27/04/08

[Kalashni-tour report - part 3 of 6]
27/4: ZAGABRIA (Croazia) @ Mochvara
[Puj] Domenica mattina. Un tè scipito in un bar di Kranj accompagnato da un mostruoso borek è l'idele per partire con lo slancio di una lumaca ubriaca. Ah, il borek! Pagnottone a sfoglie ripieno di formaggio, fritto nell'olio del furgone! Delizia slava unta e bisunta che rende trasparente l'esofago. Si parte per la Croazia. Il viaggio è breve e la frontiera non nasconde sorprese. A dire il vero, qualche dubbio lo avevamo avuto, perché Sarta, partiti da Milano, aveva sfoderato un foglio in croato, firmato e timbrato, inviatogli dal nostro contatto di Zagabria: "Mi hanno detto che al confine dobbiamo far vedere questo foglio". Solo che non abbiamo capito cosa diavolo che c'era scritto; l'unica cosa chiara era "Kalashnikova grupo", sicuramente non il migliore biglietto da visita da mostrare alle guardie di confine. In realtà, i due ciccioni in divisa che abbiamo incontrato al posto di controllo non hanno fatto una piega: avevano la reattività di un vegetale appassito.
A Zagreb se sbagli strada sei fottuto: imboccare a cuor leggero un vialone può significare non poter più svoltare per chilometri: e così ci impieghiamo ore a trovare ciò che cerchiamo. Anche l'inossidabile driver Claudio ha perso la pazienza nel mezzo di quel delirio urbanistico. La città ha un aspetto piuttosto sovietico, con stradoni larghissimi e palazzi squadrati; c'è il sole, così tutto sembra bello e felice.
Il Mochvara ("La Palude") è un locale autogestito che sorge in periferia, nella zona industriale. Una volta arrivati abbiamo come la sensazione che i ragazzi si siano sbagliati e ci abbiano scambiati per i Metallica. Ci accolgono con tutte lo comodità immaginabili, possiamo usufruire di un backstage con doccia e bagno privato, ordiniamo una cena alla carta, ci riempiono di buoni per la birra... Al Mochvara, tra l'altro, c'è il palco! Non solo la sua presenza è per noi cosa rara, ma si tratta per giunta di un palco da veri musicisti, con impianto luci e un sacco di spazio per muoversi! Siamo quasi offesi. Gli sgabuzzini occupati ai quali siamo abituati ci obbligano (essendo noi in sette) ad incastrarci come pezzi di tetris e a calcolare millimetricamente ogni movimento: capita che Nino mi rifili scudisciate di basso nelle palle, Milena mi salti sui piedi e il Don sia costretto a suonare in un'altra stanza. Qui invece si sta larghi e comodi, e ci sono ben 8 casse spia! Come se non bastasse, abbiamo due fonici al nostro servizio: uno per i suoni sul palco, l'altro per quelli fuori! E' uno scandalo, ci lamentiamo con la direzione per questo spreco di risorse.
Gustando del delizioso e signorile seitan con verdure, mi aggiro per il Mochvara: alle pareti sono appese le foto di alcuni dei gruppi che hanno suonato nel passato: Max Cavalera con i suoi Soulfly... i Deftones... i Converge... Noto che, fra qualche giorno, suoneranno gli Einsturzende Neubauten. Comincio seriamente a temere che, in un posto così, la nostra serata si rivelerà una tragedia di dimensioni bibliche. Nella compagnia c'è un senso di curiosità mista ad imbarazzo... Tra l'altro, avremmo dovuto suonare di spalla ai grandi Guts Pie Earshot, duo tedesco di musica dance-punk, che però ha dato buca. E quindi siamo l'unica band della serata. Aaaahhh! Mi sento solo, ho paura. Fortunatamente cominciano ad affluire punx e simpatici amici, l'aria si tinge di d.i.y. e conosciamo Robert Fistra, il nostro contatto, grande promoter della kalashni-musica in terra croata. C'è un ragazzo che ha appuntato sulla felpa una nostra toppa, che per altro, non avevo mai visto! Mi spiega Fistra che è stato lui a stampare quelle toppe e ce ne regala un paio, assieme ad alcune spille altrettanto inedite. Dice anche che aveva confezionato una versione in cassetta del nostro secondo album, che però è andata a ruba e non ha potuto tenerecene via qualche copia. Uh! Che uomo meraviglioso.
Come se la serata non fosse già abbastanza strana ecco sopraggiungere Siringo e Brusa, amici milanesi, giunti a Zagabria in giornata perché del tutto pazzi. Brusa indossa una maglietta con scritto: "Sirvio Puppa". I due sono partiti da Milano verso mezzogiorno, poi Siringo all'altezza di Bergamo ha scoperto che per andare in Croazia ci vuole la carta di identità così è tornato a Milano a prenderla ed è ripartito verso le tre in modo da arrivare alle 22:00 al Mochvara senza soldi e senza un posto dove dormire. Non pago, Siringo ha assunto una pasticca che gli ha dato uno sconosciuto ed è andato alle cozze. Nel frattempo incrocio nel locale, due amici che avevamo conosciuto a Kranj, che si sono sobbarcati duecenti chilometri per seguire anche questa data. Vorrei baciarli sulla bocca, ma temo che possano fraintendere.
A sorpresa, di gruppi che suonano prima di noi ce ne sono due: i Paddy's Allstars, ensemble folk-punk devoto alla musica tradizionale irlandese e i giovanissimi Kayla, punk-band locale. Il nostro live è incredibile: tutti cantano, ballano, esultano come se avessero fatto gol. Un giornalista locale, accorso per "testimoniare l'evento" (?!), ci spiega le ragioni di tanto entusiasmo: "Sono cinque anni che vi aspettano qui in Croazia!" Eh? E ce lo potevano dire prima! Mah, non sappiamo come spiegarcelo, ma i ragazzi del pubblico ci conoscevano bene, chiedevano le canzoni, cantavano i testi, e sapevano a memoria ogni passaggio dei nostri pezzi, tant'è che l'inserimento di una parte aggiuntiva di tastiera della durata di 8 secondi in mezzo a "Belfast brucia negli occhi di Sara" ha destato improvvisa perplessità in alcuni fan! Comunque sia, ci siamo sentiti davvero importanti. E anche un po' imbarazzati...
Il giorno dopo, alle dieci meno un quarto, bussa alla nostra porta un Robert Fistra agguerritissimo, in compagnia di una sua simpatica amica. E' armato di registratorino e determinato ad intervistarci. Il nostro inglese fa schifo di sera quando siamo ubriachi e perdiamo ogni ritegno; di primo mattino, con le rane nello stomaco e il cervello mescolato presumo risulti totalmente inintellegibile. Nel bar di un centro commerciale, di fronte all'ennesimo té dal gusto alieno, si consuma la tragica intervista. Alla fine, grazie ad un colpo di coda di Sarta e la collaborazione confusissima di tutto il collettivo, ce la caviamo dignitosamente, portando a termine l'incombenza. Grazie, Robert! Dopo aver sperperato le ultime kune rimaste in superalcoolici locali, sveniamo nel furgone e ci lasciamo alle spalle le lande croate...
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PADDY'S ALLSTARS (folk-punk, Zagreb) - video-live @ Mochvara
Tra gli amici croati che ci hanno riservato un'accoglienza meravigliosa c'è sicuramente, al primo posto, Dado (qui a fianco), cantante dei Paddy's Allstars, una curiosa formazione di folk-punk con flauti e violini. Il pirata Dado guida la sua ciurma con il carisma di un condottiero d'altri tempi, bottiglia in pugno e sguardo truce!
La musica dei Paddy's è davvero esuberante, con tutti quegli strumenti che suonano gioiosamente assieme e le melodie da festa pagana. Molto divertente!
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[Video]
KAYLA (punk-rock, Zagreb) - video-live @ Mochvara
I Kayla sono un simpatico gruppo per 3/5 al femminile che suona un punk un po' virato indie, che ha sollazzato i nostri padiglioni auricolari. Eva, la cantante, era la barista del Mochvara. La bassista Battack e la chitarrista Miffic (uh, che nomi!) suonano anche nei Paddy's Allstars.
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26/04/08

[Kalashni-tour report - part 2 of 6]
26/4: KRANJ (Slovenja) @ AKD Izbruh
[Puj] Kranj sorge in una piana circondata dalle montagne, vicino a Lubiana. Pioviggina e la cittadina ha un aspetto davvero desolato. Lo studentato che doveva ospitarci è chiuso, completamente deserto e l'atmosfera si carica d'inquietudine. Cerchiamo un posto dove mangiare e troviamo un bar che cucina salsicce slovene ed altre specialità locali. Il menù vegetariano non è il massimo e mi sento come se avessi deglutito del mastice. Kranj intanto sembra una cittadina in agonia, sempre più inespressiva, con tutti i negozi chiusi e qualche passante che ciondola da un bar all'altro. Grazie all'aiuto provvidenziale del proprietario del ristorante riusciamo a metterci in contatto con la direttrice dello studentato, una signorina Rottenmeier tutta sclerata. Quella, ci da le chiavi e poi sparisce lasciandoci soli soletti in quel complesso smisurato e sinistro. Nel pomeriggio ci infiliamo in una bettola di periferia dove si serve esclusivamente birra Lasko e noccioline confezionate. La Lasko comicia ad uscirmi dagli occhi e dalle orecchie.
L'Alternativno Kulturno Drustvo Izbruh, dove suoneremo, un tempo era una piscina pubblica: uh! Oggi è un centro culturale giovanile molto alla buona in mezzo alla boscaglia, di fianco ad un mostruoso centro commerciale. Nella piscina vera e propria c'è un concerto heavy metal di bands locali ma noi, in quanto luridi punx, siamo ospitati nella ben più fetida depandence d.i.y., (forse un tempo lo spogliatoio della piscina!), e ne siamo contenti perché è la solita stanza senza palco, piena di sudore e umanità in cui amiamo suonare. L'atmosfera è strana: nell'aria risuonano raffiche di doppia cassa death-metal, nessuno si preoccupa granché della nostra presenza, la scaletta della serata è avvolta nel mistero. Darci, il giovane incappucciato che ci ha organizzato il concerto, ci dà dei soldi per andarci a mangiare una pizza al centro commerciale. Boh! Tornati, mi accascio su un divanetto lurido in preda al mio tradizionale maldischiena e seguo il concerto dal pavimento. Suona una band indigena, i Najbolsi. Grandi. I successivi Prazne Flase, altra band dei paraggi, intrattengono i pochi presenti con due ore di scassatissimo anarco-punk semi-improvvisato: un suono così sgraziato da poter essere annoverato tra la musica d'avanguardia. Alla fine non sanno più che cosa suonare così sbiascicano riff un po' a caso come fossero in sala prove. Il pubblico è scarso e leggermente nauseato, e noi, guardandoci in faccia, ciscuno con la sua Lasko di ordinanza nella mano e gli occhi stanchi, temiamo di non poter aggiungere molto altro alla serata. E invece.... quando attacchiamo accorrono tutti, si accende un entusiasmo insospettabile, mi passa il maldischiena, tutti ballano e si dimenano come pesci in quell'acquario di fumo e sudore! Confluiscono anche alcuni metallari dalla stanza accanto e ci sono ragazzi sloveni che cantano a squarciagola i testi delle canzoni! I punx ci prendono in ostaggio, così replichiamo la scaletta un paio di volte prima di salutarli. Troviamo calore, un vero tripudio. Wow! Che bello! Tutto è bene quel che finisce bene...


[Video ]
NAJBOLŠI (h.c., Kranj) - video-live @ AKD Izbruh
[Puj] I Najbolsi! Crust velocissimo, rognoso, nessuno del gruppo suona insieme all'altro, una sberla sonora tutta scoordinata! Arrivano, appoggiano a terra una cassa di birra e in fretta e furia partono, come se avessero i minuti contati. Il cantante Miha sembra all'ultimo concerto della sua vita: corre, scalcia, cammina sulle pareti, salta da tutte le parti, beve lasko come un lavandino e sbrana le lattine (performance di cui c'è testimonianza nel video sul myspace del gruppo...). Un quarto d'ora di concerto e, come sono arrivati, lasciano il campo, tra birre rovesciate e lattine squarciate. Miha s'innamora di Milena e a fine concerto l'abbraccia e la bacia furiosamente...

>>> Download NAJBOLSI - VIDEO-LIVE at AKD Izbruh 26/04/08 (.flv)

[Video]
PRAZNE FLAŠE (Punk, Kranj) - video-live @ AKD Izbruh
[Puj] Che dire dei Prazne Flase? Punkabbestia berserker, non precisamente dei musicisti sopraffini, ma di grande attitudine. Incitati da alcuni scalmanati locali, suonano allo sfinimento e si congedano solo quando non sanno più che cosa fare. Anche per loro niente musica registrata e nessuna traccia sul web...

25/04/08

[Kalashni-tour report - part 1 of 6]
25/4: KOMEN (Slovenja) @ Stara Sula
(Parte da qui il resoconto delle sei date che ci siamo ciucciati in giro per Slovenia, Croazia e Francia negli ultimi giorni. Un po' di noi, ma anche un po' di ciò che ci è stato intorno: musica e video da scaricare e succhiare, testimonianze dei luoghi, delle persone e degli umori che abbiamo incontrato in sei intessissimi giorni trascorsi nell'amato circuito d.i.y. europeo. Evviva!).
[Puj] Il furgone è straripante, il traffico è fitto, siamo subito in coda! Milano-Brescia è un'agonia, c'é pure una tizia che ci tampona da dietro. Poi si parte e in un lampo ci risvegliamo in Slovenia. La prima data di questo tour è cambiata decine di volte a causa di sgomberi e fuori programma vari, ma finalmente siamo riusciti ad infilarci in un concerto già organizzato a Komen, appena oltre il confine sloveno.
Il passaggio dall'autostrada italiana alle campagne slave è una liberazione: sentieri che si snodano lungo i rilievi, casupole sparute nella vegetazione, nessun essere umano all'orizzonte. Komen è un paese brumoso e semi deserto: una manciata di casupole tirate sù alla cazzo nella natura selvaggia. L'atmosfera è quella di antiche leggende sui vampiri. O sui licantropi. Nel centro, accanto alla chiesa, sorge un anonimo edifico sul quale troneggia, tutta storta, una scritta al neon: "Paradiso". Sotto, l'entrata di un disco-bar in cui ci infiliamo, non sapendo che altro fare; sembra di essere entrati in un'altra dimensione! Fumo fitto, gente che sbevazza, vociare sloveno-friulano, facce brutte e belle ragazze. Altoparlanti appesi al muro sputacchiano musica qualunquista e demodé, così noi ci scoliamo un paio di
birre Lasko a stomaco vuoto. Al Paradiso si respira l'aria dei bar di quando eravamo bambini, con i flipper, le freccette e l'arredamento in legno!
In serata conosciamo Alan che ci aspetta allo Stara Sula, una scuola occupata nella quale suoneremo. La stanza per i concerti è una grotta cupa senza palco: ciò che preferiamo. La cena è a base di Lasko pivo (motto triestino: "Bevo Lasko finché casco, bevo pivo finché vivo") e zuppa d'aglio (vedi dopo...), una specialità locale che manderà in avaria l'alito dell'intera compagnia. I punx di Komen, ci racconta Alan, sono piuttosto attivi sul versante musicale d.i.y.: tutti gli anni, d'estate, viene organizzato un festival all'aperto con band rovina da tutta europa, proprio davanti alla chiesa, con la benedizione del parroco e numerosi stage-diving dal sagrato.
Orgogliosi della nostra arte vincola, offriamo ad Alan del vino italiano, pensando di incontrare il plauso degli
amici slavi, ma scopriamo che gli sloveni sono devoti unicamente ad un vino loro, aspro e novello che asfalta la bocca e fa crepare lo stomaco. Loro bevono solo quello, con foga disarmante. Col vino ci fanno anche i cocktail, addizionandolo con la coca-cola del discount. Il tasso alcoolico della serata è vertiginoso: tutti gironzolano con un beverone personale di cui vanno fieri, confezionato in bottiglie di plastica: c'è chi beve succo di mela col whiskey, chi una a specie di the al vino che fa tremare i muri. Il nostro rhum e cola portato da Milano impallidisce di fronte alla macabra creatività slovena. Noi preferiamo irrorare i nostri gargarozzi di birra Lasko e seguiamo l'esibizione dei gruppi che ci precedono. Bands dei dintorni: i Vaska Subkultura, i Not Yet e i The Bretones.
Buona parte del pubblico è alla frutta: troppo vino! Sarta, prima di suonare, getta il suo giubbotto su un poveretto accasciato di fianco agli ampli per ripigliarsi dalla sbronza, pensando si tratti di un cumulo di stracci. Quello non fa una piega e resuscita solo mezz'ora dopo per ballare le ultime due canzoni che suoniamo. Un punk sloveno vissuto in Germania per nove anni ci dice che conosceva i Kalashnikov già da un bel po' di tempo perché aveva ascoltato il nostro primo album in cassetta a casa di un amico berlinese, che ha tutti i nostri dischi. Miracoli della distribuzione d.i.y.! E' sempre strano e bello insieme conoscere i retroscena di queste coincidenze meravigliose. Il concerto scivola via senza eccessi di entusiasmo, anche perché buona parte del pubblico non si regge più in piedi. Dopo aver scolato la Lasko della staffa, ci accasciamo dormienti per la notte...

[Video]
THE BRETONES - video-live @ Stara Sula
[Puj] Imperdibili! Sono in tre, suonano cover strumentali dei Ramones con basso, batteria e... cornamusa! L'idea della band è quella di unire il punk-rock alla musica tradizionale bretone, appunto. Blitzkrieg Bop strombazzata da un signore sloveno con la maglietta dei Descendents che zufola in quello strumento musicale dal sapore natalizio è qualcosa che non avrei mai pensato di vedere nella mia vita. Colpo di classe: il microfono appeso con lo scotch sulla tromba della cornamusa, per amplificarne il suono. Il loro primo album è in arrivo. Piva, piva l'olio d'oliva!

>>> Download THE BRETONES - VIDEO LIVE at Stara Sula 25/4/08 [parte 2]

[Video]
VASKA SUBKULTURA - video-live @ Stara Sula
[Puj] I
Vaska Subkultura sono un grezzo gruppo punk rock, dal suono fuori moda. Bene! Purtroppo, come tutti i gruppi della ex-yugoslavia che abbiamo incrociato, nemmeno loro hanno registrato nulla di ufficiale: si vede che da queste parti i gruppi incidono musica per fare un disco solo quando hanno qualcosa di realmente buono da registrare. Beh, giusto! Da noi le bands un giorno si mettono insieme, quello dopo hanno già un demo su myspace. Ah, che nostalgia i tempi in cui gli studi di registrazione andavano a carbone e per incidere un disco dovevi fare un mutuo... Ad ogni modo, qui sotto, un estratto video del live dei Vaska allo Stara Sula di Komen...

>>> Download VASKA SUBKULTURA - VIDEO LIVE at Stara Sula 25/4/08
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[Food, not bombs!]
LA ZUPPA D'AGLIO SLOVENA
[Puj] Ah, che mazzata! Ingredienti e dosi per quattro persone: 6 spicchi d'aglio, un cucchiaio di olio d'oliva, 2 tazze d'acqua, 2 ciuffi di prezzemolo, 1 foglia d'alloro, 2 fette di pane senza sale, un cucchiaio di burro, 2 albumi d'uovo ben montati. Con la parte piatta del coltello schiacciate gli spicchi d'aglio e
fateli appassire (ma non colorire!) con l'olio in una casseruola larga. Aggiungete l'acqua, il prezzemolo pulito e la foglia di alloro. Portate a ebollizione, riducete la fiamma, coprite e fate sobbollire per 40 minuti. Nel frattempo, spalmate il burro sulle fette di pane, tagliatele in 4 parti e fatele tostare in forno a 200 gradi fino a quando saranno ben croccanti e leggermente colorite. Filtrate la zuppa bollente per eliminare aglio, prezzemolo e alloro. Incorporare delicatamente e gradualmente una tazza di zuppa agli albumi, mettete il composto nella casseruola, mescolare e servite immediatamente guarnendo ogni piatto con 2-3 fette di pane tostato. Per una versione hard-core, aggiugeteci fagioli in scatola a piacimento. Addio mondo crudele!

13/04/08

[Free music for punx]
FUCK GEEZ - 7" 45 rpm (Japan 1986)
[Puj] Scarse informazioni sui Fuck Geez, punk-rock giapponese a cavallo tra anni '80 e '90, periodo sfigato per la scena di tutto il mondo tranne che in terra nipponica, ove era un fiorire di musica marcia un po' ovunque. Il nostro culto per la band ebbe origine allorché Sarta tornò a casa con un loro vinile, acquistato in un negozio di dischi usati di Affori, tra capolavori di Nino D'angelo e Raul Casadei. Il fatto di averlo scovato in quel luogo insospettabile avvolse immediatamente il vinile di fascino e mistero. Come era potuto finire lì? Boh! Ad ogni modo, i Fuck Geez ci piacevano perché suonavano, con una certa originalità, kamikaze-rock con furore tutto giappo e gradazione alcoolica esorbitante.
Questo è uno dei loro primi sette pollici: risale al 1986 e fu stampato dalla MCR Company, indie-label di Kyoto, il cui proprietario è proprio Yumikes, voce dei Geez. Kenpai!
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05/04/08

[Free books for punx]
George McKay - Crass 621984 ANOK4U2 [da “Atti insensati di bellezza” (Sheke Ed. 2000)]
[Puj] Esasperanti, contraddittori, intolleranti... dei veri rompipalle! Già nel 1978 i Crass proclamavano: "Il punk é morto!", sputando su Clash e Sex Pistols: "...i nostri colleghi punk non erano altro che dei fantocci: a loro faceva piacere illudersi di derubare le grosse case discografiche, ma nella realtà era la gente a essere derubata. Non aiutavano altri se non se stessi, dando vita a un'altra moda facile". Ed avevano ragione: loro erano vecchi hippie da comune anarchica e di utopie estetizzanti, un po' all'acqua di rose, preconfezionate per gli adolescenti, ne avevano già vissute negli anni '60. Sulla fine del decennio successivo si erano fatti intransigenti, avevano davvero poca voglia di scherzare. A partire dall'aspetto: divisa scura di gusto para-militare. Sobrietà totale, idee chiare. Un mondo in bianco e nero, come le memorabili grafiche dei dischi, come il celeberrimo logo nazi-esoterico: così ambiguo, così potente. Malgrado le apparenze, i Crass si proclamavano pacifisti (anche se alla fine cambiarono un po' opinione sulla questione) e affermavano di “non aver scritto altro che canzoni d’amore”.
Per quanto antipatici ed asociali, i Crass finirono per essere considerati un'icona radical-chic, lanciarono uno stile, brevettarono un design di grande successo, ripreso da centinaia di bands (e non solo). Hanno messo in campo idee strepitose, come la loro "data di scadenza": quando si formarono decisero che si sarebbero sciolti nel 1984. E così fecero. Musicalmente, alternavano marcette punk un po' scassate a momenti di geniale sperimentazione apocalittica. Sono stati, accanto ai Discharge, i massimi teorici del punk-rock paranoico. Si mossero in differenti campi artistici e comunicativi, con unitarietà d'intenti, originalità e autonomia. Furono uno dei pochi gruppi ad incarnare autenticamente il significato del D.I.Y. e dell’autogestione del fatto musicale.
Infine, per noi hanno rappresentato una preziosa fonte di ispirazione, su tutti i fronti. Il perché emerge dal testo scaricabile qui sotto: si tratta del capitolo che George McKay ha dedicato al gruppo inglese nel saggio "Atti insensati di bellezza" (1996, edizione italiana: Shake 2000); ancora una delle migliori cose scritte a riguardo, un sunto ragionato del pensiero crasso.