26/02/08

[Free books for punx]
Camillo Berneri – Gli eroi guerreschi come grandi criminali (Ed. Archivio Famiglia Berneri 1987)
[Puj] Io per rilassarmi solitamente leggo vecchi opuscoli anacronistici. Questo, a firma di Camillo Berneri, filosofo anarchico anti-fascista, morto in Spagna durante la guerra civile, è anche ricco di spunti interessanti e pure attuali. Il libretto raccoglie alcuni articoli redatti tra il ‘25 e il ‘29 quando Berneri, in fuga dall’Italia fascista, si era rifugiato in Francia. L’autore si scaglia contro il mito dell'eroismo del soldato, linfa vitale di tutta la propaganda patriottica e guerresca tanto di moda all’epoca, smontandolo pezzo per pezzo. Sono le miserie della guerra a fare da sfondo alle gesta altrettanto miserabili (e tutt’altro che coraggiose!) dei soldati. Vittime (come nelle guerre dell’epoca di Berneri, quando “milioni di uomini sono andati a morire per non avere il coraggio della ribellione, sono andati ad uccidere nella speranza di non essere uccisi”) o mercenari (come nelle nostre attuali guerre), i soldati non rispecchiano nessun ideale eroico e romantico: sono soltanto gli attori di un macabro e mal scritto copione.
La tecnologia bellica ha reso sempre più disumano l'assassinio in guerra: oggi si uccide a distanza, premendo pulsanti come in un videogioco. Che eroismo! che coraggio! Malgrado tutto si continua imperterriti a celebrare i caduti come eroi della patria, con attonito cordoglio (come se fosse cosa eccezionale che in guerra si muoia). Ma sappiamo bene che la commemorazione dei caduti altro non è che il tentativo di ripulire le luride coscienze di chi ha consegnato alla morte i propri soldati! La mitizzazione delle gesta dei militari, nella nostra cultura, non corre più sulla linea dell'eroismo, bensì su quella, allo stato attuale più di moda, del servizio e del sacrificio: al giorno d'oggi, d'altronde, non si fanno più guerre, ma "missioni di pace", non si uccide il nemico, ma gli si "porta la democrazia", (tipo un regalo quando si va a cena in casa di un amico); fermiamoci a pensare seriamente quanto ridicola, ideologica, propagandistica e bugiarda sia questa terminologia dal sapore evangelico; nella nostra epoca, la mitologia della guerra è ancora più mistificante e sleale di quanto non fosse ai tempi di Berneri, quando faceva rima con gesta clamorose, supremazia, vittoria... oggi si è toccato il fondo: si dipingono i soldati come preti missionari e la guerra come atto morale di carità e giustizia. Merda, schifo!
Al coraggio militare, Berneri contrappone quello civile. Il vero eroismo, dice Camillo, sta “nel non subire la legge della menzogna trionfante, nel non fare eco con la nostra anima agli stupidi applausi e alle fanatiche derisioni”. Insomma, nel non fare massa, nel ribellarsi all’ideologico quotidiano e allo squallore qualunquista che ci attanaglia. Bah… in effetti non vedo molto altre possibilità di eroismo nella nostra fottuta, omologata società di merda. E, comunque sia, almeno nella dissidenza è rimasta un po’ di poesia…

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TOXIC REASONS – War Hero (7” - U.s.a. 1980)
Da sommelier rovina h.c., raccomando di abbinare alla lettura dell'opuscolo anti-eroico del Berneri un classico minore del proto-h.c. americano: War hero, primo sbilenco quarantacinque giri dei Toxic Reasons. Il testo: “Non voglio essere un eroe di guerra / non voglio un film su di me / non voglio essere un eroe di guerra / solo scappar via dalla pazzia che vedo. Diecimila morti al fenolo / accade ogni giorno, ancora, e continua… / Io non voglio stare in prima linea / non voglio distruggere un’altra razza. Mi indottrinavi quand’ero bambino / mi insegnavi ad uccidere per il loro governo-giocattolo / ora i G.I. sono stati tutti ammazzati / e il mio migliore amico non ha più la testa". A (semi)classic of anti-hero punk rock!

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20/02/08

[Free books for punx]
Riccardo D'Este - Malattia e società capitalista neomoderna (Ed.Porfido, Torino 2007)
[Puj] Il sistema in cui siamo immersi fino al collo è un ingranaggio fatale ben oliato, del quale siamo, nostro malgrado, rotelle e bulloni. Quando un pezzo della macchina si guasta va riparato e rimesso al più presto in funzione; la medicina, i dottori e gli ospedali servono a questo: ripristinare rapidamente stati di efficienza (salute?) attraverso il bombardamento farmacologico. Il lavoro chiama, non possiamo permetterci di "perdere tempo" (ancora una volta, risulta evidente quanto "il tempo dell'uomo sia scandito dal tempo del capitale"!). La medicina moderna è strumento di controllo sulla popolazione e luogo di potere per chi ne è titolare; essa mira alla sopravvivenza delle persone: non alla qualità della loro vita, bensì alla sua mera quantità ("meglio una fine nell'abisso, che un abisso senza fine!"). La ricerca medica è il markenting della medicina, è la forza della sua propaganda nella misura in cui offre illusioni e speranze (che si rivelano spesso vane).
La medicina moderna, inoltre, ha diffuso tra la gente la convinzione che la malattia sia uno stato di disgrazia estrema e fatale, dal quale non è possibile uscire se non assumendo le pastiglie prodotte dalle industrie farmaceutiche e prescritte dai simpatici omini in camice bianco del sistema sanitario nazionale, contribuendo all'idea (che tutti inconsciamente abbiamo) che per star bene sia necessario assumere qualcosa. Nessuno sospetta più che alle malattie il corpo umano possa autonomamente porre rimedio, "guarendo da solo", dato che la malattia è proprio segno di una reazione, di un'autodifesa. A questo proposito, dovrebbe farci riflettere il fatto che la "peste del XX secolo", la malattia in qualche modo simbolo della nostra modernità, l'A.I.D.S., non sia una vera e propria malattia bensì "la possibilità di tutte le malattie" determinata proprio dal crollo del sistema immunitario.
La diffusione del "retro-virus" HIV ha avuto un effetto esplosivo sull'immaginario borghese, non ha fatto altro che alimentare una cultura retrogada e capovolta, quella cultura meschina che osserva il mondo dai filtri del qualunquismo e della paura, da dietro le porte socchiuse, dal mezzo del branco. L'aids è stata l'ennesima occasione per demonizzare le condotte anomale, non conformi, deviate: l'omosessualità, il libertinismo, la tossicodipendenza, la prostituzione... avvalorando i pregiudizi irrazionali del (non)senso comune, ammantati di valenze religiose dal sapore medievale (...i peccatori! gli appestati! gli untori!...), liberando l'attuale assetto sociale da ogni responsabilità di sorta.

Questi ed altri i temi trattati nell'opuscolo "Malattia e società capitalista neomoderna" pubblicato dal Centro di Documentazione "Porfido" di Torino, che include alcuni scritti redatti tra il '92 e il '94 da Riccardo d'Este. Questioni delicate trattate con spirito tranchant e critica feroce, spunti che contribuiscono ad alimentare una riflessione, l'ennesima, sulla mediocrità dell'esistente.

>>> Download "Malattia e società capitalista neo-moderna" (.pdf - 11 mb.)

[Free music for punx]
MUDHONEY - Touch me, I'm sick! (7" - U.s.a. 1988)
"Ooh! Wow! Ooh! Mi sento male, ma mi sono sentito anche peggio / Sono alla deriva, sono un mentecatto / Avanti, toccami, sono malato ! / Wow! Volevo vivere a lungo ed ora sono pieno di marciume / Ti sto dando, ragazza, tutto quello che ho / Toccami, sono malato, sì, sono malato / Avanti, bambina, ora vieni con me / e se tu non vieni / e se tu non vieni / e se tu non vieni... / morirai da sola. / Wow! Ooh! / Sono malato, non mi interessa / farò in modo che tu mi ami fino al giorno in cui morirai / Avanti, toccami, sono malato / Aaahh, fottimi, sono malato / Avanti, bambina, vieni con me / e se tu non vieni / e se tu non vieni / e se tu non vieni... / morirai da sola...".
Capolavoro di punk-rock infetto.

18/02/08

[We talk about...]
Repression!
Piuttosto morire / che vivere servi ! / Quando le libere bandiere / si spiegano / che gran dolore / stare in fondo / ad una cella / senza potersi battere / in campo aperto.
[Ho-chi-Minh, Lontano dalla lotta da "Poesie dal carcere" 193?]
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[Puj] Ah, la mia poesia di Ho-Chi-Minh preferita! Si tratta di uno dei numerosi componimenti in versi a firma di Zio Ho, redatto al gabbio cinese, quando la polizia britannica, nel 1931, lo acciuffò ad Hong Kong. Curiosità: a Milano, una targa nelle vicinanze di Paolo Sarpi/Chinatown, ricorda che zio Ho, "durante le sue missioni internazionali in difesa della libertà dei popoli", soggiornò anche nella nostra cara città natìa, in un condominio di via Pasubio. Uh-u!
La poesiola del simpaticissimo dittatore viet-namita (attualmente mummificato), è l'occasione per parlare di carceri e repressione... In cantiere, infatti, per i loschi tipi (ovvero le varie personalità del Barbetti, tutte losche...) di Toscana Anarcopunk (Un'isola nel caos...) una compilation benefit pro Cassa Anarchici Inquisiti. Chi voglia farne parte contatti chi di dovere: attaccoanarcopunk@hotmail.it.
[ENG] Toscana Anarcopunk distro is looking for bands to release a compilation against jail and repression; part of the amount of money we'll get from the selling will be benefit to A.B.C. If your band is interested to get part of this comp with a song about repression, police brutality and jails.... contacts Adri at: attaccoanarcopunk@hotmail.it. Ulteriori info sul progetto e ciò che gli ruota attorno su/more infos at: Morirecontro.splinder.com.
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[Nota: il fumetto qui a fianco è opera del caro Sapilla, amico greco, e pubblicato originariamente sul numero 5 dell'omonima comic-zine. La traduzione in italiano è dello stesso Sapi, per questo è un po' scassata. Ho deciso di lasciarla così perché è più divertente. Cliccare sull'immagine per ingrandirla/click on thumb to enlarge!].

12/02/08

[Free books for punx]
IL SESSO TRA GLI ZOMBIE di Arthur Evans
[Sarta] Andare ai concerti rovina hc è sempre bello: se il gruppo che suona ti stufa, puoi sempre scartabellare tra i banchetti alla ricerca di misconosciuti capolavori di controcultura, riesumati da qualche pazzo archeologo DIY. Dato il titolo meraviglioso, il libretto che troneggia qui a fianco non ha potuto che attirare la mia attenzione, salutandomi con la manina da una bancarella del CSOA Boccaccio, mentre attendevo il concertazzo dei grandi Pioggia Nera. Il Sesso tra gli Zombie è uno scritto un po' sociologico, un po' politico, riccamente intriso di poesia primitivista e anti-tecnologica! L'autore, Arthur Evans, che presumo sia ancora vivo, è il fondatore del Gay Activists Alliance. Il buon Arthur ci parla del allontanamento di noi uomini contemporanei dalla condizione di vita naturale, fatto che viene considerato positivo dalla propaganda della moderna società industriale: "L'industrialesimo continua a insegnare che gli esseri umani sono superiori agli animali e che la civiltà consiste nell'allontanarci il più possibile dalla nostra natura animale". Uh! Da qui in poi, vengono analizzati alcuni aspetti chiave della vita contemporanea all'interno del Sistema, che mira al controllo completo degli individui. Tra questi, non poteva mancare il lavoro: oggi gli uomini sono spinti a "lavorare molte più ore rispetto alle persone delle culture native e il lavoro industriale è molto meno interessante: i lavoratori industriali sono tenuti al loro posto attraverso la dipendenza dal denaro". E, infine, il sesso: "non riusciamo a vedere che la completa oggettificazione del nostro ambiente e della natura è un effetto diretto del sistema di potere industriale. Se nel corso della nostra vita siamo stati condizionati in modo da oggettificare ogni cosa, come non possiamo oggettificare le persone che ci eccitano sessualmente?".
Finisco citando l'epilogo, un concentrato di pura poesia mistico-visionaria: "Il deserto industriale è giunto fino a noi dal passato. E' stato il parto di oltre duemila anni di dominio patriarcale. Ha rovinato il nostro lavoro, l'arte, l'ambiente e le nostre esistenze emotive e sessuali. Ci è costato il senso magico della vita. Se mai stiamo risorgendo dalla morte, dobbiamo fare molto di più che affidare il nostro destino nelle mani dello Stato, dei partiti e della tecnologia - che sono tutti quanti semplici sostegni dell'industrialesimo. Dobbiamo spillare le energie salvifiche che giacciono sopite in noi stessi e nella natura. E questo vuol dire che dovremo chiamare a raccolta i poteri che non sono più stati conosciuti dai giorni degli sciamani". Non dico altro, sono commosso.

>>> Download "Il sesso tra gli zombie" (.pdf - 4 mb.)

07/02/08

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LES 7 PIEDS SALES (Anarco-folk from France)
[Puj] Avevamo appena chiuso il nostro live in uno squat di Saint-Etienne, Francia, quando un selvaggio scalzo, con la barba inzaccherata e la chioma che più incolta non si può, ci avvicinò per donarci il cd-r ultra-d.i.y. della sua band. L'aspetto del disco risultò in piena armonia con l'uomo delle caverne che ce lo regalò, un selvatico catapultato per sbaglio nella nostra modernità tecnologica e cibernetica: custodia di cartone incollato, copertina fatta con uno stampino autoprodotto e grafica drasticamente naif. Il nome della band, inequivocabile: "Les 7 Pieds Sales", ovvero: i sette piedi sporchi. Sull'etichetta del cd si legge: "Fanculo alle majors e viva l'anarchia. Siete liberi di rubare, regalare, scambiare e far circolare questo cd". Dentro ci trovammo una musica spassosa, anarco-folk campagnolo e fuori dal tempo, cantato in francese e dagli evidenti contenuti libertari: ottimo per sbronze casalinghe con gli amici.
Mi sorprese notare che l'unico contatto del gruppo inserito nel disco fosse, solo ed incredibilmente, un numero di telefono fisso. Soltanto un recapito telefonico? Nell'era di myspace, dei blog e della posta elettronica? Uh! Come nei dischi di quando eravamo ragazzini, quando internet era fantascienza e i francobolli si leccavano! Una scelta apparentemente stramba come questa può racchiudere però un significato ben preciso, non genericamente anti-tecnologico, luddista o banalmente nostalgico; un significato che va ricercato nel rifiuto consapevole dei rapporti mediati, sintetici ed alienati tipici dei tempi odierni, nei quali la comunicazione tra le persone, sempre più spesso, si consuma a debita distanza, nascosti dietro gli schermi dei computer, attraverso strumenti sempre più asettici ed incapaci di trasferire anche solo qualche frammento della vitalità, della personalità e dell'umanità dei rispettivi interlocutori; grazie ad internet è diventato facile entrare in contatto con tante, tantissime persone, ma quello che noi chiamiamo "amicizia" è ben altro che uno scambio di parole via chat, un add sulla pagina myspace (tizio ha 1267 amici... eh?), o l'essersi scritti un paio di e-mail. Il contatto fisico, il suono della voce, il linguaggio non verbale, la condivisione delle situazioni, incontrarsi, vedersi, parlarsi, bersi qualcosa assieme, oppure, anche solo farsi una chiacchierata al buon vecchio telefono... tutto ciò crea un autentico rapporto umano! Il fatto di obbligare il tuo interlocutore ad utilizzare un mezzo di comunicazione ove perlomeno si è costretti a parlarsi in presenza uno dell'altro, è un messaggio chiaro ed inequivocabile che rivolgi al fruitore della tua musica. Fatto sta che, malgrado queste mie belle parole, al simpatico amico di Saint-Etienne, privo di recapiti internet e telematici, non telefonai mai naturalmente! Perché in fondo anch'io come tutti sono vittima della pigrizia comunicativa dei tempi che corrono e, aldià delle ovvie barriere linguistiche, il fatto di non potergli scrivere la classica e-mail mi fece desistere immediatamente dall'entrarci in conttatto, benché mi avrebbe fatto piacere comunicargli che il disco mi era piaciuto, come è mia abitudine in questi casi. Beh, che vogliamo farci? Alla fine, siamo tutti schiavi del sistema!

LE 7 PIEDS SALES - cd-r (D.i.y. 200?)
Tracklist: 1. Les sept pieds sales [5:22] 2. On n'est pas des bandits [5:11] 3. Les cons [4:26] 4. Gustave [5:00] 5. Hexagone [5:07] 6. Tous pareils [5:15].