E’ questo il primo pensiero che percorre il nostro sistema neuronale allorché, all’alba, veniamo svegliati di soprassalto dallo sferragliare di una transiberiana impazzita. Solo dopo ci accorgiamo che la fonte di tutto ciò è uno (s)conosciuto compagno di stanza che russa come un camion.
Ma che cosa ci fa il collettivo Kalashnikov in uno squat di Friburgo alle sei del mattino di una limpida domenica settembrina? Naturalmente ci ha suonato il giorno prima, che domande del cazzo! L’occasione della data al KTS, storica scuola occupata nella periferia di Friburgo, è un benefit per i ragazzi imprigionati a Strasburgo a seguito della recente manifestazione anti-Nato.
Tutto il collettivo, Sarta in testa, è molto eccitato all’idea, dal momento che il KTS ha rappresentato nell’ormai lontano 2005 dopo cristo la nostra prima esperienza in terra straniera. Dato che quella volta, anche a causa di una formazione rimaneggiata, il concerto non andò benissimo, avvampava nell’animo di tutti, Sarta in testa, un sano desiderio di rivalsa.
Come la più fredda delle docce fredde sulla testa di Sarta, qualche giorno prima giunge la ferale notizia: alcuni nazi hanno compiuto un attentato incendiario mandando a fuoco la facciata dello squat e danneggiando il sistema elettrico. Il concerto è quindi a rischio. Fortunatamente i tedeschi non sono italiani e nel giro di 24 ore il centro è di nuovo agibile, ridipinto e pronto per ospitare il benefit! La migliore azione dimostrativa, in questi casi, è proprio quella di infischiarsene delle meschine intimidazioni dei topi nazifascismi e tirare dritto senza tanto clamore. Sucàte!
Il furgone a 9 posti non basta più e dobbiamo aggiungere la storica Renault Clio rossa di Sarta, appena tornata da un raduno di auto d’epoca. Ha un motore potente come un minipimer guasto. La carovana Kalashnikov parte dunque per il (non tanto) lungo viaggio, che scorre (davvero poco) tra code interminabili, gallerie con nomi di cane (San Bernardo), insalatone svizzere all’autogrill (da 15 euro alla scodella) e semafori posti in maniera alquanto audace nel mezzo delle carreggiate autostradali. Questa volta il beverone per il viaggio è un banale gin-lemon svizzero, che però Dino ha cucinato con grande sapienza: è tutto gin.
Giunti a destinazione veniamo accolti dalla consueta ed inestimabile cortesia tedesca: una stanza comoda, birra locale a volontà ed un’ottima cena vegana a base di cous-cous alle verdure e budino alla soia. Dal momento che suoniamo per ultimi ed i gruppi sono quattro abbiamo dinanzi a noi una lunga serata per annoiare gli avventori del centro con le nostre stronzate e suicidarci con la birra.
Ad aprire il concerto ci pensano i grandi Sending All Processes the Kill Signal, il cui cantante abbiamo avuto modo di conoscere a Milano in Villa Vegan, alla festa di halloween dello scorso anno. Electrocrust con drum machine, sampler, chitarra e voce, sound originale e adatto a far ballare (sarebbe stato forse più indicato a chiudere la serata piuttosto che ad aprirla). A seguire un gruppo di giovani della zona con un nome simpatico, i “Nein Nein Nein”, ai loro esordi, ma con più merchandise dei Metallica (magliette, cappellini, vinili, adesivi, spille, apri-bottiglie, mancava solo lo sturalavandini e lo zerbino). Suonano punk-rock melodico un po' stereotipato e vacuo come gli occhi di Claudio, nostro driver, a fine serata.
Tocca quindi ai Cwill, descritti nel volantino della serata come leggende crust svizzere, in effetti l’età dei componenti è quella che si confà alle leggende; per quanto concerne il versante musicale propongono crust scolastico con l’inserzione di un violino che dà originalità al tutto. Il pubblico apprezza e balla impazzito. Il cantante dei Cwill è un elegante signore barbuto e nero vestito, che sembra venire da un matrimonio. Ma è solo apparenza: ha grande carisma, e sul palco da il meglio di sé sciorinando pose una più crust dell’altra. I Cwill hanno spaccato e la gente è esausta.
Con la velocità con cui si svuota un bus quando sale un controllore così si svuota la sala concerti quando imbracciamo gli strumenti, all’alba delle due e un quarto. Fortunatamente, dopo qualche pezzo, tutti tornano in sala e dimostrano inatteso entusiasmo, ballando in modo furibondo, regalandoci da bere e da fumare. Tutta questa generosità rischia di avere un temibile effetto boomerang dal momento che a pochi pezzi dalla fine siamo sull’orlo dello svenimento. Ridotti ormai allo stato di zombie riusciamo a portare a termine la scaletta ed a dedicarci a quello che ci viene prospettato come un aftershow electroparty, e che in sostanza si rivela poi essere niente altro che: birra, e ancora birra. Per i più fortunati di noi la serata prosegue a base di Jagermaister, celebre amaro crucco molto amato dai giovani. Capiamo che la serata rischia di prendere una brutta piega quando notiamo Claudio impersonare un commerciante turco e scambiare due spillette arrugginite ed un tappo di bottiglia per una maglietta super-fica dei Nein Nein Nein.
Quando ormai, come automi con la batteria scarica, iniziamo a sproloquiare sulle giuste metodologie che ci porteranno alla conquista del mondo, sospettiamo che forse è ora di andarsi a coricare. Resuscitiamo come novelli Lazzaro in tarda mattinata, all'annuncio che la colazione è pronta (?). Nota di merito ad una delle migliori colazioni dei nostri risvegli girovaghi, a base di pane nero, patè e nutella vegan, caffè e frutta fresca! Così rifocillati siamo pronti a rimetterci in viaggio verso casa, con la convinzione sempre più salda che la Germania è come quegli amici che, seppur hai modo di vedere una volta ogni tanto, ti riservano sempre nel cuore un posto caldo e sgasato come una lattina di birra aperta da tre giorni. Dank Freunde!
Non sapevamo che le ferrovie tedesche permettessero ai loro treni di transitare attraverso i dormitori degli squat! E’ questo il primo pensiero che percorre il nostro sistema neuronale allorché, all’alba, veniamo svegliati di soprassalto dallo sferragliare di una transiberiana impazzita. Solo dopo ci accorgiamo che la fonte di tutto ciò è uno (s)conosciuto compagno di stanza che russa come un camion.
Ma che cosa ci fa il collettivo Kalashnikov in uno squat di Friburgo alle sei del mattino di una limpida domenica settembrina? Naturalmente ci ha suonato il giorno prima, che domande del cazzo! L’occasione della data al KTS, storica scuola occupata nella periferia di Friburgo, è un benefit per i ragazzi imprigionati a Strasburgo a seguito della recente manifestazione anti-Nato.
Tutto il collettivo, Sarta in testa, è molto eccitato all’idea, dal momento che il KTS ha rappresentato nell’ormai lontano 2005 dopo cristo la nostra prima esperienza in terra straniera. Dato che quella volta, anche a causa di una formazione rimaneggiata, il concerto non andò benissimo, avvampava nell’animo di tutti, Sarta in testa, un sano desiderio di rivalsa.
Come la più fredda delle docce fredde sulla testa di Sarta, qualche giorno prima giunge la ferale notizia: alcuni nazi hanno compiuto un attentato incendiario mandando a fuoco la facciata dello squat e danneggiando il sistema elettrico. Il concerto è quindi a rischio. Fortunatamente i tedeschi non sono italiani e nel giro di 24 ore il centro è di nuovo agibile, ridipinto e pronto per ospitare il benefit! La migliore azione dimostrativa, in questi casi, è proprio quella di infischiarsene delle meschine intimidazioni dei topi nazifascismi e tirare dritto senza tanto clamore. Sucàte!
Il furgone a 9 posti non basta più e dobbiamo aggiungere la storica Renault Clio rossa di Sarta, appena tornata da un raduno di auto d’epoca. Ha un motore potente come un minipimer guasto. La carovana Kalashnikov parte dunque per il (non tanto) lungo viaggio, che scorre (davvero poco) tra code interminabili, gallerie con nomi di cane (San Bernardo), insalatone svizzere all’autogrill (da 15 euro alla scodella) e semafori posti in maniera alquanto audace nel mezzo delle carreggiate autostradali. Questa volta il beverone per il viaggio è un banale gin-lemon svizzero, che però Dino ha cucinato con grande sapienza: è tutto gin.
Giunti a destinazione veniamo accolti dalla consueta ed inestimabile cortesia tedesca: una stanza comoda, birra locale a volontà ed un’ottima cena vegana a base di cous-cous alle verdure e budino alla soia. Dal momento che suoniamo per ultimi ed i gruppi sono quattro abbiamo dinanzi a noi una lunga serata per annoiare gli avventori del centro con le nostre stronzate e suicidarci con la birra.
Ad aprire il concerto ci pensano i grandi Sending All Processes the Kill Signal, il cui cantante abbiamo avuto modo di conoscere a Milano in Villa Vegan, alla festa di halloween dello scorso anno. Electrocrust con drum machine, sampler, chitarra e voce, sound originale e adatto a far ballare (sarebbe stato forse più indicato a chiudere la serata piuttosto che ad aprirla). A seguire un gruppo di giovani della zona con un nome simpatico, i “Nein Nein Nein”, ai loro esordi, ma con più merchandise dei Metallica (magliette, cappellini, vinili, adesivi, spille, apri-bottiglie, mancava solo lo sturalavandini e lo zerbino). Suonano punk-rock melodico un po' stereotipato e vacuo come gli occhi di Claudio, nostro driver, a fine serata.
Tocca quindi ai Cwill, descritti nel volantino della serata come leggende crust svizzere, in effetti l’età dei componenti è quella che si confà alle leggende; per quanto concerne il versante musicale propongono crust scolastico con l’inserzione di un violino che dà originalità al tutto. Il pubblico apprezza e balla impazzito. Il cantante dei Cwill è un elegante signore barbuto e nero vestito, che sembra venire da un matrimonio. Ma è solo apparenza: ha grande carisma, e sul palco da il meglio di sé sciorinando pose una più crust dell’altra. I Cwill hanno spaccato e la gente è esausta.
Con la velocità con cui si svuota un bus quando sale un controllore così si svuota la sala concerti quando imbracciamo gli strumenti, all’alba delle due e un quarto. Fortunatamente, dopo qualche pezzo, tutti tornano in sala e dimostrano inatteso entusiasmo, ballando in modo furibondo, regalandoci da bere e da fumare. Tutta questa generosità rischia di avere un temibile effetto boomerang dal momento che a pochi pezzi dalla fine siamo sull’orlo dello svenimento. Ridotti ormai allo stato di zombie riusciamo a portare a termine la scaletta ed a dedicarci a quello che ci viene prospettato come un aftershow electroparty, e che in sostanza si rivela poi essere niente altro che: birra, e ancora birra. Per i più fortunati di noi la serata prosegue a base di Jagermaister, celebre amaro crucco molto amato dai giovani. Capiamo che la serata rischia di prendere una brutta piega quando notiamo Claudio impersonare un commerciante turco e scambiare due spillette arrugginite ed un tappo di bottiglia per una maglietta super-fica dei Nein Nein Nein.
Quando ormai, come automi con la batteria scarica, iniziamo a sproloquiare sulle giuste metodologie che ci porteranno alla conquista del mondo, sospettiamo che forse è ora di andarsi a coricare. Resuscitiamo come novelli Lazzaro in tarda mattinata, all'annuncio che la colazione è pronta (?). Nota di merito ad una delle migliori colazioni dei nostri risvegli girovaghi, a base di pane nero, patè e nutella vegan, caffè e frutta fresca! Così rifocillati siamo pronti a rimetterci in viaggio verso casa, con la convinzione sempre più salda che la Germania è come quegli amici che, seppur hai modo di vedere una volta ogni tanto, ti riservano sempre nel cuore un posto caldo e sgasato come una lattina di birra aperta da tre giorni. Dank Freunde!