[Nel maggio del 2015 siamo tornati a suonare nell'ex-Unione Sovietica, ma questa volta con l'intento di evitare accuratamente ogni ovvietà: il tour che abbiamo ordito con lucida follia ci ha portati da San Pietroburgo all'estremo nord, nella penisola di Kola, poi nella repubblica di Sacha-Yakutia, nel misterioso oriente siberiano e infine in Ucraina, paese (tristemente) alla ribalta delle cronache degli ultimi tempi. Abbiamo toccato le propaggini estreme del mondo prima del nulla artico, viaggiato per migliaia di chilometri in mezzo alla tuundra sotto il pallido sole di mezzanotte, abbiamo calpestato i resti dei Mammuth intrappolati nel permafrost, camminato per le strade della città più fredda del mondo, suonato per la comunità anarchica di Kiev, in Ucraina, dove, a causa del vacuo terrorismo dei media, nessuna punk band mette più piede. Se vi interessa scendere nei dettagli, eccovi il consueto resoconto a puntate!]
Capitolo 1:
Venerdì 22 maggio, arrivo a Mosca e partenza per San Pietroburgo.
Sabato 23 maggio, concerto a San Pietroburgo.
"Abbiamo visto la notte, siamo andati in giro fino al mattino!..."
[Kino - Видели ночь (Abbiamo visto la notte) - USSR 1986]
La traversata onirica
“Smoking break!”. Riapriamo gli occhi, ma non siamo sicuri di essere del tutto svegli, perché fuori del finestrino del furgone c'è qualcosa che non dovrebbe esserci: una specie di villaggio degli gnomi con le casette in legno e le tendine colorate. Ogni casetta ha una finestrella e sul davanzale di ogni finestrella c'è un imperioso samovar fumante che avvolge tutto di una coltre onirica. Ma certo: si tratta semplicemente dell'ennesima variante russa del concetto, così banale per noi occidentali, di autogrill, ma che qui assume forme imprevedibili. Sono le cinque o le sei di mattina, il sole è alto e dalle casupole le nonnine con i denti d'oro offrono già tè e pesce secco agli automobilisti. Beh, niente pesce secco stamattina: richiudiamo gli occhi e torniamo a dormire...
Siamo in viaggio da circa dodici ore, diretti a San Pietroburgo. Capitan Denis Siggi Alekseev è come sempre al volante. Lui, le sue smoking break e i suoi piani che funzionano, ma solo dopo essere sembrati a chiunque del tutto folli. Tipo il piano di guidare ininterrottamente tutta la notte per macinare i 750 chilometri che separano Mosca da Pietroburgo, prima data di questo nostro nuovo, epico tour nell'ex-Unione Sovietica.
La partenza di ieri dall'areoporto Šeremet'evo di Mosca però non ha avuto niente di epico: dopo otto secondi ci siamo trovati imbottigliati nel famigerato traffico della capitale, sotto un rovescio torrenziale che filtrava allegramente dalle guarnizioni marce del tettuccio del furgone, uno strepitoso GAZ sovietico non proprio ultimo modello con le ruote posteriori gemellate e due sedili sfondati. San Pietroburgo dista da Mosca, dicevamo, circa 750 chilometri, che, se non si conoscono le strade russe, possono anche sembrare non così proibitivi; invece, se le si conoscono, 750 chilometri diventano una distanza astronomica comodamente percorribile in un paio di eoni.
Dopo aver consumato una frugale cena a base di prodotti del supermercato, caduti in un sonno tormentato sui sedili del furgone, ha preso avvio la traversata onirica, costellata di strane visioni offerte dai finestrini bagnati dalla pioggia; di tanto in tanto, nel dormiveglia, abbiamo intravisto Capitan Alekseev stringere il volante come fossero le redini di un cavallo imbizzarrito e maledire gli dei nella sua personale battaglia contro le statali russe. Introno alle due di notte, la folle corsa verso il nulla si è interrotta: Denis ha parcheggiato il furgone in uno spiazzo buio per una “one hour relax” e ha dormito accovacciato tra il volante e il sedile, per poi risvegliarsi di soprassalto meno di un'ora dopo, infilare le chiavi e riprendere rabbiosamente l'asfalto.
Ed ora eccoci qui, in questo strano posto, a circa centosettanta chilometri dalla meta, che raggiungeremo soltanto alle dieci del mattino. Dopo un viaggio di appena... sedici ore!
Dolce San Pietroburgo, eccoci!
Dopo aver consumato una frugale cena a base di prodotti del supermercato, caduti in un sonno tormentato sui sedili del furgone, ha preso avvio la traversata onirica, costellata di strane visioni offerte dai finestrini bagnati dalla pioggia; di tanto in tanto, nel dormiveglia, abbiamo intravisto Capitan Alekseev stringere il volante come fossero le redini di un cavallo imbizzarrito e maledire gli dei nella sua personale battaglia contro le statali russe. Introno alle due di notte, la folle corsa verso il nulla si è interrotta: Denis ha parcheggiato il furgone in uno spiazzo buio per una “one hour relax” e ha dormito accovacciato tra il volante e il sedile, per poi risvegliarsi di soprassalto meno di un'ora dopo, infilare le chiavi e riprendere rabbiosamente l'asfalto.
Ed ora eccoci qui, in questo strano posto, a circa centosettanta chilometri dalla meta, che raggiungeremo soltanto alle dieci del mattino. Dopo un viaggio di appena... sedici ore!
Dolce San Pietroburgo, eccoci!
I canali, il cielo, l’architettura, i colori… San Pietroburgo ha qualcosa di profondamente diverso dalle altre città sovietiche: è più gentile, più graziosa, più... ma no, è un buco di culo come tanti altri, precisa Denis, prima di scaraventarsi in coma sul materasso dell'ostello. Noi lo seguiamo con disciplina e abnegazione e dormiamo come salme nella bara.
Dopo qualche ora di sonno ristoratore, usciamo a passeggiare quel tanto che basta per trovare un bar ed infilare le gambe sotto ad un tavolo. Quello nel quale entriamo è moderno, e potrebbe essere collocato in qualsiasi città del nord europa, se non fosse per il fatto che da mangiare c’è solo zuppa di funghi e pane all’aglio.
Suonare a san Piteroburgo, per noi amanti del vecchio rock russo, ha un sapore del tutto particolare, che non ha a che fare con l'aglio, bensì col fatto che negli anni ’80 la scena della città, che allora si chiamava Leningrado, è stata la più vivace del periodo sovietico: da Leningrado provenivano i Kino, gli Akvarium, i Televizor, gli Alisa, i Zoopark ed altre band protagoniste della Tusovka, la new-wave russa di quegli anni così tormentati. Anche le prime punk band russe, alla fine degli anni '70, sono comparse a Leningrado, prima che altrove. Oggi tanto è cambiato, e San Pietroburgo, la metropoli russa più accessibile dall'Europa, può realizzare appieno quella sua vocazione cosmopolita che l'ha sempre caratterizzata, tanto che alla Fish Fabrique, dove suoniamo, incontriamo una sacco di amici vecchi e nuovi da ogni parte del paese e del mondo. Naturalmente l’incontro più gradito è quello con Mimì Demon, ex bassista dei Pioggia Nera, volatilizzatosi e ricomparso qui a San Pietroburgo dove si sta costruendo una vita. Ricordiamo tutti con affetto la prima volta che abbiamo incontrato il russo Dimitri, con i capelli rosa al Drazdamir di Ferrara, una decina abbondante di anni fa. Ce lo ricordiamo perchè ci sorprese il fatto, che anziché suonare avesse ballato tutto il tempo sul palco senza emettere una nota. Mimì, ti vogliamo bene!
Suonare a san Piteroburgo, per noi amanti del vecchio rock russo, ha un sapore del tutto particolare, che non ha a che fare con l'aglio, bensì col fatto che negli anni ’80 la scena della città, che allora si chiamava Leningrado, è stata la più vivace del periodo sovietico: da Leningrado provenivano i Kino, gli Akvarium, i Televizor, gli Alisa, i Zoopark ed altre band protagoniste della Tusovka, la new-wave russa di quegli anni così tormentati. Anche le prime punk band russe, alla fine degli anni '70, sono comparse a Leningrado, prima che altrove. Oggi tanto è cambiato, e San Pietroburgo, la metropoli russa più accessibile dall'Europa, può realizzare appieno quella sua vocazione cosmopolita che l'ha sempre caratterizzata, tanto che alla Fish Fabrique, dove suoniamo, incontriamo una sacco di amici vecchi e nuovi da ogni parte del paese e del mondo. Naturalmente l’incontro più gradito è quello con Mimì Demon, ex bassista dei Pioggia Nera, volatilizzatosi e ricomparso qui a San Pietroburgo dove si sta costruendo una vita. Ricordiamo tutti con affetto la prima volta che abbiamo incontrato il russo Dimitri, con i capelli rosa al Drazdamir di Ferrara, una decina abbondante di anni fa. Ce lo ricordiamo perchè ci sorprese il fatto, che anziché suonare avesse ballato tutto il tempo sul palco senza emettere una nota. Mimì, ti vogliamo bene!
Si entra in azione
Ad aprire il concerto alla Fish Fabrique ci pensano gli Ankylym di San Pietroburgo. Tutti e tutte noi attendiamo la loro esibizione con gioia perchè gli Ankylym sono un gran gruppo, che apprezziamo da anni: formalmente fanno punk h.c., ma con strumenti per metà rock (basso e batteria) e per metà legati alla musica tradizionale russa, ovvero fisarmonica e balalaika! La band è famosa per le cover dei classici del punk e del metal del passato, come “Nazi punks fuck off” dei Dead Kennedys e “Comes as you are” dei Nirvana: il loro ultimo album non delude in questo senso, perché contiene una magistrale cover di Refuse/Resist dei Sepultura, con mandolino crunch e fisarmonica death metal! Il loro set si conclude trionfalmente con la tittle track del disco, “Smert” (morte) che dura... 3 secondi.
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[Videoclip live degli Ankylum: come si fa a non amarli?]
[Suzy Sabotage e i Masquerade al telegiornale della tv di stato finlandese]
I Masquerade sono la copia carbone dei gruppi dark-punk degli anni '80: non c’è nessun dettaglio, né nel look né nel sound, che faccia suppore provengano dal 2015. Suzy sembra Siouxie: nella voce, nelle movenze, nel guardaroba e... anche nel nome, in effetti.
E infine tocca a noi!
A fine concerto brindiamo nel backstage con un tale che conosciamo da cinque minuti, ma che i vapori dell'alcol hanno già trasformato in un vecchio amico che non vediamo da decenni. Il tale festeggia il compleanno e ha portato sott’aceti fatti in casa e alcune bottiglie di chacha artigianale, che sembrano quelle della soluzione fisiologica. La chacha è una specie di grappa tipica della Georgia, un digestivo amabile che sfiora i 50 gradi e scartavetra l'esofago. In Gerogia sono talmente fieri del loro liquore locale da aver costruito nella cittadina di Batumi, una specie di santuario ad esso dedicato e al cui interno c'è una fontanella che, per dieci minuti al giorno, eroga gratuitamente fresca chacha ai passanti... Ad ogni modo, quando un russo (peggio se di origini georgiane) è in vena di festeggiare non ce n’è più per nessuno, quindi ci sottomettiamo umilmente al suo volere. Chi, prende con più entusiasmo e impegno il brindisi è però il chitarrista dei Masquerade, che, travolto da un raptus, tracanna con violenza immotivata un’intera bottiglia di chacha; naturalmente, dopo essersi riempito di birra al mango e pessimo vino russo, per tutta la sera. Risultato: verrà trascinato fuori come un sacco della spazzatura dai suoi compagni di gruppo, sotto lo sguardo sgomento di Suzi: lo aspetta un viaggio in treno notturno fino a Mosca, dove l’indomani i Masquerade si esibiranno. Noi osserviamo la scena come fossimo al cinema, masticando pop-corn e sorseggiando una bibita. Benchè il bassista e il batterista ci abbiano provato con impegno, non c'è stato verso di mantenere eretto il corpo del chitarrista, ridotto ormai allo stato semi-liquido, e quindi hanno deciso di tirarlo da un braccio facendolo strisciare sul pavimento. Il Nonno, solcato da un moto di pietà, scuote la testa ed esclama:“Ehi voi, bruti! Si tratta pur sempre di un essere umano!...”.
Feddy Lavrov detto Behemoth |
Recentemente, è circolata in internet una clamorosa notizia circa un presunto legame tra i Sex Pistols e il governo dell'Unione Sovietica ai tempi della Guerra Fredda: un ex-agente del KGB avrebbe dichiarato che la nota punk-band fu, in quegli anni, finanziata dall'Urss con lo scopo di destabilizzare la società capitalista e provocare una rivoluzione. I Sex Pistols, ma anche altre punk-band della prima ondata, avrebbero ricevuto aiuti economici e supporto logistico da agenti del KGB per diffondere decadenza, malcontento e droga tra i giovani occidentali.
Chi conosce anche superficialmente la storia dell'Unione Sovietica ed in particolare della disgraziata epoca brezneviana, nella quale i fatti si sarebbero svolti, capisce al volo che si tratta di una bufala: folle pensare che gli organi governativi della Russia comunista abbiano avuto un tale acume e tempismo da ordire un piano così sottile, e tra l'altro lievemente demenziale (anche se quest'ultimo aspetto potrebbe avvalorare la notizia...). Il punk in Russia, alla fine degli anni '70, non è stato capito tanto bene nemmeno dai giovani, figuriamoci dai vecchi burocrati del partito!
Diciamo che per alcuni anni il punk-rock nell'Urss è stato un genere drasticamente undergorund, piuttosto bistrattato, praticato da pochi pionieri, folgorati da sporadici e fugaci contatti con la sottocultura dei paesi capitalisti.
Qual'è stata la prima punk band russa? Forse gli Автоматические Удовлетворители (Soddisfatori Automatici) di Andrey Panov, detto il Suino, ma non tutti concordano con questa affermazione. Sappiamo però con certezza quale è stata la prima anarcopunk band dell'Unione Sovietica: i leggendari Отдел Самоискоренения di San Pietroburgo! Avevano testi contro il sistema e utilizzavano l'iconografia anarchica; insomma, almeno non si limitavano a sbraitare sconcezze nei microfoni come Panov il Suino. Per questo gli Отдел Самоискоренения (il cui nome suona più o meno come "il dipartimento dell'autosradicamento"), capitanati da Feddy Lavrov detto Behemoth (!) raggiunsero rapidamente i primi posti di una classifica molto speciale, quella del KGB, che subito li insignì del bavaglio. Nel 1982, però, la band fece a tempo a registrare, in segretezza e con mezzi di fortuna, alcune canzoni, che furono distribuite soltanto agli amici più stretti. Poi il silenzio, tanto che solo i punk russi più pazienti e determinati hanno avuto l'opportunità di ascoltare il materiale della band prima del 2013, anno in cui Behemoth ha curato la pubblicazione di una raccolta in cd di tutto il vecchio, mitologico materiale.
Tra i pezzi più noti del gruppo c'è “Военная монархия” (Monarchia militare), che mette Andropov e Reagan sullo stesso piano, dipingendoli come comuni criminali. Un classico attacco al potere in stile anarcopunk: l'anarchia e il pensiero libertario forse però c'entrano relativamente nella poetica della band, perché in Unione Sovietica, negli anni surreali di Andropov, era in fondo un fatto molto comune quello di prendere in giro i governanti con stotrielle fataliste e barzellette ricolme di rassegnazione. In fondo l'anarcopunk si inserisce perfettametne nel solco di questa tradizione popolare dell'Urss!...
>>> Listen Отдел Самоискоренения anthology (1981-1984) via bandcamp!
Отдел Самоискоренения (1981) |