27/09/06

[Live report]
5 agosto 06 @ J.U.Z. (Bingen – Germania)
KALASHNIKOV (I) + ESTRELLA NEGRA (D)

A Bingen, letteralmente, sbarcammo. Nel senso che ci arrivammo a bordo di una chiatta guadando il Reno, in compagnia dei nostri amici TomFlex, Sonja e Frank. TomFlex è il papà di tutti i punx della regione, è alto due metri, suona in una chaos-band di nome BILDungslucke; Sonja è la sua ragazza, è incantevole, anche se apre le bottiglie di birra con i denti; Frank, infine, è un simpatico tedesco che cucina molto bene e ride sempre. Non dimenticheremo mai questo romantico trio che ci accompagnò nel nostro ultimo tour in Germania: si presero cura di noi con dedizione commovente! Tom è un insospettabile fan dei Kalashnikov (dietro a quel lurido giubbotto borchiato allora si nasconde un cuore!); lo conoscemmo l’anno precedente quando, per la festa del suo trentaseiesimo compleanno ci invitò a suonare a Mainz, poco distante da Bingen (fu un concerto delirante: suonammo davanti a duecento punkabbestia, chiusi in una forno crematorio). Sonja è una biondissima tedesca con gli occhi di ghiaccio e la scritta “Spass” (spasso) tatuata sulle nocche. Insieme fanno una coppia da romanzo pulp. La giornata non era iniziata un granché bene: dovevamo ripulire la fiancata del furgone dal vomito di Ghallonz (risalente alla sera prima). Una volta espletata questa abominevole incombenza, la situazione migliorò. Quel pomeriggio, Tom insistette per portarci in un paesino sul Reno, tremendo luogo di sollazzo per tedeschi anziani, che lui riteneva essere very funny. Fu in effetti molto funny vedere un gigante con due creste colorate farsi strada lungo una folla di decrepiti turisti da comitiva nelle vie zuccherose di quella località di marzapane. Una specie di San Marino delle favole, con negozi di souvenir demenziali! Baffuti musicisti da piano bar, addobbati alla bavarese, con l’inconfondibile taglio di capelli germanico (corto davanti/lungo dietro), ci intrattennero mentre sorseggiavamo litri di vinello tedesco.
La sera prendemmo il traghetto per raggiungere l’altra sponda del fiume, sulla quale sorge Bingen. Lo
J.U.Z. (in Germania, “juz” è più o meno come dire “centro sociale”) si staglia lungo la riva, oltre la ferrovia, sopra una leggera altura: che posto incantevole! Il tramonto lo rese ancora più suggestivo. Mentre tracannavo una birra sgasata in attesa di mangiare, osservavo il panorama: il fiume placido, gli alberi scossi dal vento, il sole che scompare dietro le alture, i plotoni di zombie ubriachi con la cresta colorata che si fanno innanzi scalando la collina... ah, che bello.
Poi, interrompendo l’incanto, qualcuno mi chiamò: era ora di cena! Gnam, gnam!

[Food, not bombs!]
BRETZEL CON SALSA AL FORMAGGIO DI VALLE DI RENO
[Annalisa] Dopo il Knodel... il Bretzel! Altrà amenità tedesca, è un biscottone salato un po’ stopposo. Gli chef chaos-punk di Bingen lo hanno servito accompagnato da una saporita salsa al formaggio, temibile specialità della zona. La ricetta è vegetariana, ma non vegana, in quanto, come avrete capito, contiene latticini.
Ingredienti per la preparazione del Bretzel: una bustina di lievito attivo e secco, un bicchiere e mezzo di acqua calda, quattro bicchieri di farina, un cucchiaino di sale, uno di zucchero, sale grosso, latte.

In una ciotola, sciogli il lievito nell’acqua calda; aggiungi il sale fino, lo zucchero e la farina. Lavora l’impasto fino ad ottenere un composto omogeneo (ci vorranno circa 8 minuti). Copri la terrina con uno strofinaccio e fai lievitare l’impasto finché non diventa il doppio di prima. Stendi l’impasto col mattarello; taglialo in piccoli pezzi, fanne dei biscioni di circa 30 cm., incrocia le estremità (se non hai mai visto un bretzel, osserva la foto qui a fianco!); metti i tuoi serpentoni arrotolati su un foglio di carta da forno unto, spennellali di latte (o uovo) e cospargili col sale grosso. Lasciali lievitare finché non assumono un aspetto gradevole, inforna a 220 gradi per 15 minuti. Intanto che aspetti che i Bretzel cuociano, prendi 225 g.di formaggio (gruviera o fontina), 80 g. di burro, 2 cucchiai di brandy e un po’ di pepe. Frulla tutto finché non ottieni una crema degna di tale nome. Togli i bretzel dal forno e annegali nella crema al formaggio. Guten Appetit!

[Puj – continua] Tom ci disse che sarebbe stata una bella serata dato che i punx della zona si sarebbero tutti riversati al concerto. D’altronde, sottolineò, a Bingen e dintorni “non c’è un cazzo da fare”. Il concerto fu realmente frizzante, con la sala piena di freaks e punx che sballonzolavano fuori ritmo ed avidi succhiavano la birra dalle bottiglie. Aprirono gli Estrella Negra, giovani abbestia con buone idee sulla musica. Si ballò fino a tarda notte, fummo presi in ostaggio dagli indigeni e restammo sul palco per ore. Ne fummo davvero felici, anche se, dopo giorni di rovina h.c. totale, non ci reggevamo più in piedi. Finito il concerto, tornammo alla base, la cittadina di Wiesbaden: Tom, Sonja e Frank vollero festeggiare l’ultima sera insieme, con nuove cascate di birra e Jegermeister (in quella regione l’amaro da matusa che noi tutti odiamo è considerato una fresca bevanda per giovani contro il sistema). Ci recammo al solito Kebab all’angolo aperto tutta la notte. Tom ci insegnò una parola tedesca che indica un concetto non facilemente traducibile nella nostra lingua: gemutlichkeit. “Star bene insieme”, ma con un senso di comodità, condivisione e amicizia tutto particolare. Che per i tedeschi significa bevendo tantissima birra e Jegermeister, credo. Comunque sia (e a parte gli scherzi), una parola davvero appropriata per indicare l’ospitalità che ci dimostrarono i nostri tre indimenticabili amici. Gemutlichkeit? Gemutlichkeit!
Quella volta andai a dormire alle 5 del mattino; sognai che quattro ore dopo avrei dovuto prendere il furgone e guidare per 700 chilometri verso Milano. La realtà si discostava solo in parte dal sogno, ma con una differenza sostanziale: a guidare avrebbe pensato Jonny, il nostro disumano driver, che si bevve Wiesbaden-Milano in un sol sorso, ruttando sonoramente al casello d’arrivo. Ma noi, nel frattempo, spalmati sui sedili del furgone come sottilette sudate, eravamo rapidamente ripiombati nel mondo dei sogni abbandonato poc’anzi, tutti contenti e soddisfatti per quest’ennesima esperienza di rovina targata Kalashnikov collective. Yaaaaaaaaa!
°

12/09/06

[Live report]
15 maggio 05 @ K.T.S. squat (Freiburg – Germania)
KALASHNIKOV (I) + THE AUDIENCE (D) + KATZENSTREIK (D) + AM THAN (D)

[Puj] La nostra trasferta a Friburgo fu molto divertente. L’amico Ingo del centro occupato autogestito K.T.S. ci invitò a partecipare ad un soli-party per uno squat di Bendung, in Indonesia. L’incasso della serata sarebbe stato devoluto a favore dei punx indonesiani: una somma di euro anche modesta, tradotta nella valuta locale sarebbe risultata ben più che una cifra simbolica. I compagni tedeschi ci hanno insegnato un modo intelligente ed innovativo di fare solidarietà all’interno della scena globale.
Situata ai bordi di ciò che resta della Foresta Nera, non troppo distante dalla Svizzera né dalla Francia, Freiburg-am-Breisgau, oltre ad essere una vivace cittadina universitaria con una popolazione di 28.000 studenti, vanta anche il titolo di capitale ecologica della Germania grazie ad un rarissimo esempio di amministrazione comunale illuminata che si è posta quale priorità la tutela dell’ambiente: una vasta fetta del centro è chiusa alla circolazione automobilistica, la città è dotata di numerose piste ciclabili, entro il perimetro urbano non si possono superare i 30 km/h... Anche e soprattutto per questo Friburgo è molto vivibile e graziosa. La consiglio ai punx che vogliano trascorrere un romantico week-end! Pare, infine, che nella regione circostante si produca dell’ottimo vino; dal canto nostro si è preferita la birra: tanta, annacquata e non precisamente fredda, come piace in Germania. Come si sà ogni città/regione tedesca è fiera di possedere un proprio birrificio e nessun autoctono beve altra birra che quella prodotta localmente. Friburgo non fa eccezione: qui c’è la Rothaus pils, sulla cui etichetta troneggia un’incantevole signorina che porge non uno, bensì due boccali di birra schiumosa!
Il K.T.S. sorge in un edificio occupato poco fuori dal centro, in cima ad una collinetta. Sopraggiungemmo nel bel mezzo dei preparativi per una manifestazione antifascista che si sarebbe tenuta il giorno successivo; mi ricordo che alcuni freaks si presentarono nel piazzale alla guida di un automezzo gigantesco, a metà strada tra un camper ed un carro armato, tipico mix di fantasia e di gusto germanici: un camion militare della II guerra mondiale sopra al quale era stata “incollata” una vecchia roulotte! Aaaaaargh!
Quella sera suonammo con i The Audience di Norimberga (emo-rock con hammond vintage molto cool; giovanissima età, grande coesione ed incredibile precisione esecutiva! Sarta, che ci aveva dato dentro con la Rothaus pils, chiacchierò a lungo di papa Ratzinger col barbuto cantante, anch’egli molto provato dalla bionda bevanda. I due non si capirono granché, ma risero moltissimo), i KatzenStreik di Francoforte (emo-core adulto e progressivo) e, a chiudere, Am Thawn (post-rock). Noi, allegrissimi e spensierati, suonammo una buona rovina h.c. al pomodoro. Milena rimorchiò un motociclista tedesco in pelle nera. Come sempre accade in Germania, l’ospitalità fu davvero calorosa (lattine alzate per brindare alle ragazze e ai ragazzi del KTS!), con birra e cibo in quantità. A proposito! Ecco cosa si cucinò quella sera...

[Food, not bombs!]
KNODEL DOPPIO SUGO (con brodo di funghi e crema bortsch)
[Annalisa] Il knodel! Tipica pietanza austriaca, ma molto diffusa anche nella Germania meridionale, il Knodel è un uno gnocco gigante fatto col pane secco e la farina. La ricetta in questione, così come consigliano gli chef chaos-punk di Friburgo, prevede che i knodel, bolliti nel brodo, vadano serviti lisci, poi accompagnati a scelta di ciascuno con uno dei due condimenti, ovvero: il brodo di cottura ai funghi per chi ama i sapori più delicati, un bortsch (specialità russa) per chi ama gusti più esotici, ed in particolare i film horror (il bortsch è una crema di barbabietole che assume l’aspetto di una scodella di sangue...). Naturalmente si tratta di una ricetta vegana, che non prevede cioé ingredienti di origine animale.
Preparazione dei knodel e del brodo di funghi:
in una ciotola impastare 350 g. di mollica di pane secco sbriciolata con 100 g. di margarina morbida; incorporare un quarto di latte di soia tiepido e 100 g. di farina, un mazzetto di prezzemolo tritato, sale, pepe e coriandolo. Lasciar poi riposare l’impasto per 30 minuti. Con le mani umide, impastare gnocchi tondi di circa 5 cm. di diametro. Se l’impasto non funziona, aggiungere latte o farina finché non si ottiene una consistenza ottimale. Cuocere i knodel per 20 minuti in 1 litro e mezzo di brodo vegetale ben caldo, con l’aggiunta di funghi a fettine.
Preparazione della crema bortsch:
Pelare 3 barbabietole crude e tagliarle a dadini; raschiare 250 g. di carote e tagliarle anch’esse a dadini. Sbucciare e affettare due cipolle e due coste di sedano. In una pentola, fondere 50 g. di margarina e mettere le verdure a fiamma moderata, facendole rosolare per 15 minuti, mescolando frequentemente. Aggiungere un litro e mezzo di brodo vegetale e tenere a fiamma bassa per altri 20 minuti. Setacciare il tutto per ottenere una crema uniforme e servire, se si vuole, con l’aggiunta di patate lessate e rametti di aneto.
Servire i knodel su di un piatto di portata: a scelta ciascuno potrà poi condirli con il brodo ai funghi o la crema bortsch. O con qualsiasi altra cosa. Buon appetito. Aufidersen! Dasvidania!

06/09/06

[Start!]
IL QUARTIER GENERALE DEL KALASHNIKOV COLLECTIVE!
Parte da qui il blog/diario del collettivo trasversale milanese Kalashnikov. Musica D.I.Y. per romantici punx dal 1996, con tre l.p. e un e.p. autoprodotti che sono interamente downloadabili poco più sotto; poi piccola label/distro, inattiva da qualche tempo, che aspira a risorgere in una nuova veste free, al passo con i tempi oscuri in cui viviamo; infine presenza instabile, nel tessuto sgualcito della nostra città, con traballanti imprese documentaristiche sotto lo pseudonimo di Epicentro Sismico Metropolitano. Wow.